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Myanmar, un anno dal golpe

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È passato un anno dal golpe che ha portato il Myanmar in un costante stato di guerriglia tra la giunta militare e la resistenza. Il 26 gennaio 2021, il generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, contestò i risultati delle elezioni. La consultazione elettorale era stata vinta dalla Lega Nazionale per la Democrazia, guidata dalla premio Nobel Aung San Suu Kyi. Sconfitta l’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo, partito vicino all’esercito. Ma la commissione elettorale confermò il risultato delle elezioni. Questo portò all’arresto, compiuto il primo febbraio 2021, di San Suu Kyi, del presidente Win Myint e di altri leader della Lega Nazionale. L’esercito del Myanmar dichiarò lo stato di emergenza. Min Aung Hlaing, comandate in capo delle forze armate, assunse il potere.

I militari giustificarono questo colpo di Stato con la necessità di preservare la “stabilità” del Paese. Inoltre, accusarono la commissione elettorale di non aver svolto adeguatamente il proprio ruolo di controllo. Forti sono state le proteste delle popolazione. La giunta militare ha condannato a quattro anni di carcere, per importazione illegale di walkie-talkie, la leader politica e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, 76 anni. La premio Nobel è già costretta all’isolamento in casa a causa di una condanna a quattro anni, poi ridotta a due, per aver violato le restrizione sanitarie sul coronavirus. Inoltre, San Suu Kyi è stata incriminata anche per frode elettorale.

L’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici (Aapp) ha denunciato la morte di 1.503 persone, l’arresto di 11.838 persone, di cui 8.835 sono ancora detenute e 661 condannate al carcere, la condanna a morte di 45 persone in un anno. Forte è stata l’adesione allo Sciopero del Silenzio. I cittadini del Myanmar, come già accaduto in passato, sono rimasti tutto il giorno a casa, lasciando vuote le strade e chiusi i negozi, gli uffici, i mercati.

La condanna dell’Unione Europea

L’Unione Europea è “profondamente preoccupata per la continua escalation di violenza nel Paese. In assenza di rapidi progressi della situazione, è pronta ad adottare ulteriori misure restrittive contro i responsabili degli attacchi alla democrazia e delle violazioni dei diritti umani“. Lo ha dichiarato l’Alto Rappresentante dell’Ue, Josep Borrell. Egli ha condannato “nel modo più forte possibile le gravi violazioni dei diritti umani. Tra queste, la tortura o la violenza sessuale e di genere, la continua persecuzione della società civile, dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti, gli attacchi alla popolazione civile, incluse le minoranze etniche, da parte delle forze armate birmane“.

Maturità 2022, mobilitazione degli studenti

Ieri, il Ministero dell’Istruzione ha definito le ordinanze che normano lo svolgimento degli Esami di Stato 2022 del primo e del secondo ciclo di istruzione. Sia nell’esame del primo ciclo, sia nell’esame di Maturità, sono state reintrodotte due prove scritte.

Secondo Rete degli Studenti Medi, “la decisione del ministero di ripristinare la prima e la seconda prova dopo due anni di pandemia e incertezze è inaccettabile“. Gli studenti hanno lanciato una mobilitazione nazionale per venerdì 4 febbraio. Secondo Rete degli Studenti Medi, la decisione del Ministro è stata assunta “come se non avessimo passato gli ultimi due anni in pandemia, come se non avessimo dovuto affrontare enormi e repentini cambiamenti, come se mesi e mesi di DaD, DDI, classi al 50% non contassero nulla. Addirittura chiedendo ai quinti di quest’anno di svolgere anche la seconda prova sulle materie d’indirizzo.

Non si può non tenere conto dell’incredibile carico di stress, ansia, disagio che abbiamo provato in questi due anni. Non si può fare finta che per due anni e ancora ora non abbiamo vissuto una scuola e degli insegnamenti minimamente paragonabili. È impossibile che la foga di questo sistema di valutarci, di incasellarci, di sbarrarci la strada invece di accompagnarci, ricada ogni volta su noi student3.

Noi non faremo un passo indietro, questa decisone deve essere presa ascoltandoci davvero. Non ci fermeremo fino a che non ci sarà un passo indietro. Non pagheremo sulla nostra pelle le scelte di una classe politica che non ci ascolta. Riempiremo le strade e le piazze di tutte le città di questo paese fino a che il ministero non tornerà sui suoi passi“, concludono gli studenti.

Scuola, pronte le ordinanze sugli Esami di Stato

Sono state definite le ordinanze che che normano lo svolgimento degli Esami di Stato 2022 del primo e del secondo ciclo di istruzione. Il Ministero dell’Istruzione, ha comunicato che il ministro Patrizio Bianchi le ha inviate oggi al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (Cspi), per il previsto parere. Le ordinanze sono anche state illustrate alle organizzazioni sindacali.

È previsto il ritorno delle prove scritte, sia negli esami di stato del primo che del secondo ciclo di istruzione. Le prove scritte si svolgeranno in presenza. Per il solo colloquio, sia nel primo che nel secondo ciclo, è prevista la possibilità della videoconferenza per i candidati impossibilitati a lasciare il loro domicilio.

L’esame del primo ciclo

Per gli esami di stato del primo ciclo sono previste due prove scritte, una di italiano e una relativa alle competenze logico-matematiche, e un colloquio. Durante il colloquio, saranno accertate anche le competenze relative alla lingua inglese, alla seconda lingua comunitaria e all’insegnamento dell’Educazione civica.  

La votazione finale resta in decimi. Si potrà ottenere la lode con deliberazione all’unanimità della commissione. Per quanto riguarda l’ammissione all’esame, la partecipazione alle prove nazionali Invalsi, che comunque si terranno, non sarà requisito di accesso. L’esame si svolgerà in presenza, nel periodo compreso tra il termine delle lezioni e il 30 giugno 2022.

Gli esami di stato del secondo ciclo

L’ordinanza prevede che l’esame sia costituito da una prova scritta di italiano, da una seconda prova sulle discipline di indirizzo, predisposta dalle singole commissioni d’esame, e da un colloquio. La sessione d’esame avrà inizio il 22 giugno 2022 alle 8.30, con la prima prova scritta di italiano, che sarà predisposta su base nazionale. La prova proporrà sette tracce con tre diverse tipologie: analisi e interpretazione del testo letterario, analisi e produzione di un testo argomentativo, riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità. 

Il 23 giugno si proseguirà con la seconda prova scritta, diversa per ciascun indirizzo, che avrà per oggetto una sola disciplina tra quelle caratterizzanti il percorso di studi. La seconda prova sarà predisposta dalle singole commissioni d’esame, per consentire una maggiore aderenza a quanto effettivamente svolto dalla classe e tenendo conto del percorso svolto dagli studenti in questi anni caratterizzati dalla pandemia.  

È previsto, poi, il colloquio, che si aprirà con l’analisi di un materiale scelto dalla commissione. Nel corso del colloquio, il candidato dovrà dimostrare di aver acquisito i contenuti e i metodi propri delle singole discipline. Dovrà anche dimostrare di aver maturato le competenze di Educazione civica. Analizzerà, poi, con una breve relazione o un lavoro multimediale, le esperienze fatte nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. La commissione sarà composta da sei commissari interni e da un presidente esterno.

La valutazione finale resta in centesimi. Il credito scolastico sarà attribuito fino a un massimo di 40 punti (12 per il terzo anno, 13 per il quarto, 15 per il quinto). Le prove scritte peseranno fino a 40 punti, il colloquio fino a 20. Si potrà ottenere la lode, con deliberazione all’unanimità della commissione. La partecipazione alle prove nazionali Invalsi, che pure saranno svolte, e lo svolgimento dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento non costituiranno requisito di accesso alle prove.

Bianchi: “Verso il progressivo ritorno alla normalità”

Le scelte di oggi sulle modalità di svolgimento degli esami di stato – sottolinea il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – rientrano nel percorso di progressivo ritorno alla normalità che stiamo realizzando. Non siamo ancora fuori dalla pandemia, ma già quest’anno, grazie ai vaccini e alle misure di sicurezza decise dal governo, abbiamo garantito una maggiore continuità della scuola in presenza, fin dal primo giorno. Abbiamo tenuto conto, come era giusto fare, degli ultimi due anni vissuti dai nostri ragazzi. Per questo, ad esempio, nel secondo ciclo, affidiamo la seconda prova scritta alle commissioni interne, che conoscono i percorsi personali degli studenti. Dobbiamo rimetterci in cammino verso la normalità e guardare al futuro, lavorare alla scuola che vogliamo costruire insieme“. 

I gioielli di Casa Savoia

Vittorio Emanuele di Savoia e le sorelle Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi di Umberto II, ultimo Re d’Italia, citeranno in giudizio la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia per la restituzione dei gioielli di Casa Savoia, custoditi in un caveau della Banca d’Italia dal giugno 1946. La richiesta dei Savoia è quella di ricevere i gioielli di uso quotidiano del Tesoro della Corona d’Italia, quei monili utilizzati dalla famiglia reale italiana fino al 1946. Si tratta di un patrimonio di 6.732 brillanti e 2 mila perle, di un valore stimato in 300 milioni di euro.

Il 30 novembre 2021 Sergio Orlandi, avvocato degli eredi Savoia, ha inviato una lettera a Banca d’Italia, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Economia e delle Finanze chiedendo la restituzione del tesoro dei Savoia. Banca d’Italia ha risposto sostenendo di non poterne disporne “senza un coordinamento con le Istituzioni della Repubblica coinvolte. La richiesta di restituzione avanzata non può pertanto essere accolta, tenuto conto delle responsabilità del depositario“. L’avvocato Orlandi ha spiegato che negli scorsi giorni è tentata una mediazione con i rappresentanti della Banca, della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Economia. L’esito è stato negativo. Era presente Emanuele Filiberto di Savoia, in qualità di delegato del padre Vittorio Emanuele e delle zie.

Emanuele Filiberto: “Non è un atto ostile”

In un intervista al Corriere della Sera, Emanuele Filiberto ha sostenuto che questo “Non è un atto ostile verso l’Italia, tantomeno verso il premier Draghi. Egli ha ha tutta la stima della famiglia Savoia e personalmente ricordo di aver già affrontato con lui il tema dei gioielli anni fa. Non chiediamo indietro nulla agli italiani, solo la restituzione di beni privati di famiglia. Come è stato restituito negli anni alle ex famiglie regnanti di Jugoslavia o Bulgaria, persino agli eredi degli zar di Russia.

Sono gioielli ricevuti come dono di nozze – continua Emanuele Filiberto – o acquistati dai Savoia o ancora ricevuti come donazione. La XIII disposizione transitoria finale che ha avocato allo stato altri beni di Casa Savoia non ne parla. L’importante è che dopo averli tenuti sotto chiave per 75 anni tornino alla luce, possano essere visti. Però il primo passo è che ce li restituiscano, poi decideremo in quale forma renderli di fruizione pubblica. Penso anche a un museo. Intanto adesso andiamo avanti, pronti a portare la cosa alla Corte Europea“.

La storia dei gioielli di Casa Savoia

Il 5 giugno del 1946 l’avvocato Falcone Lucifero, reggente del Ministero della Real Casa, e il Grand’Ufficiale Livio Annesi, direttore capo della Ragioneria del Ministero della Real Casa, si recarono presso la Banca d’Italia con un importante incarico. Re Umberto II aveva dato loro il compito di affidare in custodia alla cassa centrale della Banca d’Italia gli oggetti preziosi in dotazione alla Corona del Regno. Secondo le intenzioni dell’ultimo Re d’Italia, la Banca avrebbe dovuto custodire le gioie tenendole “a disposizione di chi di diritto”.

Non fu un atto volontario, da parte di Umberto II. Tre giorni dopo il referendum che rese l’Italia una repubblica, infatti, il Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi richiese al re il trasferimento del Tesoro della Corona dal Palazzo del Quirinale alla Banca d’Italia. De Gasperi motivò la richiesta facendo riferimento alla categorizzazione, di quei gioielli, come beni non disponibili dello Stato. I monili erano quindi appartenenti allo Stato e assegnati al re per l’adempimento delle sue funzioni. Non appartenevano a Casa Savoia.

La confisca sul patrimonio dei Savoia non è però mai stata esercitata su quei gioielli. Da quasi 76 anni, il tesoro è custodito in un cofanetto a tre ripiani in pelle di colore nero, con una fodera in velluto azzurro.

“Un nome che non è il mio”, appuntamento con Nicola Brunialti

Decimo appuntamento della rassegna culturale di Associazione Valentia in collaborazione con Like Quotidiano. Mercoledì 2 febbraio 2022, alle ore 19, Rocco Viapina dialogherà con Nicola Brunialti, autore del libro “Un nome che non è il mio“, edito da Sperling & Kupfer.

Vienna, 2020. Rudolf Steiner è invecchiato con la convinzione che tacere il suo passato doloroso fosse l’unico modo per tenere la sua famiglia lontana da quella sofferenza. Le cose cambiano il giorno in cui suo nipote Marcus, quindicenne ribelle che ormai vede solo alle feste comandate, viene sospeso per cinque giorni per aver imbrattato i muri della scuola con frasi oltraggiose verso una compagna di classe di religione ebraica. È allora che Rudolf comprende che la memoria che smette di essere detta smette anche di essere compresa ed è così che propone al ragazzo un viaggio in Polonia, l’ultima occasione per rivivere una storia che nemmeno le sue figlie conoscono.

Varsavia, 1939. Se c’è una cosa che Janusz ha imparato dai film e dai fumetti è che gli eroi vincono sempre. Finché, una sera, suo padre Yaacov Katznelson, negoziante ebreo di Lodz, torna a casa con un occhio nero e la camicia strappata, dopo essere stato aggredito senza alcun motivo. Allora, due sono le possibilità: o non è un eroe, o i film raccontano bugie. Di certo, non può immaginare, a cinque anni, quello che il suo popolo e la sua famiglia dovranno sopportare. Ma Janusz capirà sulla propria pelle che gli eroi esistono eccome e ne incontrerà tanti, come quell’infermiera Jolanta che gli cambierà la vita per sempre.

Un nome che non è il mio è un romanzo toccante e profondo ispirato alla vera storia di Irena Sendler, l’eroina polacca conosciuta come la “Schindler di Varsavia“, che nei primi anni Quaranta riuscì a salvare quasi tremila bambini ebrei.

L’autore

Nicola Brunialti ha lavorato per diversi anni come pubblicitario realizzando alcune tra le più importanti campagne nazionali (Lavazza, Tim, Alitalia). Dal 2009 è diventato autore televisivo dei programmi di Paolo Bonolis, come Chi ha incastrato Peter Pan? e Ciao Darwin. Nel frattempo ha scritto libri per ragazzi, un film, uno spettacolo teatrale con Simone Cristicchi e, sempre con il cantautore romano, la canzone Abbi cura di me, grande successo al Festival di Sanremo 2019. È pronipote di Alessandro Manzoni.

La presentazione di Un nome che non è il mio sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Like Quotidiano e sui canali Facebook e YouTube di Associazione Valentia.

Il messaggio di Mattarella dopo l’elezione

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rivolto un messaggio al termine dell’incontro con i Presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della Camera, Roberto Fico. Dopo aver terminato lo spoglio dell’ultima votazione per l’elezione del Capo dello Stato, che ha sancito la nomina di Sergio Mattarella ad un secondo mandato, i Presidenti si sono recati al Quirinale per comunicare a Mattarella l’esito della votazione.

Ringrazio i Presidenti della Camera e del Senato per la loro comunicazione. Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti. I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando – sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento.

Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini“.

Draghi: “Una splendida notizia per gli italiani”

Sergio Mattarella è stato eletto nell’ottava votazione. Ha ottenuto 759 voti. Un lunghissimo applauso dei parlamentari presenti in aula ha accolto la sua elezione. È il secondo presidente più eletto, dopo Sandro Pertini (832 voti), nella storia della Repubblica. Probabilmente, tutti i collaboratori del Presidente saranno confermati nei loro ruoli. L’unica eccezione riguarda il consigliere diplomatico Emanuela D’Alessandro, che aveva già ricevuto l’incarico come ambasciatrice a Parigi.

Il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, ha definito l’elezione di Mattarella “Una splendida notizia per gli italiani. Sono grato al Presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del Parlamento“, ha dichiarato Draghi.

Il video dell’incontro tra i Presidenti delle Camere e il Presidente della Repubblica è disponibile sul canale YouTube della Presidenza della Repubblica. Il giuramento del Presidente, così come il suo discorso alle Camere in seduta comune, sarà giovedì pomeriggio.

Mattarella ha accettato la proposta d’incarico

Alle 15:30, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto i capigruppo di maggioranza. Il presidente ha accettato la proposta di un secondo incarico avanzata dai deputati. Sono stati i capigruppo a recarsi al Quirinale per chiedere la disponibilità a Sergio Mattarella. Non lo hanno fatto i leader di partito. Questo a rimarcare la forte volontà proveniente dal Parlamento e dimostrata negli scorsi giorni, con l’alto numero di preferenze espresse a favore del Presidente nonostante l’indicazione di astensione dei partiti.

All’incontro ha partecipato anche il presidente della Conferenza delle regioni insieme ad un gruppo dei delegati regionali e delle province autonome. L’ottava e ultima votazione inizierà alle 16:30.

Il Presidente Mattarella ci ha detto che aveva altri piani per il suo futuro, ma vista la situazione ha detto che se serve una mano lui c’è, si è messo a disposizione. Lo abbiamo pregato, vista la situazione, di restare per un altro mandato“. Lo ha riferito Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie al Senato.

Il Presidente Mattarella seguirà i lavori. Ha preso atto che c’è da parte dei gruppi della maggioranza di governo, e credo dell’Aula, soddisfazione se lui ritenesse di proseguire il suo mandato”. Queste le parole del capogruppo di Forza Italia, Paolo Barelli, al termine dell’incontro dei capigruppo di maggioranza col presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

Quirinale, si chiude su Sergio Mattarella

Fumata nera anche nella settima votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica. Sembra essere stato raggiunto l’accordo sulle forze di maggioranza del Governo per una riconferma di Sergio Mattarella al Quirinale. Il presidente del consiglio, Mario Draghi, ha avuto un colloquio di circa mezz’ora questa mattina con il presidente della Repubblica. L’incontro è avvenuto a margine del giuramento di Filippo Patroni Griffi a giudice della Corte Costituzionale. Draghi avrebbe comunicato al Presidente e alle forze politiche la necessità che Sergio Mattarella resti al Quirinale “per il bene e la stabilità del Paese”.

Al termine del vertice di maggioranza, Matteo Renzi ha commentato l’accordo sulla riconferma di Mattarella affermando che “Il Paese è in sicurezza senza assurdità istituzionali, ma con la solidità della guida“. Il leader di Liberi e Uguali, Roberto Speranza, ha espresso la sua “grandissima gioia” per la riconferma. “Oggi pomeriggio rieleggeremo un grande presidente“, ha scritto su twitter il senatore del Partito Democratico Andrea MarcucciEnrico Letta, segretario del Pd, ha pubblicato sui social la foto di uno striscione su un portone di un palazzo nel centro di Roma che recita: “Grazie presidente Mattarella”.

Il presidente Silvio Berlusconi ha assicurato al presidente Mattarella il sostegno di Forza Italia per la sua rielezione. In una nota, Berlusconi ha dichiarato: “Questo è il momento dell’unità e tutti dobbiamo sentirlo come un dovere. Ma l’unità oggi si può ritrovare soltanto intorno alla figura del Presidente Sergio Mattarella, al quale sappiamo di chiedere un grande sacrificio. Ma sappiamo anche che glielo possiamo chiedere nell’interesse superiore del Paese, quello stesso che ha sempre testimoniato nei 7 anni del suo altissimo mandato“.

Matteo Salvini spiega che “una parte del Parlamento non vuole trovare un accordo, allora chiediamo a Mattarella di restare. In questo modo la squadra resta così, Draghi resta a Palazzo Chigi. L’importante è che Mattarella non sia percepito come un ripiego. Gli italiani non meritano altri giorni di confusione. Io ho la coscienza a posto, ho fatto numerose proposte tutte di alto livello, tutte bocciate dalla sinistra“.

Il no di Fratelli d’Italia

Giorgia Meloni ha commentato la decisione dell’ormai ex alleato Salvini con un tweet: “Salvini propone di andare tutti a pregare Mattarella di fare un altro mandato da Presidente della Repubblica. Non voglio crederci“. In una nota, la leader di Fratelli d’Italia ha dichiarato: “Sarei stupita se Mattarella accettasse di essere rieletto Presidente della Repubblica dopo aver fermamente e ripetutamente respinto questa ipotesi. Anche perché sappiamo tutti che il secondo mandato presidenziale non può diventare una prassi, forzando gli equilibri previsti dalla nostra Costituzione.

In ogni caso Fratelli d’Italia non asseconderà questa scelta che non appare fatta nell’interesse dell’Italia ma piuttosto per molto più bassi calcoli di opportunità. I partiti hanno scelto di tirare a campare, barattando di fatto sette anni di Presidenza della Repubblica in cambio di sette mesi in più di Governo e di legislatura. Ancora una volta il Parlamento dimostra di non essere all’altezza degli italiani che dovrebbe rappresentare. Da domani Fratelli d’Italia moltiplicherà i suoi sforzi per una riforma presidenziale della nostra Repubblica e per ribadire che la sovranità appartiene al popolo, non agli intrighi di Palazzo“.

Secondo il fondatore di FdI, Ignazio La Russa, “I padri costituenti quando hanno scelto la durata di sette anni del capo dello Stato, nello spirito della Costituzione, hanno indicato che l’ipotesi della rielezione del presidente della Repubblica non è rara, ma rarissima e inoltre dovrebbe, aggiungo io, avvenire alla prima votazione con larghissima maggioranza, per esempio in caso di guerra. Così si tocca il fondo, con tutto il rispetto dovuto alla persona di Sergio Mattarella“.

Sergio Mattarella potrebbe essere rieletto all’ottava votazione, che ci sarà alle 16:30 di oggi.

Quirinale, cosa accadrà nella settima votazione

È in corso la settima votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica. Anche questa volta, il quorum non sarà probabilmente raggiunto. Nell’incontro di ieri tra Enrico Letta, Matteo Salvini e Giuseppe Conte, “si è ragionato di vari nomi, tanti, dal nome di Draghi, a Mattarella, la Cartabia, la Severino, la Belloni e gli altri come Amato e Casini. Attorno a tutti questi nomi si è cominciato a discutere. Poi ciascuno ha fatto delle verifiche a casa sua. Appena ciò è accaduto Salvini è uscito con la solita logica del ‘sono io che do le carte’. Questo ha creato un cortocircuito anche coi Cinque Stelle“. Lo ha comunicato il segretario del Partito Democratico, Letta, all’Assemblea dei grandi elettori.

Oggi si riparte con un metodo di confronto caratterizzato da un elemento in più: il centrodestra si è formalmente spaccato. Politicamente è un punto essenziale. Ognuno di noi, qua dentro, interpreti il suo ruolo come grande elettore e non grande twittatore. Da queste scelte dipende futuro del Paese. È durissima. Fortuna che c’è il Pd. Fortuna che c’è l’unità del Pd“, ha proseguito Letta.

Si è appena tenuto un incontro Tra Letta, Salvini, Conte e Antonio Tajani. I grandi elettori del Movimento Cinque Stelle e del Pd si asterranno o consegneranno la scheda bianca nella settima votazione. Si asterranno anche Forza Italia e Lega. Italia Viva consegnerà la scheda bianca. Queste le indicazioni dei vertici dei partiti. Tuttavia, si prevede un gran numero di preferenze a favore di Sergio Mattarella.

Mi piacerebbe che questo Parlamento un po’ ballerino eleggesse il primo presidente della Repubblica donna. Non ho un profilo X, ho una mia idea e voterai una donna, ma nessuno è autosufficiente e purtroppo qualcuno gioca ai no. Ho fatto quindici proposte ora mi taccio. Ho almeno tre nomi da portare” ha dichiarato il segretario della Lega, Salvini

Tutte le reazioni all’ipotesi Belloni

Subito dopo l’annuncio di Matteo Salvini e di Giuseppe Conte dell’accordo raggiunto su una candidatura femminile alla Presidenza della Repubblica (probabilmente quella di Elisabetta Belloni), non si sono fatti attendere i commenti del mondo politico.

Il no di Italia Viva, Pd e LeU

Su Facebook, il segretario di Italia Viva, Matteo Renzi, ha scritto: “L’idea che il capo dei servizi segreti in carica diventi Presidente della Repubblica è per me inaccettabile. Si tratta di una deriva anti istituzionale che non ha precedenti. Noi non voteremo Elisabetta Belloni. Che è una mia amica. Ma dai Servizi Segreti non si va al Quirinale: chi non lo capisce non ha cultura istituzionale“. Intervistato da Enrico Mentana, aggiunge: “Non ho problemi ad andare contro il capo dei Servizi Segreti. Non sta né in cielo né in terra che in un paese democratico, il capo dei Servizi diventi il Capo dello Stato. Senza neanche dimettersi prima. Ho comunicato questo mio pensiero a Belloni, su WhatsApp.

Il Partito Democratico, in una nota: “Sono finalmente in corso, dopo il fallimento del muro contro muro voluto dal centro destra, confronti e discussioni su alcune possibili soluzioni. Tra queste anche candidature femminili di assoluto valore. Ma ci vuole serietà. La cosa peggiore è continuare col metodo di questi giorni che consiste nel bruciare con improvvide fughe in avanti ogni possibilità di intesa. Per noi rimane fondamentale preservare l’unità della maggioranza di governo. Intanto invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del Presidente Mattarella“.

Liberi e Uguali: “Con tutto il rispetto per la competenza e la capacità di Elisabetta Belloni, in un Paese democratico è assolutamente inopportuno che il capo dei servizi segreti diventi presidente della Repubblica. Allo stesso modo non è accettabile che la presidenza della Repubblica e la guida del governo siano affidate entrambe a personalità tecniche e non politiche“.

Forza Italia si sfila dal centrodestra

Belloni per noi non va bene“, ha detto Lucia Ronzulli, vicepresidente dei senatori di Forza Italia. Fonti del partito fanno sapere che Forza Italia, allo scopo di favorire una rapida e il più possibile condivisa elezione del Presidente della Repubblica, da questo momento in poi discuterà e tratterà autonomamente con le altre forze politiche“.

Spaccatura tra i 5 stelle

Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo. #ElisabettaBelloni“. Così Beppe Grillo in un tweet. Il Movimento, in un post su Facebook, ha scritto: “Il nostro Presidente Giuseppe Conte lo ha detto fin dall’inizio delle trattative: è il momento di eleggere una donna come Presidente della Repubblica. Può essere un passaggio storico, una straordinaria innovazione del nostro sistema politico. Adesso l’idea del Movimento 5 Stelle ha convinto anche le altre forze politiche. Quando abbiamo parlato di donne non abbiamo mai pensato ad una ‘etichetta’ generica, ma a profili di grande qualità, di straordinaria esperienza, di spiccata autorevolezza e soprattutto in grado di rappresentare, senza distinzioni, tutti i cittadini del Paese.

Alcuni dei nomi individuati dal M5S sono stati portati subito sui tavoli delle trattative. A dimostrazione che per noi il riferimento al profilo femminile non è retorico, ma concreto e convinto. Nelle prossime ore si lavorerà perché questa idea abbia un nome e un volto. Un nome e un volto femminile per la prima volta nella storia della nostra Repubblica“.

Non nasconde il suo disappunto Luigi Di Maio: “Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l’accordo della maggioranza di governo. Tutto ciò, inoltre, dopo che oggi è stata esposta la seconda carica dello Stato. Così non va bene, non è il metodo giusto.