domenica, Aprile 20, 2025
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Chi è Elisabetta Belloni, la prossima Presidente della Repubblica

Sarà una donna la prossima Presidente della Repubblica. Lo ha detto Matteo Salvini a margine di un incontro tra i leader di centrodestra. L’annuncio è stato dato anche da Giuseppe Conte. Il nome, quasi certo, è quello di Elisabetta Belloni.

Nata a Roma nel 1958, Belloni si è laureata con lode in Scienze politiche alla Luiss Guido Carli di Roma. Intrapresa la carriera diplomatica nel 1985, dal novembre 2004 al giugno 2008 ha diretto l’unità di crisi del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, mentre dal 2008 al 2013 è stata direttrice generale della cooperazione allo sviluppo del ministero.

Nel febbraio 2014, è diventata ambasciatrice di grado e, dal giugno 2015, ha ricoperto la carica di capo di gabinetto del ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Dal 5 maggio 2016, ha ricoperto l’incarico di segretaria generale del Ministero degli affari esteri.

Il 12 maggio 2021, il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi l’ha nominata direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Già docente di Cooperazione allo sviluppo alla Luiss Guido Carli, nel 2007 ha dichiarato: “Io sono orgogliosa di non avere nessuna matrice politica. Qui ci sono colleghi di destra, colleghi di sinistra e alcuni definiti istituzionali. Io sono molto orgogliosa di definirmi istituzionale“.

Elisabetta Belloni parla quattro lingue, inglese, francese, spagnolo, tedesco. È Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Nel 2007, ha ricevuto la Legion d’Onore.

Adesso sto lavorando perché ci sia unione di intenti e voti e domani si chiuda, e il governo torni a lavorare in piena carica. Sto lavorando perché ci sia presidente donna, una donna in gamba, non faccio nomi né cognomi” ha dichiarato Matteo Salvini. Giuseppe Conte: “Ho l’impressione che ci sia la sensibilità di Salvini, spero di tutto il parlamento, per la possibilità di una presidente donna. Il M5s lo ha sempre detto“.

Quirinale: incontro Pd, 5 stelle, Lega

È in corso la sesta votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica. Probabilmente il quorum, fissato a 505 voti, non verrà raggiunto. I grandi elettori del centrodestra si stanno astenendo, quelli del centrosinistra stanno consegnando scheda bianca. Questo, almeno, secondo le indicazioni di partito. Sicuramente molti voti saranno a favore del Presidente Sergio Mattarella. Infatti, i gruppi parlamentari di Pd, M5s e Leu intendono far salire i consensi a favore di Mattarella, così da fare superare il numero di 166 raggiunto ieri. I capigruppo del Partito Democratico sono stati informati, infatti non stanno controllando che i parlamentari passino rapidamente nelle cabine elettorali. L’obiettivo è quello di arrivare, già domani, ad una rielezione di Mattarella al Quirinale.

Dopo la disfatta di questa mattina, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha incontrato il presidente del Consiglio Mario Draghi. Subito dopo, ha incontrato il segretario del Pd, Enrico Letta, e il capo politico del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte. “Ci stiamo parlando, sono in corso discussioni e poi vedremo. Stamane ero ottimista ed è andata bene. Abbiamo finalmente iniziato a parlare, ma siamo all’inizio” ha dichiarato Letta. Matteo Salvini sta incontrando gli altri leader del centrodestra. L’obiettivo è di arrivare ad avere, già domani, il nuovo inquilino del Quirinale.

Quirinale, disfatta del centrodestra

Fumata nera anche nella quinta votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica. Maria Elisabetta Alberti Casellati ha ottenuto 382 voti. Il quorum necessario per essere eletti è pari a 505 voti. Il centrodestra ha 453 grandi elettori. Quindi, a spoglio concluso, mancano all’appello 71 voti. È chiara la disfatta del centrodestra e del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha proposto la candidatura di Casellati.

La votazione ha sancito, da un lato, una significativa frattura della maggioranza che sostiene il governo Draghi. Dall’altra, la disfatta del centrodestra e la presenza di settantuno franchi tiratori all’interno di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.

Scontro tra Ignazio La Russa e Giovanni Toti. In Transatlantico, davanti ai giornalisti, La Russa (Fratelli d’Italia) si è rivolto al presidente della Regione Liguria, di centrodestra, con queste parole: “Hai già espresso la tua soddisfazione per il risultato, stai già festeggiando?“. Il Governatore ligure ha replicato: “No, vi lascio spazio, vi lascio andare avanti…“. Sollecitato dai giornalisti, La Russa ha aggiunto: “I franchi tiratori? Guardate tra i centristi e in Forza Italia“.

Gli astenuti sono stati pari a 406. Sergio Mattarella ha ottenuto 46 voti, 38 Nino Di Matteo, 8 Silvio Berlusconi. Sono state espresse 7 preferenze a favore di Antonio Tajani, 7 per Marta Cartabia, 6 per Pier Ferdinando Casini, tre per Mario Draghi, due per Elisabetta Belloni. Le schede bianche sono state 11, le nulle 9. In tutto i votanti sono stai 530, i presenti 936.

È in corso un vertice di centrodestra. Una nuova votazione si terrà alle ore 17.

Chi è Luigi Manconi, candidato al Quirinale

Luigi Manconi è il candidato alla Presidenza della Repubblica di Sinistra Italiana ed Europa Verde. Manconi è nato a Sassari nel 1948. Si è laureato in Scienze politiche presso l’Università Statale di Milano. In precedenza, era stato espulso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore perché indicato come uno dei dirigenti del movimento studentesco. Ha militato in Lotta Continua.

Giornalista, ha insegnato Sociologia dei fenomeni politici in diversi atenei italiani. È stato senatore e portavoce dei Verdi, poi sottosegretario di Stato alla giustizia nel Governo Prodi II, quando Manconi era già entrato nei Democratici di Sinistra. Nel 2013, è strato eletto senatore con il Partito Democratico. Ha assunto l’incarico di presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani.

Ha fondato la onlus A buon diritto, che tutela i diritti dei carcerati. Insieme alla famiglia di Stefano Cucchi, ha lottato per denunciare le violenze che portarono alla morte del giovane sei giorni dopo l’arresto. Nel 2016, ha lanciato la prima mobilitazione per il caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano torturato e ucciso a Il Cairo. Si è speso anche per i casi di Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Dino Budroni e Franco Mastrogiovanni.

Questo l’annuncio della candidatura di Luigi Manconi: “I parlamentari di Europa Verde e Sinistra italiana voteranno come presidente della Repubblica Luigi Manconi, già senatore della Repubblica e presidente della commissione parlamentare Straordinaria per la tutela dei Diritti umani e direttore dell’Ufficio Nazionale antidiscriminazioni razziali. Luigi Manconi è persona che ha servito le istituzioni e ha fatto della politica un luogo dove dare la voce agli ultimi, promuovendo la mobilitazione intorno alla drammatica vicenda di Giulio Regeni di cui oggi ricorre l’anniversario della sua scomparsa“.

Chi è Paolo Maddalena, ex candidato al Quirinale

Paolo Maddalena è stato il candidato di Alternativa, gruppo composto dagli ex deputati del Movimento Cinque Stelle, nelle prime tre votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Nato a Napoli nel 1958, si è laureato in giurisprudenza ed è diventato assistente di Antonio Guarino. Docente di Diritto in diversi atenei italiani, si è occupato di elaborare una nuova configurazione della responsabilità amministrativa e ha sostenuto la tesi della risarcibilità del danno pubblico ambientale. Paolo Maddalena è entrato in Magistratura nel 1971. Nel 2002, è stato eletto alla Corte Costituzionale, di cui è divenuto vicepresidente nel 2010. Il suo mandato è terminato nel 2011. Dal 2017, è presidente dell’associazione di promozione sociale Attuare la Costituzione, mentre dal 2019 è a capo della Consulta sul Debito del Comune di Napoli.

Queste le motivazioni che hanno portato alla scelta di Alternativa: “Figura super partes, lontana da appartenenze politiche, Maddalena ha messo al centro della sua opera di magistrato, docente universitario e giudice costituzionale (vice presidente della Consulta) la tutela dei beni pubblici demaniali, della legalità, della sovranità popolare e della nostra Costituzione. Per queste ragioni, riteniamo possa essere una figura tra le più importanti sulla quale tutte le forze politiche potrebbero convergere“.

Dopo la terza votazione, Paolo Maddalena ha ritirato la propria candidatura: “Da Presidente, avrei assicurato l’attuazione della Carta e la laicità dello Stato. Ma non lo sarò. Quindi, non mi resta che lasciare il passo al teatrino della politica“.

Quinta votazione: centrodestra unito su Casellati

23:50: Il parlamentare di Italia Viva, Ettore Rosato: “Non voteremo Casellati. Dispiace vedere la seconda carica dello Stato trascinata in un’operazione di questo tipo. I voti non ci sono”.

23:43: Il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, ha dichiarato: “Quello di Casellati è il nome più prestigioso che abbiamo. Essendo la presidente del Senato, è un nome che può essere condiviso anche da altre forze politiche. Naturalmente, occorre che lei sia d’accordo”.

23:40: Il vicesegretario del Partito Democratico, Giuseppe Provenzano, ha condiviso un tweet di Enrico Letta del 26 gennaio. Riferendosi all’ipotesi di una candidatura di Alberti Casellati, Letta aveva scritto: “Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto“. Provenzano ha aggiunto: “Meglio ribadire”.

23:15: Si è concluso il vertice tra le forze di centrodestra. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno deciso di indicare un nome sulla scheda, alla quinta votazione che si terrà domani mattina alle 11. La riserva sul nome sarà sciolta alle 9, durante un nuovo vertice. Il nome più probabile, al momento, è quello di Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Quirinale, il diario della quarta giornata

Nella quarta giornata di votazioni del Presidente della Repubblica, si è registrata una nuova, attesa fumata nera. Gli astenuti sono stati 441, le schede bianche sono state 261. L’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha raccolto 166 voti. Nino di Matteo, candidato da Alternativa e dagli ex 5 stelle, ha ottenuto 56 voti. Otto sono stati i voti per Luigi Manconi, 6 per la ministra Marta Cartabia. Le schede nulle sono state 5, i voti dispersi 20. In tutto i presenti sono stati 981, 540 i votanti. Il quorum, in questa quarta giornata, è sceso alla maggioranza semplice, a quota 505.

Tantissimi i nomi sul tavolo e gli annunci di incontri tra i leader politici, puntualmente smentiti. Non vi è alcuna certezza, non c’è alcun favorito, i grandi elettori sembrano essere allo sbando.

Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, ha avuto un incontro con il Presidente del Consiglio Mario Draghi. L’incontro è stato “cordiale”. Non cambia, spiega il partito, la posizione di Forza Italia. Draghi deve proseguire il suo lavoro alla guida del governo.

Queste le parole del leader di Italia Viva, Matteo Renzi: “L’indecoroso show di chi ha scambiato l’elezione del Presidente della Repubblica con le audizioni di X Factor dimostra una sola cosa: bisogna far scegliere il Presidente direttamente ai cittadini. Stanno ridicolizzando il momento più alto della democrazia parlamentare“.

Domani potrebbero svolgersi due votazioni, una alle 11, l’altra alle 17.

Giorno della Memoria, Mattarella: “Combattere ogni germe di discriminazione”

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria, ha inviato un messaggio ai partecipanti alla cerimonia ufficiale. Quest’anno, l’evento si è svolto al Ministero dell’Istruzione. Il messaggio è indirizzato anche al Ministro dell’Istruzione e al Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche.

Il testo del messaggio

[…] Quando le truppe russe entrarono nel campo di Auschwitz – la più imponente e sciagurata macchina di morte mai costruita nella storia dell’umanità – si spalancarono di fronte ai loro occhi le porte dell’Inferno. 

Nel cuore dell’Europa si era aperta una voragine che aveva inghiottito secoli di civiltà, di diritti, di conquiste, di cultura. Una delirante ideologia basata su grottesche teorie di superiorità razziale aveva cancellato, in poco tempo, i valori antichi di solidarietà, convivenza, tolleranza e perfino i più basilari sentimenti umani: quelli della pietà e della compassione. La storia aveva subito, in meno di un ventennio, un tragico stravolgimento. Si è tornati a concezioni e pratiche barbare e crudeli, che si pensava fossero retaggio di un passato ormai remoto.  Guerra, stermini, eccidi ne furono le tragiche ma inesorabili conseguenze.

La giornata della Memoria, che si celebra oggi in tutto il mondo, non ci impone solamente di ricordare i milioni di morti, i lutti e le sofferenze di tante vittime innocenti, tra cui molti italiane. Ma ci invita a prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza. A partire dai banchi di scuola. Perché la conoscenza, l’informazione e l’educazione rivestono un ruolo fondamentale nel promuovere una società giusta e solidale. E, come recenti episodi di cronaca attestano, mai deve essere abbassata la guardia.

Auschwitz, con i suoi lugubri reticolati, le ciminiere e le camere a gas, è diventato il simbolo dell’orrore nazista, del male assoluto. Ma è, e deve essere, la testimonianza costante di quali misfatti sia capace l’uomo quando si abbandona, tradendo la sua stessa umanità, a sentimenti, parole e ideologie di odio e di morte.

Chi è Marcello Pera, candidato del centrodestra al Quirinale

Nel pomeriggio di martedì, i partiti di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) hanno presentato una rosa di tre nomi candidabili alla Presidenza della Repubblica. Le figure adatte a ricoprire il ruolo di Capo dello Stato, secondo Salvini, Meloni e Tajani, sono Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio.

Marcello Pera nasce a Lucca nel 1943. Allievo di Francesco Barone, è stato professore straordinario di Filosofia teoretica a Catania e professore ordinario di Filosofia della scienza a Pisa. Esperto del pensiero di Karl Popper, è teorizzatore della “società aperta”. È membro del Comitato scientifico dell’Associazione “Fondazione Karl Popper”. Ha collaborato con il Corriere della Sera, Il Messaggero, La Stampa, L’Espresso e Panorama e ha pubblicato numerosi saggi.

Dopo aver militato nel Partito Socialista Italiano, nel 1994 entra in Forza Italia, di cui diventa vicepresidente e responsabile del dipartimento Giustizia. È senatore con Forza Italia, il Popolo delle Libertà e con la Casa delle Libertà dal 1996 al 2013. Ha presieduto il Senato della Repubblica dal 2001 al 2006. Nel novembre 2018, viene nominato presidente del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale istituito presso la presidenza del Consiglio.

Nel discorso di insediamento alla Presidenza del Senato, ha dichiarato: “Questo è il nucleo della democrazia. […] Non è soltanto il governo del popolo, la democrazia. Non è neppure soltanto il governo delle regole o della legge: è qualcosa di più difficile, ma anche di più esaltante. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Per questo la democrazia o lo strumento della democrazia non è soltanto il voto, ma l’argomentazione, il discorso, il confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere“.

Quirinale, cosa accadrà nella quarta votazione

Gli annunci di straordinari eventi notturni, effettuati da Matteo Salvini e Giuseppe Conte, sono stati smentiti. I leader dei principali partiti politici hanno trascorso una serena notte romana e ci si ritrova, all’apertura della quarta votazione, nella stessa situazione in cui ci si è lasciati ieri.

Credo che non si si chiuderà oggi, credo si chiuderà domani“. Così il leader di Italia viva, Matteo Renzi, a Radio Leopolda. “Credo che il centrodestra lascerà passare ancora un giro – ha proseguito – e poi domani andranno a più miti consigli. Oggi sarà un’altra giornata di tempo perso“.

Il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha chiarito di non aver ancora presentato delle proposte ufficiali. “Abbiamo aperto un confronto perché nessuna coalizione può pensare di eleggere un presidente di parte, che non rappresenti tutti. Ora le forze di centrodestra sono riunite. Aspettiamo l’esito delle loro riflessioni, ma è chiaro che il fatto che già ieri non ci sia stato un confronto non promette bene. Restiamo sempre fiduciosi che si apra la possibilità di un dialogo più serrato per arrivare a una soluzione condivisa“. 

Secondo indiscrezioni, nella giornata di ieri il segretario del Pd, Enrico Letta, avrebbe comunicato ai grandi elettori l’intenzione di chiudere con l’elezione di Casini. Oggi, arrivando all’incontro con M5s e LeU, ha dichiarato: “In questo Parlamento in cui non c’è una maggioranza, perché si riesca ad eleggere come tutti noi vogliamo un presidente della Repubblica, c’è bisogno che non ci sia nessun vincitore o dei vinti. Se non si esce da questa logica credo che non ci si riuscirà. Mi sembra che nelle ultime ore dei passi avanti si siano fatti. Io guardo le cose con fiducia e ottimismo proprio perché si sta andando verso una logica“.

Il centrodestra si astiene, scheda bianca per il centrosinistra

Il centrodestra, in una nota comune, comunica di aver deciso “di proporre la disponibilità a votare un nome di alto valore istituzionale. Per consentire ai grandi elettori di tutti i gruppi di superare veti e contrapposizioni, la coalizione ha deciso di dichiarare il proprio voto di astensione nel voto odierno. Il centrodestra è pronto a chiedere di procedere domani con la doppia votazione. L’astensione nel voto odierno significa che i grandi elettori risponderanno alla chiama, si avvicineranno alla presidenza e diranno ai segretari astenuto senza ritirare la scheda. Dopo aver annunciato l’astensione i grandi elettori usciranno dall’Aula senza passare dalla cabine“. 

Il centrosinistra continuerà a consegnare la scheda bianca: “Coerentemente con quanto chiesto e fatto nei giorni scorsi, riconfermiamo la nostra immediata disponibilità ad un confronto per la ricerca di un nome condiviso, super partes, in grado di rappresentare tutti gli italiani. Nel frattempo, in questa votazione voteremo scheda bianca”.