domenica, Dicembre 22, 2024
Home Blog Page 6

Isola Capo Rizzuto al fianco dell’Associazione Valentia per la casa della legalità “Piersanti Mattarella”

In un momento storico in cui la solidarietà e l’impegno civico sono più necessari che mai, la comunità di Isola Capo Rizzuto, sotto la guida della Sindaca Maria Grazia Vittimberga, ha dimostrato un esemplare spirito di coesione e responsabilità sociale. La recente donazione di 10.000 euro all’Associazione Valentia per il ripristino della Casa della Legalità “Piersanti Mattarella” rappresenta non solo un sostegno finanziario ma anche un segnale forte di impegno collettivo nella lotta contro la criminalità e per la promozione della legalità.

La Casa della Legalità “Piersanti Mattarella” simbolo di resistenza e riscatto sociale, ha subito nei mesi scorsi atti vandalici e furti che ne avevano compromesso la struttura e l’integrità, causando ingenti danni agli infissi, ai bagni e agli impianti. Questi atti non solo hanno inflitto un danno economico significativo al bene ma hanno anche ferito l’orgoglio e il morale dell’intero territorio. La risposta della comunità, guidata dalla Sindaca Vittimberga, con la presenza dell’Associazione Valentia, presieduta da Anthony Lo Bianco, è stata tempestiva e determinata. La consegna del contributo, avvenuta nella stessa struttura danneggiata alla presenza di esponenti dell’amministrazione comunale, dell’associazione e delle forze dell’ordine, segna l’inizio di una nuova fase di rinascita per la Casa della Legalità. L’obiettivo condiviso è quello di restituire l’edificio alla comunità, rendendolo nuovamente un centro vitale di attività sociali, educative e di promozione della legalità.

Secondo l’associazione, «la visione della Sindaca Vittimberga e il suo appello ai giovani di impegnarsi attivamente nel sociale rappresentano un faro di speranza per il futuro. È essenziale che questo spirito di iniziativa e di responsabilità si diffonda, coinvolgendo non solo la comunità locale ma anche le istituzioni regionali e nazionali. I danni subiti dalla Casa della Legalità sono ingenti, e il cammino verso il completo ripristino è lungo e richiede un impegno congiunto. È per questo che, attraverso queste righe, vogliamo esprimere la nostra più profonda gratitudine alla Sindaca Vittimberga e a tutti coloro che si sono uniti a lei in questo gesto di solidarietà».

«Allo stesso tempo, lanciamo un appello alle istituzioni di ogni livello affinché si mobilitino per offrire il loro sostegno a questo progetto, che va ben oltre il ripristino di un edificio: è una lotta per la dignità, la legalità e il futuro dei nostri giovani.La Casa della Legalità, con i suoi progetti futuri, tra cui l’attivazione di bandi Erasmus, servizio civile, sportelli informativi per i giovani e una web radio, ha il potenziale per diventare un modello di riferimento nel nostro Paese. Un simbolo di come la comunità possa, attraverso la resilienza e la solidarietà, riscrivere la propria storia e opporsi con forza alle ombre della criminalità.È il momento di agire, per la Casa della Legalità e per il futuro della nostra società».

Napoli-Juventus 2-1, la decide Raspadori

0

Allo stadio Diego Armando Maradona di Napoli è andata in scena la partita tra i padroni di casa, il Napoli, e i rivali bianconeri, la Juventus.

La partita è stata giocata su buoni livelli, e a spuntarla alla fine è stato il Napoli, con il goal del 2-1 messo a segno da Giacomo Raspadori all’89°, abile a sfruttare la ribattuta sul rigore parato da Szczesny a Osimhen.

Il primo tempo si è chiuso con il punteggio di 1-0 per i padroni di casa, con il goal del georgiano Kvaratskhelia. Un vero e proprio capolavoro, grandissimo goal al volo del numero 77.

La Juventus sfortunatissima, spreca tre splendide occasioni con il bomber Dusan Vlahovic: la prima di testa da centro area sfiorando il palo, la seconda da fuori area dopo un grande recupero da parte di Daniele Rugani e infine colpisce anche il palo con uno splendido tocco sotto a scavalcare Meret. Il primo tempo finisce quindi 1-0 per il Napoli.

Il secondo tempo è lo stesso riepilogo del primo tempo, la Juventus “sprecona” e il Napoli compatto. Molte occasioni da goal non sfruttate, ma all’81° la squadra bianconera riesce a pareggiare la partita con Federico Chiesa, abile a trafiggere Meret con un diagonale perfetto.

Quando tutto sembrava portare al pareggio finale, Osimhen guadagna un calcio di rigore per uno sfortunato fallo del giovane Nonge. Sul dischetto si presenta il bomber nigeriano che però si fa parare il rigore dal polacco Szczesny, ma sulla ribattuta arriva per primo Raspadori che la mette in rete e regala il 2-1 alla sua squadra.

La Juventus, prova a pareggiarla nei minuti di recupero, e al 92° è Rugani a sbagliare una clamorosa occasione davanti la porta napoletana, che mette così fine alla partita con la conseguente vittoria della squadra partenopea.

La Juventus rimane comunque al secondo posto, a più uno dalla squadra rossonera del Milan, mentre il Napoli con questa vittoria arriva al settimo posto in classifica.

La Ferocia a teatro: da Lagioia a VicoQuartoMazzini

La Ferocia è un romanzo di Nicola Lagioia che non ha bisogno di presentazioni. Vincitore del Premio Strega nel 2015, è ancora oggi uno dei più conosciuti dello scrittore barese. E tuttavia è singolare la scelta della compagnia VicoQuartoMazzini di trarne uno spettacolo teatrale. Operazione, quella della traduzione drammaturgica, solitamente riservata ai classici e non ai contemporanei, non fosse altro perché i classici sono più studiati e conosciuti nelle accademie e nelle compagnie, ma anche, banalmente, dal pubblico.

Ecco allora che in questa messa in teatro de La Ferocia si avverte l’esigenza di raccontare una storia che descriva dinamiche sociali e relazionali fortemente contemporanee. Da qui la ricchezza di dettagli riportati sul palco, dove prendono forma, nelle parole degli attori, le geografie naturali e urbane, di saline e litorali, ma anche di strade e appartamenti. La porta d’ingresso alla villa della famiglia Salvemini che giganteggia sul palco, non solo ci fa accedere alla loro vita privata, ma diventa il punto di vista privilegiato da cui osservare un’intricata trama di potere dove tout se tient. Giustizia, politica, imprenditoria, università, informazione sono solo settori diversi dominati dalla stessa corruzione e spregiudicatezza, dalla stessa ferocia di azzannare la preda e divorare il territorio per profitto. Una bestialità tipica di quell’unico animale che è l’uomo, disposto a sacrificare verità biologiche essenziali in nome di una chimera che ha un nome preciso: potere.

Bìos – Zoé

A farne le spese è la zoé, la vita animale, la vita degli ecosistemi sfruttati dall’abusivismo edilizio e avvelenati dagli scarti della società industriale, la vita della carne che siamo, significata nella morte di Clara (figlia) e nella mortificazione del corpo medicalizzato di Michele (figliastro). Solo così è comprensibile il parallelismo tra Clara e l’immagine di un fenicottero morente; tra Michele e la sua gatta, che infine si trasformerà nella inquietante tigre di William Blake, decidendo di collaborare alla rovina della sua famiglia.

Ambientata tra Bari e il Gargano come nell’originale, l’allestimento riesce a non scadere nella trappola dell’esotico, ma riafferma la potenziale universalità della storia e ne privilegia i nuclei tematici di più stretta attualità, dando allo spettatore la sensazione di vedersi esplodere sotto gli occhi tutto ciò che nel quotidiano presagisce, ma preferisce non guardare. Ne scaturisce un dramma che sfida a sorpassare la soddisfazione del pubblico per catarsi e si pone invece, grazie alla cornice documentaristica, come lucida denuncia.

La Ferocia (teatro), VicoQuartoMazzini – Credits

La Ferocia

dal romanzo di Nicola Lagioia
ideazione VicoQuartoMazzini
regia Michele Altamura, Gabriele Paolocà
adattamento Linda Dalisi
con Roberto Alinghieri, Michele Altamura, Leonardo Capuano, Enrico Casale, Gaetano Colella, Francesca Mazza, Gabriele Paolocà, Andrea Volpetti
scene Daniele Spanò
luci Giulia Pastore
musica e sound design Pino Basile
costumi Lilian Indraccolo
Produzione Scarti – Centro di Produzione teatrale d’Innovazione, Elsinor, Romaeuropa Festival, LAC – Lugano Arte e Cultura, Teatri di Bari, Teatro Nazionale di Genova.

Spettacolo visto a Milano, Teatro Fontana, febbraio 2024.

Chico Forti tornerà in Italia

Da Washington, dove incontrerà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha comunicato l’imminente trasferimento di Chico Forti in Italia.

In un video, la presidente ha dichiarato: «Sono felice di annunciare che dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stata firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti. Un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo e della collaborazione con lo stato della Florida e con il governo degli Stati uniti, che ringrazio. È un giorno di gioia per Chico per la sua famiglia per tutti noi lo avevamo promesso lo abbiamo fatto e ora aspettiamo in Italia Chico Forti».

«È uno straordinario risultato del Governo e della diplomazia italiana – ha scritto su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani -. Orgoglioso dei nostri funzionari. In silenzio continuiamo a raggiungere risultati importanti».

«Firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia per Chico Forti: un abbraccio a lui e alla famiglia, è un’ottima notizia frutto anche dell’impegno e della serietà del governo. Altra promessa mantenuta». Così il vicepremier leghista Matteo Salvini.

​Chico Forti, 65 anni, è in carcere da 24 anni a Miami, dove sconta l’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, crimine dal quale si è sempre professato innocente. L’ex imprenditore e campione di vela trentino è in carcere dall’11 ottobre 1999.

“Carovana solidale”, una delegazione italiana al valico di Rafah

Dal 3 al 6 marzo una delegazione di operatori e operatrici umanitari, 16 parlamentari, 13 giornaliste e giornalisti, accademici ed esperte di diritto internazionale si recherà in Egitto per raggiungere il valico di Rafah. L’iniziativa è promossa dall’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Rete AOI), nell’ambito della campagna #EmergenzaGaza, in collaborazione con Amnesty International Italia, ARCI e Assopace Palestina.

L’appello della delegazione è per il cessate il fuoco immediato, affinché riprenda l’azione diplomatica internazionale sotto la regia delle Nazioni Unite. La delegazione sostiene con determinazione la richiesta delle organizzazioni umanitarie e della Corte Internazionale di Giustizia, perché si consenta l’ingresso degli aiuti e l’operato umanitario. Obiettivo della delegazione italiana è quello di testimoniare la vicinanza alla popolazione di Gaza sotto assedio e dimostrare che è possibile fare qualcosa di concreto.

La delegazione incontrerà a Il Cairo organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani, agenzie delle Nazioni Unite, oltre alle rappresentanze diplomatiche italiane in loco. Successivamente, si recherà ad Al Arish per seguire il percorso dei container di aiuti umanitari realizzati grazie alla raccolta fondi #EmergenzaGaza. Infine, raggiungerà il valico di Rafah per incontrare le organizzazioni umanitarie che si stanno spendendo per cercare di inviare aiuti essenziali dentro la Striscia.

«Il Governo condanni l’occupazione della Palestina»

Come sottolineato da Amnesty, «l’assalto militare israeliano sta causando distruzione, pericolo, terrore e sofferenza tali da rendere impossibile per il sistema umanitario internazionale organizzare una risposta sicura per salvare vite umane». Le realtà promotrici invitano il governo italiano «ad agire perché il cessate il fuoco sia permanente e si fermi il massacro in atto, sospendendo l’acritico sostegno alla politica del governo israeliano, che lo rende complice della tragedia in atto. Il governo e il Parlamento devono fare tutto ciò che è in loro potere per prevenire ulteriori offensive militari e creare un ambiente favorevole ai negoziati e al dialogo. In questo quadro va affrontata anche la questione del rilascio degli ostaggi israeliani. Deve essere garantita ai civili, coloro che pagano sempre il prezzo più alto nei conflitti, la protezione da minacce e violazioni del diritto umanitario internazionale».

«Oggi più che mai è necessario che la comunità internazionale condanni l’occupazione israeliana in Palestina, contrasti l’impunità di Israele di fronte alla continua violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Sono passaggi essenziali per creare un percorso sostenibile e concreto verso dei negoziati di pace che vengano condotti nel quadro della legalità internazionale».

L’arte che cura una comunità, intervista ad Atelier Teatro

Dinanzi alla domanda su quale sia attualmente il ruolo del teatro nella società, in onestà intellettuale si dovrebbe rispondere: nessuno. L’arte drammatica è nella migliore delle ipotesi, nell’immaginario di una persona istruita, sorella minore della letteratura. Da un lato manca nel nostro paese un’educazione al teatro, affidata per lo più alla libera improvvisazione dei docenti di lettere, dall’altro manca sicuramente il reale interesse verso una forma di espressione artistica considerata dai più desueta, polverosa o d’élite.

Parte delle responsabilità, non riassumibili in questa cruda e sbrigativa introduzione, è anche dei teatri istituzionali, che per anni hanno perseguito una politica elitaria fatta di scelte artistiche e economiche che hanno di fatto acuito la crisi di pubblico già scatenata dall’avvento di nuovi media e forme di intrattenimento. Non si può continuare ad affermare che «il popolo è minorenne e la città è malata», se proprio le istituzioni culturali, cui spetta il compito di «educare e curare», pongono degli ostacoli di carattere economico nell’accesso alla cultura. La contraddizione è tanto più scottante se si pensa che il teatro è arte che presuppone la condivisione fisica di uno spazio e la presenza dell’altro.

Ecco allora che in quest’ottica il lavoro interclassista di Atelier Teatro appare tanto importante quanto urgente. Da un lato la compagnia rompe il rapporto privilegiato del teatro con le classi benestanti, proponendo spettacoli gratuiti e itineranti, aprendo potenzialmente a tutti l’accesso al prodotto artistico. Dall’altro, attraverso la tradizione della Commedia dell’Arte, recupera un linguaggio colto ma comprensibile anche da spettatori eterogenei per provenienza, genere e cultura. I tipi fissi e le maschere, che nei teatri istituzionali hanno spesso un sapore museale o addirittura aristocratico, nelle piazze di Atelier riacquistano la loro potenza espressiva e diventano la cifra di un modo di fare arte che non dimentica le contraddizioni, le ferite e il bisogno di cura della collettività.

Di questo e di molto altro abbiamo discusso con Ruggero Caverni e Giulia Salis, attori e rispettivamente direttore artistico e presidente di Atelier Teatro, a margine dell’evento conclusivo del Festival Le Mille e una piazza – il mercato dei saltimbanchi.

Atelier Teatro è stata tra le compagnie protagoniste della Giornata mondiale della Commedia dell’arte…

Sì, siamo stati inviati a Nancy, dove si tiene una settimana di festival dedicato alla Commedia dell’arte. Insieme ad altre compagnie, abbiamo rappresentato l’Italia. Abbiamo messo in scena Florio e Isabella e L’asino d’oro. A Nancy erano presenti compagnie dalla Francia, dalla Spagna, dalla Romania e grandi maestri del teatro come Carlo Boso.

Com’è nata la vostra collaborazione con Carlo Boso?

È nata dalle nostre settimane di formazione: tutti gli anni invitiamo Carlo Boso a svolgere formazione specifica per il teatro popolare e giochiamo a provocarlo. Un anno abbiamo provato a metterlo in crisi con l’Asino d’oro di Apuleio e, naturalmente, il maestro non ha avuto alcun un problema. In una settimana abbiamo elaborato uno scenario di venti minuti che è stato proposto in piazza. Ci siamo ritrovati poi a Senigallia, dove Boso teneva un seminario, e abbiamo cominciato a scrivere. Avevamo appuntamento alle cinque e trenta del mattino, e scrivevamo fino alle otto e mezza. Così, giorno per giorno.

Abbiamo messo in scena lo spettacolo per la prima volta a Monte Rosso ed è diventato uno dei cavalli di battaglia di Atelier Teatro. A Milano, lo abbiamo rappresentato per la prima volta a Lorenteggio, nel periodo di Carnevale. Anche se tutti pensavano che Apuleio non sarebbe mai interessato a nessuno, in realtà ha funzionato benissimo. Lì abbiamo deciso di portare ovunque questa forma di teatro. Così è nato il festival Le mille e una piazza.

Oltre a portare il teatro nelle periferie, svolgete anche attività di formazione?

Svolgiamo una formazione permanente. Regolarmente teniamo dei seminari invitando degli insegnanti esterni. Sono momenti di formazione per la compagnia aperti anche ad altri attori, professionisti e non. Conoscere nuove persone porta nuova linfa all’affiatamento della compagnia. Tra scuole e piazze, abbiamo una trentina di spettacoli. Svolgiamo una cinquantina di repliche nelle scuole e altrettante o più nei festival. L’anno scorso abbiamo fatto circa centotrenta repliche. Inseriamo progressivamente le persone che si formano con noi in uno spettacolo in doppia distribuzione, in modo tale da far prendere loro familiarità con le diverse modalità di messa in scena. Abbiamo anche un corso per adulti, che si svolge tutti i lunedì sera da quindici anni. È un gruppo affiatatissimo che ha creato una compagnia amatoriale, Attratti d’arte, il cui nome è un anagramma di Atelier Teatro.

Qual è la vostra sede operativa?

La piazza! Atelier Teatro è una compagnia nomade. Abbiamo una sede legale ma proviamo al parco, abbiamo tutti i materiali nella cantina e nel box.

Perché avete scelto di fare teatro popolare?

Il teatro è di origine popolare. Il teatro greco parlava a tutti, era comprensibile da tutti e riguardava tutti. Noi ci siamo riallacciati alla tradizione della Commedia dell’arte, che è così vicina a noi, anche se nel nostro Paese purtroppo è poco conosciuta e poco studiata, a differenza di quanto accade in altri paesi. La Commedia dell’arte è la più alta forma di teatro del Rinascimento ed è di origine italiana. È un teatro fatto di tipi rappresentativi. In piazza, chiunque si sente rappresentato dallo spettacolo e dai personaggi. Questo crea un rito di comunione collettiva, dove tutte le persone tornano alla stessa età.

Carlo Boso spesso ci dice: «Immaginate che, quando inizia lo spettacolo, tutti hanno otto anni. Tutti, poi, crescono insieme durante la storia». Quello della Commedia dell’arte è un linguaggio che colpisce sia le emozioni sia il mondo razionale. Produce riflessione, colpisce la mente, e fisicamente la presenza dell’attore e la presenza del pubblico si influenzano reciprocamente: il pubblico vede l’attore emozionarsi e si emoziona; l’attore vede il pubblico incantarsi e si incanta. Si crea un circolo virtuoso. Allo stesso tempo, questa non è una forma di intrattenimento che spegne la coscienza: mette in scena i conflitti della società. E più la società si stratifica, si complica, più gli universali uniscono.

Spesso ci capita di portare in piazza storie che sono di spirazione rinascimentale, che parlano di giovani innamorati contrastati dagli interessi delle famiglie, in luoghi in cui sono presenti italiani di seconda o di terza generazione, che provengono da famiglie nelle quali, magari, il ruolo della donna è meno libero rispetto a quanto accade nelle famiglie italiane da più generazioni. In questi contesti, ci si rende contro della forte sensibilità per i temi delle storie scritte nel Seicento, che risultano di estrema attualità.

Com’è lavorare nelle piazze di periferia?

Noi lavoriamo soprattutto in periferia. Il festival Le mille e una piazza è nato a Lorenteggio. Col tempo, i municipi e il Comune di Milano ci hanno riconosciuti come un servizio. Le istituzioni si rendono conto che il nostro è uno strumento di condivisione, di comunione, ed è anche un modo per presidiare le piazze con la cultura. Andiamo in largo Giambellino, in piazza Tirana, in piazza Selinunte. Davanti al palco tutto, per un attimo, si ferma. Dove ci sono cento persone davanti a un palco, non succede niente di pericoloso.

Con il teatro, la piazza è presidiata in una maniera che non spegne le menti, ma grazie alla comunione, ad un momento in cui il pubblico si unisce intorno alle storie per riflettere sulla società e sui valori. Questo è il valore dei tipi rappresentativi della commedia. Se ci fosse uno spettacolo in ogni piazza tutte le domeniche, avremmo delle domeniche molto sicure.

Qual è la reazione del pubblico appartenente ad una cultura di orgine diversa dalla nostra?

Tutti reagiscono positivamente ai tipi della Commedia dell’arte, che possono essere universalizzati al di là della cultura di origine. Non c’è nessuna cultura in cui non vi sia un vecchio ricco, avaro e porco, non c’è cultura in cui non ci siano un Romeo e una Giulietta contrastati nel loro amore dalla famiglia, non c’è cultura in cui non ci sia un militare fanfarone, come il capitano Matamoros, o un servo affamato come Arlecchino. Quando la commedia dell’arte ha invaso il mondo, a partire dal Cinquecento, essa ha creato altre forme di teatro popolare. Quando Peter Brook si è recato in Persia, ha trovato una forma di teatro popolare derivata dalla Commedia dell’arte i cui tipi, appunto, sono universali, sono delle tipologie transculturali.

In largo Giambellino, per esempio, abbiamo avuto un pubblico composto da due comunità distinte, i rom e gli arabi, che tra di loro non si parlavano e che, grazie al teatro, si sono riunite. I rom ci hanno riconosciuto perché eravamo stati lì due anni prima. Ci hanno detto: «Voi domani mangiato gallina». Inizialmente non abbiamo capito cosa volessero comunicarci. Poi lo abbiamo ricostruito. Due anni prima, avevamo portato in quella piazza Gli uccelli di Aristofane commedia nella quale, fatta la rivoluzione con la forza, gli uccelli mangiano i polli traditori della rivoluzione. A loro questa scena era rimasta molto impressa.

Arrivati lì, i nostri amici rom ci hanno aiutato a scaricare il palco. Nell’altra metà della piazza c’erano le persone di origine araba. Abbiamo chiesto ai rom di chiamarli, di coinvolgerli, e loro ci hanno risposto: «No, sono arabi, non capiscono niente». Siamo riusciti a convincerli, e in piazza si è creata una comunità mista: questa è la forza di questa forma di teatro. In quell’occasione, abbiamo messo in scena Florio e Isabella. Nel momento in cui, durante lo spettacolo, la madre obbliga la figlia al matrimonio, dal palco guardavamo tutte le ragazze della comunità, giovani spose, madri, che si riconoscevano in Isabella. Erano col fiato sospeso, sui loro volti si scorgeva la verità di una vita. Le persone si riconoscono nelle dinamiche del teatro popolare, le elaborano insieme creando, così, l’unione della comunità: per noi è un valore sommo.

Ci definiamo degli acchiappa fantasmi, perché Atelier Teatro va a cercare in quei quartieri dove ci sono i fantasmi dell’offerta culturale. Per queste persone gli spettacoli nei teatri non sono accessibili, così come non lo sono il cinema e la letteratura. La nostra cultura viene loro imposta attraverso il sistema scolastico, che fa un’enorme fatica a mediare e che produce un modello di allievo diverso da quello delle comunità di origine, portando in molti casi a storie di violenza, di adattamento forzato, di sostanziale rifiuto reciproco. Gli stessi contenuti possono essere accessibili attraverso una forma che intrattiene, che diverte, che coinvolge interattivamente.

Perché i vostri spettacolo sono gratuiti e come fate a sostenervi?

Gli spettacoli sono completamente gratuiti perché vogliamo renderli totalmente accessibili. Atelier Teatro si sostiene grazie a un contributo istituzionale, a Fondazione Cariplo, al progetto Bando Sottocasa, e con tanto lavoro, nostro e dei volontari. Pensiamo che i nostri spettacoli siano gratuiti fino a un certo punto: nel momento in cui le istituzioni scelgono di investire in questi progetti, i cittadini hanno già contributo con le loro tasse.

Per le istituzioni, i nostri spettacoli costano poco: con i fondi stanziati per l’organizzazione di un concertone in piazza Duomo, noi potremmo finanziare tre anni di festival. Dal punto di vista istituzionale, negli ultimi anni vi è stato un interesse crescente, un maggiore riconoscimento dell’importanza di questa offerta culturale. Un’offerta che, molto spesso, nelle periferie non è presente, a causa di un atteggiamento paternalistico del due pesi, due misure: in centro occorre mettere in scena uno spettacolo bello, culturalmente elevato, per l’abbonato; in periferia uno spettacolino di intrattenimento, perché lì ci sono i poveri. Finalmente si diffonde il messaggio che l’offerta culturale deve essere parificata.

Noi non abbiamo inventato niente; il Piccolo Teatro, nel dopoguerra, ha delocalizzato gli spettacoli nelle periferie, negli stessi quartieri che noi frequentiamo ora. Quartieri che sono stati dimenticati dai “grandi teatri”.

Introduzione a cura di Federico Demitry

Esame del prof. Burioni, una studentessa alla ricerca di consigli legali

È diventato virale il racconto di una studentessa della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Vita-salute San Raffaele nel quale si criticava il pre-test dell’esame di Microbiologia e Microbiologia critica tenuto dal professor Roberto Burioni. La prova preliminare, composta da otto domande a scelta multipla da affrontare in 15 minuti, è stata svolta da 408 candidati. Solo 10 (il 2,45% del totale) hanno risposto correttamente a tutte le domande, condizione posta dal docente come necessaria per prendere parte all’esame finale.

In un video pubblicato su TikTok, la studentessa sosteneva: «Non credo che sia normale che un esame lo possano passare così poche persone, anche perché è un esame che tutti hanno studiato con così tanta foga. Ovviamente non è che tutti quanti gli esami di medicina sono così, però è importante parlarne perché non credo che sia giusto. Vi assicuro che non hanno passato l’esame persone che sono stra-studiose e stra-dedicate, che prendono sempre 30 o 30 e lode, che passano tutti gli esami: quindi non credo che non abbiamo studiato».

Il chiarimento di Burioni

Il professor Burioni, ieri, ha inviato una comunicazione agli studenti: «Carissimi, ho inserito nel sito le domande della preselezione, aggiungo qui alcuni dati. Questa mattina hanno sostenuto l’esame 408 studenti. Di questi 10 hanno risposto correttamente a tutte le domande. 50 hanno risposto correttamente a 7 domande, 67 hanno risposto correttamente a 6 domande, 54 hanno risposto correttamente a 5 domande, 72 hanno risposto correttamente a 4 domande, 59 hanno risposto correttamente a 3 domande, 50 hanno risposto correttamente a 2 domande; 37 hanno risposto correttamente a 1 domanda; 9 hanno risposto in maniera errata a tutte le domande».

«La percentuale di risposte esatte alle singole domande (nell’ordine in cui le trovate nel sito) è stata Domanda 1: 83% Domanda 2: 38% Domanda 3: 37% Domanda 4: 56% Domanda 5: 60% Domanda 6: 39% Domanda 7: 56% Domanda 8: 49% Faccio notare che il 17% dei partecipanti a questo appello ignorava l’agente eziologico della scarlattina e che il 44% non ha saputo indicare come fare una diagnosi di influenza».

La ricerca di consigli legali e il codice etico

La studentessa, dopo aver rimosso il video originale, ne ha pubblicato un secondo nel quale chiedeva chiarimenti sul Codice etico dell’Ateneo e aiuto nella ricerca di un legale che potesse consigliarla. Non è chiaro il motivo di tale esigenza.

Il Codice etico dell’Università recita: «I componenti della comunità universitaria utilizzano tutti i mezzi di comunicazione in modo corretto e nel rispetto dell’Ateneo e della riservatezza delle persone, evitando di diffondere informazioni, testi o immagini che possano nuocere al nome e al prestigio di UniSR. UniSR richiede a tutti i componenti della comunità di mantenere un comportamento rispettoso delle libertà costituzionali, del prestigio e dell’immagine dell’Ateneo, anche nell’utilizzo dei “social media”».

«[…] Non sarà tollerata qualsiasi forma di pubblicazione e/o comunicazione riguardante UniSR effettuata dai Destinatari, attraverso social network o applicazioni di messaggistica istantanea a questi assimilabili, che possa ledere l’immagine o il prestigio della stessa, ovvero che possa essere ritenuta potenzialmente lesiva anche in assenza di un esplicito riferimento a UniSR».

«Allo stesso modo non sarà tollerata qualsiasi pubblicazione e/o comunicazione, attraverso i canali sopra citati, che riguardi comportamenti e/o abitudini in essere presso UniSR che possano essere interpretate come lesive dell’immagine di tutte le figure professionali che svolgono, a qualunque titolo, la loro attività presso la stessa (sia come lavoratori dipendenti, che come liberi professionisti o consulenti esterni)».

Il silenzio della Rappresentanza studentesca

La tutela dell’immagine dell’università è centrale nel codice etico. Naturalmente, tale tutela non può ledere quanto sancito dall’articolo 21 della Costituzione della Repubblica italiana, secondo il quale «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».

L’eventuale violazione del Codice etico sembra destare molta preoccupazione tra gli studenti dell’Ateneo. Nel pomeriggio di ieri, alcuni rappresentanti degli studenti hanno inviato nelle chat di classe un messaggio: «Ragazzi state attenti a quello che scrivete sotto i post/video su questa vicenda. Per favore. Molti non sanno che esiste il codice etico. Poi possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo su cosa sia giusto o non giusto scrivere, cosa sia legalmente o non legalmente valido. Ma fate le vostre scelte consapevoli di questa cosa».

Oltre all’invito alla prudenza inviato dai rappresentanti degli studenti, essi non hanno rilasciato alcun commento sulla vicenda. Sul profilo Instagram di Astra, associazione studentesca di cui fanno parte tutti i rappresentanti della Facoltà di Medicina e chirurgia (eletti con una lista denominata Valentia), nella serata di ieri è stato pubblicato il seguente messaggio: «Il gruppo studentesco è focalizzato, come sempre esclusivamente sulla tutela degli studenti e della loro formazione, dedicando tutte le energie ad un dialogo costruttivo con la governance e negli organi preposti, rendendo superflue le speculazioni».

Alcuni rappresentanti hanno poi sentito il bisogno di stigmatizzare quanto pubblicato dalla stampa: «La formazione medica è un argomento serio, non da parole inutili di chi non ne capisce nulla», ha scritto un rappresentante in Consiglio di facoltà; «I giornalai desistano. Non siamo come credete e non lo saremo mai», ha aggiunto un rappresentante nel Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Non è chiaro da cosa dovrebbero desistere i giornali: Dalla pubblicazione dei fatti? Dalla ricerca della verità? Non vi è stata e non vi è alcuna speculazione giornalistica e, proprio per evitare future speculazioni, sarebbe opportuno che la Rappresentanza studentesca si esprimesse su quanto accaduto, chiarendo gli ambiti di applicazione del Codice etico, rassicurando e tutelando i diritti degli studenti: unico e solo compito di chi è chiamato a ricoprire tale ruolo.

redazione@likequotidiano.it

Vibo Valentia accoglie il suo primo coworking: “Talent Hub” rivoluziona l’idea di lavoro tradizionale

Vibo Valentia si appresta a vivere un momento storico con l’apertura del Talent Hub, il primo spazio di coworking dedicato all’innovazione, alla creatività e alla collaborazione professionale nella provincia. Questo progetto, nato dalla sinergia tra Associazione Valentia, Valentia Academy, SOS Innovazione e Movimento Consumatori segna un punto di svolta significativo per il tessuto economico e culturale locale, offrendo nuove opportunità di sviluppo e crescita.

Talent Hub non è soltanto un luogo dove trovare una scrivania e una connessione Wi-Fi. È un ambiente progettato per stimolare la condivisione di idee, favorire incontri tra professionisti di diversi settori e sostenere la realizzazione di progetti innovativi. In un’epoca in cui il lavoro flessibile e la collaborazione a distanza diventano sempre più la norma, Talent Hub è un punto di riferimento fisico per chi cerca ispirazione e sinergie professionali nel cuore di Vibo Valentia.

L’ambizione del Talent Hub va oltre la creazione di uno spazio di coworking tradizionale. La presenza di una web radio interna permetterà di dar voce alle idee innovative e alle storie di successo del territorio, promuovendo una cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione. La sala conferenze, dotata delle più moderne tecnologie, ospiterà eventi, workshop e seminari, diventando un luogo di formazione e di scambio culturale aperto a tutta la comunità.

Il sostegno della Regione Calabria e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali testimonia l’importanza di investire in progetti che promuovano l’innovazione e il capitale umano. Il Talent Hub è il risultato di questa visione, un investimento sul futuro della provincia di Vibo Valentia che mira a creare un ecosistema favorevole alla nascita di nuove imprese e alla crescita di quelle esistenti.

L’inaugurazione del Talent Hub, prevista per il 2 marzo alle ore 11:30 presso il Centro Commerciale Vibo Center, è aperta a tutti coloro che sono interessati a scoprire le potenzialità di questo nuovo spazio. L’evento rappresenterà l’occasione per entrare in contatto con altri professionisti e talenti, esplorando insieme le opportunità offerte da questo progetto ambizioso.

Un luogo dove le idee possono diventare progetti concreti e dove la collaborazione tra diversi attori del tessuto sociale ed economico può generare valore aggiunto per tutta la comunità, un passo avanti verso la realizzazione di un ecosistema imprenditoriale vivace e competitivo, in grado di rispondere alle sfide del presente e del futuro. Il progetto è finanziato dalla  Regione Calabria con risorse statali del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali.

Addio ad Ernesto Assante

0

Si è spento all’età di 66 anni Ernesto Assante, storica firma di Repubblica, critico musicale e storico della musica.

È una notizia che mi ha lasciato di sasso e che mi lascia un senso di vuoto e quasi smarrimento. È difficile capire questa sensazione se non si vive a stretto contatto col mondo della musica. Per cominciare Ernesto Assante, così come il collega Castaldo, è un nome imprescindibile nel momento in cui si parla di critica musicale. Loro sono le firme delle pagelle di Sanremo, serata per serata, da quando io ne ho memoria. Con loro mi confrontavo ogni volta in cui scrivevo qualcosa sul Festival, che fosse per me stesso o, come negli ultimi tempi, per questo giornale.

Tante volte non mi trovavo d’accordo con le loro recensioni, ma alla fine era anche una questione di principio fargli da controcanto. Ogni volta mi dicevo, «Chissà cosa avranno scritto questa volta quei due» e puntualmente andavo a cercarli e leggerli, per criticarli, certo, ma anche per imparare dai migliori il significato di Critica musicale.

Purtroppo oggi mi tocca scrivere della scomparsa di un pilastro del giornalismo musicale che con avidità avrei voluto leggere ancora e ancora. Che ancora avrei voluto criticare e dal quale sono certo di non aver imparato ancora abbastanza. Sarà difficile abituarsi ai prossimi Festival di Sanremo, svegliarsi al mattino dopo la maratona notturna e non trovare più il titolo “Le pagelle della serata di Assante”.

Terrò stretti i volumi della storia del Rock che portano la sua firma, rileggendoli ogni volta che non troverò più le sue pagelle.

Riassunto della domenica di Serie A

0

Nella giornata di domenica, in Serie A sono andate in scena le big Juventus, Napoli, Inter e Milan – Atalanta nel big match di serata.

La Juventus torna alla vittoria, l’Inter si conferma anche sul campo del Lecce, il Napoli stecca a Cagliari pareggiando all’ultimo minuto. Il big match tra Milan e Atalanta finisce in parità.

Rugani al 95° regala la vittoria alla Juventus

La Juventus di Massimiliano Allegri torna alla vittoria dopo più di un mese, lo fa in casa contro il Frosinone con il risultato di 3-2. Decisivo il goal al 95° del difensore italiano Daniele Rugani. La squadra bianconera sblocca il match subito, al terzo minuto, con il goal del bomber serbo Dusan Vlahovic, ma si fa recuperare velocemente dal Frosinone con il goal di Walid Cheddira, abile ad anticipare i difensori bianconeri. Sempre nel primo tempo passa in vantaggio il Frosinone con il goal di Brescianini, ma sempre Dusan Vlahovic segna il goal del 2-2, mandando la partita all’intervallo con il punteggio di parità.

Il secondo tempo è un vero e proprio assedio da parte della squadra bianconera, che crea e spreca molte occasioni, riuscendo però a trovare il goal decisivo al 95° con Daniele Rugani. Goal che arriva su un’azione di calcio d’angolo, dove Vlahovic spiazzandola sul secondo palo trova il difensore italiano abile a colpire la palla e metterla in rete. La Juventus, tornando alla vittoria in casa, esce da un periodo di crisi che durava da più di un mese, sancito da 2 pareggi e 2 sconfitte.

Cagliari-Napoli 1-1, il pareggio arriva al 96°

Il primo Napoli di mister Calzona debutta in campionato, ma lo fa ancora sulla falsa riga degli allenatori precedenti. Gara difficile in casa del Cagliari, che finisce in parità grazie al goal di Luvumbo Zito al 96° minuto. Il Napoli, affrontando una squadra ostica e in cerca di punti salvezza, trova grande difficoltà ma termina il primo tempo in parità con il punteggio di 0-0. Da segnalare un goal annullato al Cagliari dopo un lungo check al Var.

Il secondo tempo, è sancito da molte emozioni tra cui i due goal del definitivo 1-1. Il Napoli sblocca il match al 65° grazie al goal del bomber nigeriano Victor Osimhen, sfruttando un ottimo assist del compagno d’attacco Giacomo Raspadori. Il Napoli spreca due ottime possibilità per lo 0-2, prima con Politano e successivamente con Simeone, il quale trova una grande risposta del portiere sardo Simone Scuffet.

Si sa, nel calcio funziona anche così, con una legge non scritta del goal sbagliato, goal subito e infatti al 96° il Cagliari trova il goal del pareggio con Luvumbo Zito che regala quindi il secondo pareggio consecutivo alla squadra di mister Ranieri, costringendo anche il Napoli a ottenere il secondo pareggio consecutivo.

Lecce-Inter 0-4, l’Inter si conferma sempre più capolista

Nella partita del Via del Mare, vanno in scena Lecce e Inter dove la squadra nerazzurra si conferma sempre più capolista, ottenendo un’altra vittoria con il punteggio di 0-4. Un’Inter caratterizzata anche dal turnover, si conferma sempre più capolista partendo forte del primo tempo trovando il solito goal di Lautaro Martinez che chiude il primo tempo con il punteggio di 0-1.

Il secondo tempo si apre con la squadra nerazzurra super cinica, che trova tre goal dal 54° al 67°. I marcatori sono Frattesi, subito dopo la doppietta di Lautaro Martinez e al 67° il definitivo goal dello 0-4 di De Vrij. L’Inter ottiene un’altra vittoria confermandosi sempre come la squadra più forte e più in forma del campionato. Il Lecce invece dovrà tornare il prima possibile a fare punti per raggiungere l’obiettivo della salvezza in Serie A.

Milan-Atalanta 1-1, il big match finisce in parità

Il big match della 26° giornata di Serie A, va in scena a San Siro alle ore 20:45, dove si sono scontrate Milan e Atalanta. Entrambe alla ricerca di punti importanti in chiave europea, si accontentano di un punto a testa. Succede tutto nel primo tempo, con il Milan che passa in vantaggio con il ritorno al goal in campionato del fenomeno portoghese Rafael Leao, abile a liberarsi di un difensore bergamasco e a spiazzare Carnesecchi.

A fine primo tempo, però sugli sviluppi di calcio d’angolo, l’Atalanta guadagna un calcio di rigore per un fallo dubbio di Giroud a discapito di Holm. Sul dischetto si presenta Koopmeiners, che tirando una bella botta forte centrale batte Maignan, mettendo a segno il definitivo goal dell’1-1. Il secondo tempo risulta a favore della squadra rossonera, dove si scontra con un decisivo Carnesecchi, il quale mantiene il punteggio in parità. Un punto a testa, il quale non fa fare nessun passo in avanti alle due squadre.

La 26^ giornata di Serie A si chiuderà con i match della serata di lunedì tra Roma e Torino alle 18:30, e Fiorentina Lazio alle 20:45.