Un paziente tetraplegico, immobilizzato da 10 anni, ha ottenuto il via libera all’utilizzo di un farmaco per effettuare il suicidio assistito. Lo ha comunicato l’Associazione Luca Coscioni che da anni si batte, tra le altre cose, per l’approvazione di riforme sul fine vita. L’associazione ha anche promosso un referendum sulla legalizzazione dell’Eutanasia.
Mesi fa Mario (nome di fantasia) ha ricevuto il via libera dal Comitato etico regionale sulla sussistenza dei requisiti per poter effettuare un suicidio assistito. I requisiti sono quelli previsti dalla sentenza “Cappato-Dj Fabo” della Consulta. Nelle scorse settimane, Mario ha denunciato lo stesso Comitato e l’Asur Marche per i reati di tortura e di omissione di atti di ufficio. La denuncia è stata presentata a causa di continui ostruzionismi e omissioni, che si manifestavano sotto forma di mancate verifiche sul farmaco da utilizzare per mettere in atto quanto stabilito dallo stesso Comitato etico.
Ora la commissione, composta da due direttori di Unità operativa complessa, due direttori di Unità operative semplici dipartimentali, un ordinario di Farmacologia e un dirigente Asur, dopo un’ampia discussione e all’unanimità, ha risposto in maniera precisa e dettagliata. “Il Tiopentone sodico appare idoneo a garantire una morte rapida e indolore ad un dosaggio non inferiore a 3-5 grammi per una persona adulta del peso di 70 kg. La modalità di somministrazione è quella dell’auto somministrazione mediante infusione endovenosa“.
Gallo e Cappato: “Importante il referendum sul fine vita”
“Sul cosiddetto ‘aiuto al suicidio’, da oggi in Italia abbiamo non solo delle regole precise, stabilite dalla Corte costituzionale nella ‘Sentenza Cappato’, ma anche delle procedure e delle pratiche mediche definite. Esse includono le modalità di auto somministrazione del farmaco da parte del paziente“. Queste le parole di Filomena Gallo, codifensore di Mario e Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “La validazione del farmaco e delle modalità di auto somministrazione – continuano Gallo e Cappato – crea finalmente un precedente. Un precedente che consentirà a coloro che si trovano in situazioni simili a quella di Mario di ottenere, se lo chiedono, l’aiuto alla morte volontaria. Questo senza dover più aspettare 18 mesi, subendo la tortura di una sofferenza insopportabile contro la propria volontà.
Sarebbe ora grave se il Parlamento insistesse a voler approvare delle norme, come quelle in discussione alla Camera, che restringono, invece che ampliare, le regole già definite dalla Corte costituzionale. È a questo punto ancora più importante che si possa tenere il referendum sul fine vita. Esso consentirebbe di eliminare la discriminazione nei confronti di coloro che devono essere aiutati da un medico per porre fine alla propria vita senza soffrire. Una possibilità oggi vietata, perché in questi casi si configura il reato di “omicidio del consenziente“.