martedì, Aprile 22, 2025
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In Tigray sono stati commessi crimini contro l’umanità

Amnesty International e Human Rights Watch hanno diffuso un rapporto sulla situazione umanitaria in Tigray. Le due organizzazioni hanno accusato le forze di sicurezza regionali dell’Amhara e le autorità civili della Zona occidentale del Tigray di aver commesso, a partire dal novembre 2020, “violenze di tale diffusione e intensità contro la popolazione tigrina da poter costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità“. Le autorità dell’Etiopia hanno fortemente limitato l’accesso e il monitoraggio indipendente nell’aria, riuscendo a tenere ampiamente nascosta la campagna di pulizia etnica.

Le autorità civili, le forze di sicurezza dell’Amhara, con l’acquiescenza e la possibile partecipazione delle forze federali dell’Etiopia, hanno sistematicamente espulso dalle loro case diverse centinaia di migliaia di civili tigrini. Hanno fatto ricorso a minacce, uccisioni illegali, violenza sessuale, arresti arbitrari di massa, saccheggi, trasferimenti forzati e diniego dell’assistenza umanitaria. Si tratta, quindi, di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi contro la popolazione civile dei Tigray.

Stupri di gruppo, sequestri e riduzione in schiavitù sessuale

A due settimane dall’inizio del conflitto, nel novembre 2020, l’area è finita sotto il controllo delle forze armate federali d’Etiopia e di forze e milizie alleate locali provenienti dalla regione dell’Amhara. I militari hanno bombardato indiscriminatamente le città e hanno compiuto esecuzioni extragiudiziali, Secondo il rapporto, anche le milizie tigrine e gli abitanti del posto hanno commesso crimini di guerra contro la popolazione locale e contro i lavoratori pendolari provenienti dall’Amhara.

In oltre 15 mesi, i ricercatori di Amnesty International e di Human Rights Watch hanno intervistato oltre 400 persone, testimoni e sopravvissuti ahmara e tigrini. Le ricerche hanno analizzato documentazione medica, atti giudiziari, immagini satellitari, fotografie e filmati. In diverse città sono comparsi avvisi che ordinavano ai tigrini di allontanarsi entro 24-72 ore, altrimenti sarebbero stati uccisi. Gli amministratori locali hanno elaborato piani per espellere le comunità tigrine. Migliaia di tigrini sono stati rastrellati e posti in detenzione in strutture sovraffollate. Amnesty International e Human Rights Watch ritengono che migliaia di tigrini si trovino ancora in questa situazione, in pericolo di vita. Le forze di sicurezza si sono rese responsabili di stupri di gruppo, sequestri e riduzione in schiavitù sessuale.

Uccise sessanta persone ad Adi Goshu

Le autorità locali hanno inoltre imposto limitazioni di movimento, impedito l’ingresso degli aiuti umanitari, vietato l’uso della lingua tigrina e l’accesso ai terreni coltivati. Insieme alle autorità federali dell’Eritrea, hanno fatto razzie di prodotti agricoli, bestiame e macchinari privando così i tigrini dei mezzi di sussistenza. Il 17 gennaio 2021 le milizie ahmara, note come Fano, hanno rastrellato decine di uomini tigrini della città di Adi Goshu. Circa 60 sono stati uccisi sommariamente lungo il fiume Tekeze. Questo massacro ha provocato un esodo di massa da Adi Goshu. Molte persone sono morte nei centri di detenzione diretti dalle forze ahmara e dalle milizie Fano: uccisi, torturati, privati di cure mediche, di cibo e di acqua.

Sia le forze federali dell’Etiopia che le autorità dell’Ahmara hanno negato le denunce di pulizia etnica nella Zona occidentale del Tigray. Il 25 febbraio 2022 Amnesty International e Human Rights Watch hanno scritto al governo federale e alle autorità regionali dell’Ahmara e del Tigray, presentando le conclusioni delle loro ricerche. Ha risposto solo il governo regionale dell’Ahmara. Il 24 marzo il governo ha annunciato una tregua umanitaria che, secondo l’Ufficio Affari esteri del Tigray, lo stesso governo non ha rispettato.

L’appello

Secondo Amnesty International e Human Rights Watch, “ogni eventuale accordo tra tutte le parti in conflitto dovrà prevedere il dispiegamento urgente di una forza internazionale di peacekeeping, guidata dall’Unione africana e sostenuta dai partner regionali e internazionali dell’Etiopia. Gli obiettivi sono promuovere il rispetto dei diritti umani, consentire l’ingresso degli aiuti umanitari e proteggere le comunità a rischio nel Tigray. Il governo dell’Etiopia deve assicurare l’immediato accesso delle agenzie umanitarie nella regione, rilasciare tutte le persone arrestate arbitrariamente e indagare e punire in modo appropriato tutti i responsabili dei crimini di diritto internazionale“.

Alberto Pizzolante

Sudan: iniziato il processo per il genocidio nel Darfur

Ieri è iniziato il primo processo presso la Corte penale internazionale dell’Aia per i massacri compiuti durante la guerra nel Darfur. Nella regione nell’ovest del Sudan, dal 2003 al 2006 si è combattuta una guerra civile che secondo l’ONU ha provocato circa 400mila morti. Gli sfollati sono stati 2 milioni e mezzo. L’unico imputato è Ali Muhammad Ali Abd-al-Rahman, conosciuto come Ali Kushayb, uno dei capi dei Janjawid, i “diavoli a cavallo”. I Janjawid sono stati una milizia filo-governativa che ha avuto un ruolo centrale nel conflitto. Nel febbraio del 2003, in Darfur alcune milizie di etnia non baggara insorsero contro il governo sudanese, accusandolo di discriminazioni e di mancanza di tutele nei loro confronti. Il governo diede ai Janjawid, di etnia baggara, il compito di sedare le rivolte. Essi attaccarono numerosi villaggi, uccidendo o torturando decine di migliaia di persone.

L’ex comandante, che ora ha 65 anni, è stato trasferito alla Corte dell’Aia nel 2020 dopo l’arresto in Repubblica Centrafricana. L’arresto è avvenuto dopo tredici anni di latitanza. Si è dichiarato oggi non colpevole rispetto a tutti i 31 capi di accusa nei suoi confronti, che includono diversi crimini di guerra e contro l’umanità. Al momento è ricercato dalla Corte penale internazionale anche l’ex presidente sudanese Omar Hassan Al-Bashir, accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio.

Insieme a lui, sono ricercati Abdel-Rahim Mohammed Hussein, ministro dell’Interno all’epoca del conflitto, e Ahmed Harun, ex funzionario di sicurezza vicino a Bashir. L’ex capo di Stato è attualmente agli arresti nella capitale Khartoum. Egli è stato al potere per 30 anni, fino a quando una rivolta popolare e un intervento dell’esercito non hanno messo fine al suo governo nel 2019. L’esecutivo di transizione aveva deciso di consegnare al-Bashir alla Corte penale internazionale. Il processo di estradizione non è però andato avanti. Il golpe di ottobre ha fatto ricadere il Paese in una fase di insicurezza.

“Solo un primo passo”

All’agenzia Dire, un attivista sudanese per la difesa dei diritti umani ha dichiarato che non ci sarà completa giustizia fino a quando “non saranno processati anche l’ex presidente Omar al-Bashir e i vertici militari del suo regime, compreso l’attuale presidente Abdel Fattah al-Burhan, veri pianificatori di quei massacri“. Quello di ieri è “solo il primo passo di un viaggio lungo mille chilometri. La più grande e la peggiore delle milizie del Sudan sono le forze armate, di cui le stesse Janjawid sono state solo uno strumento. Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemetti, attuale vicepresidente del Sudan, ha creato e sostenuto queste milizie. I cittadini del Darfur sono vittime delle élite di alcuni Stati del nord e del centro, come l’attuale capo dello Stato e l’ex presidente al-Bashir. Chi è al potere ora non vuole consegnare al-Bashir, ma noi faremo di tutto affinché organismi internazionali facciano pressione a Khartoum per l’estradizione“.

Il discorso di Volodymyr Zelensky all’ONU

Pubblichiamo i passaggi principali dell’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, tenutasi ieri. Alla riunione ha partecipato anche l’ambasciatore russo all’Onu, Vasily Nebenzya.

Dov’è il Consiglio di sicurezza dell’Onu? Dov’è la pace? Dove sono le garanzie che le Nazioni Unite devono dare? Ogni aggressore deve essere fermato per arrivare alla pace. Ora il mondo vede quello che l’esercito russo ha fatto a Bucha, ma deve ancora vedere quello che ha fatto in altre zone. Vorrei ricordarvi lo scopo della nostra associazione: mantenere la pace. A causa delle azioni della Russia stanno avvenendo i peggiori crimini di guerra della nostra Storia.

Hanno sparato a donne fuori dalle loro case, hanno ucciso intere famiglie e bambini e hanno cercato di bruciarne i corpi. Mi rivolgo a voi per ricordare la memoria di civili torturati e uccisi. Donne e uomini sono stati uccisi nei loro appartamenti, le loro case sono state fatte saltare in aria dalle granate, i civili sono stati schiacciati dai carri armati mentre erano seduti nelle loro auto in mezzo alla strada, le donne sono state violentate e uccise davanti ai loro figli. Solo per piacere. Hanno tagliato gli arti, gli hanno tagliato la gola. L’esercito russo ha cercato e ucciso di proposito chiunque servisse il nostro paese. L’idea della Russia è sempre stata quella di uccidere quanti più civili, di evitare che lasciassero il Paese.

I russi incolperanno tutti solo per giustificare le proprie azioni. Diranno che ci sono varie versioni e che è impossibile stabilire quale di quelle versioni sia vera. Abbiamo prove decisive, ci sono immagini satellitari, possiamo condurre indagini complete e trasparenti. Noi daremo massimo accesso ai giornalisti, alle associazioni internazionali. Siamo nel 2022 e abbiamo mezzi per mostrare al mondo quello che succede nel nostro Paese. Così riusciremo a dimostrare chi sono i colpevoli e i peggiori criminali di guerra del mondo saranno puniti. L’Onu deve agire per la pace in Ucraina. Altrimenti le opzioni sono o rimuovere la Russia dal Consiglio o dissolvere le Nazioni Unite, e credo che questa ultima opzione non piaccia a nessuno.

I militari russi e i loro comandanti devono essere processati per crimini di guerra. Dopo la Seconda guerra mondiale i criminali sono stati processati a Norimberga. Serve un tribunale sul modello di Norimberga per processare la Russia per i suoi crimini di guerra in Ucraina. Centinaia di migliaia di ucraini sono stati già deportati in Russia. La Russia vuole rendere l’Ucraina uno Stato schiavo. Vuole distruggere sistematicamente ogni diversità etnica e religiosa. La geografia può essere diversa o varia, ma la crudeltà è la stessa come gli stessi sono i crimini. La loro responsabilità deve essere inevitabile.

Sud Sudan: il disastroso impatto delle inondazioni

L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha lanciato un allarme per il protrarsi delle inondazioni in Sud Sudan. Una situazione che aggraverà l’esodo in corso quando, a maggio, inizierà la stagione delle piogge. Il Sud Sudan nel 2021 ha registrato le peggiori inondazioni di sempre. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, sono più di 835.000 le persone che ne hanno subito l’impatto. Precipitazioni e esondazioni dei fiumi hanno allagato migliaia di ettari di colture in otto Stati. Quasi 800.000 capi di bestiame sono deceduti. Questi eventi hanno decimato l’agricoltura di sussistenza da cui dipende la sopravvivenza della maggior parte delle comunità e che hanno aggravato considerevolmente l’insicurezza alimentare.

Secondo Andrew Harper, Consigliere speciale dell’UNHCR sull’azione per il clima, “in tutto il mondo alluvioni e siccità divengono più frequenti e intense. I Paesi in via di sviluppo, come il Sud Sudan, pur contribuendo in misura minima alle emissioni di carbonio ne sono colpiti in modo sproporzionato. Accedere alle popolazioni più vulnerabili costituisce l’ostacolo principale per gli aiuti umanitari, poiché le pessime condizioni di infrastrutture stradali rendono difficoltoso l’accesso degli aiuti a località remote come Old Fangak, dove la vecchia pista di atterraggio è completamente sommersa e attualmente inagibile. Nonostante le molteplici criticità, i membri delle comunità locali sono stati estremamente generosi nei confronti delle persone in fuga da violenze o eventi climatici estremi“.

Una situazione straziante

A Old Fangak – prosegue Harper – ho incontrato una donna settantenne, costretta a fuggire in due occasioni. La donna ha passato giorni immersa in acque torbide cercando disperatamente di tappare con rami e fango un argine di terra permeabile alle inondazioni, affinché l’acqua non allagasse la piccola area in cui vive con la propria famiglia. Tutto ciò è straziante. L’UNHCR ha fornito teli impermeabili, zappe, vanghe e sacchi di sabbia per rafforzare le protezioni dalle inondazioni e sta inoltre supportando le famiglie sfollate a Malakal e in altre città. Se l’Agenzia non riuscirà ad aumentare gli aiuti alla popolazione del Sud Sudan, il combinarsi della crisi climatica con la prolungata situazione di insicurezza provocherà un’ulteriore riduzione delle risorse lasciando le persone senza mezzi per sopravvivere“.

Stefano Cucchi: la Cassazione ha condannato due carabinieri

La Cassazione ha condannato i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per l’omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi. La pena è di 12 anni di reclusione. La Corte d’Appello aveva condannato i due carabinieri a 13 anni. Ci sarà un nuovo processo di appello per i due carabinieri accusati di falso. Roberto Mandolini aveva già ricevuto una condanna a 4 anni di reclusione e Francesco Tedesco a 2 anni e mezzo. I due carabinieri condannati a 12 anni si sono quindi recati nella Caserma di Santa Maria Capua Vetere, sede del Carcere militare giudiziario.

Sono amareggiato perché non sono l’assassino di Stefano Cucchi, ma rispetto la decisione dei giudici perché sono un carabiniere nell’animo“, ha affermato Raffaele D’Alessandro. “Siamo vicini alla famiglia Cucchi di cui condividiamo il dolore e ai quali chiediamo di accogliere al nostra profonda. La sentenza ci addolora perché i comportamenti accertati contraddicono i valori e i principi ai quali chi veste la nostra uniforme deve sempre e comunque ispirare il proprio agire“. Questa la dichiarazione del Comando generale dei carabinieri.

Stefano Cucchi è stato ucciso di botte

Per Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, “possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano. Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via. Devo ringraziare tante persone. Il mio pensiero, in questo momento, va ai miei genitori. Di tutto questo si sono ammalati e non sono con noi. Va ai miei avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni. Un grande grazie al dottor Giovanni Musarò che ci ha portato fin qui“.

Il sostituto Procuratore generale della Cassazione, Tomaso Epidendio, ha ripercorso le vicende che hanno portato alla morte di Stefano Cucchi: “Stefano Cucchi ha vissuto una via crucis notturna in cui tutti coloro che lo vedevano, rimanevano impressionati dalle sue condizioni. Si è voluto infliggere a Cucchi una severa punizione corporale di straordinaria gravità, caratterizzata inoltre da una evidente mancanza di proporzione col suo atteggiamento non collaborativo. Tutto qui è drammaticamente grave, ma concettualmente semplice: senza calci, schiaffi, spinte, ci sarebbe stata la frattura della vertebra? La risposta è palesemente negativa“.

Stefano Cucchi è stato ucciso dai due carabinieri che lo arrestarono la notte tra il 15 e 16 ottobre 2009. Questa sentenza la dedichiamo ai medici legali Arbarello e Cattaneo che parlarono di caduta probabilmente accidentale e di lesioni lievi. Ora i responsabili dell’omicidio di Stefano saranno incarcerati“. Lo ha scritto su Facebook l’avvocato Fabio Anselmo.

Aumentano i prezzi al consumo e le importazioni extra UE

Secondo l’ISTAT, nel mese di marzo 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua (da +5,7% del mese precedente). L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%). In misura minore, incidono i prezzi al consumo dei beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%). I prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%). I servizi relativi ai trasporti, invece, registrano un rallentamento (da +1,4% a +1,0%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,7% a +2,0%. Su base annua, accelerano i prezzi dei beni (da +8,6% a +10,2%), mentre quelli dei servizi rimangono stabili (+1,8%%). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +1,6% per la componente di fondo.

Il commercio estero extra UE

A febbraio 2022 si stima, per l’interscambio commerciale con i paesi extra Ue27, un aumento congiunturale per entrambi i flussi, più ampio per le importazioni (+9,8%) rispetto alle esportazioni (+1,9%). L’incremento su base mensile dell’export è dovuto all’aumento delle vendite di energia (+34,9%), dei beni di consumo non durevoli (+7,0%) e dei beni intermedi (+3,4%). Diminuiscono le esportazioni di beni strumentali (-6,1%). Dal lato dell’import, la crescita congiunturale è determinata principalmente dall’energia (+23,7%).

Nel trimestre dicembre 2021-febbraio 2022, rispetto ai tre mesi precedenti, l’export cresce del 5,0%. Nello stesso periodo, l’import segna un rialzo congiunturale del 16,5%, spiegato soprattutto dai forti aumenti degli acquisti di energia (+30,0%) e beni intermedi (+12,1%). A febbraio 2022, l’export cresce su base annua del 21,0%. L’aumento, generalizzato, è particolarmente accentuato per energia (+150,5%). L’import registra una crescita tendenziale più intensa (+69,5%), anch’essa diffusa ed eccezionalmente elevata per energia (+228,2%).

A febbraio 2022 il disavanzo commerciale con i paesi extra Ue è pari a 1.555 milioni, a fronte di un avanzo di 4.149 milioni dello stesso mese del 2021. Il deficit energetico (-7.183 milioni) è molto più ampio rispetto a un anno prima (-2.105 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici è pari a 5.628 milioni (era 6.254 milioni a febbraio 2021). A febbraio 2022 si rilevano aumenti su base annua dell’export verso tutti i principali paesi partner extra Ue27. I più ampi riguardano paesi OPEC (+38,6%), Turchia (+25,9%), Stati Uniti (+24,4%), paesi MERCOSUR (+22,9%) e Regno Unito (+22,5%). Gli acquisti dalla Russia registrano un incremento tendenziale eccezionalmente elevato (+252,2%). Molto sostenuta è anche la crescita su base annua delle importazioni da paesi OPEC (+74,0%), India (+64,1%) e Stati Uniti (+60,0%). Diminuiscono le importazioni dal Regno Unito (-2,3%).

Joe Biden: “Processare Putin per crimini di guerra”

Il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, ha chiesto l’avvio di un processo per crimini di guerra nei confronti del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Per Biden, “quello che sta accadendo a Bucha è scandaloso. Penso che sia un crimine di guerra. Ricorderete le critiche a me rivolte per aver detto che Putin è un criminale di guerra. Ora la verità la vedete in quello che è successo a Bucha: è un criminale di guerra. Dobbiamo raccogliere informazioni, dobbiamo continuare a fornire all’Ucraina le armi necessarie a continuare a combattere. Dobbiamo raccogliere tutti gli elementi perché ci possa essere un vero processo di guerra. Putin è un uomo brutale e quello che è successo a Bucha è oltraggioso e tutti lo hanno visto“.

Biden chiede un processo per crimini di guerra. Ottima idea, si inizi con i bombardamenti sulla Jugoslavia e l’occupazione dell’Iraq“. Così ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

L’ambasciatrice degli USA presso l’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha annunciato che gli Stati Uniti chiederanno la sospensione della Russia dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani. “Non possiamo permettere che uno Stato membro che sta sovvertendo ogni principio a cui teniamo possa continuare a partecipare al Consiglio dell’Onu per i diritti umani. La Russia non dovrebbe più far parte di tale organismo. Non dovremmo consentire alla Russia di utilizzare il suo seggio nel Consiglio come strumento di propaganda“, ha dichiarato Thomas-Greenfield. La richiesta è sostenuta dal Regno Unito. Su Twitter, la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, ha scritto: “Considerate le forti prove di crimini di guerra, comprese le notizie di fosse comuni e l’atroce massacro a Bucha, la Russia non può continuare ad rimanere membro del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. La Russia deve essere sospesa“.

Mattarella: “Fermare le guerre, affermare le ragioni della civiltà umana”

Pubblichiamo integralmente il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi. La giornata è stata indetta dalle Nazioni Unite. Mattarella ha inviato il messaggio alla Presidente della Campagna Italiana contro le mine Onlus, Santina Bianchini. Il Presidente ha anche lanciato un appello per fermare le guerre e le distruzioni.

Il messaggio

Ogni guerra è disumana. Nelle guerre si possono assumere decisioni tanto crudeli da travalicare ogni limite di orrore. Disseminare il terreno di mine anti-uomo e usare ordigni speciali, che hanno come scopo terrorizzare la popolazione e provocare stragi di cittadini inermi, è una di queste. Costituisce un crimine contro l’umanità che si aggiunge alle responsabilità del conflitto. La Giornata internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, indetta dalle Nazioni unite, è un’occasione preziosa per sensibilizzare i cittadini e le comunità contro la fabbricazione e l’uso di questi strumenti di morte particolarmente odiosi e subdoli. Strumenti adoperati, tuttavia, nonostante siano banditi da convenzioni e trattati.

I conflitti di questi decenni ci hanno restituito immagini di persone innocenti morte a causa delle mine. Di tanti anziani, bambini, adulti, rimasti mutilati, destinati a una vita carica di sofferenza e difficoltà. La Campagna italiana contro le mine, e le espressioni della società civile, nel nostro Paese e nel mondo intero, che aiutano a tenere alta la vigilanza su questo tema, che sostengono le azioni di bonifica e che si fanno educatori e promotori di pace, sono tutte iniziative benemerite.

È questo un tempo che ci fa comprendere ancora meglio il valore della convivenza pacifica. Ci fa comprendere il valore del rispetto delle convenzioni internazionali tese a ridurre l’impatto delle guerre sulle popolazioni, della cooperazione tra i popoli. Fermare le guerre e le distruzioni è possibile, affermando in ogni dove le ragioni della civiltà umana alle quali non intendiamo derogare.

redazione@likequotidiano.it

Bucha, la versione della Federazione Russa

Cadaveri nelle fosse comuni e per le strade, segni di tortura e bambini utilizzati come scudi: a Bucha, secondo le Istituzioni occidentali, la Federazione russa ha commesso dei crimini di guerra. “Una fake news costruita dall’Ucraina per avere più armi dall’Occidente“. Questo, in sintesi, il commento delle autorità e dei media russi sulle terribili immagini provenienti da Bucha.

Secondo il ministero della Difesa russo, “tutte le fotografie e i materiali video pubblicati dal regime di Kiev, che mostrano una sorta di ‘crimini’ da parte del personale militare russo nella città di Bucha, nella regione di Kiev, sono un’altra provocazione. Durante il periodo in cui Bucha era sotto il controllo delle forze armate russe, nessun residente locale ha subito azioni violente“. L’agenzia di stampa russa Ria Novosti precisa che precisa che “le Forze armate colpiscono solo le infrastrutture militari e le truppe ucraine. Entro il 25 marzo hanno completato i compiti principali della prima fase. Hanno ridotto significativamente il potenziale di combattimento dell’Ucraina. L’obiettivo principale del dipartimento militare russo era la liberazione del Donbass“.

La propaganda sulla legittimità del video

Secondo il canale televisivo russo Tsargrad, nei video provenienti da Bucha “ci sono cadaveri che si muovono e vi è la mano delle Forze armate ucraine. Si vede un cadavere che si siede e i corpi sembrano essere disposti deliberatamente per creare un’immagine più drammatica. Ora che i nostri militari, insieme alle forze delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, sono concentrati nella liberazione del Donbass, l’esercito ucraino ha l’opportunità di creare un altro fake, come è stato col ‘bombardamento dell’ospedale pediatrico’ a Mariupol, già smascherato. Inoltre, ci sono tracce di attacchi con munizioni al fosforo, usate dalle Forze ucraine contro il nostro esercito. Il consigliere del presidente ucraino, Mikhail Podolyak, sta utilizzando una fake news per richiedere armi ai partner occidentali“.

Il presentatore TV Vladimir Soloviev ha scritto che “Le truppe russe non hanno controllato completamente Bucha per un solo giorno durante questo mese e mezzo. I nostri militari hanno lasciato la zona alcuni giorni prima che venissero scoperte le ‘vittime dell’occupazione’ e i cadaveri che si vedono, per le condizioni in cui versano, devono essere stati uccisi al più tardi ieri. È necessario condurre un’indagine che indichi l’ora della morte degli sfortunati e che riveli i dati in possesso della Nato sull’ora esatta del ritiro delle truppe russe. Questo solo in caso si volesse cercare la verità, ma in Occidente a chi serve la verità?“.

Fact-checking

Il canale Twitter Aurora Intel ha pubblicato una parte del video in questione invertendo i colori. Questo consente di avere un’immagine più chiara della presunta mano in movimento. Guardando il video, è evidente che la presenza di una macchia bianca in movimento. Questa è una goccia d’acqua nel parabrezza. La macchia, infatti, si trovi nella stessa posizione rispetto all’auto tra un fotogramma e l’altro. In alcuni fotogrammi, la macchia “si muove” ad una distanza significativa dal cadavere. Non si tratta, quindi, di una mano o di un braccio. Per ciò che riguarda gli altri presunti cadaveri in movimento, la visione di diversi video e delle fotografie scattate in orari diversi consente di stabilire l’immutabilità della posizione dei corpi.

Massacro di Bucha: le reazioni internazionali

Le immagini dei cadaveri nelle fosse comuni e per le strade di Bucha, in Ucraina, hanno provocato una forte reazione da parte di tutti i leader dei paesi e delle istituzioni occidentali. “Le immagini dei crimini commessi a Bucha e nelle altre aree liberate dall’esercito ucraino lasciano attoniti“, ha dichiarato il presidente del Consiglio, Mario Draghi. “La crudeltà dei massacri di civili inermi è spaventosa e insopportabile. Le autorità russe devono cessare subito le ostilità, interrompere le violenze contro i civili, e dovranno rendere conto di quanto accaduto. L’Italia condanna con assoluta fermezza questi orrori, ed esprime piena vicinanza e solidarietà all’Ucraina e ai suoi cittadini“.

Da Bucha immagini agghiaccianti. Corpi di civili ucraini a terra, uccisi, con le mani legate. Crudeltà, morte, orrore. Accertare il prima possibile l’esistenza di crimini di guerra. Queste atrocità non possono restare impunite. Con il popolo ucraino, la guerra russa va fermata“, ha scritto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. La Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha chiesto l’imposizione di nuove sanzioni economiche alla Federazione russa: “Dobbiamo essere coscienti di che cosa sta accadendo. Devono essere imposte sanzioni ancora più dure. I responsabili e i loro comandanti devono essere portati davanti alla giustizia“. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si è detto “scioccato dalle immagini ossessionanti delle atrocità commesse dall’armata russa nella regione liberata di Kiev. L’Ue aiuta l’Ucraina e le Ong a raccogliere le prove necessarie per i procedimenti dinanzi alle corti internazionali“.

La Germania chiede l’imposizione di nuove sanzioni

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sottolinea la necessità di “fare chiarezza senza mezzi termini su questi crimini dei militari russi. Io rivendico che organizzazioni internazionali, come il comitato internazionale della Croce Rossa, abbiano accesso a questa area, per documentare in modo indipendente queste atrocità. I carnefici e i loro mandanti devono essere assicurati alla giustizia“. Secondo il vicecancelliere tedesco, Robert Habeck, “questi spaventosi crimini di guerra non possono rimanere senza risposta. Ritengo adeguato un inasprimento delle sanzioni. Questo stiamo quindi preparando con i nostri partner in Ue“.

Per il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, “Le uccisione di civili a Bucha rappresentano atti orribili e assolutamente inaccettabili. Si tratta di una brutalità contro civili che non si vedeva in Europa da decenni“. “Le immagini che ci giungono da Bucha, una città liberata vicino a Kiev, sono insopportabili. Per le strade, centinaia di civili assassinati vigliaccamente. La mia compassione per le vittime, la mia solidarietà agli ucraini. Le autorità russe dovranno rispondere di questi crimini“, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron“. “Le violenze sono un pugno nello stomaco“, ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken alla Cnn. “È la realtà di ogni giorno fino a quando proseguirà la brutalità della Russia contro l’Ucraina. Gli Stati Uniti continueranno a documentare eventuali crimini di guerra di cui i responsabili dovranno rendere conto”.