Questa surreale giornata politica si è aperta con il tentativo, portato avanti dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà (Movimento 5 Stelle), di fare approvare il Dl Aiuti senza porre la questione di fiducia per evitare la crisi di Governo. Il decreto, è bene ricordarlo, sarebbe decaduto dopodomani e ha un impatto di circa 24 miliardi di euro. Ieri, Giuseppe Conte ha annunciato che il Movimento 5 Stelle sarebbe uscito dall’Aula al momento della votazione del decreto e, quindi, non avrebbe votato la questione di fiducia.
La mediazione fallita
«Trovo veramente incredibile che il ministro dei rapporti con il Parlamento del M5s, all’insaputa del Presidente del Consiglio Draghi, convochi i capigruppo di maggioranza al Senato per chiedere se sono d’accordo a votare il dl Aiuti senza mettere la fiducia, esaminando i singoli emendamenti e mettendo a rischio più di 24 miliardi di aiuti agli italiani. Tutto questo solo per evitare che il suo partito diserti il voto di fiducia con le conseguenze naturali che questo gesto comporterà: la crisi di governo. Mai prendersi le proprie responsabilità, anche quando vogliono far dimenticare più di quattro anni al governo con gli ultimi scampoli di legislatura all’opposizione, senza mollare le poltrone di governo. Non c’è nulla di serio in questo loro comportamento, non c’è niente che coincida con le necessità degli italiani». Queste le immediate dichiarazioni del presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone.
Alle 11.30 circa, fonti vicine al Governo, secondo l’AGI, hanno rivelato che «il ministro Federico D’Incà ha avuto un confronto con il presidente Mario Draghi il quale ha indicato come unica via percorribile la richiesta di fiducia al Senato sul Dl aiuti».
«Una crisi di Governo pianificata da mesi»
Secondo Luigi Di Maio, «i dirigenti M5s stavano pianificando da mesi l’apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi. Sperano in nove mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale. Non potevamo essere complici di questo piano cinico e opportunista, che trascina il Paese al voto anticipato e al collasso economico e sociale. Gli sta sfuggendo la situazione di mano, qui si rischia seriamente il voto anticipato.
Stanno giocando, ma oggi se perdiamo Mario Draghi rischiamo il disastro economico. Gli effetti della crisi sono devastanti: saltano i fondi del Pnrr, si va in esercizio provvisorio, non si riescono a fare provvedimenti contro il caro bollette e il caro energia, non si riuscirà a introdurre il salario minimo, non si riuscirà a fare il taglio del cuneo fiscale, salta la battaglia per il tetto massimo al prezzo del gas in Ue, si indebolisce l’Italia ai tavoli internazionali».
La fine del campo largo
La scelta del partito guidato da Giuseppe Conte ha messo fine al progetto del campo largo, la coalizione tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. «La decisione del M5s di non votare la fiducia al decreto Aiuti cambia lo scenario politico. Prendiamo atto di questa scelta, non è la nostra. È una scelta che ci divide. Noi oggi voteremo convintamente la fiducia. Siamo disponibili alla continuazione di questo governo Draghi. Non siamo disponibili a tirare avanti purchessia. Se non ci saranno le condizioni, se altri partiti della maggioranza si sfileranno, allora la parola passerà agli italiani. Noi saremo pronti ad andare di fronte agli italiani con le nostre ragioni e il nostro progetto per il futuro dell’Italia». Lo ha dichiarato il segretario del Partito democratico, Enrico Letta.
La dichiarazione di voto del Movimento
Questo un estratto dalla dichiarazione di voto pronunciata dalla capogruppo M5s, Mariolina Castellone: «Noi abbiamo appoggiato questo governo rispettando le indicazioni del presidente Mattarella e con grande generosità e non si può nascondere che l’appoggio al governo ha provato molto i cittadini che credono nel Movimento. Abbiamo sempre lavorato per trovare soluzioni nel merito. Abbiamo subito attacchi e totale indifferenza rispetto alle nostre richieste. Nessuno avrebbe continuato come noi a lavorare a testa bassa perché per alcune forze politiche l’unico obiettivo è stato smantellare ogni nostra misura. Confermo la non partecipazione al voto di fiducia del mio gruppo. Non partecipiamo al voto perché non condividiamo nel merito e nel metodo alcune misure del decreto Aiuti».
La votazione
Il Senato ha confermato la fiducia al Governo con 172 voti a favore, 39 voti contrari e nessun astenuto. I 61 senatori del Movimento 5 stelle hanno abbandonato l’Aula.
Le reazioni dei mercati alla crisi di Governo
Al momento, il FTSE MIB perde il 3,70%. Lo spread è a 227 punti base.