sabato, Novembre 23, 2024

La procedura di scioglimento delle Camere

Le modalità di scioglimento delle Camere, la storia dell'esercizio di questo potere dal 1953 ad oggi e la data delle prossime elezioni.

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Nella seduta odierna di Palazzo Montecitorio il Presidente della Camera, Roberto Fico, ha dato conto della lettera con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, ha comunicato di aver rassegnato le proprie dimissioni al Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Il Quirinale ha comunicato che Sergio Mattarella riceverà nel pomeriggio i Presidenti delle Camere, ai sensi dell’art. 88 della Costituzione. L’articolo stabilisce le modalità di scioglimento delle Camere:

Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.

Il potere di sciogliere le Camere è quindi nelle mani del Presidente della repubblica, che non può esercitarlo nel cosiddetto semestre bianco. Potenzialmente, il potere di scioglimento non ha ulteriori limiti oltre a quello del semestre bianco. Tuttavia, nella storia della Repubblica le Camere sono state sciolte o alla scadenza naturale della legislatura o in caso di dimissioni del Presidente del Consiglio e dell’impossibilità di individuare una nuova maggioranza in parlamento.

Lo scioglimento delle Camere dal 1953 ad oggi

Il primo Capo dello Stato ad esercitare il potere di scioglimento fu Luigi Einaudi, durante la prima legislatura, la quale terminò nel 1953. Einaudi sciolse solo il Senato della Repubblica che, nei primi anni di storia repubblicana, restava in carica per 6 anni. Nel 1963, una riforma costituzionale uniformò la durata del Senato a quella della Camera. Oltre a Einaudi, sono stati cinque i Presidenti che hanno sciolto anticipatamente le Camere. Giovanni Leone lo ha fatto nel 1972 e nel 1976, Sandro Pertini nel 1979 e nel 1983, Francesco Cossiga nel 1987, Oscar Luigi Scalfaro nel 1994 e nel 1996, Giorgio Napolitano nel 2008, dopo la caduta del secondo governo Prodi e nel 2012, terminato il governo Monti. Significativo è lo scioglimento delle Camere del 1994: esso non fu funzionale (legato all’impossibilità di individuare una maggioranza parlamentare), bensì legato principalmente all’inchiesta Mani Pulite, che evidenziò il diffuso ricorso al finanziamento illecito da parte dei partiti.

La data delle nuove elezioni

Una volta sciolte le Camere, la convocazione delle elezioni è normata dall’articolo 61 della Costituzione:

Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni.
Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti.

Il limite minimo per la convocazione delle elezioni è stato fissato a 60 giorni dal Dpr 104 del 2003. Il limite minimo tiene conto delle tempistiche necessarie per consentire ai cittadini italiani residenti all’estero di esercitare il proprio diritto. Se Sergio Mattarella dovesse sciogliere le Camere oggi, i seggi saranno aperti il 25 settembre.

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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