Otto Carabinieri sono stati condannati in primo grado per aver depistato le indagini sulla morte di Stefano Cucchi, alterando o facendo sparire documenti di servizio. I reati contestati sono stati falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.
Il giudice Roberto Nespeca ha condannato a cinque anni il generale Alessandro Casarsa (all’epoca dei fatti capo del Gruppo carabinieri Roma) a un anno e tre mesi il colonnello Lorenzo Sabatino (allora comandante del Nucleo operativo di Roma) a un anno e tre mesi l’appuntato Francesco Di Sano (in servizio nella caserma di Tor Sapienza), a quattro anni Francesco Cavallo (capufficio del comando del Gruppo carabinieri Roma), a quattro anni il maggiore Luciano Soligo (comandante della compagnia Talenti Montesacro), a un anno e nove mesi Massimiliano Colombo Labriola (comandante della stazione di Tor Sapienza), a un anno e nove mesi il capitano Tiziano Testarmata (comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo), a due anni e mezzo il carabiniere Luca De Cianni.
“Sono sotto shock. Non credevo sarebbe mai arrivato questo giorno. Anni e anni della nostra vita sono distrutti, ma oggi ci siamo. Le persone che ne sono stati la causa, i responsabili, sono stati sono stati condannati“, ha dichiarato Ilaria Cucchi dopo la sentenza. “È finita. La scala gerarchica intera ha ricevuto una condanna per i depistaggi sull’omicidio di Stefano Cucchi. Depistaggi infami che hanno offeso e ferito la famiglia Cucchi per anni ed anni. Quelle relazioni che lo descrivono come tossicodipendente in fase avanzata anoressico e sieropositivo sono false. L’Arma dei Carabinieri ne esce ripulita. Affetto e fiducia però voglio esprimere a Colombo Labriola. Un carabinieri condannato del quale continuerò a fidarmi“, ha scritto l’avvocato Fabio Anselmo su Facebook.
Il comunicato dell’Arma
“La sentenza odierna del processo che ha visto imputati otto militari per vicende connesse con la gestione di accertamenti nell’ambito del procedimento ‘Cucchi-ter’, riacuisce il profondo dolore dell’Arma per la perdita di una giovane vita. Ai familiari rinnoviamo – ancora una volta – tutta la nostra vicinanza. La sentenza, seppur di primo grado, accerta condotte lontane dai Valori e dai principi dell’Arma“, scrive in una nota il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.
“L’amarezza è amplificata anche dal vissuto professionale e personale dei militari condannati Nei loro confronti sono stati, da tempo, adottati trasferimenti da posizioni di Comando a incarichi burocratici. Non appena la sentenza sarà irrevocabile, saranno sollecitamente definiti i procedimenti amministrativi e disciplinari conseguenti. In linea con le affermazioni del Pubblico Ministero nel corso del dibattimento, il quale ha evidenziato come il processo non fosse ‘a carico dell’Arma’ – costituitasi peraltro parte civile – si ribadisce il fermo e assoluto impegno ad agire sempre e comunque con rigore e trasparenza, anche e soprattutto nei confronti dei propri appartenenti.”