giovedì, Novembre 21, 2024

Il ruolo dell’Eritrea nella guerra in Tigray

La GSTS ha inviato una lettera alle istituzioni europee chiedendo il ritiro delle forze armate dell'Eritrea dalla regione del Tigray.

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La Global Society of Tigray Scholars and Professionals ha inviato una lettera all’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrell. La GSTS chiede l’intervento dell’Unione Europea e della comunità internazionale per il ritiro delle forze armate dell’Eritrea dalla regione del Tigray. La GSTS ha inviato la lettera anche alla più alte istituzioni dell’Unione Europea. Pubblichiamo integralmente il testo della missiva.

«La GSTS è profondamente allarmata dalle accuse avanzate dal regime eritreo questa settimana. Secondo le accuse, le forze di difesa del Tigray sono pronte a lanciare un attacco in Eritrea. Considerando la consueta pratica del regime eritreo di attaccare e poi mascherare l’aggressione militare con tattiche diversive, riteniamo che questa accusa segnali l’intenzione del regime del presidente Isaias Afewerki di lanciare un’altra offensiva sul Tigray. Un’offensiva che riaccenderebbe una piena guerra e ostacolerebbe il tenue processo verso la pace e la stabilità in Etiopia.

Le conseguenze devastanti del coinvolgimento delle forze eritree nella guerra in Tigray e i crimini eclatanti che hanno commesso e continuano a commettere sulla popolazione civile sono ben documentati. Dall’inizio della guerra, l’esercito eritreo composto da giovani arruolati e indottrinati con la forza, guidato da anziani ufficiali militari che sostengono ardentemente il regime dittatoriale del presidente Afwerki, ha condotto una brutale campagna caratterizzata da orribili crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio contro il popolo del Tigray. Questi hanno incluso la brutale uccisione di massa di civili, in particolare giovani uomini, la violenza sessuale armata, la pulizia etnica su larga scala. Includono anche la deliberata distruzione dell’economia e dell’agricoltura, delle scuole e delle altre infrastrutture pubbliche e private».

La “Corea del Nord africana”

«Questa campagna di orrore è proseguita per mesi prima che il governo etiope riconoscesse la presenza delle forze eritree e accettasse di facilitarne il ritiro. Sebbene l’Etiopia abbia preso questo impegno nel marzo del 2021, le forze eritree continuano ad occupare parti del Tigray nord-orientale, nord-occidentale e occidentale. Comunità indigene in questi territori, tra cui le minoranze Irob e Kunama, sono state spinte sull’orlo dell’estinzione. L’interferenza dell’Eritrea in Etiopia in questo momento riguarda anche l’addestramento e l’armamento di decine di migliaia di forze armate amhara, incluso il gruppo di guardie radicali di Fano che prendono ordini direttamente dal presidente dell’Eritrea Isaias Afewerki.

Ad Afar, l’Eritrea sostiene la milizia locale che continua a minacciare il Tigray da sud e da est. L’assedio brutale e il blocco umanitario di cibo, medicine e altri beni e servizi di base indispensabili per la sopravvivenza hanno già creato una situazione umanitaria catastrofica. Il blocco colpisce oltre 7 milioni di tigrini. Affermiamo che questa situazione e la potenziale escalation della guerra sono state rese possibili dalla decisione della comunità internazionale di tollerare un regime che è giustamente definito “Corea del Nord africana”. Un regime che è stato ed è una forza destabilizzante nel fragile Corno d’Africa».

I rapporti tra Eritrea e Russia

Ricordiamo che le Nazioni Unite avevano precedentemente imposto sanzioni all’Eritrea. I provvedimenti sono stati presi poiché l’Eritrea ha fornito supporto a gruppi armati nei paesi vicini. Tra questi, vi sono Etiopia, Sudan e Gibuti. L’Eritrea ha anche aiutato il gruppo terroristico Al-Shabaab in Somalia. Il presidente Isaias Afewerki è al comando dall’indipendenza dell’Eritrea, nel 1991. Egli ha condotto una guerra ingiustificata contro tutti i paesi che condividono i confini con l’Eritrea. Yemen, Gibuti, Etiopia e Sudan hanno subito delle aggressioni. Il mondo non è riuscito a imporre sanzioni punitive concrete ed efficaci contro il regime, commisurate alle orribili violazioni dei diritti umani. Il regime ha imposto il servizio militare a tempo indeterminato ai giovani. Inoltre, esercita un controllo draconiano sui diritti fondamentali dei cittadini eritrei.

L’Eritrea è stato l’unico paese insieme alla Cina a votare contro la risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che chiedeva l’immediato ritiro delle forze russe dall’Ucraina. Il governo eritreo ha votato a favore della Russia per garantire l’accesso di armi sofisticate. Strumenti che servono a continuare la sua guerra genocida contro il popolo del Tigray e gli altri scontri nel Corno d’Africa. Questo mostra la vera natura del regime, il suo disprezzo per l’umanità, per le leggi internazionali umanitarie e per i diritti umani».

«L’obiettivo dell’Eritrea è di non far cessare la guerra»

«Nonostante queste testimonianze verificate dalle successive commissioni d’inchiesta delle Nazioni Unite, al regime dell’Eritrea è stato consentito non solo di continuare a commettere tali eclatanti violazioni incontrollate ma anche di diffondere il suo regno di terrore nel Tigray. In questo momento cruciale in cui una pace mediata è ancora possibile in Etiopia, qualsiasi processo che non riconosca il comportamento e le azioni del tutto destabilizzanti del regime in Eritrea è destinato a fallire. Ci sentiamo in dovere di sottolineare che il presidente Afwerki non lascerà nulla di intentato per garantire che qualsiasi forma di guerra continui in Etiopia. Il suo regime può prosperare solo in guerra. La guerra è uno strumento usato dal presidente Afwerki per mettere a tacere il popolo eritreo e per affermare il dominio nella regione.

Gli USA e l’UE hanno rilasciato alcune dichiarazioni in passato. Hanno sottolineato che il coinvolgimento delle truppe eritree nel Tigray è stato problematico. L’UE e gli USA hanno imposto alcune lievi sanzioni all’Eritrea. Questo ha fatto ben poco per impedire all’Eritrea di commettere crimini gravi in Tigray e di destabilizzare ulteriormente il Paese e la regione. È quindi fondamentale che l’UE, gli Stati membri dell’UE e la comunità internazionale in generale agiscano con urgenza per limitare le azioni profondamente distruttive del regime eritreo che contrastano il processo di pace etiope.

Le richieste

Nella missiva, la Global Society of Tigray Scholars and Professionals chiede di:

  • Stabilire meccanismi per un ritiro immediato, incondizionato e accertato delle forze eritree da tutti i territori occupati nel Tigray e in altre parti dell’Etiopia;
  • Imporre sanzioni efficaci per vietare al regime eritreo di addestrare e armare le forze armate per prolungare e intensificare la guerra in corso in Etiopia;
  • Indagare sul ruolo della Russia e di altri attori internazionali che stanno consentendo al regime eritreo di commettere atrocità e di destabilizzare l’Etiopia con implicazioni di vasta portata per la regione e non solo;
  • Istituire un immediato embargo sulle armi all’Eritrea e all’Etiopia per limitare l’intensificarsi della guerra genocida in corso;
  • Ritenere responsabili le forze eritree e il regime per le gravi violazioni delle leggi umanitarie internazionali, dei diritti umani e dei rifugiati e per le efferate atrocità che hanno commesso e continuano a commettere nei confronti del popolo del Tigray.

Alberto Pizzolante

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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