All’alba di domenica 26 febbraio davanti alla costa crotonese, sul litorale di Steccato di Cutro, un’imbarcazione con a bordo tra 180 e 250 persone si è spezzata in due parti provocando la morte di almeno 64 persone. Al momento, i superstiti sono 80. Le vittime potrebbero essere 150. Tra le vittime ci sono anche due gemelli di pochi anni e un bimbo di alcuni mesi. Nel naufragio sarebbero morti una ventina di bambini. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha commentato il naufragio con le seguenti parole: «L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire». D’altronde se uno rimane sulla terraferma, non può annegare. Grazie al cazzo, Signor Ministro.
«Non ci possono essere alternative», ha continuato il ministro al termine dell’incontro con i rappresentanti di istituzioni della provincia di Crotone svoltosi in Prefettura, «di fronte a tragedie di questo tipo non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo. Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo, ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso».
I migranti provenivano da Iraq, Iran, Afghanistan e Siria. Ci auguriamo che il Ministro parta il prima possibile in Afghanistan, per un lungo soggiorno in compagnia degli amici talebani, dove potrà lavorare per il riscatto del Paese.
Le minacce del Ministro Piantedosi
«Potevano essere salvati questi uomini, queste donne, questi bambini?». Questa la domanda posta da Orlando Amodeo, medico calabrese, a Massimo Giletti durante la trasmissione televisiva Non è l’Arena. «Sono 30 anni che faccio soccorsi e ci sono stati salvataggi con imbarcazioni adeguate anche in condizioni di mare peggiori. Qualche anno fa con un barchino siamo scesi con un mare forza 7-8, in sei uomini, e abbiamo salvato 147 persone», ha proseguito Amodeo.
Le parole di Amodeo hanno scosso l’ardito Piantedosi che, in un patriottico impeto di collera, ha annunciato querele: «il Viminale sottoporrà all’Avvocatura dello Stato le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti in occasione della trasmissione “Non è l’Arena” al fine di promuovere in tutte le sedi la difesa dell’onorabilità del governo, del Ministro Piantedosi, di tutte le articolazioni ministeriali e di tutte le istituzioni che sono da sempre impegnate nel sistema dei soccorsi in mare», ha annunciato il Ministero dell’Interno all’AdnKronos.
Nel corso della trasmissione televisiva, Enrico Mentana ha risposto alle minacce del gerarca: «Queste mi sembrano minacce. Facciamo nostre le parole degli ospiti, così se la prendono anche con noi. In una televisione libera, gli ospiti dicono quello che pensano. Ricordiamoci cos’è la libertà».