sabato, Aprile 19, 2025
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Covid, interventi chirurgici ridotti dell’80%

La riduzione degli interventi chirurgici è drammatica, questa purtroppo è l’altra faccia del Covid“. Francesco Basile, presidente della Società Italiana di Chirurgia (SIC), lancia l’allarme sulla diminuzione degli interventi chirurgici effettuati negli ospedali italiani. Una riduzione che riguarda tutte le regioni, a causa di minori strumenti a disposizione per la cura delle malattie. Strumenti che, visto l’aumento del numero dei positivi al SARS-CoV-2 e il conseguente aumento dei ricoveri ordinari e in terapia intensiva, non possono essere destinati all’attività chirurgica.

Posti letto di chirurgia dimezzati, blocco dei ricoveri in elezione, terapie intensive riconvertite per i pazienti Covid, infermieri e anestesisti delle sale operatorie trasferiti ai reparti Covid. In questo modo l’attività chirurgica in tutta Italia è stata ridotta nella media del 50% con punte dell’80%, riservando ai soli pazienti oncologici e di urgenza gli interventi“, sottolinea Francesco Basile. Si evidenzia anche una riduzione negli interventi oncologici, “perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel postoperatorio“.

Le responsabilità dei non vaccinati

Nell’ultima settimana, i ricoveri in terapia intensiva sono cresciuti del 13%. I pazienti non vaccinati sono il 72% del totale dei ricoverati in terapia intensiva. Di questi, la metà godeva di buona salute e non presentava particolari patologie prima del contagio. I vaccinati in terapia intensiva sono solo il 28% del totale. Tra loro, i due terzi sono affetti da gravi patologie e l’85% ha effettuato solo due dosi di vaccino, l’ultima delle quali più di quattro mesi fa.

I dati della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) danno il quadro completo dell’attuale situazione negli ospedali e rendono facile l’individuazione delle responsabilità della nuova crisi del sistema sanitario. Una crisi causata dalla quarta ondata di contagi da Covd-19, da un incremento dei posti di terapia intensiva disponibili non sufficiente, da un numero esiguo di assunzioni del personale sanitario. Tuttavia, la responsabilità non è solo politica. I dati mettono in luce, in maniera incontrovertibile, l’enorme danno che i non vaccinati arrecano a loro stessi e alla collettività.

Le proposte della Società Italiana di Chirurgia

Ci avviamo verso la stessa situazione del 2020, che ha portato come conseguenza 400.000 interventi chirurgici rinviati, un notevole aumento del numero dei pazienti in lista di attesa e, ciò che è più pesante, si è assistito all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso sono giunte nei mesi successivi in ospedale, ormai inoperabili“, ha detto il presidente della SIC.

Nel 2021 non si è riusciti a smaltire le liste di attesa accumulate nel 2020 per patologie chirurgiche in elezione. Questo nonostante in molte regioni si sono organizzate sedute operatorie aggiuntive su specifici progetti. Nell’attuale situazione, le liste di attesa torneranno ad allungarsi a dismisura.

Francesco Basile proporrà al ministero della Salute, a nome di tutti i chirurghi italiani, “una interlocuzione per trovare insieme una soluzione che ci consenta di dare risposta alla richiesta sempre più pressante di interventi chirurgici. La situazione è veramente delicata – sostiene Basile – e bisogna agire adesso. Occorre evitare che la corretta attenzione alla pandemia possa gravare eccessivamente sulla salute dei pazienti chirurgici“.

Il programma proposto dal professore si articola in sei punti:

  1. Linee guida alle Regioni per uniformare e garantire l’attività chirurgica;
  2. Creazioni di percorsi differenziati per i pazienti chirurgici che non risentano delle esigenze dei pazienti Covid;
  3. Ripristinare il personale infermieristico e anestesiologico dei blocchi operatori;
  4. Mantenere l’efficienza degli screening territoriali e della diagnostica di I e II livello per i pazienti oncologici;
  5. Preservare in ogni ospedale un numero adeguato di posti letto no Covid in terapia intensiva per i pazienti oncologici da operare;
  6. Programmazione di piani di recupero delle liste di attesa con eventuale assunzione di chirurghi per aumentare il numero di prestazioni.

redazione@likequotidiano.it

Alberto Pizzolante

Myanmar, Unicef: quattro bambini uccisi e molti feriti

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L’UNICEF condanna l’uccisione di almeno 4 bambini e la mutilazione di diversi altri, durante un’escalation di violenze avvenuta la scorsa settimana in Myanmar“. Così si apre la nota di Debora Comini, Direttore Regionale per l’Asia orientale e il Pacifico dell’agenzia dell’Onu Unicef.

L’8 gennaio, – spiega Comini – il corpo di un ragazzo di 13 anni è stato ritrovato a Matupi, nello Stato di Chin. Dei colpi di armi pesanti hanno ferito una ragazza di 12 anni e un ragazzo di 16 a Loikaw, nello Stato di Kayah, a seguito di intensi attacchi aerei e di mortaio. Lo stesso giorno, colpi di arma da fuoco pesante hanno ferito una bambina di 7 anni a Hpa An, nello Stato Kayin. Il 7 gennaio, un ragazzo di 14 anni e due ragazzi di 17 anni sono stati colpiti a morte a Dawei Township, nella regione di Tanintharyi. Il 5 gennaio, colpi di artiglieria hanno ferito due bambine di 1 e 4 anni a Namkham, nello Stato di Shan“.

Inarrestabile è la guerriglia tra la giunta militare, che ha preso il potere con un colpo di Stato lo scorso 1° febbraio, e la resistenza. Gli attivisti denunciano continui arresti sommari e torture compiuti dai militari in Myanmar. Un paese che ha, al suo interno, più di cento minoranze etniche. La giunta militare ha condannato a quattro anni di carcere, per importazione illegale di walkie-talkie, la leader politica e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, 76 anni. La premio Nobel è già costretta all’isolamento in casa a causa di una condanna a quattro anni, poi ridotta a due, per aver violato le restrizione sanitarie sul coronavirus.

Necessarie delle indagini indipendenti

L’Unicef “condanna l’uso di attacchi aerei e di armi pesanti in aree civili. Siamo particolarmente indignati – continua la nota – per gli attacchi contro i bambini che si sono verificati durante questa escalation di combattimenti in tutto il paese. Le parti in conflitto devono trattare la protezione dei bambini come priorità assoluta e intraprendere tutte le azioni necessarie a tenere lontani i bambini dai combattimenti e a non utilizzare le comunità come obiettivi. Questo è richiesto dal Diritto internazionale umanitario e dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, cui il Myanmar è firmatario.

L’Unicef chiede azioni urgenti per assicurare indagini indipendenti su questi incidenti, così che i responsabili possano essere chiamati a risponderne. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime“.

Alberto Pizzolante

Il messaggio di Mattarella per la morte di David Sassoli

Martedì 11 gennaio 2022, a causa di una grave complicanza dovuta ad una disfunzione del sistema immunitario, David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, è deceduto. Oggi, il Consiglio dei ministri ha deliberato i funerali di stato per Sassoli. La camera ardente sarà aperta giovedì in Campidoglio. Venerdì, alle 12, si svolgeranno i funerali nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. La plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo si terrà lunedì alle 18. Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, pronuncerà il discorso ufficiale nella cerimonia di commemorazione per David Sassoli.

La scomparsa inattesa e prematura di David Sassoli mi addolora profondamente” ha dichiarato il Presidente della repubblica. “La sua morte apre un vuoto nelle file di coloro che hanno creduto e costruito un’Europa di pace al servizio dei cittadini e rappresenta un motivo di dolore profondo per il popolo italiano e per il popolo europeo. Il suo impegno limpido, costante, appassionato, ha contribuito a rendere l’assemblea di Strasburgo protagonista del dibattito politico in una fase delicatissima, dando voce alle attese dei cittadini europei.

Sassoli, con gli altri leader europei, ha saputo accompagnare una svolta decisiva per il futuro dell’Europa: dai diritti civili e sociali, al dialogo con gli altri Paesi, a partire dal Mediterraneo. Anche con l’impegno per la Conferenza sul futuro dell’Unione. Politico appassionato, leader leale, rigoroso, ha saputo nutrire con la sua cultura una iniziativa politica al servizio delle persone e delle istituzioni. Uomo del dialogo, ha fatto del metodo del confronto la cifra del suo rapporto con gli interlocutori, alla ricerca del bene comune. Qualità che aveva saputo esprimere anche nella sua attività di giornalista. Ai suoi familiari sono rivolti la vicinanza e il cordoglio di quanti lo hanno conosciuto e il sentimento di riconoscenza della Repubblica per la sua opera preziosa, espressione di intensa passione civile“. Così Sergio Mattarella.

Il cordoglio di Ursola von der Leyen

Le bandiere dell’Unione europea sono a mezz’asta fuori dagli uffici edifici delle istituzioni europee, in segno di lutto per la morte del presidente del Parlamento David Sassoli. Nella sede dell’Europarlamento, le bandiere sventolano a mezz’asta dalle 8.30 di questa mattina. Poco dopo, anche la Commissione e il Consiglio Ue hanno fatto lo stesso. Anche i presidenti della Commissione europea e del Consiglio Europeo, Ursola von der Leyen e Charles Michel, parteciperanno ai funerali di David Sassoli.

E’ un giorno triste per l’Europa“, secondo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Oggi la nostra Unione perde un convinto europeista, un sincero democratico e un uomo buono. Un uomo che ha lottato per la giustizia e la solidarietà e un buon amico, i miei pensieri vanno alla moglie Alessandra, ai figli Giulio e Livia e a tutti i suoi amici“, ha affermato la presidente. Inoltre, su Twitter la presidente ha scritto: “Sono profondamente rattristata dalla morte di un grande europeo e italiano. David Sassoli è stato un giornalista appassionato, uno straordinario Presidente del Parlamento europeo e soprattutto un caro amico“.

“Sempre nasce un sogno”, appuntamento con Giorgia Lanzilli

Settimo appuntamento della rassegna culturale di Associazione Valentia in collaborazione con Like Quotidiano. Mercoledì 12 gennaio 2022, alle ore 19, Teresa Pugliese dialogherà con Giorgia Lanzilli, autrice del libro “Sempre nasce un sogno“, edito da Mondadori.

Sin dall’adolescenza, Agata e Nicole sono amiche inseparabili, quasi sorelle, anche se non potrebbero essere più diverse. Agata è riservata e schiva, con un passato segnato dall’abbandono; Nicole invece è estroversa e vulcanica, determinata a prendersi ciò che vuole. Alle soglie dei trent’anni, entrambe hanno realizzato i propri sogni: quello di Agata porta il nome Fili sospesi, ed è la bottega di filati e lane che ha aperto nella suggestiva piazza del Duomo di Atri; quello di Nicole si chiama Eva, ed è la sua figlia adorata.

Nell’incantevole borgo abruzzese incastonato tra il mare e le montagne, i giorni si susseguono luminosi uno dopo l’altro, fino a quando una mattina irrompe l’inaspettato: Agata cade, in negozio, e quella che pare una banale frattura al piede si rivela essere qualcosa di molto più serio.

Può la vita cambiare in un istante, prendendo una nuova direzione in seguito a quella che sembrava una semplice perdita di equilibrio? Per Agata è così. Inizia in questo modo la lotta con la malattia, che ruba il corpo, l’entusiasmo, i sogni, il futuro. Ruba anche l’amore: la relazione con Davide finisce nel peggiore dei modi, e per Agata sembra non esserci più felicità possibile. L’unico punto fermo è Nicole, che dopo anni di devozione alla famiglia sta facendo i conti con un matrimonio che forse si è spento. E poi c’è Eva, che con i suoi cinque anni porta luce e magia anche dove il buio è più fitto.

Mentre il tempo corre rapido, Agata si butta in relazioni di una notte, ma forse il destino ha in serbo per lei un’ultima occasione per sentire il proprio cuore battere insieme a un altro. Perché la vita ci sorprende, sempre, e ci travolge anche quando tutto sembra perduto.

Con tenerezza e partecipazione, l’autrice ci consegna una commovente storia di tenacia e di un legame così saldo che diventa famiglia, quello capace – ogni volta che cadiamo e ci sgretoliamo in mille pezzi – di raccoglierci e farci tornare interi.

L’autrice

Giorgia Lanzilli è nata a Torino nel 1984 e vive vicino a Pescara con il marito e i due figli. Il suo primo romanzo, edito da Mondadori nel 2017, è intitolato Leggimi tra vent’anni ed è ispirato all’omonima e seguitissima pagina Facebook.

Fico convoca il Parlamento per l’elezione del Capo dello Stato

Il presidente della Camera, Roberto Fico, sentita la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha convocato il Parlamento in seduta comune lunedì 24 gennaio alle ore 15. Alla seduta parteciperanno anche i delegati regionali. L’Assemblea avrà il compito di eleggere il nuovo Capo dello Stato

Sulla propria pagina Facebook, il presidente della Camera ha scritto: “Ho convocato il Parlamento in seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica il 24 gennaio alle ore 15. L’avviso sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di oggi. Come da prassi, questa mattina ho inviato la comunicazione ai presidenti dei Consigli regionali, che dovranno scegliere i propri delegati, e al presidente Mattarella. Nelle prossime due settimane, all’attività ordinaria della Camera si affiancherà quella di preparazione al voto. Siamo al lavoro insieme al collegio dei questori per definire l’organizzazione e le misure per garantire la piena operatività e sicurezza del voto“.

A fine dicembre, i dirigenti della Camera dei Deputati hanno incontrato tecnici e sanitari per definire al meglio le modalità di voto. L’obiettivo è quello di garantire la sicurezza sanitaria dei partecipanti. Probabilmente, ci sarà un’unica prima votazione. Successivamente, il presidente Fico, assieme ai capigruppo di Camera e Senato, dovrà decidere come procedere con le successive votazioni. Si stima che saranno necessarie 5-6 ore per effettuare ogni votazione.

Il voto per l’elezione del Capo dello Stato è segreto e per i primi tre scrutini il quorum è fissato a due terzi dell’assemblea, mentre dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. L’assemblea è composta da 1008 membri: 630 deputati, 320 senatori (di cui 314 elettivi e 6 a vita) e 58 delegati regionali.

Dalle Alpi all’Etna, l’arrivo in Sicilia

Più di 1200 sono i chilometri percorsi da Roberto Schettino, in sella alla sua bicicletta, dall’inizio del tour Dalle Alpi all’Etna. L’obiettivo è quello di percorrere più di 1400 chilometri, da Pordenone a Palermo, in bici. Like Quotidiano sta seguendo il tour Dalle Alpi all’Etna, che ha come fine il sostegno al CRO (centro di riferimento oncologico) di Aviano e all’associazione PIER – Pura Energia d’Amore. Il 24 dicembre, giorno della partenza, Schettino ha raggiunto Adria. Il giorno dopo, si è fermato a Rimini. Il 29 dicembre, Roberto era a Melfi. Pubblichiamo il diario di viaggio dal 30 dicembre all’1 gennaio.

Giovedì 30 dicembre: sono partito alle 5 del mattino da Melfi. Ho incontrato un po’ di nebbia. A metà strada tra Melfi e Potenza, il tempo è migliorato. A Brianza, in provincia di Potenza, ho forato per la terza volta la camera d’aria della ruota del carrellino. Un furgone si è fermato a chiedermi se volessi una mano e ho chiesto un passaggio per tornare indietro. Avevo bisogno di nastro per riparare la parte interna del cerchio, altrimenti la testa del raggio avrebbe forato nuovamente la camera d’aria. Sono stato accompagnato fino a Tito, un paese situato tra Potenza e Brianza. Da lì ho preso un treno e sono ritornato a Potenza. Ho recuperato la camera d’aria e ho preso un treno da Potenza fino a Casalbuono. Sto raggiungendo Maratea. Spero di arrivare a Palermo tra circa due giorni e mezzo.

Venerdì 31 dicembre: sono partito da Praia a Mare e ho raggiunto Tropea. È stata una giornata all’insegna del caldo, con picchi di 16 gradi. Ho visto addirittura la gente in spiaggia a prendere il sole! La ruota del carrellino si è nuovamente bucata, poco prima di Lamezia. Ho cambiato la camera d’aria. A Tropea ho acquistato due camere d’aria di scorta. Mancano 383 chilometri all’arrivo. Domani spero di superare Messina. Sono veramente stanco, ho voglia di ritornare a casa. Ho diversi dolori ed entrambi i tendini d’Achille infiammati. Il peso del carrellino si è fatto sentire. Ho percorso 1126 chilometri in tutto.

sabato 1 gennaio: ho raggiunto Messina. Non me la son sentita di proseguire fino a Milazzo perché c’è stato molto vento. Quella di oggi è stata una tappa veramente pesante. Ci sono stati diversi strappi di montagna che mi hanno tagliato le gambe. Ho avuto diverse crisi di fame, la gente per strada si fermava credendo che stessi male.

L’associazione PIER – Pura energia d’Amore promuove e finanzia “Per incanto“. Si tratta di un progetto artistico per aiutare i piccoli pazienti a vincere la paura. Il bunker e la sala della tomoterapia del CRO di Aviano diventeranno un bosco incantato, un luogo magico ricco di colori e di emozioni. Puoi effettuare una donazione tramite PayPal o inviando un bonifico a: CREDIFRIULI Gemona del Friuli IBAN: IT 36 I070 8563 8800 0000 0038 922.

La lettera del professore Pietro Carmina citata da Mattarella

Nel suo ultimo discorso di fine anno il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha citato le parole del professore di storia e filosofia Pietro Carmina. Il professore Pietro Carmina è morto a 68 anni nel crollo di una palazzina a Ravanusa, in provincia di Agrigento. La tragedia è avvenuta lo scorso 11 dicembre. Pietro Carmina aveva indirizzato la lettera ai suoi studenti nel 2018, in occasione del suo pensionamento. Ne riportiamo il testo integrale (in grassetto i passaggi citati dal Presidente Mattarella, ndr).

Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi. Ho appena chiuso il registro di classe. Per l’ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri. Tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni. Di parecchi rammento tutto, anche i sorrisi, le battute, i gesti di disappunto, il modo di giustificarsi, di confidarsi, di comunicare gioie e dolori, di altri, molti in verità, solo il viso o il nome.

Con alcuni persistono, vivi, rapporti amichevoli, ma il trascorrere del tempo e la lontananza hanno affievolito o interrotto, ahimè, quelli con tantissimi altri. Sono arrivato al capolinea ed il magone più lancinante sta non tanto nell’essere iscritto di diritto al club degli anziani, quanto nel separarmi da questi ragazzi. A tutti credo aver dato tutto quello che ho potuto, ma credo anche di avere ricevuto di più, molto di più. Vorrei salutarvi tutti, quelli che incontro per strada, quelli che mi siete amici sui social, e, tramite voi, anche tutti gli altri, tutti, ed abbracciarvi ovunque voi siate

Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita. Una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista. Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l’entusiasmo, la voglia di lottare. Gli anni del liceo, per quanto belli, non sempre sono felici né facili, specialmente quando avete dovuto fare i conti con un prof. che certe mattine raggiungeva livelli eccelsi di scontrosità e di asprezza, insomma, rompeva alla grande.

Ma lo faceva di proposito, nel tentativo di spianarvi la strada, evidenziandone ostacoli e difficoltà. Vi chiedo scusa se qualche volta non ho prestato il giusto ascolto, se non sono riuscito a stabilire la giusta empatia, se ho giudicato solo le apparenze, se ho deluso le aspettative, se ho dato più valore ai risultati e trascurato il percorso ed i progressi, se, in una parola, non sono stato all’altezza delle vostre aspettative e non sono riuscito a farvi percepire che per me siete stati e siete importanti, perché avete costituito la mia seconda famiglia.

Un’ultima raccomandazione, mentre il mio pullman si sta fermando. Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non ‘adattatevi’, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare, non state tutto il santo giorno incollati a cazzeggiare con l’iphone.

Leggete, invece, viaggiate, siate curiosi (rammentate il coniglio del mondo di sofia?). Io ho fatto, o meglio, ho cercato di fare la mia parte, ora tocca a voi. Le nostre strade si dividono, ma ricordate che avete fatto parte del mio vissuto, della mia storia e, quindi, della mia vita. Per questo, anche ora che siete grandi, per un consiglio, per una delusione, o semplicemente per una risata, un ricordo o un saluto, io ci sono e ci sarò. Sapete dove trovarmi. Ecco. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio.

Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica

Pubblichiamo il testo integrale del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Care concittadine, cari concittadini,

ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente.

L’augurio che sento di rivolgervi si fa, quindi, più intenso perché, alla necessità di guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno, si aggiunge il bisogno di esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale.

Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze.

Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi.

In questi giorni ho ripercorso nel pensiero quello che insieme abbiamo vissuto in questi ultimi due anni: il tempo della pandemia che ha sconvolto il mondo e le nostre vite.

Ci stringiamo ancora una volta attorno alle famiglie delle tante vittime: il loro lutto è stato, ed è, il lutto di tutta Italia.

Dobbiamo ricordare, come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo.

I meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati.

In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus – imprevedibili nelle mutevoli configurazioni – si avverte talvolta un senso di frustrazione.

Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto.

I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri.

Ricordo la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso.

Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino?

La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla.

I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto– ripeto – la pericolosità della malattia.

Basta pensare a come l’anno passato abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni.

La pandemia ha inferto ferite profonde: sociali, economiche, morali. Ha provocato disagi per i giovani, solitudine per gli anziani, sofferenze per le persone con disabilità. La crisi su scala globale ha causato povertà, esclusioni e perdite di lavoro. Sovente chi già era svantaggiato è stato costretto a patire ulteriori duri contraccolpi.

Eppure ci siamo rialzati. Grazie al comportamento responsabile degli italiani – anche se tra perduranti difficoltà che richiedono di mantenere adeguati livelli di sicurezza – ci siamo avviati sulla strada della ripartenza; con politiche di sostegno a chi era stato colpito dalla frenata dell’economia e della società e grazie al quadro di fiducia suscitato dai nuovi strumenti europei.

Una risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, che l’Europa è stata capace di dare e a cui l’Italia ha fornito un contributo decisivo.

Abbiamo anche trovato dentro di noi le risorse per reagire, per ricostruire. Questo cammino è iniziato. Sarà ancora lungo e non privo di difficoltà. Ma le condizioni economiche del Paese hanno visto un recupero oltre le aspettative e le speranze di un anno addietro. Un recupero che è stato accompagnato da una ripresa della vita sociale.

Nel corso di questi anni la nostra Italia ha vissuto e subito altre gravi sofferenze. La minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista, che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero. I gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. I caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza.

Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone.

Il volto reale di una Repubblica unita e solidale.

È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica.

La Costituzione affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale.

Questo compito – che ho cercato di assolvere con impegno – è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale.

Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini.

Spesso le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste. Ma soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino.

Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica.

Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettere integri al suo successore.

Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere a questo dovere. Quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale.

È la Costituzione il fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale. Lo sono i suoi principi e i suoi valori che vanno vissuti dagli attori politici e sociali e da tutti i cittadini.

E a questo riguardo, anche in questa occasione, sento di dover esprimere riconoscenza per la leale collaborazione con le altre istituzioni della Repubblica.

Innanzitutto con il Parlamento, che esprime la sovranità popolare.

Nello stesso modo rivolgo un pensiero riconoscente ai Presidenti del Consiglio e ai Governi che si sono succeduti in questi anni.

La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio.

Ci troviamo dentro processi di cambiamento che si fanno sempre più accelerati.

Occorre naturalmente il coraggio di guardare la realtà senza filtri di comodo. Alle antiche diseguaglianze la stagione della pandemia ne ha aggiunte di nuove. Le dinamiche spontanee dei mercati talvolta producono squilibri o addirittura ingiustizie che vanno corrette anche al fine di un maggiore e migliore sviluppo economico. Una ancora troppo diffusa precarietà sta scoraggiando i giovani nel costruire famiglia e futuro. La forte diminuzione delle nascite rappresenta oggi uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società.

Le transizioni ecologica e digitale sono necessità ineludibili, e possono diventare anche un’occasione per migliorare il nostro modello sociale.

L’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi.

​Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova. 

I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani.  

Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società.

Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”.

​Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo.​​​​

Desidero rivolgere un augurio affettuoso e un ringraziamento sincero a Papa Francesco per la forza del suo magistero, e per l’amore che esprime all’Italia e all’Europa, sottolineando come questo Continente possa svolgere un’importante funzione di pace, di equilibrio, di difesa dei diritti umani nel mondo che cambia.

Care concittadine e cari concittadini, siamo pronti ad accogliere il nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi.

Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante volte, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria.

Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia.

L’Italia crescerà. E lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei.

Buon anno a tutti voi!

E alla nostra Italia!  

“Inseguendo un sogno”, appuntamento con Davidson e Gragnani

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Sesto appuntamento della rassegna culturale di Associazione Valentia in collaborazione con Like Quotidiano. Martedì 4 gennaio 2022, alle ore 19, Ippazio Carbone dialogherà con Paul Davidson e Cecilia Gragnani, autori del libro “Inseguendo un sogno“, edito da Sperling & Kupfer.

Herbert Kilpin è un giovane operaio di Nottingham. Cresce tra l’odore di carne della macelleria del padre, dove vive la numerosa famiglia, e la fabbrica di pizzo in cui lavora. L’unico luogo dove trova sollievo ed evasione dalla povertà è il campo da calcio. Testardo e sfrontato, avrebbe tutte le carte in regola per diventare un grande giocatore, se solo fosse in grado di fare squadra e controllare le sue emozioni e i suoi vizi, come quello del bere. Il giorno in cui l’enigmatico e sofisticato imprenditore italiano Edoardo Bosio arriva a Nottingham per rubare qualche segreto sulla lavorazione del pizzo e, perché no, qualche abile operaio da impiegare nella sua fabbrica di Torino, si presenta per Herbert l’occasione della vita.

Bosio, che è uno dei primi giocatori di calcio italiani, nota subito le qualità del giovane, sia in fabbrica sia sul campo. Gli offre l’opportunità di andare con lui in Italia. Ad aspettarlo oltremanica c’è un mondo nuovo, nel quale Kilpin dovrà fare i conti con il pregiudizio di classe, le ribellioni di operai scontenti, l’emarginazione dentro e fuori dal campo, ma in cui troverà i compagni con i quali coronare il sogno agognato: creare una squadra per il popolo. E quella squadra farà la storia del calcio mondiale: l’AC Milan.

Gli autori

Paul Davidson, originario del sud ovest dell’Inghilterra, vive a Londra. Si è diplomato in sceneggiatura e recitazione presso l’accademia inglese Drama Centre-Central Saint Martins. Ha scritto svariate sceneggiature nel Regno Unito e all’estero, questo è il suo primo romanzo. Molte delle sue storie ruotano attorno alle vite pionieristiche e straordinarie di uomini e donne, in particolare dal mondo dello sport.

Cecilia Gragnani, tifosa del Milan, dopo una laurea magistrale in Lettere moderne, si è trasferita a Londra per proseguire gli studi teatrali e cinematografici all’accademia Drama Centre-Central Saint Martins. Da allora, lavora fra l’Italia e l’Inghilterra come autrice e performer. È co-autrice del documentario Maradonapoli e del podcast London Expat.

La presentazione di Inseguendo un sogno sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Like Quotidiano e sui canali Facebook e YouTube di Associazione Valentia.

Dalle Alpi all’Etna, diario di viaggio

775 sono i chilometri percorsi da Roberto Schettino, in sella alla sua bicicletta, dall’inizio del tour Dalle Alpi all’Etna. L’obiettivo è quello di percorrere più di 1400 chilometri, da Pordenone a Palermo, in bici. Like Quotidiano sta seguendo il tour Dalle Alpi all’Etna, che ha come fine il sostegno al CRO (centro di riferimento oncologico) di Aviano e all’associazione PIER – Pura Energia d’Amore. Il 24 dicembre, giorno della partenza, Schettino ha raggiunto Adria. Il giorno dopo, si è fermato a Rimini. Pubblichiamo il diario di viaggio dal 26 al 29 dicembre.

Terza e quarta tappa

Domenica 26 dicembre: Ho percorso 110 chilometri sotto la pioggia, da Rimini ad Ancona. Arrivato a Senigallia, ho sentito un rumore al carrello. Mi sono fermato e non ho notato nulla di strano, se non una bottiglietta di plastica accartocciata per strada. Sono risalito in bici ma avevo le gambe pesanti e non riuscivo a pedalare. Ho iniziato a pensare ad una crisi, che poi è arrivata perché, quando le gambe non girano, la testa parte. Da Senigallia, sono arrivato a Falconara, facendo una fatica bestiale.

Mi sono accorto di aver bucato la gomma del carrellino. Sotto la pioggia e al buio, non ho potuto sostituire la ruota, nonostante volessi farlo. Quindi, ho preso un treno e ho percorso gli ultimi 10 chilometri fino ad Ancona. Sono arrivato lì con due ore di ritardo rispetto al programma. Fino alla foratura, è andato tutto bene. Ho percorso l’Adriatica e un pezzo della panoramica da Gabicce. Ho viaggiato per 372 chilometri dall’inizio della mia impresa.

Lunedì 27 dicembre: Sono arrivato a Pescara e sono stato accolto dall’Associazione Artiglieri e dal loro Presidente che mi ha offerto un alloggio per la notte. La ruota del carrello aveva un piccolo difetto che avrebbe potuto causare ulteriori forature. Ho avuto qualche difficoltà ad uscire da Ancona, che è una città con molte strada in salita. Ho percorso l’Adriatica e sono arrivato a Pescara alle 21 e 30 circa. Domani, proverò ad arrivare in Puglia. In giornata, ho percorso 155 chilometri circa. Dal momento della partenza, non ho quasi visto un raggio di sole!

Quinta e sesta tappa

Martedì 28 dicembre: Sono arrivato a San Severo, in provincia di Foggia. Ho percorso 154 chilometri. In totale, ho viaggiato per 667 chilometri. Da Pescara a Ortona, il tempo è stato nuvoloso, poi ho finalmente avuto il sole come compagno di viaggio. La temperatura è stata di circa 12 gradi. La stanchezza si sta facendo davvero sentire.

Mercoledì 29 dicembre: Sono arrivato a Melfi, percorrendo 90 chilometri. Ho incontrato le prime salite. Volevo proseguire fino a Potenza ma ho preferito fermarmi prima per recuperare delle energie, visto che la tappa di domani sarà molto impegnativa. Spero di arrivare a Maratea. Partirò all’alba. La temperatura è stata di 12 gradi circa. Ho percorso 775 chilometri dall’inizio del tour Dalle Alpi all’Etna.

L’associazione PIER – Pura energia d’Amore promuove e finanzia “Per incanto“. Si tratta di un progetto artistico per aiutare i piccoli pazienti a vincere la paura. Il bunker e la sala della tomoterapia del CRO di Aviano diventeranno un bosco incantato, un luogo magico ricco di colori e di emozioni. Puoi effettuare una donazione tramite PayPal o inviando un bonifico a: CREDIFRIULI Gemona del Friuli IBAN: IT 36 I070 8563 8800 0000 0038 922.