domenica, Dicembre 22, 2024
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Le chiamate al 1522 sono aumentate del 114% rispetto al 2022

1522 è il servizio pubblico, attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Il servizio offre una prima risposta ai bisogni delle vittime, fornendo un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. Il servizio garantisce l’assoluto anonimato.

Secondo i dati elaborati dall’ISTAT, nel quarto trimestre 2023 è stato registrato un picco di chiamate al 1522 mai osservato in passato. Sebbene già nei tre trimestri del 2023 il numero delle chiamate abbia registrato una crescita rispetto agli anni precedenti, solo nel quarto trimestre esso a arriva a totalizzare 21.132 chiamate valide con un incremento percentuale dell’88,9% rispetto al trimestre precedente e del 113,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 (pari a 9.887 chiamate).

Secondo l’ISTAT, ad incidere fortemente sulla crescita dei volumi del quarto trimestre hanno certamente contribuito le campagne promozionali, ma anche i noti fatti di cronaca che hanno agito potentemente sulla sensibilità dell’opinione pubblica sul fenomeno della violenza contro le donne. Questo aspetto è ben evidenziato dalla crescita delle chiamate non solo da parte di utenti e vittime che chiamano per informarsi sulle attività del 1522 (+108,9% rispetto al trimestre precedente), per chiedere aiuto in caso di violenza (+61,3%) e soprattutto di stalking (+113,8%), ma anche da parte di parenti, amici, conoscenti e operatori dei servizi che, in misura talvolta triplicata, segnalano casi di violenza o chiedono supporto per le vittime.

Analizzando i tipi di violenze subite nei quattro trimestri del 2023, per circa la metà delle vittime è quella fisica a motivare il ricorso alla chiamata di aiuto (42,2% nei quattro trimestri considerati). La violenza psicologica è la seconda causa delle chiamate (33,5% nel quarto trimestre, in crescita rispetto al trimestre precedente). Considerando, inoltre, i casi di vittime che hanno subito due o più tipi di violenze, è la violenza psicologica ad essere subita in forma rilevante. Sono 2.362 le segnalazioni e il quarto trimestre vede una crescita di questa forma di violenza del 46,7%.

Malgrado il volume delle chiamate cresca esponenzialmente nel quarto trimestre, rimane costante la durata dell’atto violento. La metà delle vittime (48,8%) dichiara di aver subito per anni, e il 27,8% per mesi la violenza. Pesante appare essere l’effetto degli atti di violenza subita sui comportamenti delle sopravvissute. Dal racconto riportato alle operatrici del 1522, nel quarto trimestre il 15,9% delle vittime ha avuto paura di morire e timore per l’incolumità propria e dei propri cari. I due terzi di esse prova ansia e il 20,9% si sente in grave stato di soggezione.

La violenza riportata al 1522 è preminentemente di tipo domestico. Nei quattro trimestri del 2023 il 69,2% dei rispondenti dichiara che il luogo della violenza è la propria casa. Questo spiega l’elevata percentuale dei casi di violenza assistita. Nei quattro trimestri considerati, oltre la metà delle vittime rispondenti (56%) aveva figli e di queste il 30,4% dichiara di avere figli minori. Nel quarto trimestre di riferimento è pari al 71,7% la percentuale di vittime che dichiara che i propri figli hanno assistito alla violenza. Nel 28,3% dei casi anche i figli hanno subito violenza. Il fatto che la violenza avvenga in famiglia spiega anche la prevalenza delle figure del partner o ex-partner come principali autori della violenza.

Il fenomeno dell’under-reporting è una delle importanti indicazioni che proviene dai dati del 1522. La maggior parte delle vittime che si rivolgono al servizio non denuncia la violenza subita alle autorità competenti (il 65,5%). Prendendo in considerazione tutti i trimestri i dati evidenziano una persistente resistenza a denunciare. Il 58,4% delle vittime infatti dichiara di non denunciare, anche se la violenza subita dura da anni.

Book Sport, la nuova sezione di Book Pride 2024

Con 200 marchi editoriali, per oltre 1.000 metri quadrati di libri e 550 ospiti dall’Italia e dal mondo, ha preso il via oggi l’VIII edizione di Book Pride, la manifestazione letteraria promossa da ADEI – Associazione Degli Editori Indipendenti, in collaborazione con il Comune di Milano e il Patrocinio della Regione Lombardia.

Book Pride quest’anno si arricchisce di una nuova sezione: Book Sport, nata nell’anno d’oro del tennis italiano. Questo sport sta vivendo un periodo magico e a parlarne ci sarà in fiera uno dei migliori tennisti italiani di sempre: Adriano Panatta, per anni detentore di un record, quello di unico italiano giunto tra i primi 4 giocatori del mondo. Insieme a lui, Domenico Procacci e Stefano Semeraro, rispettivamente editore e direttore de “Il Tennis Italiano”, mescoleranno passato e presente del tennis raccontando al pubblico le sfide e i cambiamenti della più antica rivista al mondo dedicata allo sport della racchetta.

In una città come Milano, da sempre in prima linea per le competizioni agonistiche e che adesso si appresta ad accogliere i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026, gli organizzatori della Fiera Book Pride hanno pensato di ampliare l’offerta e immaginare uno spazio di programmazione interamente dedicato al mondo dello sport. In questa ottica fa il suo “ingresso in squadra” la stella del basket Gigi Datome. Uno dei più grandi cestisti italiani, tanto da arrivare a giocare in NBA e guidare la nazionale italiana prima del suo ritiro, da curioso e appassionato lettore vestirà quest’anno i panni del “curatore speciale” per organizzare nella programmazione Book Pride 2024 una capsula di incontri a cavallo tra sport, musica e letteratura.

Datome parlerà di basket con il giornalista sportivo Fabio Tranquillo e di musica con il rapper e cantautore Ghemon, andando così a scoprire tutte le sfaccettature di una passione che va dallo sport ai libri, passando per la musica.

Grandi protagonisti saranno anche gli sport che da sempre fanno battere il cuore agli italiani come il calcio, che verrà raccontato dal critico Giorgio Simonelli, autore di Quasi Gol (Manni Editori). Uno sport reso leggenda anche grazie agli album delle figurine: è proprio in questa forma che l’editore Garrincha dedica una collana di biografie degli eroi che il calcio l’hanno fatto sul campo. Dal Garrincha raccontato da Darwin Pastorin, che con le “gambe storte” vinse due mondiali al fianco di Pelè, fino a Gigi Meroni, il George Best italiano. È invece al centro dell’incontro con Fabrizio Maiello, protagonista e autore della autobiografia scritta con Franca Garreffa (Nel carcere dei matti delinquenti, KappaVu edizioni), la redenzione – dopo una vita di errori – attraverso la palla di cuoio.

Nel programma di Book Sport spazio anche a due miti che con la loro vite leggendarie hanno conquistato un pubblico ben più ampio dei soli appassionati: Ayrton Senna e Rocky Marciano. Umberto Zapelloni, e Giorgio Terruzzi, cantore per eccellenza del circo della Formula 1, racconteranno gli anni d’oro di questo sport partendo dalla mitica sfida Senna/Prost, che dà il titolo al volume scritto da Zapelloni per 66thand2nd, soffermandosi su tante altre figure importanti di questo sport e sull’indimenticato mito di Enzo Ferrari. Al campione del mondo di Formula sarà dedicato un incontro condotto dalla giornalista sportiva Giulia Toninelli, autrice di Ayrton Senna. Occhi feroci, occhi bambini (LAB DFG edizioni).

Al pugile italoamericano verrà dedicato un talk show-performance con Dario Ricci, autore di Rocky Marciano. Sulle tracce del mito 1923-2023 (LAB DFG edizioni). Approda poi a Book Pride Cronache di Spogliatoio, il web magazine che con oltre 1 milione e mezzo di follower ha rivoluzionato il giornalismo sportivo e il modo di raccontare lo sport. A parlare di storytelling sportivo saranno Giuseppe Pastore e Fernando Siani, giornalisti e scrittori oltre che volti e voci dei popolari podcast Rasoiate, Lo Stellato e Fontana di Trevi.

Il programma completo di Book Pride 2024.

UNICEF: 230 milioni di bambine e donne hanno subito mutilazioni genitali

Secondo un nuovo rapporto lanciato oggi dall’UNICEFoltre 230 milioni di bambine e donne in vita hanno subito mutilazioni genitali femminili. Le stime globali aggiornate mostrano un incremento del 15% del numero totale di sopravvissute alla pratica rispetto ai dati rilasciati otto anni fa. Si tratta di 30 milioni in più di ragazze e donne.

Female Genital Mutilation: A Global Concern è la più aggiornata raccolta di statistiche sulle mutilazioni genitali femminili. Questa pratica viola i diritti umani di ragazze e donne e può lasciare conseguenze fisiche, psicologiche e sociali. Il rapporto mostra che i dati più elevati si riscontrano nei paesi africani, con 144 milioni di casi, seguiti da 80 milioni in Asia e 6 milioni in Medio Oriente, con un numero maggiore di casi stimati nelle piccole comunità praticanti e nei Paesi di migrazione in altre parti del mondo.

Lanciati in occasione della Giornata Internazionale della Donna, i dati mostrano che il ritmo dei progressi per porre fine alle mutilazioni genitali femminili rimane lento, molto lontano dal raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di eliminare questa pratica. Il ritmo globale di diminuzione dovrebbe essere 27 volte più veloce per porre fine alla pratica entro il 2030.

L’analisi mostra anche che 4 sopravvissute su 10 alle FGM vivono in contesti fragili e colpiti da conflitti, dove la crescita demografica è altrettanto rapida. Questa combinazione può mettere a dura prova i servizi scolastici e sanitari, dirottare le risorse verso le crisi e interrompere i programmi che affrontano la disuguaglianza di genere, rendendo più difficile affrontare le conseguenze di tali pratiche. Il rapporto rileva anche che che l’atteggiamento nei confronti delle mutilazioni genitali femminili sta cambiando. Secondo il rapporto, circa 400 milioni di persone nei paesi in cui si effettua questa pratica dell’Africa e del Medio Oriente – ovvero due terzi della popolazione – si oppongono alle mutilazioni genitali femminili.

«Le mutilazioni genitali femminili offuscano il futuro della bambine»

«Le mutilazioni genitali femminili danneggiano il corpo delle bambine, offuscano il loro futuro», ha dichiarato la Direttrice generale dell’UNICEF, Catherine Russell. «Stiamo anche assistendo a una tendenza preoccupante: sempre più bambine vengono sottoposte a questa pratica quando sono molto piccole, spesso prima del loro quinto compleanno. Questo riduce ulteriormente il margine di intervento. Dobbiamo rafforzare le azioni per porre fine a questa pratica dannosa».

Per eradicare le FGM, l’UNICEF chiede ai leader e alle comunità di raddoppiare gli sforzi per porre fine alla discriminazione e disuguaglianza di genere; investire urgentemente in servizi per le ragazze, promuovere la capacità di agire e le risorse delle ragazze; dare priorità ai diritti delle bambine nelle leggi e nelle politiche; monitorare meglio la diffusione di questa pratica attraverso dati di qualità.

8 marzo, D.i.Re: «No alla neutralizzazione dei centri antiviolenza»

Le parole di Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, pronunciate in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne che si tiene l’8 marzo.

In Italia, una donna su tre subisce o ha subito una qualche forma di violenza e i Centri antiviolenza D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza ne accolgono circa 21.000, ogni anno. Un dato drammatico che ci ricorda che lottare per i diritti delle donne significa anche progettare un futuro libero dalla violenza.

I centri antiviolenza D.i.Re sono sempre in prima linea. Luoghi di ascolto, accoglienza e sostegno, dove le donne possono uscire dalla spirale della violenza e ricominciare una vita nuova, libera e autonoma. In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, D.i.Re vuole ribadire che la violenza ha un genere.

Le attività per contrastarla, quindi, devono essere progettate e realizzate tenendo conto di questa specificità, con la valorizzazione dell’esperienza dei Centri antiviolenza e delle loro attiviste, con l’attenzione al rischio di neutralizzazione di questi luoghi politici di accoglienza, che le politiche nazionali stanno facendo emergere.

Le attività di prevenzione devono essere progettate in collaborazione con chi conosce questo fenomeno, così strutturalmente radicato nella nostra società: i Centri antiviolenza che da decenni lavorano al fianco delle donne, nella società e con le istituzioni per contrastarlo. Proprio dalle istituzioni ci aspettiamo una presa di posizione concreta: la pubblicazione del Piano nazionale antiviolenza, ormai scaduto dallo scorso mese di dicembre. Non sono certo eclatanti azioni sporadiche che potranno fare la differenza nel percorso di eliminazione della violenza maschile alle donne.

8 marzo, lo sciopero di NUDM contro la violenza patriarcale

Anche quest’anno, per l’8 marzo, Non Una di Meno ha chiesto a tutte le organizzazioni sindacali di convocare lo sciopero generale di 24 ore, in tutti i settori del pubblico impiego e del privato – per garantire a tutti la possibilità di astenersi dal lavoro produttivo. Lo sciopero per la giornata dell’8 è stato proclamato da diversi sindacati a livello nazionale e regionale. Pubblichiamo integralmente il manifesto redatto da Non Una di Meno.

Scioperare l’8 marzo significa trasformare la potenza del 25 Novembre in blocco della produzione e della riproduzione, attraversando i luoghi dove la violenza patriarcale si esercita ogni giorno: nelle case e sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei supermercati e nei luoghi di consumo, nelle strade e nelle piazze, in ogni ambito della società. Perché se ci fermiamo noi si ferma il mondo!

Vogliamo opporci al Governo che tratta la violenza maschile sulle donne e di genere come problema securitario. L’irrigidimento del Codice Rosso è un’operazione che ripropone un approccio emergenziale e punitivo senza agire sullo scardinamento dei meccanismi che riproducono la società patriarcale. Scioperare l’8 marzo significa mostrare come l’ascesa delle destre in Italia e a livello globale abbiano reso ancora più dure le politiche familiste, razziste e nazionaliste che alimentano sfruttamento e violenza. Lo vediamo nelle misure del Governo che estende i contratti precari, in un paese in cui gli stipendi medi riferiti all’inflazione non aumentano da 20 anni.

Lo vediamo nell’erosione del welfare e nello smantellamento e privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, nella chiusura dei consultori pubblici e nello sgombero di quelli autogestiti, nella cancellazione del reddito di cittadinanza la cui platea era a maggioranza femminile, nella costante precarizzazione abitativa, nella difficoltà di accesso ai servizi e nel sovraccarico del lavoro di cura gratuito e malpagato che pesa soprattutto su donne, lesbiche, froce, persone bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali, su persone povere, anziane, migranti e seconde generazioni, con disabilità, minori, sexworkers e detenute.

Lo vediamo nelle politiche sessiste e razziste per la natalità del Governo, che spingono le donne “bianche e italiane” a fare figli per la patria, quando una madre su 5 è costretta a lasciare il posto di lavoro dopo il primo figlio non riuscendo a conciliare ritmi familiari e lavorativi, mentre le famiglie omogenitoriali vengono discriminate e attaccate. Lo vediamo nell’aumento del controllo fiscale su lavoratorx domesticə che sopperiscono a un welfare pubblico assente, nel moltiplicarsi di CPR e nel decreto Cutro, che continuano a restringere la libertà di movimento delle persone migranti e a intensificare il ricatto del permesso di soggiorno e di un lavoro sfruttato, sempre più povero e senza tutele.

Lo vediamo nelle linee guida di Valditara sull’educazione, che riproducono un sapere patriarcale e coloniale, e nella scuola del merito che trasforma il diritto allo studio per tuttə in un privilegio per pochə mentre vengono precarizzatə sempre più le condizioni lavorative di maestrə, insegnanti, ricercatorə e docenti. Se questo scenario punta a dividerci, a differenziare tra Nord e Sud con il progetto di autonomia differenziata, ad approfondire le disuguaglianze, isolare le nostre istanze, per noi scioperare contro il patriarcato significa invece intrecciare le lotte per una trasformazione radicale della società.

Scioperare contro il patriarcato significa scioperare contro la guerra come espressione massima della violenza patriarcale, e rifiutare le politiche di guerra che si fanno sempre più pervasive nelle nostre società. Lo abbiamo visto con lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha intensificato un’ideologia nazionalista e militarista dell’ordine e della disciplina che rafforza le gerarchie di genere, e che reprime e mette a tacere le nostre lotte. Scioperare contro il patriarcato significa reclamare l’immediato cessate il fuoco su Gaza per fermare il genocidio, la fine dell’apartheid e dell’occupazione coloniale in Palestina.

Rifiutiamo il pinkwashing sostenuto da Israele, che promuove la partecipazione di donne e persone queer all’esercito come orizzonte ultimo dell’emancipazione, perché sappiamo che l’unico modo per promuovere una lotta transfemminista di liberazione collettiva è opporsi al progetto coloniale e genocida dell’oppressore sionista. La nostra solidarietà si rafforza attraverso i legami transnazionali che ci permettono di creare un fronte che travalica i confini: ci schieriamo al fianco dell3 palestinesi che resistono e lottano per la propria esistenza e per la propria autodeterminazione, con chi diserta lo stato di Israele, con chi in tutto il mondo, dall’Africa, all’Occidente, al Medio Oriente all’America Latina, fa della liberazione della Palestina la propria lotta.

Insieme siamo più forti, non è solo uno slogan. Vogliamo interrompere il lavoro nelle nostre case, nelle fabbriche, negli ospedali, nei magazzini, nell’università e nelle scuole, negli uffici e nelle mense, senza distinzioni di categoria. Vogliamo estendere lo sciopero oltre i confini del lavoro salariato, costruendo pratiche collettive di astensione dal lavoro per le tante forme di lavoro precario, autonomo, nero, informale, non riconosciuto. Vogliamo boicottare le infrastrutture civili che promuovono il genocidio in Palestina e l’invio di armi.

Quanto valgono le nostre vite? Quanto valgono le vite di tutte quelle soggettività che non rientrano nel progetto “Dio, Patria e Famiglia” di questo Governo? Quanto vale il nostro tempo e il lavoro che in quel tempo siamo in grado di svolgere? Poco. Quasi niente per coloro che ci sfruttano e ci opprimono. Tantissimo per noi che vogliamo tornare a urlare: se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo! Scioperiamo dalla produzione e dalla riproduzione di questo sistema, scioperiamo dai consumi e dai generi! Cortei, sit-in, azioni, flashmob diffusi in tutte le città d’Italia: l’8 Marzo scioperiamo contro la violenza patriarcale.

Book Pride Milano, al via l’ottava fiera dell’editoria indipendente

Con 200 marchi editoriali, per oltre 1.000 metri quadrati di libri e 550 ospiti dall’Italia e dal mondo, prende il via oggi l’VIII edizione di Book Pride, la manifestazione letteraria promossa da ADEI – Associazione Degli Editori Indipendenti, in collaborazione con il Comune di Milano e il Patrocinio della Regione Lombardia.

La fiera, che si terrà dall’8 al 10 marzo presso Superstudio Maxi, vedrà la partecipazione di un curatore speciale: sarà la stella del basket Gigi Datome, autore di una capsula di incontri a cavallo tra sport, musica e letteratura. «Sono felice, dopo aver aver partecipato da fruitore e da relatore, che quest’anno gli amici di Book Pride abbiano deciso di aggiungermi a Marco Amerighi e Laura Pezzino come curatore speciale dell’edizione 2024. Curerò degli eventi per parlare di sport, musica e ovviamente libri», ha detto Gigi Datome. Lo sportivo, dopo una splendida carriera che l’ha visto solcare i campi dell’NBA e guidare come capitano la Nazionale Italiana di Basket a pochi mesi dal suo ritiro, entra così nel pieno della sua passione per la letteratura.

Il programma di Book Pride 2024

La letteratura italiana e internazionale si dà appuntamento a Book Pride: dalla scrittrice messicana Cristina Rivera Garza, che arriva in Italia dopo il grande successo del suo libro manifesto contro la violenza sulle donne (L’invincibile estate di Liliana, Edizioni SUR), ad Annalisa Camilli, promotrice della campagna UNITE che vede le scrittrici italiane impegnate per la denuncia alla violenza di genere; dalla giovane promessa irlandese, voce dei millenials, Naoise Dolan alla scrittrice Claudia Durastanti. E ancora Walter Siti, John Freeman, Chiara Valerio, Francesca Coin, Bruno Gambarotta, Claudia Apablaza, Sally Bayley, Jonathan Bazzi, Juan Gomez Barcena, Alessandro Cattelan, Filippa Lagerback, Sara Marzullo e moltissimi altri e altre.

Nel programma Book Pride spazio anche alle parole in musica con Vinicio Capossela, La Rappresentante di Lista, Andrea Appino, Ghemon e Andy_bluvertigo. Grande attenzione sarà data al tema dei diritti, con incontri che coinvolgeranno realtà sociali significative. Si parlerà di pari opportunità con NonUnaDiMeno, di scenari di guerra e del lavoro sul campo con Emergency e di ambiente con Fridays for Future.

“Cosa vogliamo”, il tema di Book Pride 2024

Cosa vogliamo. Questa la frase simbolo della nuova edizione 2024, rappresentata nel manifesto a firma di Sarah Mazzetti e frutto del confronto tra la squadra dei curatori. «Quando abbiamo pensato al tema dell’ottava edizione di Book Pride, COSA VOGLIAMO, abbiamo isolato immediatamente alcuni punti cardine: lavoro, sesso e soldi. Che rapporto vogliamo avere con il lavoro che, dopo la pandemia, è diventato sempre più il fulcro di ambivalenze e contraddizioni, catalizzatore di tensioni che coinvolgono il potere e lo sfruttamento di classe? Che tipo di relazione vogliamo costruire con il sesso e la pornografia, che oggi ancora di più rispecchiano, e amplificano, la società violenta in cui viviamo, allo scopo di proporre modelli nuovi, più liberi e meno violenti, alle nuove generazioni?».

«Quest’anno a Book Pride vogliamo partire da qui, con l’aiuto di grandi ospiti d’eccezione, e soprattutto del nostro pubblico, sempre attento e in cerca di un dialogo», hanno dichiarato i curatori della fiera, Laura Pezzino e Marco Amerighi.

Milano, la capitale del libro in Italia

«Milano è da tempo la capitale della lettura in Italia – ha dichiarato Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano – e per gli appassionati del libro Book Pride rappresenta senz’altro uno degli appuntamenti più attesi dell’anno. Con la scelta del tema di questa edizione, ‘Cosa vogliamo’, la fiera dell’editoria indipendente conferma la sua capacità di essere un continuo stimolo per tutti e tutte, riuscendo a interessare e coinvolgere generazioni diverse con interessi diversi. Ma il comune denominatore restano sempre l’approfondimento, il confronto e la ricerca che diventano, nello spazio di questi tre giorni, fattore di aggregazione culturale e sociale».

Book Pride, la casa di tante grandi case editrici indipendenti

«Adei è particolarmente contenta di promuovere Book Pride in un momento in cui c’è più che mai bisogno di risvegliare l’amore e persino l’orgoglio per i libri e la lettura. Book Pride è la casa di tante piccole, medie e anche grandi case editrici indipendenti che formano il tessuto connettivo di base dell’editoria italiana, portando avanti ricerca e scouting in difficilissime condizioni economiche e con margini esigui se non inesistenti. Per questo è proprio da Book Pride che vorremmo chiedere al governo che intenzioni ha per il libro e la lettura. Purtroppo, a giudicare dai recenti tagli operati nel settore, le prospettive sembrano tutt’altro che incoraggianti. Di questo parleremo in un incontro con tutte le associazioni della filiera del libro (editori, librai, bibliotecari), uno degli incontri professionali organizzati da ADEI per fare il punto sui problemi del settore», ha dichiarato il presidente di ADEI, Andrea Palombi.

«Cosa Vogliamo è un’azione affermativa. Sotto l’epidermide del reale vive un universo insondato, fatto di desideri e speranze ma anche di delusioni, coscienza critica, tracce di cambiamento. Nei tre giorni di Book Pride dall’8 al 10 marzo porteremo in superficie questo territorio sconosciuto, un diverso senso dell’abitare il pianeta e noi stesse/i, i prodromi di una rivoluzione pacifica ancora dormiente. Musica, cinema, danza, arti figurative, letteratura sono i grimaldelli del Nuovo Mondo da costruire insieme», ha affermato Isabella Ferretti, Presidente di Book Pride.

Ucraina, bombe russe a 150 metri da Zelensky e Mitsotakis

Forti esplosioni sono state segnalate oggi a Odessa, a circa 150 metri dal convoglio di auto che trasportava il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis. L’esplosione è avvenuta vicino al porto della città ed è stata preceduta da un allarme aereo. Mitsotakis è arrivato oggi a Odessa per incontrare Zelensky. Secondo la televisione privata SKAI, le esplosioni provengono da un drone russo. Fonti governative greche hanno dichiarato che Mitsotakis e tutti i membri della sua delegazione sono in buona salute, mentre pochi minuti dopo l’incidente Mitsotakis e Zelensky hanno tenuto il loro incontro come da programma.

«Abbiamo sentito e visto questo attacco oggi. Vedete con chi abbiamo a che fare. A loro non importa dove colpire. So che ci sono state delle vittime. Non conosco i dettagli, ma so che ci sono morti e feriti», ha detto Zelensky nella conferenza stampa con il premier greco. «Alla fine della visita, abbiamo sentito il suono delle sirene dei raid aerei e delle esplosioni molto vicino a noi. Non abbiamo avuto il tempo di andare nei rifugi», ha affermato Mitsotakis.

«Condanno fermamente il vile attacco contro Odessa da parte della Russia durante la visita di Volodymyr Zelensky e Kyriakos Mitsotakis. Nessuno è intimidito da questo nuovo tentativo di terrorismo, certamente non i due leader sul campo né il coraggioso popolo ucraino. Più che mai, siamo al fianco dell’Ucraina», ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

«L’attacco a Odessa durante la visita del presidente Volodymyr Zelensky e del primo ministro Kyriakos Mitsotakis è un altro segno delle tattiche vigliacche della Russia nella sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. Ciò è riprovevole e addirittura al di sotto delle regole del Cremlino. Il pieno sostegno dell’Ue all’Ucraina e al suo popolo coraggioso non vacillerà», ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

«I droni russi a Odessa contro il corteo delle auto di Zelensky e del premier greco Mitsotakis. Erano insieme per commemorare le vittime di un altro attacco russo. Vergogna!», ha aggiunto il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni.

Diminuisce il sostegno degli italiani all’Ucraina

A due anni dall’aggressione militare dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, diminuisce nei cittadini italiani la volontà di sostegno economico e militare nei confronti del Paese martoriato dalle forze militari di Vladimir Putin.

Dall’inizio della guerra, l’Italia ha sostenuto l’Ucraina fornendo assistenza in vari settori: 110 milioni di euro per il sostegno al bilancio, 200 milioni per prestiti agevolati, 100 milioni per gli aiuti umanitari, 820 milioni per il sostegno ai rifugiati ucraini in Italia, 400 milioni per il sostegno macrofinanziario, 213 milioni per sostegno allo sviluppo, 200 milioni a sostegno della sostenibilità energetica. Il totale degli aiuti italiani ammonta a più di 2 miliardi di euro.

Il 24 febbraio, Giorgia Meloni e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, hanno siglato un accordo che prevede l’elargizione di aiuti militari ed economici da parte dell’Italia all’Ucraina, il sostegno delle imprese italiane per la ricostruzione e una risposta immediata in caso di un attacco futuro armato da parte della Russia per i prossimi dieci anni. L’attuazione dell’accordo non comporterebbe spese extra.

Termometro politico ha analizzato il giudizio degli italiani in merito a tale accordo. Secondo il 10,5% degli intervistati, l’accordo è generico e insufficiente; l’Italia dovrebbe incrementare gli aiuti militari. Per il 29,7% del campione, l’intesa è giusta; l’Italia deve sostenere l’Ucraina e dare prova di serietà a essa e ai partner europei, mostrando un impegno di lungo periodo. Il 34,8% degli italiani crede che l’accordo sarebbe stato giusto se si fosse trattato solo di aiuti umanitari; tale gruppo non concorda con l’impegno a mandare armi o altri aiuti militari. Infine, il 18,2% si dichiara contrario; l’Italia dovrebbe interrompere subito ogni sostegno al regime di Kiev e dovrebbe, invece, sostenere la Federazione Russa.

Le intenzioni di voto

Di seguito le rilevazioni relative alle intenzioni di voto per i principali partiti politici. Il sondaggio è stato realizzato dall’istituto SWG per La7. I dati del sondaggio sono stati confrontati con le rilevazione effettuate dallo stesso istituto sondaggistico il 10 gennaio 2024.

Fratelli d’Italia27,3% (-1,9%)
Partito democratico20% (+0,9%)
MoVimento 5 stelle15,8% (-0,6%)
Lega8% (-1,1%)
Forza Italia7,6% (+0,3%)
Azione4,3% (+0,3%)
Alleanza Verdi – Sinistra4,2% (+1%)
Italia viva3,1% (-0,4%)
+ Europa2,8% (+0,4%)
Italexit per l’Italia1,7% (+0,3%)
Unione popolare1,3% (+0,1%)
Dem. sovrana e popol.1,1% (=)
Noi moderati1% (=)
Indecisi/astenuti37% (-2%)

La cura De Rossi, Pellegrini e Dybala non si fermano più

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Daniele De Rossi, subentrando a stagione in corso, sembra aver dato una nuova autostima e carica alla sua squadra. Da quando siede sulla panchina della sua Roma sono arrivate 7 vittorie, 1 pareggio e 1 sola sconfitta contro l’Inter in campionato. Nel mezzo di queste partite, da segnalare anche il passaggio del turno contro il Feyenoord in Europa League.

Da quando l’allenatore romano è alla guida della squadra, la Roma ha una media goal superiore al 2 per partita, molto deve anche alla rinascita del capitano Lorenzo Pellegrini e alla continuità di goal ma anche di prestazioni aventi da Paulo Dybala, il quale sembra star tornando nelle sue migliori condizioni atletiche e fisiche. Infatti nell’ultima partita disputata contro il Monza e vinta per 1-4, sono andati in goal proprio il capitano Pellegrini e la “Joya” con un gioiello su punizione.

La squadra giallorossa grazie alla continuità di vittorie ottenute in campionato in questo periodo si trova al momento al 5° posto in classifica, trovandosi a meno 4 punti dal Bologna, attualmente 4°. L’obiettivo come da sempre dichiarato dalla Roma è la qualificazione alla prossima Champions League.

Paulo Dybala non si ferma più, dopo la tripletta arriva anche il goal su punizione

Paulo Dybala, detto la Joya, è sicuramente uno dei migliori talenti del nostro campionato, solamente molto sfortunato nelle ultime stagione dove per colpa degli infortuni ha saltato molte partite. Non ha bisogno sicuramente di presentazioni, perché le sue qualità sono riconosciute da tutti gli amanti del calcio, ma quello che sta sorprendendo dall’arrivo di mister De Rossi è la continuità con la quale va in campo e trova anche la rete.

Nelle ultime due partite ha messo a referto una tripletta strepitosa in casa contro il Torino e un goal nella trasferta di Monza su punizione. L’ultima punzione siglata dall’argentino era nel lontano 2020 quando vestiva ancora la maglia della Juventus.

Nelle ultime 6 gare disputate in campionato, Paulo Dybala ha messo a segno 7 reti e diversi assist. Vedere l’argentino in questa condizione è una vera e propria gioia per gli occhi per tutti gli amanti del calcio e soprattutto per i tifosi romanisti.

UNICEF: 37 milioni di bambini sotto i 5 anni sono colpiti da sovrappeso

In occasione della Giornata mondiale dell’Obesità, l’UNICEF ricorda che si stima che, nel 2022, 37 milioni di bambini (il 5,6% del totale) sotto i 5 anni sono stati colpiti da sovrappeso nel mondo. Nei paesi a reddito alto e medio-alto, dove vive il 31% di tutti i bambini del mondo sotto i 5 anni, è concentrato il 48% di tutti i bambini colpiti da sovrappeso. In Europa meridionale, nel 2022 sono stati 500.000 i bambini in sovrappeso, pari all’8,3% dei bambini sotto i 5 anni.

Secondo il recente rapporto La condizione dei bambini nell’Unione Europea, l’incidenza dell’obesità e del sovrappeso è diventata una delle principali preoccupazioni all’interno dell’Unione Europea e a livello globale. I tassi stimati di bambini e giovani fino a 19 anni in sovrappeso/obesi nel 2019 variano dal 20-25% in Estonia, Lettonia e Lituania al 40% circa a Cipro e in Grecia. L’Italia è al 4° posto nell’Unione Europea, con una percentuale intorno al 36% per le ragazze e al 43% per i ragazzi.

«Un’alimentazione adeguata è un diritto umano fondamentale per ogni bambino e un percorso verso un futuro più sano», sottolinea l’UNICEF. «Purtroppo, l’ambiente alimentare in cui vivono oggi milioni di bambini rappresenta una minaccia crescente per la loro salute e il loro benessere. Milioni di bambini oggi mangiano troppo cibo sbagliato. Ciò contribuisce a un rapido aumento del sovrappeso e dell’obesità nei bambini, con conseguenti problematiche di salute gravi e a lungo termine».

«I cambiamenti negativi senza precedenti nell’ambiente alimentare dei bambini – dove vivono, imparano, giocano e mangiano – sono alla base di queste tendenze. Con la facile accessibilità di cibi poco sani e a basso costo, i bambini – soprattutto quelli in condizioni di povertà – non ricevono la dieta nutriente di cui hanno bisogno per una crescita sana. Il marketing del cibo spazzatura, sfruttato e non regolamentato, svolge un ruolo enorme in questa crisi ed è direttamente collegato all’aumento del sovrappeso, dell’obesità e delle cattive condizioni di salute dei bambini. Raggiunge i bambini attraverso la pubblicità su carta stampata, la televisione e gli spazi online», ha aggiunto il Fondo delle Nazioni Unite.

«Abbiamo la possibilità di trasformare i sistemi alimentari e garantire a tutti i bambini, indipendentemente dal luogo in cui vivono, un accesso equo a opzioni più sane e nutrienti che favoriscano il loro benessere fisico e mentale. Altrettanto importante è la necessità di aprire un dialogo empatico sul sovrappeso e l’obesità. Incolpare gli individui per il loro peso è controproducente e può avere un impatto negativo sulla salute emotiva e fisica dei bambini che vivono in sovrappeso e obesità. L’obesità durante l’infanzia è sempre più associata al bullismo e allo stigma, che mettono a dura prova la salute mentale dei bambini e li scoraggiano dall’adottare abitudini sane. Dobbiamo fare tutto il possibile per favorire un ambiente favorevole e destigmatizzare l’obesità», conclude l’UNICEF.