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Colle, Letta: si chiude venerdì con Casini o Mattarella

11:49 Alessandra Sardoni (La7), comunica una precisazione del Partito Democratico: “Non è stato proposto il nome di Casini. Il segretario ha comunicato che il centrodestra ha bocciato tutti i nomi terzi: Mattarella, Draghi, Casini, Amato”. Enrico Mentana: “Le riunioni sono segrete, non è accettabile l’invito ad attenersi ai fatti da parte dello staff del Pd. Non accettiamo lezioncine da persone che non sanno dove sia la trasparenza”.

10:15 “In questo Parlamento, in cui non c’è una maggioranza di centrodestra o di centrosinistra perché si riesca ad eleggere come tutti noi vogliamo e come i cittadini italiani vogliono un presidente della Repubblica o una presidente della Repubblica c’è bisogno che non ci sia nessuno vincitore o dei vinti. Bisogna che tutti si concorra a una soluzione senza vincitori e vinti, se non si esce da questa logica credo che non ci si riuscirà”. Così il segretario del Pd Enrico Letta arrivando a Montecitorio per il vertice con M5S e Leu prima dell’avvio della quarta giornata di votazioni. “Mi sembra che nelle ultime ore dei passi avanti si siano fatti quindi io guardo le cose con fiducia e ottimismo proprio perché si sta andando verso una logica di dialogo ed è l’unica possibilità: né vincitori né vinti, dialogo e soluzione”.

22:18 Le agenzie confermano l’intenzione di Enrico Letta di eleggere il prossimo presidente della Repubblica entro venerdì. Domani il Pd dovrebbe lasciare bianca la scheda elettorale.

22:01 Secondo quanto rivelato in diretta da Massimo Giletti, durante la trasmissione Non è l’Arena su La7, i partiti di maggioranza starebbero per chiudere la partita del Quirinale sulla candidatura di Pier Ferdinando Casini. La fonte del conduttore è uno dei grandi elettori presenti nella riunione del Partito Democratico che si sta tenendo in questi minuti. Secondo l’indiscrezione, Enrico Letta avrebbe dato come limite massimo per l’elezione di Casini la giornata di Venerdì. Se non dovesse andare in porto l’elezione di Casini, si percorrerebbe la strada di un Mattarella-bis.

Quirinale, nulla di fatto nella terza votazione

Nulla di fatto anche dopo la terza votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica. Il quorum era fissato a 673 voti. Sono state 412 le schede bianche al terzo scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato. I presenti e votanti nella terza votazione sono stati 978, le schede nulle 22 e 84 i voti dispersi.

Guido Crosetto, candidato odierno di Fratelli d’Italia, ha raccolto 114 voti, il doppio dei grandi elettori del partito che lo ha sostenuto. Il presidente uscente, Sergio Mattarella, ha ottenuto oltre 120 voti. Il giurista Paolo Maddalena, votato da Alternativa e dagli ex M5s, ha raggiunto i 61 voti. Pier Ferdinando Casini si è fermato a 52 preferenze.

Giancarlo Giorgetti ha ricevuto 19 preferenze, Marta Cartabia e Luigi Manconi 8, Pier Luigi Bersani e Umberto Bossi 7. Domani la procedura di elezione inizierà alle ore 11. Il quorum sarà fissato al 50% + 1 dei votanti (505 preferenze).

Guido Crosetto ha commentato il sostegno di Fratelli d’Italia nei suoi confronti: “I Parlamentari dopo due giorni di schede bianche avevano voglia di votare e hanno fatto il mio nome giusto per dare un senso a questo scrutinio. Per quanto mi riguarda, è da oltre 20 anni che penso i cittadini debbano scegliere il proprio presidente“. 

Questa sera, il leader della lega, Matteo Salvini, incontrerà Matteo Renzi (Italia Viva), Enrico Letta (Partito Democratico) e Giuseppe Conte (Movimento Cinque Stelle). “La soluzione può essere vicina“, ha dichiarato il segretario Salvini.

“Quattro metà”, appuntamento con Martino Coli

Nono appuntamento della rassegna culturale di Associazione Valentia in collaborazione con Like Quotidiano. Venerdì 28 gennaio 2022, alle ore 19, Daria Arena dialogherà con Martino Coli, autore del libro “Quattro Metà“, edito da Sperling & Kupfer.

Loro sono in quattro: Matteo, Dario, Chiara e Giulia. Quattro metà di quattro coppie possibili. Quale sia l’accoppiamento giusto, nessuno lo sa. Matteo e Chiara sono persone solari e affettuose, forse un po’ naïf: sembrano fatti apposta per stare assieme. Anche Giulia e Dario hanno tanto in comune, maledettamente affascinanti, così sicuri di sé al limite dell’arroganza. Il loro destino parrebbe già scritto, visto che “chi si somiglia si piglia“. Peccato che si dica anche che “gli opposti si attraggono“.

Martino e Stefania, loro amici in comune, scommettono per due diversi accoppiamenti, ma si renderanno ben presto conto che, sebbene l’affinità esista, le situazioni iniziali non sono determinanti, perché, in fondo, tutti noi cambiamo quando stiamo con qualcuno. E così, le storie di Matteo, Dario, Chiara e Giulia insegneranno loro che la teoria secondo la quale per ognuno di noi esiste una e una sola anima gemella non soltanto è priva di senso, ma è un ideale molto meno romantico di quello che chiunque, volendo, possa diventare la nostra metà.

Quattro metà è il primo romanzo di Martino Coli, una commedia romantica e brillante ispirata all’omonimo film, scritto dallo stesso autore e diretto da Alessio Maria Federici, prodotto da Cattleya e distribuito da Netflix.

L’autore

Nato a Genova nel 1985, Martino Coli è uno sceneggiatore cinematografico che ha collaborato con Paolo Genovese, Vincenzo Salemme e Fausto Brizzi. Quattro metà è il suo primo romanzo ed è già un film prodotto da Cattleya e disponibile su Netflix.

La presentazione di Quattro metà sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Like Quotidiano e sui canali Facebook e YouTube di Associazione Valentia.

Chi è Carlo Nordio, candidato del centrodestra al Quirinale

Nel pomeriggio di ieri, i partiti di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) hanno presentato una rosa di tre nomi candidabili alla Presidenza della Repubblica. Le figure adatte a ricoprire il ruolo di Capo dello Stato, secondo Salvini, Meloni e Tajani, sono Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio.

Carlo Nordio, nato a Treviso nel 1947, è entrato in magistratura nel 1977.Negli anni ottanta ha condotto le indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona nella regione. Negli anni novanta ha indagato sui reati della vicenda Tangentopoli, in particolare su quelli commessi dalle cooperative rosse. Carlo Nordio è stato procuratore aggiunto di Venezia e titolare dell’inchiesta sul MOSE, che nel 2014 ha portato a 35 arresti.

È stato consulente della Commissione Parlamentare per il terrorismo. Ha presieduto la Commissione Ministeriale per la riforma del codice penale, con l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli (Lega). Ha collaborato con diverse riviste giuridiche e con alcuni quotidiani, tra i quali Il Tempo, Il Messaggero e Il Gazzettino. Nordio ha pubblicato sette saggi.

Si è schierato a favore del sorteggio per la composizione del Consiglio Superiore della Magistratura. Ha firmato i referendum di Radicali e Lega sulla riforma della giustizia. Al momento, è consulente della commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi e componente del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Luigi Einaudi Onlus.

Carlo Nordio: “La pedofilia è un orientamento sessuale”

Nel corso di un’audizione della Commissione Giustizia del Senato sul Ddl Zan, ha dichiarato: “Quando si parla di orientamento sessuale, si dà una definizione spuria estremamente ambigua che minaccia di ritorcersi contro le intenzioni del legislatore. Se una persona dicesse ‘io i pedofili li metterei tutti al muro’, sarebbe incriminabile in base al ddl Zan, perchè la pedofilia è un orientamento sessuale. È un orientamento perverso, ma noi sappiamo che non c’è nulla di più volatile della concezione del sesso che noi abbiamo“.

Carlo Nordio ha commentato la sua candidatura con le seguenti parole: “Domine non sum dignus. Signore, non sono degno“.

Quirinale, Fratelli d’Italia voterà Guido Crosetto

I grandi elettori di Fratelli d’Italia voteranno Guido Crosetto durante la terza votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica. Anche oggi, il quorum è fissato ai due terzi dell’assemblea. Sicuramente Crosetto non sarà eletto. La scelta di FdI è quella di “contare” i propri voti in aula, utilizzando un candidato di bandiera, in attesa che si delinei un accordo tra le diverse forze politiche.

Nato a Cuneo nel 1963, negli anni universitari diventa segretario regionale del movimento giovanile della Democrazia Cristiana. Eletto, da indipendente, sindaco di Marene (carica mantenuta dal 1990 al 2004), nel 2001, nel 2006 e nel 2008 è eletto alla Camera nelle fila di Forza Italia. Ha ricoperto la carica di sottosegretario di Stato al Ministero della difesa nel governo Berlusconi IV.

Il 20 dicembre 2012, a seguito di una spaccatura interna al Popolo della Libertà, causata dal sostegno al governo Monti, Guido Crosetto crea un nuovo movimento politico conservatore. Nasce Fratelli d’Italia, creato da Crosetto insieme a Giorgia Meloni e ad Ignazio La Russa. Nel 2018 è coordinatore di Fratelli d’Italia e viene eletto in parlamento.

Ieri, i leader dei partiti di centrodestra Matteo Salvini (Lega), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Antonio Tajani (Forza Italia) avevano indicato una rosa di nomi ideali per ricoprire il ruolo di Capo dello Stato. Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio sono le figure migliori secondo il centrodestra. Il centrosinistra non ritiene che su quei nomi possa svilupparsi una larga condivisione in questo momento necessaria.

redazione@likequotidiano.it

Chi è Letizia Moratti, candidata del centrodestra al Quirinale

Nel pomeriggio di ieri, i partiti di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) hanno presentato una rosa di tre nomi candidabili alla Presidenza della Repubblica. Le figure adatte a ricoprire il ruolo di Capo dello Stato, secondo Salvini, Meloni e Tajani, sono Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio.

Letizia Moratti è, al momento, vicepresidente e assessore al welfare della Regione Lombardia. La sua è considerata una candidatura super partes, non essendo Moratti tesserata ad alcun partito. La sua provenienza è comunque di centrodestra, in particolare Letizia Moratti ha fatto parte di Forza Italia.

Letizia Maria Brichetto Arnaboldi nasce a Milano nel 1949. Assume il cognome Moratti dopo aver sposato Gian Marco, presidente della Saras. Suo padre, Paolo Brichetto Arnaboldi, è stato un eroe partigiano, Medaglia di Bronzo e d’Argento al Valor Militare. Era soprannominato chiamato “il partigiano bianco” per via della sua appartenenza al mondo aristocratico. Letizia Moratti si laurea nel 1972 in Scienze politiche a Milano e, dopo la laurea, diventa assistente in Diritto comunitario europeo del professor Fausto Pocar.

A 25 anni inizia la sua carriera di manager, nel mondo assicurativo. Dal 1994 al 1996 è presidente della Rai. Moratti è stata la prima donna a ricoprire tale carica. Fu nominata dal governo Berlusconi. Dal 2001 al 2006 è ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo presieduto da Silvio Berlusconi. Nel 2006 diventa Sindaca di Milano e, un anno più tardi, l’allora Presidente del consiglio Romano Prodi la nomina commissario per la candidatura di Milano a Expo 2015. Nel 2019 presiede, per circa un anno, il Consiglio d’amministrazione di Ubi Banca.

Insieme al marito, Gian Marco Moratti, è stata una convinta sostenitrice e finanziatrice della Comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli.

La gestione di Letizia Moratti dell’emergenza Covid in Lombardia

Nel 2021, il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, la nomina vicepresidente e assessore al welfare. Hanno scatenato forti polemiche le dichiarazioni di Moratti in riferimento alla distribuzione delle dosi di vaccino anti Covid-19. In una lettera da lei inviata al commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, si legge: “[…] Gli ho proposto quattro criteri: le zone più colpite, la mobilità, la densità abitativa e il tema del contributo che le Regioni danno al PIL. Questi criteri dovrebbero essere tenuti in considerazione non per modificare la distribuzione dei vaccini ma per accelerare per quelle regioni che rispondono a questi criteri”.

Il centrosinistra boccia la proposta del centrodestra per il Quirinale

In una nota congiunta, i partiti di centrosinistra Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Liberi e Uguali hanno rifiutato di sostenere uno dei tre nomi proposti dal centrodestra per l’elezione del Capo dello Stato.

Prendiamo atto della terna formulata dal centrodestra che appare un passo in avanti, utile al dialogo. Pur rispettando le legittime scelte del centrodestra, non riteniamo che su quei nomi possa svilupparsi la larga condivisione in questo momento necessaria. Riconfermiamo la nostra volontà di giungere a una soluzione condivisa su un nome super partes e per questo non contrapponiamo una nostra rosa di nomi. Nella giornata di domani proponiamo un incontro tra due delegazioni ristrette in cui porteremo le nostre proposte“. Questo il contenuto della nota congiunta.

Al termine del vertice tra i tre partiti di centrosinistra, il segretario del Pd, Enrico Letta, ha affermato: “La proposta che facciamo è quella di chiuderci dentro una stanza e buttiamo via le chiavi. Pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione. Domani è il giorno chiave“.

In quest’occasione ha parlato anche il leader dell’M5s, Giuseppe Conte: “Oggi abbiamo deciso di non presentare una rosa di nomi. In questo modo acceleriamo il dialogo con il centrodestra con l’impegno di trovare nelle prossime ore una soluzione condivisa. L’Italia non ha tempo da perdere. Non è il momento del muro contro muro“.

Quirinale, nulla di fatto. La proposta del centrodestra

Sono state 527 le schede bianche al secondo scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato. Durante la seconda votazione, hanno espresso un voto 976 grandi elettori. Non ci sono stati astenuti. I voti dispersi sono stati 125, 38 le schede nulle nulle. I più votati, entrambi con 39 preferenze, sono stati Sergio Mattarella e Paolo Maddalena, candidato di Alternativa. Il quorum era fissato a 673 voti. Il centrodestra ha presentato una rosa di tre candidati alla carica di Presidente della Repubblica.

In una conferenza stampa, i leader dei partiti di centrodestra Matteo Salvini (Lega), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Antonio Tajani (Forza Italia) hanno indicato in Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio le figure ideali a ricoprire il ruolo di Capo dello Stato.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha dichiarato di non avere l’intenzione “di imporre niente a nessuno. Come fatto per 30 anni dal centrosinistra, credo sia oggi diritto del centrodestra, dell’area liberale e conservatrice del Paese, quello di avanzare delle proposte. Scrivere un libro con il Papa e dirigere il Senato, come ha fatto Marcello Pera, non è da tutti. Moratti ha preparato l’Expo, è stata sindaco di Milano e ha affrontato il Covid in Lombardia da dirigente del Welfare. Infine, Carlo Nordio è uomo liberale e giurista. Una figura utile per affrontare i gravi nodi all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura. Non presentiamo dirigenti di partito – aggiunge Salvini – anche se a questo tavolo ci sarebbe una figura che più di tutte, tra europeismo e atlantismo, potrebbe rappresentare il nostro Paese“. Il chiaro riferimento è ad Antonio Tajani, già presidente del Parlamento europeo.

Meloni: “Nostra la responsabilità di presentare proposte”

Giorgia Meloni ha detto di essere “contenta di questa terna di nomi. Noi non abbiamo i numeri per eleggere il Capo dello Stato, ma abbiamo il diritto di proporre un punto di partenza per il dialogo tra i partiti. Quelli da noi proposti sono tre profili di altissimo livell – continua Meloni – come lo sono anche quelli di Elisabetta Casellati e di Antonio Tajani.

La leader di Fratelli d’Italia trova “irrispettoso l’atteggiamento di chi dice ‘qualsiasi proposta farete, non verrà presa in considerazione’. In democrazia si dice cosa si pensa della proposta, non si definisce inadeguato chi rappresenta milioni di persone. Io rivendico rispetto per i milioni di cittadini che si sentono rappresentanti da quest’area politica e culturale. Siamo soddisfatti per la compattezza e l’unità della coalizione. Sono contenta di come stiamo operando e della proposta avanzata per cercare di fare un passo avanti per evitare che sull’elezione del Capo dello Stato la politica dia una pessima immagine, continuando a perdere giorni“.

Chi è Andrea Riccardi, candidato del centrosinistra al Quirinale

È Andrea Riccardi il successore ideale di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, secondo il centrosinistra. Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, intervenendo durante la trasmissione televisiva Che tempo che fa, ha dichiarato che quella di Andrea Riccardi “potrebbe essere una buona soluzione ed è un nome su cui stiamo lavorando. Mi sono permesso di dire, come l’hanno detto anche Conte e Speranza, che noi abbiamo individuato una candidatura per noi ideale – ha affermato Letta – quella di Andrea Riccardi. Fondatore della comunità di Sant’Egidio, unico italiano premiato con il Premio Charle Magne, Presidente della Società Dante Alighieri, è una specie di patriota della nostra lingua. Quindi, è un candidato veramente super partes“.

Riccardi, sostenuto anche da Liberi e Uguali, ha ricevuto l’apprezzamento di Giuseppe Conte. Secondo il leader del Movimento Cinque Stelle, quella del fondatore della Comunità di Sant’Egidio “è una candidatura che risponde alle nostre caratteristiche“. Durante la prima votazione, i tre partiti hanno scelto di voteremo scheda bianca “per dare un segnale di disponibilità nei confronti del centrodestra“. Una scelta fatta anche per non bruciare la candidatura.

Il profilo

Andrea Riccardi è nato a Roma nel 1950. Si è laureato in giurisprudenza con una tesi sui rapporti tra Stato e Chiesa. Nel 1968, a diciotto anni, ha fondato la Comunità di Sant’Egidio. Sant’Egidio, nata come piccola realtà cattolica romana, è oggi divenuta una famiglia internazionale, presente in settanta paesi. La Comunità è attiva nell’impegno sociale e in numerosi progetti di sviluppo nel Sud del mondo. È conosciuta in tutto il mondo per il suo lavoro a favore della pace e del dialogo. L’impegno di Riccardi è stato fondamentale nella risoluzione del conflitto in Mozambico. Ha contribuito al raggiungimento della pace anche in Guatemala, in Costa d’Avorio e in Guinea.

Riccardi ha insegnato, da professore ordinario, Storia contemporanea all’Università di Bari, alla Sapienza e alla Terza Università degli Studi di Roma. Dal 2011 al 2013, ha ricoperto l’incarico di Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione nel governo tecnico del prof. Mario Monti. In quell’occasione, ha ricevuto anche le deleghe alla famiglia e alle pari opportunità. Il 22 marzo 2015 è stato eletto Presidente della Società Dante Alighieri.

Esperto del pensiero umanistico contemporaneo e studioso della Chiesa in età moderna e contemporanea, Andrea Riccardi ha pubblicato più di quaranta saggi. Collabora con numerosi periodici e quotidiani, fra cui il Corriere della Sera.

Premi e onorificenze

Nel 1997 gli è stato conferito il Premio Metodista per la Pace, nel 2002 ha ricevuto la Legion d’Onore per il suo impegno a favore degli esclusi e per la giusta causa della riconciliazione e della pace. Il Time, nel 2003, lo ha inserito nell’elenco dei trentasei “eroi moderni” d’Europa, che si sono distinti per il proprio coraggio professionale e per l’impegno umanitario. Nel 2004, ha ricevuto il Premio Balzan per l’umanità, la pace e la fratellanza fra i popoli.

Nel 2019, è stato insignito del Premio Carlo Magno, che viene attribuito a persone e istituzioni che si sono particolarmente distinte nella promozione di una Europa unita e nella diffusione di una cultura di pace e di dialogo. Si legge nella motivazione: “Per onorare un esempio straordinario di impegno civile in favore di un’Europa più umana e solidale all’interno e all’esterno delle sue frontiere“.

Riccardi è Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Ha ricevuto onorificenze dal Mozambico, dalla Repubblica Federale Tedesca, dal Togo, dall’Armenia e dalla Francia. Ha ricevuto due Dottorati honoris causa, uno dall’Università di Friburgo, l’altro da quella cattolica di Lovanio. Sue anche due Lauree honoris causa, una in teologia, assegnata dall’Università Cattolica di Lovanio, l’altra in Governo dell’Unione Europea e Politica Internazionale, assegnata dall’Università degli Studi di Catania.

Quirinale, le scelte dei partiti nella prima votazione

Si sta svolgendo in queste ore la prima votazione per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Probabilmente, il quorum dei due terzi richiesto per i primi tre scrutini non sarà raggiunto. Sono 672 i voti necessari per raggiungere il quorum. Sono 1009 gli attuali grandi elettori, a causa della scomparsa del deputato di Forza Italia Vincenzo Fasano. Il successore di Fasano alla Camera dei Deputati, Rossella Sessa (Forza Italia), sarà proclamato domani. Non parteciperà quindi alla prima votazione.

Il presidente della Camera, Roberto Fico, durante lo spoglio delle schede leggerà solo il cognome del votato, sia nel caso in cui dovesse essere indicato solo questo sulla scheda, sia nel caso in cui il cognome dovesse essere affiancato dal nome del votato e sia comunque univocamente individuabile il soggetto cui è attribuito il voto. La decisione è stata presa per garantire la segretezza del voto.

I partiti scelgono di non scegliere

La maggioranza dei partiti ha espresso l’intenzione di non indicare alcun nome sulla scheda elettorale. Imbucheranno una scheda bianca nell’urna i grandi elettori del centrosinistra (Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Liberi e Uguali), quelli del centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) e deputati e senatori di Italia viva e di Coraggio Italia.

I grandi elettori di +Europa e di Azione esprimeranno un voto a favore dell’attuale ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Lo hanno annunciato Benedetto della Vedova (+Europa) e Carlo Calenda (Azione), che ha aggiunto: “Non parteciperemo al rito della scheda bianca. È semplicemente un tatticismo per coprire il fatto che i grandi partiti non hanno ancora trovato un accordo. Dopo tanto blaterare di donne, una donna competente c’è. Noi la votiamo convintamente da subito“. I grandi elettori di Alternativa indicheranno il nome di Paolo Maddalena.

Liliana Segre, senatrice a vita, ha partecipato al voto. “Il voto è segreto, non lo direi mai a nessuno cosa ho votato – ha dichiarato la senatrice – e non l’ho detto a nessuno. Sento molto la responsabilità della mia scelta“.