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Un esercito di morti sfila per Milano

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Un esercito di morti ha sfilato per il centro di Milano la notte tra sabato 20 e domenica 21 novembre 2021. La processione di scheletri, ad opera del regista Romeo Castellucci, è partita dalla Triennale di Milano e ha toccato il Castello Sforzesco, via Dante, piazza Cordusio, piazza dei Mercanti e il Duomo.

Foto di Federico Demitry

Qui l’aggiornamento.

Like Quotidiano, un nuovo, libero spazio di informazione

Cari lettori,

rivolgo a voi il benvenuto mio, della redazione di Like Quotidiano e dell’Associazione Valentia in questo libero spazio digitale di informazione. Un luogo nato dal desiderio di comprendere e approfondire appieno le notizie e dalla necessità di avere una piattaforma di condivisione del proprio sapere.

Like Quotidiano non è vincolato da una linea dettata dal proprio editore e non ha tra le sue finalità l’ottenimento di un profitto. Il meccanismo del clickbaiting – il tentativo di attrarre l’attenzione del lettore con titoli sensazionalistici ed ingannevoli al fine di ottenere un suo click su un link per aumentare la visibilità e il profitto di una piattaforma – non ci appartiene. Il nostro progetto va nella direzione opposta a quella della produzione del maggior numero di articoli, della ripresa frettolosa dei lanci di agenzia, della produzione di un buffet al quale il lettore può placare la propria fame di informazione con un pasto apparentemente leggero e soddisfacente ma allo stesso tempo scarno e inadeguato.

Nell’attuale contesto di ipereposizione ad un enorme numero di notizie presenti su giornali, blog, siti di informazione la cui autorevolezza, delle volte, è difficile valutare, siamo certi dell’utilità di una piattaforma di analisi, di approfondimento e di scambio di opinioni che fornisca al lettore gli strumenti per elaborare una propria opinione. Nelle analisi degli esperti in comunicazione è sempre più presente il richiamo all’affievolirsi del prestigio del giornalismo professionale, indebolito dalla necessità dei grandi gruppi editoriali che operano sul web di fornire al lettore il maggior numero di notizie in tempo reale senza che il giornalista abbia la possibilità di approfondirle sufficientemente. Le figure del giornalista e dello specialista che, secondo scienza, coscienza e conoscenza, dovrebbero chiarificare al lettore una vicenda e fornirgli le informazioni necessarie ad orientarsi tra i diversi punti di vista sono sostituite da quella dell’uomo qualunque, a suo modo opinionista ed analista sui canali social dove uno vale uno.

Il meccanismo di funzionamento dei social network, al momento le principali piattaforme di informazione, mette l’utente di fronte ad una ristretta tipologia di informazioni e ad un ridotto numero di fonti, quello condiviso dalla propria cerchia di amicizie e di canali seguiti. Lucidissima è l’analisi di Consuelo Sironi, secondo cui la quantità di notizie da cui siamo inondati fa sì che la nostra capacità di approfondire sia limitata, soprattutto in frangenti difficili: in una situazione in cui le persone hanno necessità di essere informate le nostre letture sono spesso guidate da emozioni quali ansia, paura e angoscia e, di conseguenza, restiamo profondamente colpiti dai primi articoli che leggiamo e che vanno a intaccare in maniera diversa le paure di ognuno di noi.

Da queste riflessioni nasce Like Quotidiano, una piattaforma di dialogo, aperta alla discussione e al contributo di tutti. Un contenitore di approfondimenti e di fondamentale chiarificazione del gergo tecnico presente nelle notizie cui quotidianamente ci troviamo difronte. Una vetrina in cui chi lo vorrà potrà condividere il suo sapere, frutto di studio e di ricerca, una sua opinione, un suo spunto di riflessione.

redazione@likequotidiano.it

Alberto Pizzolante

Analisi del processo di quotazione in borsa di una società

L’IPO (Initial Public Offering) è un’operazione attraverso cui titoli finanziari vengono offerti al pubblico indistinto per la prima volta, con la prospettiva che se ne sviluppi un mercato liquido (Ritter, 1997). Definiamo mercato liquido un mercato in cui si possono compravendere azioni con delle regole certe, creando dei contratti e sapendo che la scelta del singolo di comprare e vendere il titolo non cambierà ragionevolmente il valore del titolo stesso.

Le finalità e i requisiti

Con una IPO una società che si quota in borsa vende al mercato azionario le proprie azioni che possono arrivare da un aumento di capitale (in questo caso le risorse che la società reperisce andranno a finanziare la società stessa, facendo crescere il capitale e aumentando il valore dell’azienda) oppure dalla vendita delle azioni della società, il cui denaro finanzierà l’uscita parziale o totale di un socio.

Per effettuale una quotazione in borsa, una società deve possedere sia dei requisiti formali, dettati dalle regolamentazioni vigenti, che riguardano generalmente la dimensione, la reportistica, il controllo di gestione e le regole di corporate governance della società, sia requisiti del Mercato e del segmento di quotazione. A questi si aggiungono i requisiti sostanziali, che sono quelle caratteristiche che una società deve avere per essere attraente per gli investitori. Riguardano principalmente la storia della società e il piano di sviluppo futuro, soprattutto evidenziando cosa si farà con i fondi reperiti dalla quotazione).

Gli attori coinvolti

L’IPO è un processo lungo e pieno di attori che si interfacciano con la società durante tutto il processo che porta alla quotazione. Il primo soggetto che entra in questo campo e che viene scelto dalla società è l’advisor finanziario, che aiuta la società a scegliere tutti gli altri attori. Il primo passaggio è quello si accompagnare la società che decide di quotarsi nell’individuazione dei consulenti e poi di curarne gli interessi. Il global coordinator è il responsabile della gestione e del coordinamento di tutte le fasi del processo di quotazione. Egli agisce come punto di riferimento tra le parti coinvolte e mantiene i rapporti con le Autorità. Egli deve avere un forte “placing power”, cioè deve essere autorizzato a svolgere servizi di collocamento dei titoli della società e a gestire gli ordini di vendita.

Una figura scelta non dalla società ma dal global coordinator è lo sponsor, una figura fondamentale e prevista specificatamente dal regolamento di Borsa. Lo sponsor garantisce della consapevolezza dell’organo amministrativo e di controllo della società quotanda circa i suoi obblighi e le sue responsabilità. Inoltre, dichiara di essersi formato il convincimento che i dati previsionali relativi all’esercizio in corso siano stati determinati dall’emittente dopo un attento e approfondito esame. In base alle esigenze del mercato, lo sponsor accompagna la società per un determinato periodo di tempo nei primi tempi della quotazione.

Una figura molto cruciale per far sì che si sviluppi un mercato liquido è lo specialista. Egli opera sul mercato al fine di garantire liquidità al titolo una volta quotato. Altre figure centrali sono gli istituti bancari, che aiutano il global coordinator a collocare i titoli, la società di revisione che certifica i bilanci (uno dei requisiti formali per la quotazione), il legale della società e del consorzio e il PR che svolge attività di comunicazione con il mercato. Il processo di quotazione è una tappa importante per ogni azienda abbastanza matura e strutturata. Rappresenta un trampolino di lancio per raccogliere risorse in maniera straordinaria e quindi per finanziarne ancora di più la crescita.

Le conseguenze positive di una quotazione in borsa

CASH IN: ci si quota per finanziare la propria crescita attraverso un aumento di capitale;

CASH OUT: si permette ad un socio esistente di uscire dall’azienda;

CARTA VS CARTA: si ha la possibilità di acquisire altre aziende tramite le proprie azioni date in concambio;

PASSAGGIO GENERAZIONALE: si ha la possibilità di dare un valore all’azienda così da inserirla in un asset ereditario;

BRAND: si accresce la visibilità aziendale con il processo di quotazione;

LOYALTY: i dipendenti hanno la possibilità di partecipare al capitale aziendale attraverso piani di stocks options.

I punti critici di una quotazione in borsa

STATUS DELLA SOCIETA’: è necessario avere un’azienda già matura e ben strutturata, altrimenti sono preferibili altre fonti di finanziamento straordinario come il debito bancario o la private equity;

REQUISITI: oltre a dover rispettare i requisiti imposti dal codice civile per le SPA, le aziende devono sottostare ad altri regolamenti come i codici di corporate governance e il regolamento di mercato;

TRASPARENZA: “Il mercato dà soldi in cambio di informazioni”, questo implica la possibile condivisione di decisioni strategiche;

MERCATO: l’azienda è esposta alle mutevoli condizioni del mercato;

TEMPO: effettuare una quotazione in borsa richiede un significativo lasso di tempo;

COSTI: la struttura aziendale deve essere riorganizzata per soddisfare i requisiti del mercato;

CONTROLLO: è possibile la perdita di controllo dell’azienda a seguito di OPA.

redazione@likequotidiano.it

Marco Marangelli

Le modalità di elezione del Presidente della Repubblica

Il 3 febbraio 2022 scadrà il mandato di Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella. La complessa procedura per l’elezione del suo successore è normata dall’articolo 87 della Costituzione, secondo il quale il Capo dello Stato è eletto dal Parlamento in seduta comune. Parteciperanno anche tre delegati per ogni regione (un solo delegato per la Valle d’Aosta) eletti dai Consigli regionali con attenzione alla rappresentanza delle minoranze. Solitamente i Consigli regionali eleggono due delegati espressione della maggioranza e un delegato vicino alla minoranza.

La convocazione dell’Assemblea

Dai primi giorni del 2022 a Palazzo Montecitorio si terranno le votazioni, presiedute dal Presidente della Camera Roberto Fico con l’ausilio della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il voto è segreto e per i primi tre scrutini il quorum è fissato a due terzi dell’assemblea, dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. L’assemblea è composta da 1008 membri: 630 deputati, 320 senatori (di cui 314 elettivi e 6 a vita) e 58 delegati regionali. I Presidenti di Camera e Senato non partecipano alla votazione. Il 4 gennaio, cioè 30 giorni prima della scadenza del mandato di Sergio Mattarella, il presidente Fico convocherà il Parlamento in seduta comune.

In caso di dimissioni del presidente in carica, di morte o di impedimento permanente dello stesso, l’assemblea sarebbe convocata entro 15 giorni. Se si dovesse procedere all’elezione di un nuovo presidente a camere sciolte o nei tre mesi precedenti allo scioglimento delle stesse, l’assemblea si riunirebbe entro il quindicesimo giorno dall’insediamento delle nuove camere. Negli ultimi sei mesi del suo mandato, il Presidente della Repubblica non può sciogliere le camere, a meno che questo periodo di tempo non coincida, in tutto o in parte , con gli ultimi sei mesi della legislatura (art. 88 della Costituzione).

L’articolo 84 della Costituzione stabilisce che può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici. L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica. L’assegno e la dotazione del Presidente sono determinati per legge. Il mandato dura sette anni dalla data del giuramento, che avviene davanti al Parlamento in seduta comune. Non è previsto un numero massimo di mandati.

L’appello dell’ANCI

Il Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, Antonio Decaro, ha lanciato un appello affinché tra i delegati regionali siano eletti dei sindaci. I delegati, infatti, sono eletti dai consiglieri regionali ma non devono necessariamente essere eletti tra i consiglieri regionali. In un’intervista al Corriere della Sera, il sindaco di Bari ha motivato la sua richiesta: “In questo particolare momento sarebbe importante, per quanto numericamente ininfluente, evocare almeno sul piano simbolico che la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato […]. Nel periodo straordinariamente difficile della pandemia i sindaci hanno dato un contributo fondamentale per tenere unite le comunità. La partecipazione al più alto collegio elettorale della Repubblica sarebbe un gran bel segnale dal punto di vista sociale, politico e istituzionale. Al di là della possibilità reale di incidere“.

redazione@likequotidiano.it

Alberto Pizzolante

L’innovazione normativa sul maltrattamento degli animali

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Il crescente coinvolgimento della sensibilità comune ha generato importanti interventi normativi sul maltrattamento degli animali.

Il mutamento normativo e le sue cause

Parlando di innovazione e/o mutamento normativo si fa riferimento al fenomeno per cui il manifestarsi nella società di un problema, un conflitto o una situazione critica ha come conseguenza immediata un’innovazione o un cambiamento sul piano del diritto. Tuttavia, non ogni situazione che potrebbe presentarsi come problematica determina tale cambiamento. Devono infatti essere presenti una serie di condizioni considerate oggettive. Tra queste, particolarmente importanti risultano essere la percezione di tali problemi e delle loro cause a livello di senso comune e nelle rappresentazioni offerte dai media. Centrale è anche il ruolo che svolgono gruppi di interesse, movimenti sociali collettivi, “imprenditori morali”, istituzioni, ecc.

Tale fenomeno si è verificato in rapporto alla questione del maltrattamento degli animali, un argomento che soprattutto negli ultimi anni tocca in modo sempre più crescente la sfera emozionale-morale degli individui e che ha visto generarsi, proprio in virtù di questo mutamento della sensibilità comune, importanti interventi normativi a livello sia nazionale che Europeo. Interventi che hanno coinvolto un numero notevole di attori nel perseguimento dell’obiettivo.

Le normative italiane sul maltrattamento degli animali

In Italia il problema è normato principalmente da due articoli del Codice penale. L’articolo 544bis c.p. sostiene che “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”. L’articolo 544ter c.p. stabilisce che “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale.”

Questi articoli sono stati introdotti dalla legge 20 luglio 2004, n. 189 e successivamente modificati dalla legge 4 novembre 2010, n. 201 la quale, a riprova di quanto quello di cui scriviamo sia un argomento dal forte impatto sociale, ha previsto un innalzamento del trattamento sanzionatorio. Attualmente, la pena per chi provoca la morte di un animale va dai quattro mesi ai due anni. Le pene per il maltrattamento degli animali prevedono la reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro.

Il primato italiano

La legge Italiana prende quindi molto sul serio il benessere degli animali, sia di proprietà che randagi e liberi. La diffusione di una sensibilità popolare verso gli animali è rispecchiata dalla propensione di giudici e legislatori a migliorare la condizione degli animali da compagnia. Ciononostante, permangano importanti eccezioni in cui la centralità del benessere degli animali viene meno. Particolarmente importante è stata la legge 14 Agosto 1991 n.281, chiamata ‘legge quadro in materia di tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo’. Con l’emanazione di questa legge, l’Italia è divenuta il primo paese al mondo a riconoscere il diritto alla vita e alla tutela degli animali randagi, vietandone la soppressione se non in casi di gravi malattie, malattie incurabili o comprovata pericolosità.

redazione@likequotidiano.it

Alessia Merico

Tampon tax al 10% dal 2022, un falso traguardo

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L’IVA sugli assorbenti, la cosiddetta tampon tax, sarà ridotta dal 22 al 10% a partire dal prossimo anno: è quanto si legge nell’art. 4 del Documento programmatico di bilancio per il 2022, approvato il 19 ottobre dal Governo ed inviato a Bruxelles. L’aliquota sui prodotti igienico-femminili biodegradabili, lavabili e coppette mestruali, è stata invece già abbassata al 5%. Gli assorbenti non compostabili, da sempre considerati beni ordinari al pari di vino, sigarette e vestiti, vengono tassati con il massimo previsto dal sistema fiscale italiano, sebbene non si tratti di semplici accessori utilizzati dalle donne.

Il lungo percorso per arrivare all’abbassamento

In Italia è stata introdotta per la prima volta l’IVA sugli assorbenti femminili nel 1973. All’inizio si trattava di una tassazione del 12% che poi, come è avvenuto per altri beni, è cresciuta fino ad arrivare al 22%. Negli ultimi anni si possono contare numerosi tentativi mancati, messi in atto da politici o associazioni, al fine di modificare la cosiddetta tampon tax. Nel 2016 il fondatore di Possibile Pippo Civati per primo ha riportato in auge l’argomento. Tre anni fa il collettivo Onde Rosa ha lanciato la petizione Stop tampon tax, il ciclo non è un lusso su Change.org per chiedere un abbassamento dell’IVA al 4%. La petizione ha raccolto circa 665.000 firme. L’ultima battaglia risale invece al 2019 quando l’ex presidente della Camera Laura Boldrini ha presentato l’emendamento alla Manovra per abbassare l’aliquota al 5% su tutti gli assorbenti e non solo su quelli biodegradabili.

Tra le obiezioni mosse contro questa proposta vi è principalmente quella di chi sostiene che tali prodotti, contenendo principalmente plastica, inquinano e risulta difficile provvedere al loro smaltimento. Molte donne però scelgono di non usufruire dei prodotti biodegradabili per vari motivi. Alcune dichiarano di non sentirsi a proprio agio nell’utilizzo, altre di non essere a conoscenza degli articoli alternativi. Pertanto, nel dibattito pubblico relativo alla tampon tax diviene rilevante tenere ben in considerazione il diritto fondamentale di una donna di poter fare ciò che vuole con il proprio corpo.

La tampon tax in Europa

Ma qual è la situazione relativa all’imposizione fiscale sui prodotti igienici-femminili negli altri Stati europei? Dal 2006 le normative provenienti da Strasburgo permettono di ridurre l’aliquota al mimino previsto per i beni di prima necessità, ovvero al 5%. Spagna, Grecia ed Austria hanno ridotto l’IVA al 10%; la Francia l’ha abbassata al 5,5% nel 2015; il Belgio è passato dal 2018 dal 21% al 6%; la Germania, il primo gennaio 2020, ha stabilito un’imposta pari al 7% (era al 19%). Quest’ultimo risultato è stato ottenuto grazie soprattutto alla battaglia condotta dalla start up tedesca The Female Company che ha lanciato sul mercato un libro di protesta contro la tassazione. L’Irlanda invece ha completamente eliminato la tampon tax nel 2005. A livello globale, solo pochi Paesi del mondo non impongono tasse aggiunte ai prodotti sanitari destinati alle donne. Tra questi, il Canada (dal 2015), l’Australia e l’India (dal 2018) e diversi stati degli USA, come Maryland, Massachusetts, Minnesota, New Jersey e Pennsylvania.

Un risultato insufficiente

Per comprendere quanto sia estremamente necessario che la battaglia sulla detassazione degli assorbenti femminili non si fermi è bene considerare la spesa totale per i prodotti igienici che grava sulle spalle di una donna nell’arco di una vita. Una confezione di assorbenti costa in media 4-5 euro. Tenendo conto che ne vengono consumate circa 2 al mese, ogni donna spende circa 126 euro in un anno. Considerando che l’età fertile di una donna dura dai 12 ai 50 anni, in un’intera esistenza si sborsano dunque 5.000 euro. Da questa somma, però, sono escluse le spese vive che riguardano per esempio i farmaci utilizzati per sopperire al dolore. Se si pensa che in una famiglia ci possano essere più donne, tale importo dev’essere moltiplicato, triplicato e via di seguito. Pertanto, il problema non riguarda solo le donne ma anche gli uomini!

La decisione del Consiglio dei Ministri di ridurre l’aliquota al 10% è indubbiamente un segnale positivo ma non basta, è necessario fare molto di più: gli assorbenti devono essere tassati come beni di prima necessità, ovvero al 4%. Tale riduzione consentirebbe di dare un aiuto reale molto importante alle tante ragazze e alle tante donne che in Italia tuttora pagano come beni di lusso dei prodotti estremamente necessari. Come se avere il ciclo mestruale fosse una scelta, simile a quella di indossare una borsa.

Chiara Urso