martedì, Aprile 22, 2025
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Bucha, Ucraina: civili massacrati e cadaveri nelle fosse comuni

Le forze di occupazione russe avrebbero compiuto una terribile strage a Bucha, in Ucraina. Nella città, liberata dall’esercito ucraino, le strade sono disseminate di cadaveri di civili. Cinquantasette corpi sono stati trovati in una fossa comune. Una dozzina di corpi erano visibili, alcuni solo parzialmente sepolti. Secondo il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, le truppe di occupazione non sono riuscite a nascondere i corpi delle vittime prima della ritirata. “I russi mirano a eliminare il maggior numero possibile di ucraini. Dobbiamo fermarli e cacciarli. Chiedo ora nuove devastanti sanzioni del G7“, ha scritto Kuleba su Twitter. In particolare, il ministro ha chiesto un embargo sul petrolio, gas e carbone, la chiusura di tutti i porti alle navi e ai beni russi e la disconnessione di tutte le banche russe dal circuito Swift.

La Russia è peggio dell’Isis“, ha aggiunto Kuleba in un’intervista all’emittente radio Times Uk. “Urge che la Corte penale internazionale ed altre organizzazioni inviino missioni a Bucha e nelle altre città e villaggi liberati della regione di Kiev per lavorare con la polizia ucraina nella raccolta di ogni possibile evidenza dei crimini di guerra russi.

Tra le persone morte ci sono donne violentate che i russi hanno cercato di bruciare, rappresentanti del governo locale, bambini, anziani, uomini. In molti casi i loro corpi sono stati trovati con mani legate, presentano inoltre segni di tortura e sono stati uccisi con un colpo alla tempia. Abbiamo già parlato abbastanza dei saccheggi di beni elettronici, dei gioielli e così via. Tutto questo verrà preso in considerazione sia dalla procura ucraina che dai tribunali internazionali. Non do altre notizie per oggi. Il mondo si deve rendere conto di ciò che è successo a Bucha, Irpin, Hostomel. E purtroppo credo anche nelle altre città ucraine, dove la situazione non è migliore. Ma noi faremo di tutto per trovare e punire i criminali“, ha scritto su Telegram Oleksiy Arestovich, consigliere dell’ufficio del presidente Zelensky.

I cadaveri nelle fosse comuni sarebbero più di trecento. “Questo è un genocidio. L’eliminazione dell’intera Nazione e del popolo. Abbiamo più di 100 nazionalità. Si tratta della distruzione e dello sterminio di tutte queste nazionalità“, ha detto in un’intervista alla Cbs il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Bucha, regione di Kiev. I corpi di persone con le mani legate, uccise a colpi di arma da fuoco da soldati russi, giacciono per le strade. Queste persone non erano nell’esercito. Non avevano armi. Non rappresentavano una minaccia. Quanti altri casi simili stanno accadendo in questo momento nei territori occupati?“, ha scritto su Twitter il consigliere del presidente ucraino Mykhaylo Podolyak.

“Abbiamo documentato un evidente caso di esecuzione sommaria da parte delle forze armate della Federazione Russa a Bucha il 4 marzo scorso“, ha affermato una portavoce di Human Rights Watch. “I nemici hanno usato i bambini ucraini come scudi umani quando spostavano i loro convogli. I soldati russi hanno usato i bambini ucraini come ostaggi, caricandoli sui loro camion per proteggere i loro veicoli durante gli spostamenti“. Lo ha dichiarato il colonnello Oleksandr Motuzyanyk, portavoce del ministero della Difesa ucraino.

IMMAGINI NON ADATTE AD UN PUBBLICO SENSIBILE

Ucraina: 4,5 milioni di bambini sfollati

Secondo l’UNICEF, 4,5 milioni di bambini ucraini sono sfollati. Si tratta di più della metà dei bambini ucraini, il cui numero è stimato in 7,5 milioni. In particolare, 2 milioni di bambini hanno raggiunto i paesi vicini come rifugiati e 2,5 milioni sono sfollati interni in Ucraina. I bambini rappresentano la metà di tutti i rifugiati della guerra in Ucraina. Oltre 1,1 milioni di bambini sono arrivati in Polonia, centinaia di migliaia stanno arrivando in Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, oltre 100 bambini sono stati uccisi durante il conflitto e altri 134 sono stati feriti in Ucraina dall’inizio della guerra il 24 febbraio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riportato 52 attacchi che hanno colpito le strutture sanitarie. Il Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina ha riportato danni a più di 500 strutture per l’istruzione. Si stima che 1,4 milioni di persone non abbiano accesso all’acqua potabile, mentre 4,6 milioni di persone hanno un accesso limitato all’acqua. Più di 450.000 bambini tra i 6 e i 23 mesi hanno bisogno di sostegno alimentare integrativo. L’UNICEF ha già osservato una riduzione della copertura vaccinale per le vaccinazioni di routine e per quelle infantili, compresi il morbillo e la polio.

“Uno dei più rapidi sfollamenti di bambini dalla Seconda Guerra Mondiale”

Per proteggere e sostenere i milioni di bambini e famiglie che sono fuggiti dall’Ucraina, l’UNICEF e l’UNHCR, in collaborazione con i governi e le organizzazioni della società civile, hanno creato i “Blue Dots“, spazi sicuri per bambini e donne. I “Blue Dots” forniscono informazioni chiave alle famiglie che si spostano, aiutano a identificare i bambini non accompagnati e separati e assicurano la loro protezione. Forniscono anche un hub per i servizi essenziali. In Ucraina, l’UNICEF ha consegnato forniture mediche a 49 ospedali in 9 regioni, migliorando l’accesso ai servizi sanitari per 400.000 madri, neonati e bambini. Inoltre, l’UNICEF ha consegnato 114 camion con 1.275 tonnellate di forniture di emergenza. Risponderanno ai bisogni di oltre 8 milioni di persone, compresi 2 milioni di bambini. Le forniture includono medicine e attrezzature mediche, vestiti invernali per i bambini, e kit igienici, scolastici, per lo sviluppo della prima infanzia e per il tempo libero.

La guerra ha causato uno dei più rapidi sfollamenti su larga scala di bambini dalla Seconda Guerra Mondiale“, ha dichiarato la Direttrice generale dell’UNICEF Catherine Russell. “Questo è un triste risultato che potrebbe avere conseguenze durature per le generazioni a venire. La sicurezza dei bambini, il loro benessere e l’accesso ai servizi essenziali sono tutti minacciati da una orribile violenza senza sosta. I bambini hanno urgente bisogno di pace e protezione. Hanno bisogno dei loro diritti. L’UNICEF continua a chiedere un cessate il fuoco immediato e la protezione dei bambini dai pericoli. Le infrastrutture essenziali da cui dipendono i bambini, compresi gli ospedali, le scuole e gli edifici che ospitano i civili, non devono mai essere attaccate“.

Autismo, l’impegno dell’Istituto Superiore di Sanità

L’Istituto Superiore di Sanità ha stanziato 20 milioni di euro per iniziative dedicate alla diagnosi e al trattamento del disturbo dello spettro autistico. L’ISS ha finanziato progetti di ricerca per l’istituzione di una rete di coordinamento territoriale. Investimenti anche nei servizi educativi per la prima infanzia e nelle unità di neonatologia/terapie intensive neonatali e di neuropsichiatria dell’infanzia. L’annuncio in occasione della giornata mondiale dell’autismo.

Negli ultimi anni – ha commentato Maria Luisa Scattoni, coordinatrice dell’Osservatorio Nazionale Autismo (OssNA) – l’ISS ha promosso azioni condivise con i professionisti della rete sanitaria, sociosanitaria ed educativa coinvolti nella presa in carico integrata delle persone nello spettro autistico. Le nuove linee di indirizzo per la definizione di percorsi differenziati al trattamento, per la promozione delle autonomie e per la definizione di un vero e proprio Progetto di vita sono di fondamentale importanza. Attraverso questo strumento le Regioni potranno realizzare iniziative dedicate per oltre 20 milioni di euro“.

L’ISS coordina e monitora in modo capillare tutte le attività realizzate nell’ambito del fondo autismo. L’implementazione del sito web permette ai cittadini di essere informato sulle attività finora effettuate e sui risultati ottenuti. “La piattaforma dell’OssNA – ha dichiarato Maria Luisa Scattoni – è stata recentemente integrata con una formazione specifica dedicata alla promozione dello sviluppo nel contesto educativo degli asili nido. A breve renderemo anche disponibile gratuitamente per tutti gli utenti della piattaforma il manuale La storia di Nemo. Lo scopo è di promuovere la conoscenza sul neurosviluppo. Occorre valorizzare le opportunità del contesto educativo in cui certe competenze non ancora acquisite dal bambino possono essere promosse“.  

La formazione

Attraverso la piattaforma è anche accessibile una mappatura della rete sanitaria specialistica relativa all’autismo. Sono 1155 i centri pubblici e privati convenzionati con il SSN per la diagnosi e il trattamento del disturbo dello spettro autistico in età evolutiva e in età adulta. Inoltre, possono essere consultate tutte le iniziative che l’ISS sta portando avanti per il personale operante nel servizio educativo, sanitario e socio-sanitario. Sono stati finora formati 8767 tra educatori, insegnanti e professori, 1520 pediatri di famiglia,  6 master trainers in 4 regioni italiane sul Caregiver Skill Training. Inoltre, è appena partito un nuovo corso di formazione in ulteriori 5 Regioni. Oltre 300 dirigenti neuropsichiatri, psichiatri e psicologi del SSN hanno seguito finora i corsi di alta formazione professionale sull’analisi del comportamento applicata ai disturbi dello spettro autistico.

 

Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo

Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. La giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite. In occasione della giornata dell’autismo, l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) ha ribadito “con forza la necessità, non più procrastinabile, di realizzare una rete integrata di servizi realmente in grado di garantire una presa in carico tempestiva, globale e continuativa sia della persona che dei suoi familiari“.

Quest’anno, l’ONU ha scelto come tema della giornata dell’autismo l’Educazione inclusiva. Tema che si lega all’attuazione del 4° Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 per “fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti“. Secondo il Presidente del ANFFAS, Roberto Speziale, “L’educazione inclusiva contribuisce, senza alcun dubbio, a cambiare le traiettorie di vita delle persone nello spettro autistico“. Questo a condizione che sia realizzata “garantendo i giusti sostegni sia di natura didattica che educativa e sociale, a partire dalla tenerissima età. Infatti, unitamente all’aumento delle loro conoscenze e competenze, in questo modo si riescono a migliorare gli aspetti comportamentali e relazionali. Essi sono alla base di ogni futuro miglioramento anche negli altri contesti“.

L’importanza del Piano educativo individualizzato

Secondo l’Associazione, è necessario che i soggetti che interagiscono con le persone nello spettro autistico nel contesto scolastico dispongano di elevate competenze e adeguate professionalità. L’ANFASS mette al centro dell’attenzione l’importanza dei PEI, cioè del Piano educativo individualizzato. L’Associazione auspica il PEI possa rappresentare il comune obiettivo verso cui tutti poter convergere anche all’esito delle celebrazioni odierne. La nuova legge quadro sulla disabilità e i provvedimenti per completare la riforma della Buona scuola potrebbero portare a dei significativi miglioramenti in tal senso.

Se così fosse – ha aggiunto Speziale – si darebbe senso a quanto auspicato dall’Onu. Si darebbe significato a questa giornata non illudendo le persone nello spettro autistico e le loro famiglie che colorando per qualche minuto o per qualche ora qualche monumento o qualche facciata di palazzo di blu questo poi corrisponda a un reale cambiamento dell’assai complicata vita materiale delle persone con disabilità e dei loro familiari“.

Aumentano gli occupati a febbraio 2022

Secondo l’ISTAT, a febbraio 2022 il numero di occupati in Italia è aumentato di 81mila unità (+0,4%) rispetto al mese precedente. Il tasso di occupazione sale al 59,6% (+0,3 punti). La crescita del numero di occupati si associa alla diminuzione dei disoccupati e degli inattivi.

Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-1,4%, pari a -30mila unità rispetto a gennaio) tra gli uomini e per tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 25-34enni. Il tasso di disoccupazione scende all’8,5% nel complesso (-0,1 punti) e al 24,2% tra i giovani (-0,6 punti). Il calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,6%, pari a -79mila unità), trasversale rispetto al genere, si registra tra i 25-49enni. Il tasso di inattività scende al 34,8% (-0,2 punti).

Confrontando il trimestre dicembre 2021-febbraio 2022 con quello precedente (settembre-novembre 2021), il livello di occupazione è più elevato dello 0,4%. In totale, si registrano 100mila occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,3%, pari a -98mila unità) e degli inattivi (-0,7%, pari a -87mila unità).

Il numero di occupati a febbraio 2022 è superiore a quello di febbraio 2021 del 3,5% (+777mila unità). Aumenta per uomini e donne, per qualsiasi classe d’età e posizione professionale. Il tasso di occupazione è più elevato di 2,6 punti percentuali. Rispetto a febbraio 2021, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-15,0%, pari a -375mila unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-5,3%, pari a -723mila).

Carol Maltesi, l’intervento della FNSI e del CNOG

Pubblichiamo la dichiarazione delle Commissioni Pari Opportunità della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) e di Usigrai, del Coordinamento CPO del Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti e di Gi.U.Li.A. Giornaliste. La dichiarazione riguarda la narrazione tossica di alcuni media italiani che stanno affrontando in queste ore il femminicidio di Carol Maltesi.

Carol Maltesi era una ragazza e una mamma. Aveva già conosciuto la violenza e l’aveva combattuta. Carol è stata uccisa il suo corpo fatto a pezzi, messo in un congelatore, buttato giù per un pendio dentro sacchi neri, quelli che si utilizzano per l’immondizia. Una donna trattata come un rifiuto da chi l’ha ammazzata, e si è accanito su di lei, e dalla narrazione tossica, nelle parole e nei titoli, di questo femminicidio: Charlotte era “un’attrice porno”, il carnefice “un impiegato di banca e food blogger”, lei vittima di “un raptus”.

Questa non è informazione, ma è pregiudizio sotto forma di giornalismo. È il pericoloso, reiterato approccio che cerca giustificazioni per il femminicida e colpe per la vittima. Così si cestinano la deontologia, il Manifesto di Venezia, il rispetto per la persona: tutto ciò per qualche visualizzazione o copia venduta in più. Le Commissioni Pari Opportunità Fnsi e Usigrai, il Coordinamento Cpo Cnog e l’associazione Giulia Giornaliste denunciano e condannano la spettacolarizzazione, il voyerismo, la pornografia del dolore e segnaleranno le testate e gli autori e le autrici degli articoli agli Ordini regionali di competenza, chiedendo un’azione disciplinare, perché il diritto di cronaca non può mai trasformarsi in un abuso.

La richiesta alle Istituzioni

Le Cpo Fnsi e Usigrai, il Coordinamento Cpo Cnog e Giulia Giornaliste invieranno oggi una richiesta di incontro urgente alla ministra per le pari opportunità, Elena Bonetti, alla presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio, Valeria Valente, e alla presidente dell’intergruppo della Camera per le donne, i diritti e le pari opportunità, Laura Boldrini, perché l’istituzione di un Osservatorio permanente sull’applicazione dell’articolo 5 del testo unico deontologico e del Manifesto di Venezia non è più differibile.

Questo il testo dell’articolo 5-bis del Testo unico dei doveri del giornalista.
Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista:
a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona;
b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta anche
attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso;
c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte.

Alberto Pizzolante

Edy Ongaro, miliziano italiano, è stato ucciso nel Donbass

Edy Ongaro, un uomo di 46 anni veneziano, è stato ucciso ieri da una bomba a mano mentre combatteva con le milizie separatiste del Donbass. Lo ha comunicato il Collettivo Stella Rossa con un post su Facebook.

Con immenso dolore comunichiamo che Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, è caduto da combattente per difendere il popolo libero di Novorossia dal regime fascista di Kiev“, ha scritto il collettivo. “Dalle prime informazioni ricevute sappiamo che si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni. Raggiunto il Donbass nel 2015 non lo aveva più lasciato. Era un Compagno puro e coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori. In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori. Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni“.

Il suo martirio serva a rompere il castello di bugie di questa guerra, ma soprattutto a rilanciare la lotta antifascista e internazionalista. Il sacrificio di Edy mostri la forza del proletariato che saprà portare al trionfo del comunismo. Ti salutiamo Compagno Partigiano con il motto che ti era tanto caro: ‘Morte al fascismo, libertà al Popolo’“. Così il Collettivo Stella Rossa, gruppo che tra i suoi principi fondamentali pone “l’affrancamento dal sistema capitalista e contro l’imperialismo politico-militare USA-NATO-UE“.

Edy Ongaro, secondo l’ANSA, ha avuto problemi con la giustizia italiana. Avrebbe partecipato ad una rissa in un bar di Portogruaro, dove aveva colpito l’esercente con un calcio all’addome, scagliandosi alla fine anche contro un carabiniere. Rimesso in libertà in attesa del processo, era sparito. In Donbass, si era arruolato con i separatisti della brigata Prizrak, composta soprattutto da foreign fighter.

La narrazione tossica che normalizza il femminicidio

Pubblichiamo l’intervista a Renata, attivista di Non Una di Meno Brescia, realizzata da Radio Onda d’urto. L’intervista è incentrata sulla narrazione tossica di alcuni media italiani che stanno affrontando in queste ore il femminicidio di Carol Maltesi. Le parole riportate sono un estratto e una rielaborazione delle dichiarazioni di Renata. Potete ascoltare l’intervista completa qui.

Bisognerebbe abolire il termine tragedia in questi casi. Questo termine, propriamente greco, fa pensare al pathos e al destino, non alle responsabilità omicide e femminicide. Fa pensare ad un meccanismo indipendente dalla responsabilità, in balia del caso e del destino. In realtà, in questi casi c’è un uomo, un “mostro”, che con “lucidità” ha operato una serie di passaggi.

La prima cosa che si nota, leggendo i giornali online, è che la parola femminicidio ricorre solo negli articoli de Il fatto quotidiano, Il globalist e in un quotidiano locale. Negli altri casi si parla di omicidio a luci rosse. Il titolo del Globalist è “Femminicidio, ecco chi è l’uomo che ha confessato di aver ucciso e fatto a pezzi la pornostar Carol Maltesi“. In questo caso, l’elemento positivo è il fatto che si parli di femminicidio e che il giornale si concentra sull’uomo, sull’autore del femminicidio. L’elemento negativo, presente in tutti i titoli, è il riferimento all’ultima professione della donna uccisa.

La Gazzetta del Sud titola: “La doppia vita di Carol Maltesi tra famiglia, viaggi e film hard“. Vorrei sapere se la doppia vita è di Carol Maltesi, a cui la vita è stata strappata, o dell’uomo che l’ha uccisa, che l’ha tenuta in frigorifero, che si recava in banca a Milano, che era il suo vicino. È l’assassino a condurre la vera doppia vita, non la vittima.

Mettere in primo piano l’ultima professione di Carol Maltesi serve all’opinione pubblica, guidata dalla narrazione tossica, a normalizzare l’evento, a ridurre la potenzialità femminicida dell’autore e soprattutto ad appiattire la complessa vita di una ragazza di 25 anni con un figlio di 5. Una donna che ha fatto fatica a vivere da sola in questi tempi di pandemia. Questa narrazione tossica ha lo scopo di normalizzare la violenza sulle donne e di rendere più facile – mentre i giornali sostengono il contrario – la sua perpetuazione.

L’intreccio tra patriarcato e capitalismo

La vittima viene riconsegnata, in quasi tutti i titoli, come fatta a pezzi. Conoscendo la sua identità, si potrebbe correttamente parlare di Carol Maltesi, non più del suo essere stata buttata in un dirupo. In questo caso, il femminicida ha negato alla vittima la possibilità di un’ identificazione dopo la morte. Con questi titoli, si pensa la vittima come fatta a pezzi, non la si pensa nella sua identità umana. La pensiamo nel modo in cui lui l’ha distrutta, non nel modo in cui lei era. Lei è consegnata nell’immaginario, nell’ambiguità, nella sparizione della complessità della sua vita secondo il modo del patriarcato, per cui una donna esiste solo relativamente ai ruoli che il patriarcato le assegna e non esiste prima di tutto come persona, nella complessità della sua vita.

C’è un intreccio tra patriarcato e capitalismo. Un titolo pruriginoso attira più lettori e di conseguenza fa guadagnare di più. C’è una responsabilità grandissima delle giornaliste e dei giornalisti, perché il titolo è l’elemento che orienta la lettura. Se un titolo contiene degli elementi tossici, esso intossica l’intero articolo. La battaglia rispetto all’informazione è fondamentale. Le donne devono essere libere di mantenersi come possono e come credono. Nessuno ha il diritto di ridurre la personalità di una donna alla sua ultima professione per poter attirare un’attenzione morbosa.

Alberto Pizzolante
redazione@likequotidiano.it

Energia e gas, “dal Governo soluzioni anacronistiche”

Legambiente, Greenpeace Italia e WWF Italia hanno presentato al Governo italiano dieci proposte per ridurre il consumo nazionale di gas di 36 miliardi di metri cubi entro il 2026. Le tre associazioni ambientaliste ritengono che il problema degli aumenti dei costi dell’energia, un salasso per le famiglie, sia da affrontare con urgenza. Tuttavia, credono che le soluzioni adottate dal Governo siano “anacronistiche e in controtendenza con l’urgente lotta alla crisi climatica“.

Legambiente, Greenpeace e WWF si riferiscono, in particolare, all’aumento della produzione nazionale di gas fossile, alla riapertura delle centrali elettriche a carbone, al raddoppio di alcuni gasdotti operativi, alla realizzazione di nuovi rigassificatori e ai nuovi finanziamenti alla ricerca del nucleare di quarta generazione. “Il blackout nazionale del 2003 portò al varo in fretta e furia dell’infausto decreto sblocca centrali del governo Berlusconi. Il decreto fece realizzare le centrali termoelettriche a gas che allora sostituirono quelle a carbone e olio. Oggi la guerra in Ucraina dovrebbe portare l’Esecutivo Draghi a varare subito un ben più necessario e fausto decreto sblocca rinnovabili“. In particolare, bisognerebbe intervenire per sostituire gli impianti a gas con 90 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili. Impianti da autorizzare entro 12 mesi e da realizzare nei prossimi 5 anni“, hanno dichiarato le associazioni.

È necessario ridurre i consumi di gas

Per le tre associazioni, quelle prese fino ad oggi dall’esecutivo Draghi sono “decisioni che non entrano nel merito dell’unica soluzione efficace che ci può permettere di affrontare questo problema in modo strutturale e senza lasciare indietro nessuno: la riduzione dei consumi di gas. Un obiettivo che si può raggiungere intervenendo soprattutto sulle prime tre voci di consumo. Il consumo domestico e terziario, che ha pesato per 33 miliardi di metri cubi nel 2021. La produzione di elettricità, che ha consumato 26 miliardi di metri cubi di gas e l’industria, che ne ha utilizzati 14 miliardi. In questi settori, bisogna operare con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili, con concrete politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica in edilizia, con l’innovazione tecnologica nelle imprese“.

La riattivazione di gruppi termoelettrici a carbone o a olio combustibile per la produzione di energia elettrica sarebbe comunque irrilevante. Se ripartissero 1.000 MW di potenza installata aggiuntivi a quelli già in attività, per 5mila ore all’anno, si potrebbero produrre 5 TWh all’anno. Questa quantità permetterebbe di risparmiare solo 1 miliardo di m3 di gas fossile all’anno.

Colloquio telefonico tra Draghi e Putin

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto oggi un colloquio telefonico con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Al centro del colloquio telefonico, l’andamento del negoziato tra la Russia e l’Ucraina e i suoi ultimi sviluppi. Il Presidente Draghi ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale. Draghi ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia. Il Presidente Putin ha descritto il sistema dei pagamenti del gas russo in rubli. I due leader hanno concordato sull’opportunità di mantenersi in contatto.

Lo ha comunicato Palazzo Chigi in una nota. Il colloquio è durato un’ora. Nella telefonata con il premier Mario Draghi, il presidente russo Vladimir Putin ha anche riferito sugli sviluppi dei negoziati di ieri a Istanbul tra le delegazioni di Mosca e Kiev. Lo riferisce il Cremlino, citato dalla Tass, come riporta l’agenzia ANSA.