Seconda incursione nel giro di un mese per la compagnia Teatro dei Gordi, che dopo Visite, torna in cartellone al Teatro Franco Parenti di Milano, questa volta con Pandora. Uno spettacolo che conferma il teatro dei Gordi tra le proposte più interessanti del panorama attuale.
Il nonluogo di Pandora
Un’autostrada, uno svincolo, una sala d’aspetto, una stazione: sono esempi di nonluoghi, di luoghi cioè che non appartengono a nessuno, ma con cui l’individuo intrattiene una relazione provvisoria, fatta di consumo e di transito. Il palcoscenico di Pandora della compagnia Teatro dei Gordi è la potente sintesi di un nonluogo: un cesso pubblico. Se dunque nella mitologia greca tutti i mali del mondo sono affidati ad un nefasto vaso e ad una incauta ragazza, nel modo supermoderno i peccatucci, le nevrosi e le sconcerie si scoperchiano al bagno, luogo per definizione in cui ci si cala le braghe e si fa i conti con la praticità della nostra condizione.
Lo spettacolo
Sul palco, quindi, transitano molte esistenze. Ad esempio, si incrociano e si schivano ballerini, commessi, operai, uomini d’affari, donne facoltose, stranieri, giovani e vecchi. Da sottolineare in questo il gran lavoro degli attori, che fanno sfoggio di diverse lingue europee e che sono chiamati al ritmo per sostenere i molti cambi di costume e di personaggio. Ciò nonostante la parola non è il motore drammaturgico, ma, ridotta al minimo, supporta la caratterizzazione del personaggio.
Lo spettacolo produce infatti immagini concrete e vivaci, e tipi umani ben riconoscibili, che, colti nel loro privato, raccontano delle molte strade della vita. Di più: è ammaliante vedere restituita la défaillance, il momento di pausa, il rimosso di ogni giorno: insomma, il fuori scena delle nostre vite. E tuttavia Pandora è allegro, vivace, giocoso; induce alla risata sguaiata come al sorriso, non ha paura di mostrare la carne e l’osceno, ma non risulta mai volgare. Anzi, probabilmente è uno spettacolo profondamente empatico (nei confronti di noi animaletti razionali, si intende).
Infine, si lascia apprezzare una regia che non cerca l’invenzione dell’assurdo a tutti i costi per stupire, che non scuote le acque per dare l’impressione di un mare mosso. Al contrario, di questa pièce conquista la semplicità con cui le situazioni naturalmente fluiscono e defluiscono dalla scena. Con un farsi a volte onirico, a volte surreale, cioè più vero del vero, come quando il cielo rimane azzurro ben oltre l’accensione dei lampioni (sic), o come quando si sogna senza dormire.
Federico Demitry
PANDORA – Teatro dei Gordi
di e con Claudia Caldarano, Cecilia Campani, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza
Ideazione e regia Riccardo Pippa
DRAMATURG Giulia Tollis
MASCHERE E COSTUMI Ilaria Ariemme
SCENE Anna Maddalena Cingi
DISEGNO LUCI Paolo Casati
SUONO Luca De Marinis
RESPONSABILE TECNICO Alice Colla
PRODUZIONE TEATRO FRANCO PARENTI, TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE, IN COLLABORAZIONE CON TEATRO DEI GORDI