domenica, Dicembre 22, 2024
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Gender pay gap, le donne guadagnano molto meno degli uomini

Nel 2020, in Italia, le lavoratrici hanno guadagnato in media il 31,2% in meno dei lavoratori di sesso maschile. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato, pubblicato dall’INPS. Il divario tra lo stipendio medio degli uomini e quello delle donne a parità di mansioni, il cosiddetto gender pay gap, in Italia è più elevato rispetto alla media dell’Unione Europea. Secondo Eurostat, la retribuzione media delle donne nei paesi dell’Unione è stata del 14,1% inferiore rispetto a quella degli uomini.

Il gender pay gap ha delle serie conseguenze anche a lungo termine. Una retribuzione inferiore porta anche ad una contribuzione più bassa e quindi ad una pensione di importo inferiore per le donne rispetto agli uomini. Ad oggi, le donne hanno diritto ad un assegno pensionistico inferiore in media del 27% rispetto a quello degli uomini. In futuro, il dato è destinato ad aumentare.

I dati pubblicati dall’Osservatorio INPS si riferiscono al 2020. I dipendenti privati sono stati circa 15 milioni e hanno ricevuto una retribuzione media di 20.658 euro. Per gli uomini, la retribuzione media annuale è stata di 23.859 euro, mentre per le donne lo stipendio medio si è fermato a 16.285 euro. Le giornate retribuite sono state mediamente 230 per gli uomini e 215 per le donne. Differenze tra i sessi sono presenti anche nella somministrazione del lavoro part time. Nel 2020, le donne che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro part time sono state 3.319.912, mentre gli uomini sono stati 1.936.219. Dati che si sommano a quelli relativi all’occupazione nel mese di ottobre 2021, che evidenziano la crescita 0 dell’occupazione femminile.

CGIL: “Investire nella cultura della parità”

Per invertire la rotta, serve una rivoluzione all’approccio strategico che riconosca pari dignità tra infrastrutture materiali e immateriali e infrastrutture sociali“, sostiene Esmeralda Rizzi, componente del Dipartimento Politiche di genere della Cgil nazionale. “È necessario un investimento massiccio per promuovere quella cultura della parità oggi ancora marginale soprattutto nel mondo del lavoro. Dato un problema, se la soluzione individuata non risulta efficace, ne va cercata una nuova. Altrimenti stupirsi della débâcle dell’occupazione femminile è mero esercizio di retorica“.

Una proposta di legge sugli studenti-artisti

Il direttore d’orchestra e parlamentare del Partito Democratico Michele Nitti ha depositato una proposta di legge sugli studenti-artisti. La proposta riguarda gli studenti contemporaneamente iscritti ad istituti scolastici di scuola secondaria di secondo grado e ad istituzioni di alta formazione artistica.

Si riconosce uno specifico status agli studenti-artisti, iscritti ad un impegnativo doppio percorso formativo“, spiega Nitti. “Esso è legato alla necessità di conciliare la pratica musicale quotidiana con le tradizionali esigenze della didattica della scuola. Sono innumerevoli le difficoltà che quotidianamente questi studenti devono affrontare per poter contemperare la frequenza obbligatoria ed indispensabile dei corsi di alta formazione dei conservatori, la pratica giornaliera dello strumento, l’attività didattico-performativa con la regolare frequenza scolastica. Per garantire loro la possibilità di conciliare il percorso formativo e la carriera artistica è dunque necessario intervenire normativamente attraverso l’adozione di programmi personalizzati, analogamente a quanto già avviene nel caso degli studenti-atleti“.

La delega prevede una sperimentazione didattica di tipo innovativo, anche supportata dalle tecnologie digitali e che prevede, inoltre, la creazione di programmi didattici personalizzati. Si propone l’utilizzo della didattica a distanza fino al 25% del monte ore complessivo del percorso formativo. Si stabilisce la non commutabilità nel monte-ore di assenze per tutte le attività certificate dalle istituzioni di alta formazione artistica e musicale. Previsto l’esonero dall’obbligo di svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro. Infine, si istituisce un fondo per la sperimentazione didattica studenti-artisti nelle scuole secondarie di secondo grado.

La proposta è stata sottoscritta dai parlamentari Rosa Maria Di Giorgi, Flavia Piccoli Nardelli, Lucia Ciampi, Andrea Rossi e Paolo Lattanzio.

Alberto Pizzolante

Un ddl per vietare la rieleggibilità del presidente della Repubblica

I senatori del Partito Democratico Dario Parrini, Luigi Zanda e Gianclaudio Bressa hanno depositato un disegno di legge costituzionale per vietare la rieleggibilità del presidente della Repubblica e per abrogare il semestre bianco. Se approvato, il ddl modificherebbe gli articoli 85 e 88 della Costituzione.

L’articolo 1 del disegno di legge propone la modifica del primo comma dell’articolo 85 della Costituzione (il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni). Si promuove l’inserimento della frase non è rieleggibile all’attuale testo. Il secondo articolo, chiede l’abrogazione del secondo comma dell’articolo 88 della Costituzione, che recita: il Presidente della Repubblica non può esercitare tale facoltà (lo scioglimento delle Camere, ndr) negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.

I firmatari del ddl ricordano come “già in sede di Assemblea costituente si pose il tema
dell’opportunità di introdurre limiti alla rielezione del Presidente della Repubblica. […] Si ritenne preferibile non introdurre alcun divieto. I presupposti erano che un’eventuale rielezione avrebbe comunque assunto carattere di eccezionalità, e che le personalità chiamate a ricoprire la più alta magistratura dello Stato avrebbero potuto essere degne di un primo come di un secondo mandato. Quale contrappeso fu invece introdotto il secondo comma dell’articolo 88, creando così l’istituto del semestre bianco
“.

Il messaggio del Presidente Segni

Anche il presidente Antonio Segni sottolineò i legame tra la possibilità di ottenere un doppio mandato e l’istituto del semestre bianco. Nel messaggio alle Camere del 16 settembre 1963, il presidente sosteneva che il periodo di sette anni fosse “sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato“. Segni sottoponeva al parlamento l’opportunità di introdurre la non immediata rieleggibilità del Presidente. Questo per “eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione“. Tale modifica avrebbe potuto portare all’eliminazione dell’impossibilità, per il presidente della Repubblica, di sciogliere le Camere nei sei mesi precedenti alla scadenza del suo mandato. Un divieto che “altera il difficile e delicato equilibrio tra i poteri dello Stato. Può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti“.

Secondo i promotori del ddl, “il conferimento, nel 2013, di un secondo mandato al presidente Napolitano ha senza dubbio cambiato i termini della questione della rieleggibilità del presidente della Repubblica. Essa, da mera possibilità teorica si è tradotta in precedente. È evidente che, se l’eccezione divenisse regola, l’equilibrio dei poteri delineato dalla Carta potrebbe risultarne alterato“.


Amleto da Shakespeare a Corsetti in scena a Roma

Adattamento e regia di Giorgio Barberio Corsetti, Amleto di William Shakespeare va in scena al Teatro Argentina di Roma. Lo spettacolo ci permette di riscoprire uno dei testi più celebri del Bardo, nonostante alcune spigolosità linguistiche, con gusto e naturalezza. Un’impresa non facile, ma riuscita, quella di tagliare il meno possibile delle sfumature shakespeariane, senza appesantire lo spettatore. 

L’Amleto di Giorgio Barberio Corsetti al Teatro Argentina di Roma

Quasi in sordina, con le luci in sala, Amleto (Fausto Cabra) si prende il palco con il suo celebre monologo, “To be or not to be”. Con un piede pericolosamente attaccato alla corrente e una bottiglietta d’acqua, ci spalanca le porte della sua mente autodistruttiva, convulsa tra il sogno e la veglia, la vita e la morte, la follia e la quotidianità squallida della corte di Danimarca. C’è però una storia da narrare, e così dal fondo di un telo affiorano prima le voci e poi tutto il cast di attori, pronti a popolare la scena, dando corpo alle criptiche derive introspettive del principe. Qui inizia la nostra tragedia, in abiti casual moderni, in riconoscibili ambientazioni da night.

Il Re di Danimarca è morto, ma suo fratello Claudio, sua moglie Gertrude, il consigliere Polonio festeggiano il nuovo re, vivono la loro vita presente, di piccole gioie, consuetudini, ordinaria amministrazione. Si fa evidente che la tragedia c’è, ma è nella testa di Amleto, l’unico che soffre gli eventi, perché capace di guardarli da fuori, di astrarre e non dimenticare. Si poteva lasciar correre il delitto, si poteva vendicarsi subito, e invece come sappiamo il principe filosofo non segue una logica lineare, ma travolge con il suo delirio tutto il corso degli eventi. Come segnalato dunque dall’inizio, da quella prima scena vuota, la tragedia va da dentro a fuori. Ma questo è Shakespeare

Lo spettacolo – Una recensione

Per il suo Amleto, Corsetti propone una macchina scenografica in continua trasformazione. Gli ambienti sono tutti in una grande struttura di ferro su più piani, in movimento e in rotazione. Gli attori corrono da destra a sinistra, dall’alto in basso, mentre il palazzo gira, cambia. Il ritmo dello spettacolo è dunque senza sosta, le scene sono accattivanti, i movimenti non banali. C’è un gusto per la sorpresa nell’impostazione registica. Lo spettatore non sa quando verrà turbato dal riaccendersi delle luci in sala, quando gli attori romperanno l’illusione del proscenio, quando il muro del palazzo diventerà improvvisamente obliquo e calpestabile, nuova scena nella scena. Tutti gli spazi del palco si aprono e si chiudono, recuperando lo spazio mai orizzontale del teatro inglese del cinquecento, sfruttando i piani, i piani inclinati, persino le botole.   

Una grande macchina chiamata Elsinore, Danimarca, chiamata quotidiano, chiamata vita, che si muoverebbe collaudata e necessaria, in cui Amleto si muove portando disordine, entropia, sommando alla stratificazione degli spazi quella dei pensieri e dei toni, con un Fausto Cabra che convince nel dolore e nella pazzia, nella leggerezza e negli svariati timbri che attraversa e di cui da prova, restituendoci un Amleto con cui empatizzare, umano, allucinato ma non retorico. Soprattutto un Amleto che si stacca dalla scena senza polverizzarla, con il risultato che la pièce sfugge al pericolo di restituire un lungo sfoggio di accademia monologante, ma al contrario rimane saldamente corale.

Questo dunque un Amleto autentico, moderno ma non travisato da trovate posticce, se è vero come scriveva Oscar Wilde che la fedeltà non è filologia senz’anima, non è costume e gusto museale; che l’arte è una forma superiore di critica, e che, infine, esistono tanti Amleti quante sono le malinconie. “Tutto il resto è silenzio”.

Info tecniche

Amleto
di William Shakespeare
traduzione di Cesare Garboli
adattamento e regia Giorgio Barberio Corsetti

scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
luci Camilla Piccioni
musiche e vocal coaching Massimo Sigillò Massara
movimenti Marco Angelilli
assistente alla regia Tommaso Capodanno
assistente scenografa Alessandra Solimene
drammaturg Emilia Agnesa
foto di scena Claudia Pajewski

personaggi e interpreti

Fausto Cabra Amleto
Michelangelo Dalisi Claudio / Spettro
Sara Putignano Gertrude
Francesco Bolo Rossini Polonio / Osric
Mimosa Campironi Ofelia
Francesco Sferrazza Papa Orazio / Attore
Giovanni Prosperi Rosencrantz
Dario Caccuri Guildenstern / Prete
Diego Giangrasso Laerte / Attore
Francesca Florio Prima attrice / Attrice Regina / Soldato
Iacopo Nestori Primo attore / Attore Re / Messaggero / Marinaio / Primo Becchino
Adriano Exacoustos Attore / Luciano / Soldato/ Marinaio / Secondo Becchino

Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Ulteriori informazioni sul sito di Teatro di Roma.

Federico Demitry

Nuovi provvedimenti contro la violenza sulle donne

Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge (ddl), presentato dalle ministre Bonetti, Carfagna, Cartabia, Dadone, Gelmini, Lamorgese e Stefani, contenente una serie di misure per contrastare la violenza sulle donne.

La sorveglianza speciale, l’obbligo o il divieto di soggiorno e altre misure previste dal codice antimafia sono estese ad alcuni reati del Codice Rosso come la violenza sessuale, la deformazione permanente del viso e il tentato omicidio. Chi viola il divieto di avvicinamento alla vittima può essere arrestato in flagranza. La detenzione cautelare è ampliata a tutti i responsabili di lesioni. Fermo immediato in caso di urgenza nei confronti di chi è gravemente indiziato di delitti compresi nel Codice Rosso o in caso di grave e imminente pericolo per la vita o per l’incolumità della vittima.

È estesa la procedibilità d’ufficio a reati come percosse, lesioni, violenza privata, minacce aggravate, violazione di domicilio e danneggiamento. Si può procedere d’ufficio quando il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da un soggetto già ammonito. In caso di pericolo concreto per una donna che ha denunciato il compagno violento, può essere disposta una vigilanza dinamica a sua tutela. Stretta sui percorsi di recupero del reo. La mancata partecipazione alle attività di recupero comporta la revoca della sospensione condizionale. Pena aumentata di un terzo in presenza di condotte per le quali ci sia già stato un ammonimento del questore.

La vittima sarà avvisata dell’uscita dal carcere del condannato che ha terminato di scontare la pena o dell’indagato. Saranno avvisati anche questore e prefetto, per valutare eventuali misure di prevenzione e/o di protezione della vittima. Gli aiuti economici alle donne vittime di violenza arriveranno già nella fase delle indagini, senza dover attendere l’esito del processo. L’indennizzo ammonterà a 400 euro per 12 mesi.

I commenti

La ministra Marta Cartabia ha spiegato il duplice obiettivo del ddl: “rafforzare gli strumenti di prevenzione e di protezione. Due punti previsti dalla convenzione di Istanbul, insieme alla punizione e alle politiche integrate. Forse la misura più forte è quella del fermo di fronte al pericolo per l’incolumità delle donne. Il ddl, inoltre, rafforza l’applicabilità delle misure cautelari coercitive“.

Per Lamorgese, fondamentale è l’introduzione di un aiuto economico già nella fase delle indagini: “abbiamo esteso la misura prevista in materia di estorsioni. Le donne o gli orfani potranno avere un terzo dell’indennizzo totale. Le donne spesso non denunciano perché si trovano in una condizione economica difficile“.

Delusa Antonella Veltri, presidente di D.i.Re: “Comprendiamo il tentativo del governo di porre un argine alla conta dei femminicidi, considerato che è stato ampiamente dimostrato che troppo spesso questi avvengono perché le donne non sono state adeguatamente protette dopo aver denunciato i maltrattamenti subiti. Ma ancora una volta notiamo che il governo procede senza minimamente consultare i centri antiviolenza, nonostante da decenni accompagnino migliaia di donne fuori dalla violenza e nonostante tale consultazione sia stata prevista nel nuovo Piano nazionale antiviolenza.

Il Ddl contiene elementi, quali ad esempio l’ammonimento per il reato di violenza sessuale, che destano grande preoccupazione. Altri, a cominciare dal rafforzamento delle misure per assicurare il rispetto degli ordini di allontanamento, sono in linea con proposte già fatte da D.i.Re in diverse occasioni. Continua a riproporsi un approccio di tipo emergenziale, che porta a un proliferare di norme penali, ma sappiamo bene quanto poi la loro effettiva applicazione sia a discrezione del singolo magistrato, e anche quanto sia la cultura di chi deve applicarle a condizionarne l’efficacia. Tutte le norme esistenti andrebbero applicate alla luce della Convenzione di Istanbul“, conclude la presidente di D.i.Re.

Resta il numero chiuso nelle facoltà di Medicina

Non ci sarà alcuna eliminazione del numero chiuso per le facoltà di Medicina. Lo ha dichiarato la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, alla cerimonia di premiazione dei vincitori della sezione Arti figurative, digitali e scenografiche del Premio nazionale delle arti, tenutasi a Sassari.

La ministra ha dichiarato che “lo scorso anno abbiamo avuto 70mila aspiranti per 14 mila posti disponibili. Ospedali e atenei non sono in grado di assorbire 70 mila aspiranti, anche perché dobbiamo fare in modo che la qualità della formazione resti alta. È vero che la pandemia ha fatto emergere una mancanza di medici, ma si tratta solo di una carenza della presenza di medici sul territorio. Non di una carenza complessiva. Se noi guardiamo il numero di medici per abitante, l’Italia è fra le prime in Europa. Manca, però, la distribuzione corretta di questi medici e quindi è un incrocio che Università, territori regioni e comuni devono fare“.

Il numero programmato degli studenti di Medicina – ha proseguito la ministra – è aumentato nel corso degli anni, siamo arrivati a più di 14mila partendo da circa 10mila. Adesso abbiamo sbloccato l’imbuto che c’era tra la laurea in medicina e la scuola di specializzazione, e ora arrivano 19mila borse di studio. Bisogna poi fare in modo che i medici restino nel nostro Paese, cercando di dare loro una valorizzazione per quello che hanno studiato“.

Nell’aprile 2019, al Senato della Repubblica, è stato depositato il Disegno di Legge (DDL) Disposizioni in materia di abolizione del numero chiuso […] per l’accesso ai corsi di laurea
in medicina e chirurgia e delle professioni
sanitarie […]. Il primo firmatario è il senatore di Forza Italia Massimo Mallegni. Il DDL non è stato ancora discusso.

I medici non possono rifiutare il vaccino Covid

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da un medico abruzzese contro la sua sospensione dall’ordine dei medici. Il medico in questione è stato oggetto di un provvedimento di sospensione per il suo rifiuto a vaccinarsi. I dubbi scientifici mossi dall’operatore sanitario sulla validità del vaccino non sarebbero dimostrati sufficientemente. Inoltre, la sua decisione metterebbe a rischio la salute del paziente, rischiando di diffondere l’infezione.

Secondo la sentenza, “la prevalenza del diritto fondamentale alla salute della collettività rispetto a dubbi individuali o di gruppi di cittadini sulla base di ragioni mai scientificamente provate, assume una connotazione ancor più peculiare e dirimente allorché il rifiuto di vaccinazione sia opposto da chi, come il personale sanitario, sia – per legge e ancor prima per il “giuramento di Ippocrate”- tenuto in ogni modo ad adoperarsi per curare i malati, e giammai per creare o aggravare il pericolo di contagio del paziente con cui nell’esercizio della attività professionale entri in diretto contatto“. 

Il decreto è stato firmato da Franco Frattini, presidente della Terza Sezione del Consiglio di Stato. Frattini sottolinea l’infondatezza dei dubbi riguardanti il vaccino anti Covid. Dubbi che persistono “malgrado l’imponente quantità di studi scientifici che indicano la netta prevalenza del beneficio vaccinale anti Covid 19. […] Soltanto la massiva vaccinazione anche ed anzitutto di coloro che entrano per servizio ordinariamente in contatto con altri cittadini, specie in situazione di vulnerabilità, rappresenta una delle misure indispensabili per ridurre, anche nei giorni correnti, la nuovamente emergente moltiplicazione dei contagi, dei ricoveri, delle vittime e di potenzialmente assai pericolose nuove varianti“.

Nessuna violazione dei diritti

In risposta alla presunta violazione dei diritti, sostenuta dal medico che ha presentato il ricorso, il Consiglio di Stato sostiene che “sarebbe incomparabilmente più grave il danno per la collettività dei pazienti e per la salute generale, rispetto a quello lamentato dall’operatore sanitario sulla base di dubbi scientifici certo non dimostrati a fronte delle amplissimamente superiori prove“. Tra le prove in questione, si fa riferimento all’erogazione di decine di milioni di vaccini solo nel nostro Paese. Secondo la sentenza, sono evidenti gli “effetti positivi delle vaccinazioni sul contrasto alla pandemia e alla sue devastanti conseguenze umane, sociali e di deprivazione della solidarietà quale principio cardine della nostra Costituzione“.

Dal 15 dicembre, l’obbligo vaccinale per i medici e per il personale sanitario sarà esteso anche alla terza dose.

redazione@likequotidiano.it

Alberto Pizzolante

Miracoli metropolitani: la merda invade la città

Se pensate che il teatro sia elitario, vecchio, noioso, non avete mai visto uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo. La compagnia è in cartellone al Teatro Elfo Puccini di Milano con Miracoli Metropolitani, uno di quelli spettacoli capace di conquistare diversi tipi di pubblico, dagli occasionali agli habitué, offrendo più livelli di lettura.

Miracoli metropolitani – Carrozzeria Orfeo al Teatro Elfo Puccini

Due ore circa, che raccontano le vicende intrecciate di sette personaggi, maschere di un’umanità al collasso. In uno scantinato, Plinio, cinico chef stellato, disilluso dalla vita, prepara cibo di pessima qualità per il delivery. Un business creato dalla compagna Clara, che ha trovato nelle intolleranze alimentari la sua miniera d’oro, per risalire la scala sociale e somigliare sempre di più ai suoi modelli di fama e ricchezza. Con loro il figlio Igor, ragazzo disadattato e violento, la cui energia vitale è rapita da videogiochi surreali come “Affonda l’immigrato”, e Hope, aiuto-cuoco etiope, immigrata. Completano il quadro la vecchia Patty, madre di Plinio, anziana e combattiva idealista; Mosquito, ragazzo in semi-libertà che svolge lavori socialmente utili, aspirante attore, e Cesare, insegnante fallito, aspirante suicida.

La cucina dello scantinato è il luogo dove ognuno si nasconde, perché, nelle parole di Plinio, fuori sarebbe solo un disadattato. Il mondo fuori, del resto, è l’apocalisse della nostra società. La maggior parte della gente non esce di casa, terrorizzata dalla minaccia dell’immigrazione e da uno stato che si sbriciola, motivo per cui il business del food delivery si dimostra molto redditizio. E mentre la disoccupazione è ai massimi storici, e la politica chiede a gran voce la schedatura e la deportazione in campi di protezione degli immigrati, la città è letteralmente inghiottita dalle fogne, che intasate esondano, rompendo l’asfalto e inghiottendo le auto, allagando interi quartieri.

Le fogne e la comédie humaine

La merda è ovunque, sta letteralmente per sommergere la città. La merda e il cibo liofilizzato, assi portanti delle vite dei protagonisti, sono forse la metafora di una vita umana in deflagrazione, ridotta alla sua componente biologica parassitaria, al ciclo di approvvigionamento-espulsione dell’animale. C’è la miope Clara, arroccata nelle cattedrali di abiti firmati, gioielli, fama e club esclusivi; intorno il deserto dell’escrementizio che è diventato ormai l’intero mondo, povero, sporco, puzzolente, disperato. Assuefatto alla cialtroneria e alle violenze di un modello di sviluppo che annichilisce, divide et impera.

Non si creda però che Miracoli metropolitani sia uno spettacolo tetro. Al contrario, è uno di quegli spettacoli che cerca l’empatia dello spettatore, e in cui lo spettatore risponde lasciandosi trascinare. Non ci si stupisca, dunque, di assistere ad applausi a scena aperta e risate incontrollate. Miracoli metropolitani fa riflettere, stupisce, emoziona e fa ridere, dall’inizio alla fine. Carrozzeria Orfeo recupera il gusto per l’intreccio della storia, per i colpi di scena, gioca con la psicologia dei personaggi e con la suspense. Gioca anche con i malintesi e le esagerazioni, con le musiche e le luci. Il linguaggio è a tratti scurrile, le battute sono irriverenti, perché collage di un’umanità esasperata, nutrita a tratti di luoghi comuni, ma reale, che ognuno potrà riconoscere.

Infine, Miracoli metropolitani è forse una commedia polemica, che cerca la reazione. Da sconsigliare solo, insomma, a chi risponde alla provocazione con il mutismo dello scandalo.

Info tecniche

Miracoli Metropolitani – Teatro Elfo Puccini (Milano)

drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

con (in o.a.)
Elsa Bossi Patty
Ambra Chiarello Hope
Federico Gatti Igor
Beatrice Schiros Clara
Massimiliano Setti Cesare
Federico Vanni Plinio
Aleph Viola Mosquito/Mohamed

Ulteriori informazioni sul sito di Teatro Elfo Puccini e Carrozzeria Orfeo. Lo spettacolo Miracoli Metropolitani sarà in replica fino a marzo in diversi teatri d’Italia, tra cui Roma, Bari, Firenze e Napoli.

Federico Demitry

Sale l’occupazione, ma solo quella maschile

I nuovi dati ISTAT sul livello di occupazione in Italia a ottobre 2021 segnalano che gli occupati, in quel periodo, sono stati 22 milioni 985mila. L’aumento rispetto a settembre 2021 è di 35mila unità e l’incremento è di 390mila unità su ottobre 2020. Un dato non positivo, se si tiene conto che l’aumento dell’occupazione rispetto al mese precedente riguarda solo gli uomini.

Anche su base tendenziale la crescita riguarda soprattutto il sesso maschile. 271mila sono i nuovi uomini occupati, solo 118mila le donne. Il tasso di occupazione è al 58,6%, in crescita dell’1,9% rispetto a ottobre 2020 (+390 mila unita). Si segnala un incremento di 600mila unità su gennaio 2021. È ancora lontano, quindi, il ritorno ai livelli pre-pandemia. Il numero di occupati rispetto a febbraio 2020 è inferiore di quasi 200mila unità (-0,1%).

Il tasso di disoccupazione a ottobre 2021 sale di 0,2 punti rispetto al dato di settembre, fissandosi al 9,4%, nonostante tra i giovani scenda al 28,2% (-1,4 punti). Il dato è legato principalmente al calo degli inattivi (-79mila su settembre e -425mila su base annua). La disoccupazione cala dello 0,6% rispetto ad ottobre 2020.

Confrontando il trimestre agosto-ottobre 2021 con quello precedente (maggio-luglio), si osserva un livello di occupazione più elevato dello 0,2%, con un aumento di 42 mila unità. Calano i lavoratori indipendenti di 9mila unità rispetto a settembre 2021 e di 132mila unità rispetto a ottobre 2020. Sono 4 milioni 920mila mentre a gennaio 2020 erano 5milioni 267mila. Prima della crisi economica del 2008, a ottobre 2007, i lavoratori indipendenti erano 5,9 milioni.

Il programma del nuovo Governo tedesco

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Dopo circa due mesi di trattative, c’è l’accordo per la nascita del nuovo Governo tedesco. Il successore di Angela Merkel sarà Olaf Scholz, il leader 63enne del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD). Già sindaco di Amburgo dal 2011 al 2018, attualmente è ministro delle Finanze e vice cancelliere. Il nuovo governo tedesco sarà sostenuto da una coalizione di tre partiti, definita semaforo per il colore associato alle forze politiche che ne fanno parte. Il patto di governo, lungo 177 pagine, è intitolato “Osare più progresso – Alleanza per la libertà, la giustizia e la sostenibilità“. È stato sottoscritto dalla SPD, dai Verdi e dai liberal-democratici (FDP).

Olaf Scholz sarà il primo cancelliere socialdemocratico dopo 16 anni. Sarà probabilmente eletto dal Bundestag (il parlamento tedesco) il 6 dicembre. In Germania, la nomina del cancelliere avviene con una procedura diversa rispetto a quella che porta alla nomina del presidente del consiglio dei ministri italiano. Il Presidente della Repubblica tedesco indica al Bundestag un candidato che abbia una ragionevole possibilità di essere eletto. I membri del parlamento effettuano una votazione segreta. Il candidato che ottiene la maggioranza semplice dei voti è eletto cancelliere e presta giuramento davanti al presidente del Bundestag.

I principali punti programmatici

Complesso è il programma del nuovo governo tedesco, redatto in due mesi di negoziati tra i tre partiti. In materia economica, la principale riforma riguarda l’aumento del salario minimo a 12 euro l’ora, dagli attuali 9 euro e 60 centesimi. L’intervento porterà un aumento del reddito per quasi 2 milioni di cittadini, il 5% dei lavoratori. Il governo uscente aveva stabilito un aumento del salario minimo a 10,45 euro da luglio 2022. È prevista la costruzione di 400mila nuovi appartamenti, un quarto dei quali sarà sovvenzionato con risorse pubbliche. I tre partiti propongono l’istituzione di una polizza assicurativa per i bambini che vivono in famiglie sotto la soglia di povertà e di un contributo per le spese di riscaldamento delle famiglie a basso reddito. Altra importante riforma è quella per la “distribuzione controllata di cannabis agli adulti per scopi precisi in negozi autorizzati e controllati“.

Nel documento, è presente anche un’apertura sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita europeo. Una riforma fortemente voluta da Italia e Francia. Il Patto – sostengono i tre partiti – ha mostrato la sua flessibilità e su questa base vogliamo assicurare sviluppo, sostenibilità del debito e investimenti per il clima. In futuro la politica fiscale europea dev’essere basata su questi obiettivi, per rafforzarne l’efficacia di fronte alle sfide del tempo. Il PSC dovrebbe diventare più semplice e trasparente“.

La centralità dell’ambiente

Centrale è il tema ambientale. Sarà creato il ministero del clima e i partiti al governo si impegnano ad abbandonare il carbone come fonte di energia entro il 2030 (il precedente obiettivo era il 2038). Entro lo stesso anno, l’80% della domanda di energia dovrà essere coperta con fonti rinnovabili (l’attuale obiettivo è del 65%). La produzione di energia elettrica dal gas sarà interrotta nel 2040. La Germania si impegna a diventare climaticamente neutra entro il 2045.

Saranno disposti degli incentivi per l’acquisto di 15 milioni di auto elettriche e per l’installazione, obbligatoria da maggio del 2022, di impianti fotovoltaici sui tetti dei nuovi edifici commerciali e residenziali. Dal 2025, il riscaldamento delle nuove abitazioni dovrà essere prodotto con fonti rinnovabili almeno per il 65%.