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“Il potere comunicativo dell’abbigliamento”, appuntamento con Ilaria Marocco

Undicesimo appuntamento della rassegna culturale di Associazione Valentia in collaborazione con Like Quotidiano. Giovedì 10 febbraio 2022, alle ore 19, l’Assessore alla Cultura del comune di Vibo Valentia, Daniela Rotino, e la giornalista Teresa Pugliese dialogheranno con Ilaria Marocco, autrice del libro “Il potere comunicativo dell’abbigliamento“, edito da Mondadori. L’incontro è patrocinato dal Ministero della Cultura, dal Comune di Vibo Valentia, da Vibo Valentia Capitale italiana del Libro e da Regione Calabria.

Cosa vuoi comunicare con il tuo abbigliamento? Quale stile, capo o accessorio veicola i tuoi valori? Qual è l’outfit adatto alle varie occasioni sociali? Come posso sentirmi a mio agio con ciò che indosso? Ciò che indossiamo trasmette informazioni su di noi, sia agli altri sia a noi stessi. La nostra immagine è un potente mezzo di comunicazione e uno strumento di interazione. Non è mera superficie, ma un filtro attraverso il quale passano l’essenza, i valori e il valore, le competenze e la personalità. L’abbigliamento e gli accessori parlano dunque silenziosamente di noi perché arrivano molto prima della nostra voce.

I nostri abiti modificano anche il modo di pensare, sentire e comportarsi e se utilizzati coscientemente sono persino in grado di aiutarci a migliorare le personali performance quotidiane. Saper decodificare la comunicazione non verbale dell’abbigliamento ci permette di gestire i messaggi e i valori che trasmettiamo attraverso la nostra esteriorità in primis a noi stessi e poi ai nostri interlocutori. Ogni outfit sublima il suo ruolo nel momento in cui comunica ciò che esprime l’identità di chi lo indossa.

L’autrice

Con queste parole si presenta l’autrice, Ilaria Marocco: “Quando mi sono laureata in Scienza della Moda e del Costume in molti ignoravano che esistesse questa facoltà: proprio così, in un pomeriggio d’autunno ho stretto tra le mani il cosiddetto pezzo di carta, quello che mi avrebbe permesso di fare quello che amo con competenza, di portare avanti con professionalità e conoscenza un qualcosa che raramente definisco “lavoro” perché una missione è qualcosa di molto più articolato di un semplice mestiere.

Ho scelto la mia missione a 21 anni, quando una violenta malattia ha colpito molto duramente mia vita. Tutto quello che sin da bambina mi affascinava della moda ha cominciato ad assumere un significato più profondo ed ho sentito il bisogno di scoprire, e di lavorare, su quel canale che unisce gli elementi dell’estetica all’interiorità, che è fatto di valori, di carattere, di cicatrici, di aspirazioni“.

La presentazione de Il potere comunicativo dell’abbigliamento sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Like Quotidiano e sui canali Facebook e YouTube di Associazione Valentia.

redazione@likequotidiano.it

Il discorso di insediamento del Presidente della Repubblica

Pubblichiamo integralmente il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciato dopo il suo giuramento. Il Presidente della Repubblica ha parlato al Parlamento, riunito in seduta comune, che ha accolto con numerosi applausi il suo discorso.

Il ringraziamento al Parlamento

Signori Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, Signori parlamentari e delegati regionali, il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni hanno fatto la loro scelta. È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi. Ritorno dunque di fronte a questa Assemblea, nel luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione. Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica.

Adempirò al mio dovere secondo i principi e le norme della Costituzione, cui ho appena rinnovato il giuramento di fedeltà, e a cui ho cercato di attenermi in ogni momento nei sette anni trascorsi. La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione. Il mio pensiero, in questo momento, è rivolto a tutte le italiane e a tutti gli italiani: di ogni età, di ogni Regione, di ogni condizione sociale, di ogni orientamento politico. E, in particolare, a quelli più in sofferenza, che si attendono dalle istituzioni della Repubblica garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte concrete al loro disagio.

Queste attese sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà. Leggo questa consapevolezza nel voto del Parlamento che ha concluso i giorni travagliati della scorsa settimana. È questa stessa consapevolezza la ragione del mio sì e sarà al centro del mio impegno di Presidente della nostra Repubblica nell’assolvimento di questo nuovo mandato.

La ripresa è legata alla diffusione dei vaccini

Nel momento in cui i Presidenti di Camera e Senato mi hanno comunicato l’esito della votazione, ho parlato delle urgenze – sanitaria, economica e sociale – che ci interpellano. Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze. La lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni. È di piena evidenza come la ripresa di ogni attività sia legata alla diffusione dei vaccini che aiutano a proteggere noi stessi e gli altri.

Questo impegno si unisce a quello per la ripresa, per la costruzione del nostro futuro. L’Italia è un grande Paese. Lo spirito di iniziativa degli italiani, la loro creatività e solidarietà, lo straordinario impegno delle nostre imprese, le scelte delle istituzioni ci hanno consentito di ripartire. Hanno permesso all’economia di raggiungere risultati che adesso ci collocano nel gruppo di testa dell’Unione. Ma questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese.

La Repubblica Italiana è al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa

Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell’energia. Preoccupa la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi. Viviamo in una fase straordinaria in cui l’agenda politica è in gran parte definita dalla strategia condivisa in sede europea. L’Italia è al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa. Siamo i maggiori beneficiari del programma Next Generation e dobbiamo rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale.

La stabilità di cui si avverte l’esigenza è, quindi, fatta di dinamismo, di lavoro, di sforzo comune. I tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato una lezione: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini. L’impresa alla quale si sta ponendo mano richiede il concorso di ciascuno. Forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani e anziani, città e zone interne, comunità insulari e montane. Vi siamo tutti chiamati. L’esempio ci è stato dato da medici, operatori sanitari, volontari, da chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, dai sindaci, dalle Forze Armate e dalle Forze dell’ordine, impegnate a sostenere la campagna vaccinale: a tutti va riaffermata la nostra riconoscenza.

Riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni

Questo è l’orizzonte che abbiamo davanti. Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza. È ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento. Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano. Un Paese che cresca in unità. In cui le disuguaglianze – territoriali e sociali – che attraversano le nostre comunità vengano meno.

Un’Italia che offra ai suoi giovani percorsi di vita nello studio e nel lavoro per garantire la coesione del nostro popolo. Un’Italia che sappia superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata. Un’Italia che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze, offrendo il proprio modello di vita a quanti, nel mondo, guardano ad essa con ammirazione. Un’Italia impegnata nella tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni. Una Repubblica capace di riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche.

Italia protagonista del rilancio europeo

Rafforzare l’Italia significa anche, metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa, affinché questa divenga più efficiente e giusta; rendendo stabile e strutturale la svolta che è stata compiuta nei giorni più impegnativi della pandemia. L’apporto dell’Italia non può mancare: servono idee, proposte, coerenza negli impegni assunti. La Conferenza sul futuro dell’Europa non può risolversi in un grigio passaggio privo di visione storica ma deve essere l’occasione per definire, con coraggio, una Unione protagonista nella comunità internazionale.

In aderenza alle scelte della nostra Costituzione, la Repubblica ha sempre perseguito una politica di pace. In essa, con ferma adesione ai principi che ispirano l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Trattato dell’Atlantico del Nord, l’Unione Europea, abbiamo costantemente promosso il dialogo reciprocamente rispettoso fra le diverse parti affinché prevalessero i principi della cooperazione e della giustizia. Da molti decenni i Paesi europei possono godere del dividendo di pace, concretizzato nell’integrazione europea e accresciuto dal venir meno della Guerra fredda. Non possiamo accettare che ora, senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti, si alzi nuovamente il vento dello scontro; in un continente che ha conosciuto le tragedie della Prima e della Seconda guerra mondiale.

Un convinto ringraziamento al Governo Draghi

Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini. I popoli dell’Unione Europea devono esser consapevoli che ad essi tocca un ruolo di sostegno ai processi di stabilizzazione e di pace nel martoriato panorama mediterraneo e medio-orientale. Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità. Su tutti questi temi – all’interno e nella dimensione internazionale – è intensamente impegnato il Governo guidato dal Presidente Draghi; nato, con ampio sostegno parlamentare, nel pieno dell’emergenza e ora proiettato a superarla, ponendo le basi di una nuova stagione di crescita sostenibile del Paese e dell’Europa. Al Governo esprimo un convinto ringraziamento e gli auguri di buon lavoro.

I grandi cambiamenti che stiamo vivendo a livello mondiale impongono soluzioni rapide, innovative, lungimiranti, che guardino alla complessità dei problemi e non soltanto agli interessi particolari. Una riflessione si propone anche sul funzionamento della nostra democrazia, a tutti i livelli. Proprio la velocità dei cambiamenti richiama, ancora una volta, il bisogno di costante inveramento della democrazia. Un’autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive.  Tempestività che va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte.

Una sfida per la salvaguardia della democrazia

Occorre evitare che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza. Poteri economici sovranazionali, tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico. Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici rischiano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, ben più solide ed efficaci. La sfida – che si presenta a livello mondiale – per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni. Dipenderà, in primo luogo, dalla forza del Parlamento, dalla elevata qualità della attività che vi si svolge, dai necessari adeguamenti procedurali.

Vanno tenute unite due esigenze irrinunziabili: rispetto dei percorsi di garanzia democratica e, insieme, tempestività delle decisioni. Per questo è cruciale il ruolo del Parlamento, come luogo della partecipazione. Il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile. Così come è decisivo il ruolo e lo spazio delle autonomie. Il pluralismo delle istituzioni, vissuto con spirito di collaborazione – come abbiamo visto nel corso dell’emergenza pandemica – rafforza la democrazia e la società.

La centralità del Parlamento

Non compete a me indicare percorsi riformatori da seguire. Ma dobbiamo sapere che dalle risposte che saranno date a questi temi dipenderà la qualità della nostra democrazia. Quel che appare comunque necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che – particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi. Appare anche necessario un ricorso ordinato alle diverse fonti normative, rispettoso dei limiti posti dalla Costituzione.

La qualità stessa e il prestigio della rappresentanza dipendono, in misura non marginale, dalla capacità dei partiti di esprimere ciò che emerge nei diversi ambiti della vita economica e sociale, di favorire la partecipazione, di allenare al confronto. I partiti sono chiamati a rispondere alle domande di apertura che provengono dai cittadini e dalle forze sociali. Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica.

Il Parlamento ha davanti a sé un compito di grande importanza perché, attraverso nuove regole, può favorire una stagione di partecipazione. Anche sul piano etico e culturale, è necessario – proprio nel momento della difficoltà – sollecitare quella passione che in tanti modi si esprime nella nostra comunità. Occorre che tutti, i giovani in primo luogo, sentano su di loro la responsabilità di prendere il futuro sulle loro spalle, portando nella politica e nelle istituzioni novità ed entusiasmo

Riformare il CSM

Rivolgo un saluto rispettoso alla Corte Costituzionale, presidio di garanzia dei principi della nostra Carta. Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della nostra società – mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività. Nella salvaguardia dei principi, irrinunziabili, di autonomia e di indipendenza della Magistratura – uno dei cardini della nostra Costituzione – l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini.

È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore.

In sede di Consiglio Superiore ho sottolineato, a suo tempo, che indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza. I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone. Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati. La Magistratura e l’Avvocatura sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei.

I ringraziamenti alle istituzioni della Repubblica e a Papa Francesco

Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace, elemento significativo nella politica internazionale della Repubblica, alle Forze dell’ordine, garanzia di libertà nella sicurezza, manifesto il mio apprezzamento, unitamente al rinnovo del cordoglio per quanti hanno perduto la vita nell’assolvimento del dovere. Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato, ringrazio per l’amicizia e la collaborazione espressa nei confronti del nostro Paese. Ai numerosi connazionali presenti nelle più diverse parti del globo va il mio saluto affettuoso, insieme al riconoscimento per il contributo che danno alla comprensione dell’identità italiana nel mondo.

A Papa Francesco, al cui magistero l’Italia guarda con grande rispetto, rivolgo i sentimenti di gratitudine del popolo italiano. Un messaggio di amicizia invio alle numerose comunità straniere presenti in Italia: la loro affezione nei confronti del nostro Paese in cui hanno scelto di vivere e il loro apporto alla vita della nostra società sono preziosi. L’Italia è, per antonomasia, il Paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi.

La cultura è elemento costitutivo dell’identità italiana

La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico. Risorsa importante particolarmente per quei giovani che vedono nelle università, nell’editoria, nelle arti, nel teatro, nella musica, nel cinema un approdo professionale in linea con le proprie aspirazioni.

Sosteniamo una scuola che sappia accogliere e trasmettere preparazione e cultura, come complesso dei valori e dei principi che fondano le ragioni del nostro stare insieme; volta ad assicurare parità di condizioni e di opportunità. Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito. Ma affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, animato da libertà, diritti e solidarietà, è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche.

Rimuovere gli ostacoli e le disuguaglianze

Nell’ultimo periodo gli indici di occupazione sono saliti – ed è un dato importante – ma ancora tante donne sono escluse dal lavoro, e la marginalità femminile costituisce uno dei fattori di rallentamento del nostro sviluppo, oltre che un segno di ritardo civile, culturale, umano. Tanti, troppi giovani sono sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali. È doveroso ascoltare la voce degli studenti, che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni. La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo. Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita. Nostro compito – come prescrive la Costituzione – è rimuovere gli ostacoli.

La dimensione sociale della dignità

Accanto alla dimensione sociale della dignità, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società. La dignità. Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro.  Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere della nostra società.

Dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ciascuno di noi. Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio. La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri.

La dignità come pietra angolare del nostro impegno

È anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani. Dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale. Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga. Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone. Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità.

Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza. Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita. Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente. La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile.

Il ricordo di David Sassoli

A questo riguardo – concludendo – desidero ricordare in quest’aula il Presidente di un’altra Assemblea parlamentare, quella europea, David Sassoli. La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le istituzioni democratiche ai livelli più alti, è entrata nell’animo degli italiani. “Auguri alla nostra speranza” sono state le sue ultime parole in pubblico. Aveva appena detto: “La speranza siamo noi”. Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica.

Viva la Repubblica, viva l’Italia!

Sanremo 2022, storia di un’amicizia

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Cala il sipario sul teatro Ariston. Si spengono le luci sull’unico spettacolo che riesce a mobilitare una nazione intera. Sanremo si sa, fa parte della nostra storia e noi facciamo parte di questo grande carrozzone che per una settimana all’anno riesce a trasportarci in un mondo dorato, fatto di nastri, lustrini, luci e paillettes. Ma anche di amore, ironia, divertimento e soprattutto affetto.

Sì, perché questo signore e signori è stato il festival si Sanremo dell’AMICIZIA. Quella che lega inesorabilmente Amadeus a Fiorello, che ancora una volta ha chiesto aiuto al suo caro fratello Ciuri. Forse perché impaurito, poco sicuro di sé, affinché lo aiutasse ad affrontare la paura del debutto. E non fa niente se per far questo Josè ha dovuto rincorrere zio Rosario con cartelloni sotto casa. Fiorello avrebbe accettato lo stesso. Perché i ragazzi di via Massena sono così, loro ci sono sempre stati, gli uni per gli altri. Sin da quando insieme a Claudio Cecchetto 35 anni fa facevano musica, squattrinati e pieni di sogni e si divertivano.

Ed è per questo che su quel palco venerdì è salito un altro di quei visionari, un tale Lorenzo Cherubini, pronto ad onorare il lavoro e l’affetto per Ama. E pronto per stare vicino anche al suo amico Gianni. Sì, perché Jova da amico quale è arriva all’Ariston all’improvviso per duettare con Morandi, per il quale ha scritto la canzone in gara, composta dopo il grave infortunio che l’artista romagnolo ha subito un anno fa alla mano, e con il quale riesce a vincere le serate delle cover. Un amico è così.

È stata complicità. La stessa che si respirava nelle note di Mahmood e Blanco, o qualcosa in più, e che portato alla vittoria. Un’amicizia appena nata, frizzante, solare, forte, chimica, quella di Donatella Rettore e Ditonellapiaga. E poi l’affiatamento di Emma e Francesca Michielin, forti e allo stesso tempo libere che al di là della gara hanno vissuto il loro Festival in una casa, convivendo come due giovani ragazze qualsiasi.

E poi c’è l’amica che tutti vorremmo avere: Zia Mara. Tutti la salutano, e non solo per i punti al FantaSanremo. Tutti la amano. È stata lei la regina dell’ultima serata. Lei è la tua confidente, quella con la quale ti puoi ubriacare, con la quale ti fai i selfie mossi, quelli folli, con la quale ridi e ti arrabbi, quella che ti dice le cose in faccia, così senza filtri. E i cantanti fanno a gara per essere ospiti da lei, altro che Ariston! Sanremo allora, il festival dell’amicizia. Perché in fondo, di quel “Come stai?” ne abbiamo davvero tutti bisogno.

Teresa Pugliese

Di Maio lascia il comitato di garanzia dell’M5s

Luigi Di Maio si è dimesso dal comitato di garanzia del Movimento Cinque Stelle. Lo ha fatto inviando una lettera al capo politico, Giuseppe Conte, e al garante, Beppe Grillo. La scorsa settimana, vi è stato uno scontro tra il ministro degli Esteri Di Maio e il capo politico a causa della decisione di Conte di candidare Elisabetta Belloni alla Presidenza della Repubblica. Pubblichiamo integralmente la lettera scritta da Di Maio, pubblicata da Adnkronos.

Sono state giornate intense. L’elezione del Presidente della Repubblica è un momento importante per la democrazia parlamentare, un momento in cui viene fatta una scelta che segna la storia della Repubblica per i successivi sette anni. Dopo la rielezione del presidente Sergio Mattarella, ho proposto di avviare una riflessione interna al Movimento. Penso che all’interno di una forza politica sia fondamentale dialogare, confrontarsi e ascoltare tutte le voci. Tutte le anime, anche chi la pensa in maniera diversa, devono avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee. E lo dico perché anche io in passato ho commesso degli errori su questo aspetto, errori che devono farci crescere e maturare. Sarebbe sbagliato, invece, fare passi indietro.

Tutti avranno notato che in questi giorni il dibattito interno è degenerato, si è iniziato a parlare di scissioni, processi, gogne. Si è provato a colpire e screditare la persona. Mi ha sorpreso, anche perché è proprio il nuovo statuto del Movimento che mette l’accento sul rispetto della persona. Ho apprezzato molto il tentativo di chi in questi giorni, a partire dai capigruppo e da Beppe Grillo, ha provato a favorire un dialogo sereno e super partes, tra diverse linee di pensiero. Continuo a pensare che sia fondamentale confrontarsi dentro il Movimento, perché il Movimento è casa nostra, ed è fondamentale ascoltare le tante voci esistenti, e mai reprimerle.

Io sarò tra le voci che sono pronte a sostenere il nuovo corso, mantenendo la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene e cosa andrebbe migliorato. Qui si vince o si perde tutti insieme, perché siamo una comunità che si basa sulla pluralità di idee, soprattutto in questo momento difficile per il Movimento 5 Stelle, che deve però riuscire a trovare le soluzioni per difendere la dignità dei cittadini e sostenere il mondo produttivo ancora alle prese con la pandemia. Spetta poi al presidente fare la sintesi e tracciare la strada da seguire. Ma l’ascolto è importantissimo.

Mi rendo conto che per esprimere queste idee, seppur in maniera propositiva e costruttiva, non posso ricoprire ruoli di garanzia all’interno del Movimento. Non lo ritengo corretto. Per questo motivo, ho deciso di dimettermi da presidente e membro del Comitato di Garanzia del MoVimento 5 Stelle. Ringrazio gli iscritti che mi avevano votato ed eletto, ringrazio Virginia e Roberto che mi avevano votato presidente, ringrazio Beppe per la fiducia nell’avermi indicato nella rosa dei potenziali membri del Comitato.

Ho preso questa decisione perché voglio continuare a dare il mio contributo, portando avanti idee e proposte. Voglio dare il mio contributo sui contenuti, voglio continuare a fare in modo che si generi un dibattito positivo e franco all’interno della nostra comunità. Un confronto che ci permetta davvero di rilanciare il nuovo corso del Movimento 5 Stelle. Se rimaniamo uniti, con le idee di tutti, torneremo a essere determinanti. Grazie a tutti per l’affetto e viva il Movimento”.

Fenomeno FantaSanremo

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“Papalina”. “Ciao zia Mara”. “Grazie al pubblico”. “Grazie orchestra”. Chi si è accorto di queste frasi un po’ particolari e ripetute più volte in queste sere sul palco dell’Ariston? Anche Amadeus a un certo punto non c’ha capito più nulla. Ma presto svelato il mistero: colpevole di tutto è il FantaSanremo. Vero vincitore di questo Festival, è diventato il fenomeno del momento. Ha catalizzato il web, la tv, ammaliato i fan, gli influencer, e addirittura gli artisti fanno a gara di loro per poter portare più punti possibili a chi ha scommesso su di essi. Ma facciamo un passo indietro e andiamo per ordine.

FantaSanremo è un gioco online che si ispira al Fantacalcio. In questi giorni ha collezionato più di 260mila utenti, ognuno dei quali ha creato una propria “squadra” composta da 5 artisti in gara nella kemesse, acquistati attraverso 100 Baudi (onore all’immortale e venerabile Pippo!) tra i quali si sceglie un caposquadra. Esistono addirittura delle Leghe per poter gareggiare con parenti, amici o sconosciuti. Ogni artista ha la sua quotazione di base. La somma dei loro punteggi sarà il totale con cui si compete con altri giocatori. Va da sé che chi ha il punteggio più alto vincerà. Ogni sera la classifica cambia anche grazie ai bonus che possono accumularsi.

E il bello arriva proprio qui. Per esempio, se un cantante si presenta sul palco dell’Ariston con un abbigliamento monocromatico, ovvero di un unico colore, chi lo ha in squadra guadagnerà 10 punti. L’artista dignitosamente brillo, veramente euforico o particolarmente allegro guadagnerà 20 punti. Un’invasione di palco non programmata vale ben 50 punti. Ma spingendoci più in là se fosse Pedro a invaderlo i punti diventerebbero 75. Quei famosi saluti all’orchestra, al pubblico ed alla Zia Mara hanno fatto guadagnare un bel po’ agli scommettitori. Con tanto di vanto della Venier.

E i malus? La squalifica farebbe perdere 100 punti, la bestemmia 66.6, la rottura dell’abito 20 punti. E poi ce lo stiamo chiedendo tutti: ma Papalina chi è?  Non è altro che la parola d’ordine legata al soprannome del bar marchigiano dove il gioco è nato e che potrebbe regalare ben 50 punti all’artista che la pronuncia sul palco. La geniale idea di questo gioco nasce infatti da un gruppo di amici che grazie ad un gruppo di ascolto hanno poi deciso di creare questo sito per l’edizione del 2021.

Oggi il fantasy game è addirittura supportato da Sky. E allora ieri sera via alle danze, con un Dargen D’Amico che guadagna 10 punti usando l’accendino sul palco, una Emma che si porta a casa 50 punti perché inseguita dai Carabinieri con tanto di diretta sui social, c’è chi addirittura come Gianni Morandi si spinge oltre e sdogana questa splendida follia chiedendo in diretta proprio ad Amadeus se anche lui sia uno scommettitore.

E infatti, se pensate che al Fantasanremo giochino solo i comuni mortali, bhè vi state sbagliando, anche alcuni dei cantanti in gara sono appassionati di questa folle mania. Chiedetelo a Michele Bravi e Sangiovanni, complici di una lotta accanita sul palco e su web. Ma alla fine la domanda sorge spontanea e sono sicura vi starete chiedendo: cosa vince in tutto ciò? Semplice. La gloria.

Le pagelle di Sanremo (parte seconda)

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Debutto col botto per la prima serata del Festival di Sanremo, premiata da ascolti che non si vedevano da anni. E la seconda serata di Sanremo ci concede il bis. Così la gara è andata avanti con l’esibizione degli altri tredici artisti. Molte le rivelazioni, così come le conferme, emozioni, sorrisi e commozione. E noi sempre qui, sul nostro divano al calduccio ce la siamo goduta tutta. Signore e signori, the show must go on!

Sangiovanni – Farfalle: Immagino (le vedo in realtà) migliaia di ragazzine in visibilio. Sangiovanni farà felice: una stuoia di fan impazzite. E non solo. Orecchiabile. La sua è una canzone leggera come le sue farfalle. Niente di più. Voto: 7 –

Lorena Cesarini: Piccola lei. In tutti i sensi. E stasera non ha colore. La lezione agli imbecilli (forse) ci piace. Oltre le lacrime e l’amozione si può dare di più. Voto: 6 –

Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia: Per pochi. Una dolce ballata romantica. Non sarà forse una hit radiofonica ma il cantautore napoletano si mostra sul palco per quello che è. Senza filtri. E senza giacca. 7-

Le Vibrazioni – Tantissimo: Ho sempre adorato la loro energia ma questo pezzo è proprio un bho. Adorabile l’omaggio a Stefano D’Orazio. Ma soprattutto uscite Peppe Vessicchio! Voto 6 ½

Checco Zalone: Ode a Luca. Al suo sottile sarcasmo. Lui è tutto fuorché politically correct e chi se ne frega se per molti volgare. A noi piace così. Altro che radical chic! Voto: 10

Laura Pausini: Date un microfono in mano a Laura e compirà miracoli. Lei è Diva, a volte inconsapevolmente Divina. Adoroh! Voto 9

Emma – Ogni volta è così: Un cambio di rotta gradito. Una Emma addolcita e sensuale. Fa suo il palco. Ad ogni modo il suo pezzo senza lode e senza infamia. Voto 7 ½

Matteo Romano – Virale: Non cambia l’idea che i giovani siano sovrastati da questo palco. È un brano che calza a pennello con la sua immagine. Voto 6

Iva Zanicchi – Voglio amarti: L’aquila di Ligonchio vola alto e tira fuori la sua voce. E non ce n’è per nessuna! Prima standing ovation dell’Ariston. Voto: 100 (cit.)

Ditonellapiaga e Rettore – Chimica: Dammi una lame… a no! Però dai ritmo, energia, follia. Portano sul palco il bianco e il nero, e il sound leggero di una canzone che nonostante tutto resta nelle orecchie. Voto: 8

Elisa – O forse sei tu: È la serata dei grandi ritorni, e il suo forse era il più sospirato. Avvolta nel suo abito bianco, come una dea ammalia con la sua voce. Un brano etereo, carismatico e pronto a salire gli scalini più alti del podio. Chapeau! Voto 9 –

Fabrizio Moro – Sei tu: Il suo è come un abbraccio fatto di note e di parole. Le canta e le trasmette e loro arrivano al cuore. Ha scritto un’altra piccola perla. Bravo Fabrizio. Voto 8

Tananai – Sesso occasionale: Tiene bene il palco e non si lascia intimidire. La penna di Antonacci jr (autore delle hit del momento) c’è ma non fa miracoli. Peccato. Voto 7 –

Irama – Ovunque sarai: È un Irama più maturo, che si lascia trasportare dall’emozione e dal sentimento. Un brano che valorizza molto la sua voce. Si riprende (finalmente) quel palco. Lo fa con garbo. Voto: 8+

Aka7even– Perfetta così: Il giovane ex allievo di Amici fa il suo compito. Porta a casa la canzone. Punto. Voto 6

Highsnob e Hu – Abbi cura di te: Dai dite la verità quanti di voi si sono chiesti chi è l’uno e chi è l’altro. La loro canzone ci fa sentire forse un po’ soli e tristi, ma va bene così. La variante Sanremo. Voto 6+

Etiopia: 6,8 milioni di persone in pericolo a causa della siccità

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Tre stagioni di carenza di piogge hanno portato a una grave siccità nelle regioni pianeggianti dell’Etiopia. Pozzi d’acqua prosciugati, conseguente morte del bestiame e scarsità dei raccolti stanno spingendo centinaia di migliaia di bambini e le loro famiglie sull’orlo del baratro. L’allarme è stato lanciato dall’UNICEF.

Le regioni più duramente colpite sono le zone pianeggianti dell’Oromia meridionale e orientale e le regioni dei Somali. C’è una significativa mancanza di acqua pulita. Anche la sicurezza alimentare si sta deteriorando rapidamente, portando ad un aumento dei casi di malnutrizione. Si prevede che nel 2022, circa 850.000 bambini soffriranno di malnutrizione grave nelle regioni colpite. Le cause sono i conflitti nel Paese, la siccità e la recessione economica. Ad oggi, circa 4,4 milioni di persone stanno affrontando una grave mancanza di acqua. I bambini stanno anche perdendo l’istruzione a causa della siccità. Secondo UNICEF, Oltre 155.000 bambini nelle zone pianeggianti delle regioni dei Somali e Oromia non vanno a scuola per aiutare le proprie famiglie nella ricerca d’acqua.

L’appello dell’UNICEF per l’Etiopia

L’impatto della siccità è devastante“, ha dichiarato Gianfranco Rotigliano, Rappresentante UNICEF in Etiopia. “I bambini e le loro famiglie lottano per sopravvivere a causa della perdita di mezzi di sussistenza e di bestiame. Si prevede che più di 6,8 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria urgente entro metà marzo 2022. Stiamo anche assistendo a grandi sfollamenti delle zone colpite. Circa 225.000 bambini malnutriti e oltre 100.000 donne in stato di gravidanza o allattamento hanno bisogno di urgente supporto nutrizionale. La mancanza di acqua pulita sta ulteriormente aggravando la situazione per i bambini e le donne. Se i bambini sono costretti a bere acqua contaminata, sono esposti anche al rischio di varie malattie, fra cui la diarrea che è una delle principali cause di morte tra i bambini sotto i 5 anni“.

In risposta, l’UNICEF sta lavorando senza sosta per fornire assistenza salvavita a coloro che hanno disperato bisogno di aiuto. Questo include il ripristino di pozzi e sistemi idrici, il trasporto d’emergenza dell’acqua, il trattamento di bambini gravemente malnutriti e la fornitura di istruzione d’emergenza. L’UNICEF richiede 31 milioni di dollari che si aggiungono al più ampio appello umanitario di 351 milioni di dollari. Questi fondi specifici hanno l’obiettivo di raggiungere oltre 2 milioni di persone vulnerabili nelle regioni di Afar, Oromia, SNNPR e dei Somali.

Velia, ritrovati gli elmi della battaglia di Alalia

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Uno scavo avviato dagli archeologi del Parco Archeologico di Paestum e Velia ha riportato alla luce armi probabilmente provenienti risalenti alla battaglia di Alalia. Nel 540 a.C, davanti alle coste della Corsica, si svolse una battaglia tra i Focei, coloni greci insediati ad Alalia, e gli etruschi insieme ai cartaginesi. Nello scontro, secondo Erodoto, i greci ebbero la meglio. I Focei si diressero verso il sud d’Italia, dove comprarono un pezzo di terra e fondarono Hyele, poi rinominata Elea (Velia secondo i romani). Si tratta della città della Magna Grecia che diede i natali al filosofo Parmenide.

Proprio a Velia, gli archeologi hanno riportato alla luce resti di muri realizzati con mattoni crudi, intonacati e fondati su zoccolature in blocchi accostati in poligonale. Una tecnica utilizzata anche per le abitazioni di età arcaica rinvenute lungo le pendici dell’acropoli. Tali testimonianze disegnano un edificio rettangolare lungo almeno 18 metri ed ampio 7. La porzione interna della struttura è pavimentata con un piano in terra battuta e tegole, sul quale sono stati rinvenuti elementi dell’alzato, ceramiche dipinte, vasi con iscrizioni “IRE”, ovvero “sacro”, e numerosi frammenti metallici pertinenti ad armi e armature, tra cui due elmi, uno calcidese ed un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione.

Le ipotesi dei Direttore Massimo Osanna

I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura“, dichiara il Direttore generale dei Musei e Direttore avocante del Parco archeologico di Paestum e Velia, Massimo Osanna. “Con tutta probabilità – prosegue Osanna – in questo ambiente vennero conservate le reliquie offerte alla dea Athena dopo la battaglia di Alalia. Liberati dalla terra solo qualche giorno fa – dice Osanna – i due elmi devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati. Al loro interno potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche. Queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l’identità dei guerrieri che li hanno indossati. Certo si tratta di prime considerazioni – aggiunge Osanna – che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta di più di 2500 anni fa“.

Gli scavi hanno chiarito, inoltre, la cronologia del principale tempio della città dedicato alla dea Athena. La costruzione del tempio maggiore, almeno di una sua prima fase, deve collocarsi cronologicamente dopo la struttura sacra riportata alla luce in questi ultimi mesi. In seguito, in età ellenistica, l’intero complesso riceverà una completa risistemazione con la realizzazione di una stoà monumentale che cingerà il tempio maggiore. Il piano di uso si eleverà a coprire tutte le fasi precedenti.

Franceschini: “È importante continuare a investire nella ricerca archeologica”

La struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., ovvero proprio gli anni subito successivi alla battaglia di Alalia – fa notare Osanna – mentre il tempio più recente, che si credeva di età ellenistica, risale in prima battuta al 480-450 a. C., per poi subire una ristrutturazione nel IV sec. a C. È possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia – suppone Osanna – l’abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo, com’era loro abitudine, dopo aver acquistato dagli abitanti del posto la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi. E alle reliquie da offrire alla loro dea per propiziarne la benevolenza – conclude Osanna – aggiunsero le armi strappate ai nemici in quell’epico scontro in mare che di fatto aveva cambiato gli equilibri di forza nel Mediterraneo“.

È importante continuare a investire con convinzione nella ricerca archeologica che non smette di restituire importanti tasselli della storia del Mediterraneo“. Così il Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Myanmar, l’appello: “Le coscienze democratiche non possono tacere”

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Pubblichiamo l’appello inviato da Albertina Soliani e Sandra Zampa al quotidiano Avvenire. Le autrici, che sono state presidenti dell’Associazione parlamentare Amici della Birmania, chiedono l’adozione di misure forti sulla situazione in Myanmar e la liberazione di Aung San Suu Kyi. Sandra Zampa è stata parlamentare del Partito Democratico. Al momento, è responsabile degli aspetti comunicativi relativi alle relazioni internazionali ed alle attività istituzionali nazionali del Ministero della Salute. Anche Albertina Soliani è stata parlamentare del Partito Democratico. Oggi è vicepresidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

Caro direttore,
di fronte al popolo del Myanmar che da un anno resiste, a mani nude e con tutte le sue forze, al colpo di stato dei militari, noi ci inchiniamo. Il popolo afferma la democrazia, afferma la vita, il futuro, mentre i militari golpisti intensificano la repressione, seminano la morte, chiudono ogni prospettiva. I capi dell’Esercito del Myanmar conoscono solo il linguaggio della forza, considerano il popolo un nemico. Migliaia sono le vittime, migliaia gli arresti, la popolazione civile si rifugia nelle foreste perseguitata dai bombardamenti, dalla incontrollata pandemia di Covid, dalla fame. La vita quotidiana in Myanmar è attraversata dalla paura, dall’insicurezza, dalle violenze arbitrarie. Tutti travolti: i giovani, gli anziani, le donne, i bambini come gli adulti. Torniamo a denunciare la violazione di tutti i diritti umani universali in Myanmar
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La Resistenza rappresenta l’unità del Myanmar

È inaccettabile quello che è accaduto e sta accadendo. La resistenza del popolo ha dato vita a un Governo di unità nazionale (Nug), con i suoi membri alla macchia, che comprende il partito di Aung San Suu Kyi, la Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), la società civile, i gruppi etnici autoctoni e una rappresentanza dei Rohingya. L’unità del Paese è oggi rappresentata dalla Resistenza, che comprende anche gruppi di difesa del popolo (Pdf). È intorno alla resistenza di oggi che nascerà il futuro democratico del Myanmar.

Noi sosteniamo la Resistenza del popolo del Myanmar, che ha preso nelle sue mani il proprio destino. Nella fase di transizione che necessariamente si aprirà con l’indebolimento dei militari, bisogna sostenere ogni sforzo per il dialogo interno inclusivo, la riconciliazione e la pace, la ripresa del cammino democratico. A un anno dal colpo di stato, è evidente che la strategia dei militari è fallita. Non governano il Paese, non sono riconosciuti dalla comunità internazionale. L’economia è crollata, i grandi gruppi economici e dell’energia stanno lasciando il Myanmar. Cresce il commercio delle armi, fornite soprattutto dalla Russia. Per questo chiediamo una più efficace azione politica internazionale, che comprenda l’embargo delle armi, la cessazione delle violenze, l’apertura del dialogo interno inclusivo.

Le coscienze democratiche del mondo non possono tacere

Chiediamo, insomma, che la comunità internazionale difenda il destino democratico del popolo birmano. E chiediamo l’impegno dell’Onu, della Ue, degli Usa, della Cina, dell’Asean, del Giappone, dell’India, dell’Australia e della Russia per favorire il ritiro dal potere dei militari, il ripristino del governo civile in Myanmar, l’apertura immediata di canali umanitari indipendenti dai militari, la difesa dei diritti umani universali. Per tutto ciò è necessaria l’immediata liberazione di Aung San Suu Kyi e dei prigionieri politici, sottoposti a processi politici privi di verità, la sospensione della pena di morte già inflitta ad alcuni di essi, la restituzione al popolo della sua sovranità. Aung San Suu Kyi è indispensabile, come sostengono alcuni Paesi dell’Asean, a cominciare dalle Filippine, e con il favore della Cina, per aprire il dialogo interno.

Di fronte all’immane tragedia che sta vivendo, spesso nel silenzio internazionale, il popolo del Myanmar, le coscienze democratiche del mondo non possono tacere. Non possono tacere le religioni, la cultura, il diritto internazionale, la società civile. Nel tempo che vede nel mondo le democrazie sottoposte a grandi pressioni, gli interessi economici e militari prevalere sul cammino pacifico dei popoli, i colpi di stato militari e gli autoritarismi aprirsi le vie del potere, non possiamo e non dobbiamo rinunciare a condividere il sogno universale della libertà e della dignità umana. Noi condividiamo il sogno della democrazia del popolo del Myanmar, il suo sogno è il nostro sogno.

L’Italia prenda una posizione

Chiediamo al governo italiano di sostenere il popolo del Myanmar e i suoi rappresentanti, e di interrompere ogni traffico commerciale tra l’Italia e il Paese controllato oggi dai militari. Alle donne del Myanmar, che sono parte così attiva dell’opposizione al regime militare, vanno tutto il nostro sostegno e la nostra ammirazione. Esse resistono in ogni angolo della Birmania, nelle carceri, nei villaggi, nelle foreste, sulla rete. Noi siamo con loro, noi camminiamo con loro. Oggi la storia del Myanmar ha la forza della profezia: denuncia il male, annuncia cose nuove, produce cambiamento. Una profezia vissuta da un popolo intero. Una storia di passione e di risurrezione.

Sanremo 2022, le pagelle della prima serata

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C’è chi le teme, c’è chi le ama, chi ci gioca su, chi le odia. Perché se dici Festival di Sanremo dici pagelle. Alzi la mano chi non ne ha mai fatta una. E così ci siamo divertiti anche noi, a caldo, o meglio, dal caldo della mostra poltrona, sotto le coperte a passare in rassegna queste prime 12 canzoni in gara (e non solo). Questa edizione 2022 di Sanremo parte col botto, ma soprattutto al suono di una sala che ritorna piana di gente e di applausi. C’è profumo di normalità, così pare.

Achille Lauro – “Domenica”. Oh Sì Sì. Oh mio Dio. È lui e non si smentisce. Preghiera o blasfemia? Apre questo Sanremo 2022 lasciando il segno. Sconvolgente e ironico. Infiamma il palco e addirittura il Vescovo di Sanremo che tuona contro di lui. Allegro più del solito. L’Harlem Gospel Choir quel tocco in più. Voto: 8 –

Ornella Muti. Forse non è stata una scelta proprio felice. A volte impacciata, spenta. Bellezza. D’altri tempi. Un grazie da parte dei miopi di tutto il mondo per aver sdoganato gli occhiali in prima serata. Voto: 6 –

Yuman – “Ora e qui”. L’emozione del debutto si sente. La voce c’è tutta, eccome! La canzone non regge totalmente il palco. Soul classico e orecchiabile. Forse non molto azzeccata l’idea di buttare nel calderone dei big questi giovani ragazzi. Voto: 6 ½

Noemi – “Ti amo non lo so dire”. Entra come una principessa Disney e ci porta nel suo mondo. La penna di Mahmood si riconosce e disegna su di lei un abito perfetto. Prima esibizione un po’ sottotono, forse qualche problema fonico.  7 –

Gianni Morandi – “Apri tutte le porte”. Abbiamo chiuso gli occhi e ci siamo ritrovati di colpo negli anni 60. D’altronde l’eterno ragazzo non ha mai perso il suo animo e con questo pezzo ritorna scanzonato, ai fasti e all’allegria di “Fatti mandare dalla mamma”. Emozionante, emozionato. 9

Fiorello. Un fuoriclasse. Un amico. Punto! Voto: 9

La rappresentante di Lista – “Ciao ciao”. Puntano tutto sulla loro esibizione. Radiofonica, orecchiabile. Mai scontata. Ballare sul tema dei cambiamenti climatici è cool. Scommettiamo nuovo trend di Tik Tok? Da tenere d’occhio, o d’orecchio. 8 ½

Michele Bravi – “Inverno dei fiori”. La poesia di Michele. Mai banale, interessante e raffinato. Porta con se quel velo di malinconia che regala ad ogni suo pezzo la giusta eleganza. Voto 7

Massimo Ranieri – “Lettera al di là del mare”. Testo profondo, carico di significato. In ogni caso nelle giuste corde dello scugnizzo napoletano. Ma il leone non ruggisce. Almeno stasera. 8

Mahmood e Blanco – “Brividi”. Altro che pelle d’oca, tra loro è chimica. Data per favorita la canzone non delude. Cantano, si divertono, ammiccano. Tirano fuori la vera chicca di questo Festival. Scommettiamo sul podio. Voto 9

Ana Mena – “Duecentomila ore”. Sound gitano, di certo non la classica canzone sanremese. Ana Mena porta sul palco tutta la sua latinità, un po’ neomelodica direi. Con lei ci siamo giocati il bonus ballo e mi diverto. Aridatece però Elettra. Lamborghini si intende. Voto 4

Rkomi – “Insuperabile”. Si, no, bha, forse. Di certo non Wow. Giacca di pelle e sound Depeche Mode. Il pezzo non spinge. Ci aspettavamo di più. Voto 5 ½

Dargen D’Amico – “Dove si balla”. Chi c’avrebbe scommesso? Io sì. D’altronde Dargen non è una novità. Per gli amanti del genere un vero mito. Per chi lo conosce solo ora: accomodatevi, benvenuti alla festa, qui dove si balla! Voto: 8

Giusy Ferreri – “Miele”. Un velo malinconico dolce ed elegante. Ma un bel tormentone estivo, fresco e ballabile? Di quelli che ci sforni ogni estate? Avresti vinto facile Giusy. Troppo classic. Voto 5

Amadeus. Si è davvero divertito. Sempre meno ingessato su un palco che è ormai casa sua. Questo è davvero il suo Festival. Gentiluomo e ottimo padrone di casa. Forse anche più elegante del solito. Voto 8 –

Teresa Pugliese