La signora “Gloria”, paziente oncologica veneta di 78 anni, è morta nella giornata di ieri. È la seconda persona in Italia ad aver scelto di porre fine alle proprie sofferenze tramite l’aiuto alla morte volontaria, reso legale a determinate condizioni dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. Gloria è la prima persona nel nostro Paese ad aver ottenuto la consegna del farmaco necessario al suicidio medicalmente assistito da parte dell’azienda sanitaria. La donna è morta nella sua abitazione dopo essersi auto somministrata il farmaco letale.
Il Veneto è la prima regione d’Italia ad aver raggiunto la soglia delle firme necessaria per poter presentare la proposta di legge regionale sul suicidio assistito. Sono oltre 7.000 i cittadini veneti che hanno sottoscritto il testo di “Liberi Subito”, la proposta di legge regionale elaborata dall’Associazione Luca Coscioni per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria.
L’iter
Il via libera definitivo da parte dell’azienda sanitaria regionale e dal Comitato Etico alla verifica delle condizioni per poter accedere al suicidio medicalmente assistito di Gloria era arrivato il 30 marzo scorso. Il 19 maggio la donna aveva ricevuto conferma sul farmaco e sulle modalità per la morte volontaria. Dopo circa 6 mesi dall’avvio dell’iter, infatti, si era conclusa la procedura di verifica delle condizioni e delle modalità per poter accedere alla tecnica. Gloria aveva iniziato la procedura nel novembre 2022. L’azienda sanitaria, tramite i propri medici, aveva riscontrato che possedeva tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/19 della Consulta. Accertando che quindi avesse autonomamente e consapevolmente deciso di procedere con l’aiuto alla morte assistita; che fosse affetta da patologia irreversibile; che tale patologia producesse sofferenze che lei stessa reputava intollerabili; che i trattamenti con “farmaci antitumorali mirati” costituissero sostegno vitale.
Federico Carboni, un anno fa, è stato il primo italiano ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia. L’uomo aveva dovuto farsi carico dei costi del farmaco e del macchinario, acquistato poi grazie a una raccolta fondi aperta dall’Associazione Luca Coscioni. Il 12 luglio, Gloria aveva fatto un appello alle istituzioni affinché il rinnovo delle verifiche sulla sussistenza dei requisiti fossero effettuate quanto prima visto il peggioramento delle sue condizioni. I medici dopo 5 giorni hanno verificato che la signora avesse ancora piena capacità di autodeterminarsi e autosomministrarsi il farmaco.
Oltre Federico Carboni e Gloria anche altri due italiani, Stefano Gheller e “Antonio”, hanno ottenuto il via libera e sono liberi di scegliere il momento più opportuno per confermare le proprie volontà o eventualmente modificare le proprie intenzioni iniziali. Numerosi invece sono i connazionali ancora costretti a emigrare in Svizzera.
Cappato e Gallo: «Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto»
«In questo momento il nostro pensiero va alla famiglia di “Gloria”, al marito, vicino a lei fino all’ultimo istante – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – Anche se “Gloria” ha dovuto attendere alcuni mesi, ha scelto di procedere in Italia per avere accanto la sua amata famiglia e sentirsi libera nel suo paese. Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all’umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia. E grazie anche a Fabiano Antoniani, Davide Trentini e alle nostre azioni di disobbedienza civile che hanno portato i tribunali a intervenire e la Corte Costituzionale a emanare la sentenza che oggi ha permesso che fosse rispettata la scelta di Gloria».
Immagine in copertina di Associazione Luca Coscioni.