Sono passati 11 anni dall’inizio della guerra in Siria. In totale, il numero di bambini uccisi o feriti dall’inizio della crisi è di 13.000. Solo lo scorso anno, circa 900 bambini hanno perso la vita o sono stati feriti. Secondo l’UNICEF, nel 2021 circa un terzo di tutti i ferimenti e delle morti è causato da mine antiuomo, da residuati bellici esplosivi e da ordigni inesplosi. Lo scorso anno, un terzo dei bambini in Siria ha mostrato segnali di stress psicologico: ansia, tristezza, stanchezza e difficoltà ad addormentarsi. In Siria e nei paesi confinanti 5,8 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria. Più di 14,6 milioni di siriani, di ogni età, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Gli sfollati interni sono 5,3 milioni.
L’UNICEF ha fornito a 220.892 bambini servizi di salute mentale e supporto psicosociale attraverso spazi a misura di bambino e team mobili. La formazione sul rischio di ordigni esplosivi ha raggiunto più di 874.400 bambini. Il programma UNICEF di protezione sociale per i bambini con disabilità, iniziato nel 2016, ha raggiunto 11.639 bambini nel 2021. “Circa 5 milioni di bambini sono nati in Siria dal 2011. Non conoscono altro che guerra e conflitto. In molte parti della Siria, continuano a vivere con la paura di violenze, mine e residuati bellici esplosivi” ha dichiarato Bo Viktor Nylund, Rappresentante dell’UNICEF in Siria. “Come tutti i bambini, anche quelli con disabilità hanno il diritto di essere seguiti e sostenuti. L’UNICEF rimane impegnato a sostenere questi bambini, senza stigmatizzazione e ovunque si trovino nel paese“.
La storia di Maram
Maram aveva 4 anni quando ha perso una gamba. Oggi ne ha 12 e non ha vissuto un solo giorno di pace. Ha sviluppato una crescente paura per i rumori forti. Quando ha compiuto 7 anni, ha iniziato ad andare a scuola. Alcuni compagni la prendevano in giro a causa delle stampelle e per questo ha cominciato ad assentarsi sempre più spesso. “Mamma, se mangerò le verdure, mi crescerà di nuovo il piede?“, chiedeva Maram a sua madre. La ragazza è riuscita ad avere una protesi attraverso una ONG e, da quel momento, si è sentita più a suo agio. Poco dopo, ha iniziato a visitare un centro supportato dall’UNICEF, vicino casa. Dopo aver iniziato a frequentare il centro, il suo atteggiamento nei confronti della scuola è iniziato a cambiare. Ha riacquistato fiducia in sé stessa ed è stata entusiasta di riprendere a studiare.