domenica, Dicembre 22, 2024
Home Blog Page 4

Nel 2023 5,7 milioni di individui hanno vissuto in povertà assoluta

Nel 2023, secondo le stime preliminari dell’ISTAT, le famiglie in povertà assoluta sono state l’8,5% del totale delle famiglie residenti, corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui. Il dato è in aumento dello 0,2% rispetto al 2022. Nel 2014, le famiglie in povertà assoluta erano il 6,2% del totale.

Nel Nord, dove le persone povere sono quasi 136mila in più rispetto al 2022, l’incidenza della povertà assoluta a livello familiare è sostanzialmente stabile (8%), mentre si osserva una crescita dell’incidenza individuale (9%, dall’8,5% del 2022). L’incidenza di povertà assoluta familiare mostra, nel 2023, il valore più elevato nel Mezzogiorno (10,3%).

La presenza di figli minori continua a essere un fattore che espone maggiormente le famiglie al disagio; l’incidenza di povertà assoluta si conferma più marcata per le famiglie con almeno un figlio minore (12%), mentre per quelle con anziani si attesta al 6,4%. Nel 2023, l’incidenza per i minori è pari al 14%, il valore più alto dal 2014; i minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023, sono pari a 1,3 milioni. Rispetto al 2022, le incidenze sono stabili anche tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e tra gli over65 (6,2%), che restano la fascia di popolazione a minore disagio economico.

Stabile il dato per le famiglie composte da soli stranieri (35,6%), sebbene si confermi il grande divario rispetto alle famiglie composte solamente da italiani (6,4%).

Eugenio Barba al Teatro Menotti per i 60 anni dell’Odin Teatret

0

L’Odin Teatret e il suo fondatore, il regista Eugenio Barba, sono stati ospiti del teatro Menotti di Milano in una residenza straordinaria dal 12 al 17 marzo. Un’occasione unica per i milanesi di confrontarsi e approfondire l’opera pluriennale di uno dei maestri della ricerca teatrale. Un calendario fatto di incontri, proiezioni e due spettacoli della Compagnia di Hostelbro: Ave Maria e La casa del sordo.

L’eterno viaggio di Eugenio Barba

Quella del Menotti è solo una delle tante tappe del viaggio eterno di Eugenio Barba, insieme letterale e metaforico. Dalla prima partenza che lo portò dai paesaggi mediterranei del Salento a quelli nordici della Norvegia prima e della Danimarca poi, passando per India e Sudamerica, all’apprendistato decisivo, fondamentale in Polonia, al Teatro Laboratorio di Jerzy Grotowski, vero maestro di Barba. Un sorta di nomadismo fisico e spirituale che costituisce un dato biografico imprescindibile per comprendere quell’idea di teatro come desiderio di un linguaggio comune, come «ponte» tra culture e forme di espressività differenti, come luogo di ricerca del «proprio modo di essere presenti […] quello che i critici chiamerebbero “nuove forme espressive”», come già scriveva nel suo Manifesto del Terzo Teatro (1976). La ricerca di una terza via, dunque, tra i teatri istituzionali e gli iconoclasti teatri d’avanguardia.

Anastasis, Eugenio Barba

Dal Terzo Teatro all’ISTA

Una terza via che si traduce nello studio dei minimi comuni denominatori di diverse forme di espressività teatrale in culture lontanissime tra loro e nella la scrittura di pagine fondamentali di antropologia teatrale. La sistematizzazione di principi, come quello del disequilibrio o della compresenza degli opposti, con cui poter leggere ad esempio la performatività del kathakali o quella della tradizione giapponese, e da riportare nel fecondo laboratorio danese di Hostelbro per il lavoro dell’Odin Teatret.

Different performers at different places and times and in spite of the stylistic forms specific to their traditions, have shared common principles

A Dictionary of Theatre Anthropology – E. Barba

Negli anni l’attività di Barba – anche attraverso l’ISTA (International School of Theatre Anthropology) – è stata quella di creare e cercare una connessione artistica, uno scambio, tra quelle «isole senza contatto l’una con l’altra» sparse in tutto il mondo, dove «dei giovani si riuniscono e formano dei gruppi teatrali che si ostinano a resistere».

L’eredità viva del LAFLIS di Lecce

Floating islands è infatti anche il titolo del nuovo archivio vivente della Fondazione Barba-Varley, inaugurato a Lecce lo scorso autunno (acronimo LAFLIS), negli spazi dell’ex Convitto Palmieri, dove, peraltro, è anche l’Archivio Carmelo Bene. Confluenza singolare, se si pensa che la ricerca dei due ha sempre proceduto su binari divergenti – nonostante quell’incontro-scontro a Ivrea nel 1967, nel convegno storico sul Nuovo Teatro in cui Franco Quadri riuscì a riunire, oltre agli stessi Bene e Barba, personalità come Alberto Arbasino, Corrado Augias, Liliana Cavani, Leo De Berardinis, Dario Fo e Luca Ronconi, solo per citarne alcuni.

Anche il Laflis in fondo è un abisso di mistero e di sublime poesia.

Franco Ungaro, «Hystrio», 1/2024

Un “ritorno a casa” simbolico e forse naturale, se crediamo alle lezioni di Francoforte della poetessa Ingeborg Bachmann, per cui il luogo di crescita scolpisce in ognuno di noi un inevitabile paesaggio dell’anima che si è costretti ad attraversare e riattraversare per tutta la vita; se ci fidiamo dell’etimologia mitica che, guarda caso, rintraccia il significato di Salento in quello di ponte (sic.); se notiamo, infine, che il Salento, oltre a essere terra d’origine del regista, è anche una delle prime terre di sperimentazione della pratica del “baratto”, caratteristica dell’Odin Teatret, portata in esplorazione a diverse latitudini, proprio con l’idea di conoscere e scambiare non dei beni materiali, ma quello immateriale dell’espressività dei popoli, portando mondi lontanissimi a guardarsi e, forse, a riconoscersi.

La casa del sordo di Eugenio Barba al Teatro Menotti

La centralità del training fisico e del corpo dell’attore, la vocazione antinaturalistica della rappresentazione, l’utilizzo di una scenografia viva sono solo alcuni elementi del Barba regista. Principi, questi, che eredita certamente dall’insegnamento di Grotowski e che riapplica e rimodula nella sua personale ricerca. Se ne vedono i frutti anche ne La casa del sordo, uno degli spettacoli portati in scena in questa residenza straordinaria al Teatro Menotti di Milano.

La casa del sordo, Eugenio Barba

L’operazione è del tutto singolare. Consiste nel ripercorrere, attraverso quella che ipotizziamo essere l’ultima notte di vita del pittore Francisco Goya, la sua storia personale in una forma che è, nelle intenzioni del regista, la resa teatrale del “Capriccio”. Il termine, che identifica un genere artistico del XVI secolo in musica, architettura e pittura, viene usato da Barba per intelaiare una struttura drammaturgica non convenzionale, in cui la narrazione procede per disvelamenti e manipolazioni degli oggetti di scena. L’apparato scenografico, ridotto al minimo, è tutto funzionale allo stare nello spazio degli attori, che lo occupano manipolandolo e lasciandosi manipolare.

Un caleidoscopio di immagini che è anche un rituale e una danza, una passacaglia barocca sul filo dell’habel habalim. Un gioco come quelli dei bambini nelle stanze buie, che presentono nell’oscurità lo spettro della morte e ridono dello stupore che è nel brivido della vita.

LA CASA DEL SORDOCAPRICCIO SU GOYA

ODIN TEATRET

Produzione Masakini Theatre, Nordisk Teaterlaboratorium / Odin Teatret
Testo Else Marie Laukvik, Eugenio Barba

Regia Eugenio Barba

Con Else Marie Laukvik, Rina Skeel, Ulrik Skeel

Visto al Teatro Menotti di Milano il 16 marzo 2024.

21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Si celebra oggi la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, istituita con la legge n.20 dell’8 marzo 2017. La scelta della data ha un forte valore simbolico: il 21 marzo è il primo giorno di primavera. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e promotore della giornata, ha raccontato le motivazioni di tale scelta nel libro L’amore non basta (Giunti 2020): «Avevamo scelto il primo giorno di primavera proprio per dare il senso di un impegno di lungo periodo. È a primavera che si gettano i semi, anche i semi di speranza, sapendo che andranno poi coltivati, con fatica, perizia e passione, perché diano frutto».

Ogni anno, il 21 marzo, Libera ricorda con una cerimonia pubblica le vittime innocenti di tutte le mafie. Lo fa anche leggendo i 1081 nomi dell’elenco delle vittime innocenti delle mafie, che Libera cura da 29 anni. 1081 storie che ripercorrono tutta la storia d’Italia, dall’Unità fino all’anno scorso, dimostrando così che, almeno in alcuni territori, le mafie continuano a sparare. I nomi inseriti quest’anno nell’elenco sono dodici. Dodici storie di cui Libera è venuta a conoscenza grazie alle segnalazioni di tanti cittadini e cittadine che, scavando nella memoria dei propri territori, hanno contribuito a farle riemergere dall’oblio.

Caos arbitri in serie A, quanti errori in stagione

0

Chiunque segua il calcio ed è sportivo, questa stagione si sta chiedendo se gli arbitri di Serie A siano veramente così incompetenti o se sia solo un caso che ci siano tutti questi errori in campionato. Non si può parlare di campionato falsato, ma tutti questi errori lo potrebbero fare pensare. Molte decisioni sono state ritenute errate, molte altre dubbie, poche le certezze sulle decisioni prese.

Il designatore degli arbitri, Gianluca Rocchi, ha provato a spiegare qualsiasi errore arbitrale e sta provando a prendere provvedimenti seri contro chi questi errori li effettua: sospensione o retrocessione di categoria. Errori così frequenti sono, però, un elemento di difficile spiegazione, essendo che ormai gli arbitri sono ulteriormente aiutati dal Var, il quale dovrebbe ridurre le possibilità di errore e le conseguenti polemiche, per quanto il campionato italiano sia sempre stato caratterizzato da polemiche.

Sono solo due le squadre che hanno tratto vantaggio dagli errori arbitrali

Esaminando le varie conferme di errori si può stipulare una classifica con i punti reali e i punti “virtuali” che le squadre avrebbero dovuto avere a questo punto del campionato. Le squadre a trarne vantaggio risultano essere solo due: Inter con ben 7 punti in più e Monza con un solo punto in più.

Le squadre penalizzate invece risultano essere: Juventus, Fiorentina, Genoa e Verona con un punto in meno. Bologna, Napoli e Torino con 2 punti in meno. Tutte le altre squadre non trovano incongruenza tra classifica reale e virtuale.

Tra gli arbitri chi è stato fermato?

Sono diversi gli arbitri sospesi o eliminati dalla Serie A nel corso di questa stagione. I nomi sono: Mariani, Di bello, Chiffi, Pezzuto, Fourneau, Doveri, Fabbri, Massimi e Marchetti. Solo due di essi però non potranno più arbitrare nella massima competizione, Pezzuto e Massimi. Altri errori commessi, ma senza sospensione sono stati effettuati da: Marinelli, Colombo, Guida, Piccinini, Feliciani, Sozza, Massa, Doveri, Abisso e Rapuano.

Il designatore, Gianluca Rocchi, ha espressamente chiesto agli arbitri di fidarsi di più delle loro decisioni e di evitare l’uso prolungato del Var. Questa richiesta è stata ritenuta corretta in quanto molti errori commessi sono stati causati dopo avere consultato la sala Var e il monitor. In più, il capodelegazione AIA, ha confermato di prendere decisioni sempre più dure su chi commette errori gravi e decisivi durante la partita.

Lazio-Udinese 1-2, decide Zarraga

0

Il posticipo del lunedì sera tra Lazio e Udinese allo stadio Olimpico di Roma è terminato con il punteggio dell’1-2 per la squadra friulana. Decide un goal del centrocampista spagnolo Zarraga.

Una bella partita, giocata su buoni ritmi da entrambe le squadre, che vede ottenere 3 punti fondamentali in chiave salvezza per l’Udinese, mentre la Lazio si allontana ancora di più dalla prossima Champions League con questa sconfitta. Il primo tempo della gara è stato tutto a favore della squadra di mister Sarri, la quale ha avuto diverse occasioni colpendo anche un palo con Mattia Zaccagni; l’Udinese ha ottenuto due grandi occasioni trovando due grandi patate da parte di Provedel.

Il secondo tempo si apre subito con i 3 goal, al 47° minuto è Lucca a portare in vantaggio l’Udinese sfruttando un tiro cross da parte del compagno Kamara. La Lazio prova subito a recuperare e infatti grazie ad un’azione in solitaria di Zaccagni trova il goal del pareggio tramite una deviazione sfortunata del difensore Giannetti, tutto questo solo dopo 2 minuti.

Incredibilmente anche il goal dell’1-2 da parte di Zarraga arriva al 51°, con un perfetto tiro da fuori area che si insacca nella porta difesa da Provedel. Le occasioni non smettono di esserci, grande protagonista il portiere dell’Udinese autore di grandi 3 parate. Al 94° minuto da segnalare anche l’espulsione del difensore friuliano Neuhen Perez.

L’Udinese ottiene così 3 punti fondamentali in chiave salvezza, i quali permettono di portarsi al 13° posto in classifica a +3 dalla zona retrocessione. La Lazio invece si colloca con questa sconfitta al 9° posto in classifica a -11 punti dalla zona Champions League.

Udinese ammazza grandi

Lo strano caso che vede protagonista l’Udinese è il fatto che la squadra friulana fino a questo momento ha ottenuto solamente 4 vittorie in campionato. Tutte e 4 le vittorie sono arrivate contro le big del campionato, ovvero contro: Lazio, Juventus, Bologna e Milan. Tre vittorie su 4 sono arrivate in trasferta.

9 milioni di adolescenti in Europa hanno problemi di salute mentale

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel mondo un individuo su sette tra i 10 e i 19 anni soffre di disturbi mentali. In Europa, ben 9 milioni di adolescenti sono alle prese con problemi di salute mentale, segnati principalmente da depressione, ansia e disturbi comportamentali. Il suicidio è la principale causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni, con un rischio significativamente più elevato per i gruppi emarginati e discriminati. Anche in Italia la situazione è altrettanto grave. Dall’ultima indagine di Telefono azzurro, realizzata con il supporto di BVA Doxa, 1 ragazzo su 5 si sente in ansia, e per 1 su 3 chiedere aiuto ad un esperto di salute mentale è motivo di vergogna.

«Il benessere e la salute mentale dei bambini e degli adolescenti sono temi di portata globale che richiedono un’azione immediata e concreta da parte di ogni espressione della società. Non dobbiamo dimenticare che la salute è un diritto umano fondamentale per tutti gli individui». È questo l’appello lanciato da Ernesto Caffo, presidente di Fondazione Child in occasione del 17esimo Seminario Internazionale di Formazione in Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, promosso da Fondazione Child e Telefono Azzurro.

«Ascoltare le voci dei bambini e degli adolescenti è fondamentale per rispondere in modo adeguato ed efficace ai loro bisogni di salute mentale. Una comunicazione efficace favorisce la fiducia e incoraggia l’apertura portando a un sostegno e a un intervento migliori. Il benessere mentale è un problema globale che riguarda diversi attori. Allo stesso tempo, richiede nuove categorie per essere compreso. Per questo diventa fondamentale condividere le conoscenze e le riflessioni tra i vari esperti a livello internazionale per mettere in atto azioni concrete per migliorare la salute mentale dei più piccoli», ha aggiunto Caffo.

«Ci sono diversi motivi per cui la salute mentale nei bambini e negli adolescenti è importante. Non si può essere sani se non si ha una buona salute mentale, perché il corpo è sano se il sistema di salute mentale funziona. Dobbiamo far star bene l’intera persona. La salute mentale nei bambini e negli adolescenti è spesso ignorata. Le persone non vi prestano attenzione o si vergognano perché c’è uno stigma al riguardo», ha dichiarato Bennett L. Leventhal, professore di Psichiatria infantile e dell’adolescenza dell’Università di Chicago.

«Oggi sappiamo che un tasso tra il 15 e il 20% dei bambini ha disturbi mentali. Ci convivono e noi abbiamo il dovere di occuparci di loro. È una questione di grande urgenza perché questi bambini soffrono e la situazione sta continuando a peggiorare. I tassi di suicidio aumentano a causa di eventi come il Covid, le guerre, la violenza, le migrazioni, quindi è urgente lavorare tutti su questo tema» ha dichiarato Bennett L. Leventhal, professore di Psichiatria infantile e dell’adolescenza dell’Università di Chicago.

La storia di Placido Rizzotto, il partigiano sindacalista ucciso dalla mafia

Placido Rizzotto nacque a Corleone. Primo di sette figli, perse la madre quando era ancora bambino e, in seguito all’arresto del padre con l’accusa di associazione mafiosa, abbandonò la scuola per occuparsi della famiglia. Nel settembre 1940 fu richiamato a combattere nelle fila dell’esercito italiano. L’11 settembre 1943, in seguito all’armistizio, Rizzotto lasciò l’esercito e si recò a Roma, dove entrò a far parte della Banda partigiana “Napoli”, guidata dal socialista Pietro Agostinucci.

Rientrato a Corleone al termine della guerra, iniziò la sua attività politica e sindacale. Ricoprì l’incarico di presidente dei reduci e combattenti dell’ANPI di Palermo e fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e della CGIL. Placido Rizzotto condusse le battaglie di contadini e braccianti agricoli sfruttati dai grandi latifondisti e dalla mafia. Nel 1946 fu eletto Segretario della Camera del Lavoro. Più volte la mafia corleonese, guidata dal medico Michele Navarra, fece pressione affinché Placido Rizzotto desistesse dalle sue battaglie. Ma egli restò sempre al fianco dei contadini.

Il 10 marzo 1948 il sindacalista aveva lasciato una riunione con i suoi compagni di partito e si era incamminato per le strade del paese, quando fu bloccato con la forza, caricato sulla 1100 del boss Luciano Liggio e condotto in contrada Malvello. Fu pestato a sangue da Liggio e poi ucciso con tre colpi di pistola. Infine, fu gettato nella foiba di Rocca Busambra. Giuseppe Letizia, giovanissimo pastore di dodici anni, assistette all’omicidio. La visione lo fece entrare in uno stato di delirio tale da convincere suo padre a condurlo nell’ospedale diretto da Michele Navarra. Al ragazzino fu diagnosticata una tossicosi e fu fatta una iniezione, “Per calmarlo”, fu detto ai suoi genitori. Giuseppe, invece, morì.

La vicenda giudiziaria

Dall’estate del 1949, le indagini furono guidate dal Capitano dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Il 4 dicembre dello stesso anno furono arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione. I due ammisero le loro responsabilità nel rapimento di Placido e chiamarono in correità Luciano Liggio, indicandolo come l’assassino del sindacalista e rivelando il luogo dove era stato gettato il corpo. Dalla Chiesa, con l’ausilio dei Vigili del Fuoco, recuperò i resti di tre uomini. I familiari di Placido Rizzotto riconobbero i suoi scarponi. Improvvisamente, Collura e Criscione cambiarono versione, affermando che le loro dichiarazioni erano state estorte dai Carabinieri. Il processo si chiuse il 30 dicembre del 1952 con l’assoluzione tutti gli imputati per insufficienza di prove. Sentenza poi confermata dalla Cassazione nel 1961.

Nel 2008 la Polizia si mise di nuovo sulla tracce del corpo di Rizzotto e il 7 luglio, grazie a un delicato e complesso intervento di recupero, dal pozzo di Rocca Busambra sono stati recuperati dei resti umani. La comparazione del DNA con quelli di Carmelo Rizzoto, morto nel 1969 e riesumato per l’occasione, ha accertato che si trattava di Placido. Il 24 maggio 2012, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si tennero i funerali di Stato di Placido Rizzoto, premiato con una Medaglia d’oro al merito civile.

Fonte: Libera

Anna Nocera, la prima vittima di femminicidio mafioso

Anna Nocera nasce a Palermo nel 1861 da una famiglia di umili origini. Fin dalla giovane età lavora come domestica a servizio della famiglia Amoroso, una famiglia mafiosa a capo della cosca di Porta Montalto. In quella casa Leonardo Amoroso, uno dei figli, inizia a corteggiarla e, a causa dell’insistenza dell’uomo, la giovane Anna decide di smettere di lavorare presso quella famiglia.

Le condizioni di estrema povertà della sua famiglia la costringono, tuttavia, a tornare a lavorare presso la famiglia Amoroso. Con il passare del tempo, Anna Nocera cede alle avances di Leonardo Amoroso. All’età di 17 anni, la donna resta incinta. In quel periodo storico, partorire senza essere sposati era considerato un disonore per la donna. Quindi, Anna propone a Leonardo di rimediare con un matrimonio riparatore, ma si scontra con la contrarietà dell’uomo.

Il 10 marzo 1878 Anna esce di casa per recarsi al lavoro. Non farà più ritorno dai suoi familiari, che iniziano a cercarla invano. Le modalità della sparizione restano, ancora oggi, un mistero. Il papà intuisce che il responsabile della sparizione è Leonardo Amoroso. Così, un giorno, per strada gli chiede che fine avesse fatto fare a sua figlia. Leonardo lo minaccia di morte.

Il 29 agosto del 1883 prende il via il processo ai fratelli Amoroso, accusati di nove omicidi tra cui quello di Anna e quello di un loro fratello, Gaspare, che aveva disonorato la famiglia per aver prestato servizio di leva come Carabiniere. Gaspare fu ucciso a coltellate. La mamma di Anna, Vincenza Cuticchia, si costituisce parte civile nel processo e, durante un’udienza, grida agli imputati: «Scellerati, infami, vi succhiaste il sangue di mia figlia!». Il processo si concluderà con nove condanne a morte. Il corpo di Anna non sarà mai ritrovato.

Il nome di Anna è ricordato, insieme alle oltre 1000 vittime innocenti delle mafie, ogni anno in occasione del 21 marzo, giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Per l’associazione Libera (il cui sito è fonte del presente articolo) «Anna ha un vero e proprio diritto al ricordo, un diritto che restituisce “dignità” a ogni nome che ricordiamo, che rappresenta la promessa ad Anna che non dimenticheremo la sua storia, i suoi progetti di vita, portando con noi i suoi sogni e rendendoli vitale pungolo del nostro impegno quotidiano».

Messico, giornalisti uccisi mentre erano sotto la protezione dello Stato

Secondo quanto sostiene Amnesty International in Messico, negli ultimi sette anni, sono stati uccisi otto giornalisti registrati presso il Meccanismo per la protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti. Un dato che, secondo una ricerca di Amnesty e del Comitato per la protezione dei giornalisti, indica che quel sistema federale di protezione non funziona bene.

Il Meccanismo è nato nel 2012, dopo anni di pressioni da parte della società civile messicana. Il suo obiettivo sarebbe proteggere i difensori dei diritti umani e i giornalisti sottoposti a gravi minacce e attacchi a causa del loro lavoro. Il Messico è lo stato più pericoloso dell’emisfero occidentale per i giornalisti: il Comitato per la protezione dei giornalisti lo documenta dal 1992. Dall’inizio del XXI secolo, i giornalisti uccisi sono stati perlomeno 141, almeno 61 dei quali per motivi direttamente legati al loro lavoro.

L’impunità è la norma. Secondo l’Indice globale dell’impunità, prodotto dal Comitato per la protezione dei giornalisti, il Messico è nei primi dieci posti per numero di casi irrisolti di giornalisti assassinati. Sempre secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, il Messico è lo stato col più alto numero di giornalisti scomparsi al mondo. Ciononostante, non c’è stata neanche una condanna nei confronti dei responsabili.

Oltre agli omicidi e alle sparizioni, i giornalisti messicani subiscono costanti aggressioni, intimidazioni, minacce fisiche e psicologiche da parte di funzionari statali e dei gruppi della criminalità organizzata. La maggior parte delle minacce e degli attacchi scatta quando i giornalisti scrivono di imprese criminali, della militarizzazione della cosiddetta “guerra alla droga” e di corruzione. Lo stesso Meccanismo è arrivato alla conclusione che metà degli attacchi contro i giornalisti proviene da funzionari dello stato.

Il Festival del Sud – Valentia in Festa al Salone del Libro di Torino 2024

Il “Festival del Sud – Valentia in Festa” è stato selezionato tra i festival letterari da raccontare e promuovere al prestigioso Salone del Libro di Torino, che quest’anno si svolgerà dal 9 al 13 maggio 2024. Questa selezione non solo enfatizza l’importanza del festival nella promozione della cultura letteraria, ma anche la sua capacità di creare un ponte tra le varie espressioni culturali del territorio italiano.

Il Salone del Libro introduce il progetto “Luci sui Festival“, un’iniziativa ambizliosa volta a collegare e dare visibilità alle numerose manifestazioni ed eventi culturali che annualmente animano l’Italia, creando occasioni di incontro tra lettori, autori e appassionati di letteratura. L’obiettivo è di offrire una piattaforma dove i festival letterari, che si svolgono da Nord a Sud del Paese, possano essere scoperti da un pubblico più ampio, evidenziando il loro contributo alla diffusione della cultura e del sapere.

Il “Festival del Sud – Valentia in Festa” è organizzato dall’Associazione Valentia e, nel corso degli anni, ha saputo guadagnarsi un posto di rilievo tra gli eventi culturali del Paese, attirando un numero crescente di partecipanti e ospiti di fama internazionale. La sua selezione per il Salone del Libro di Torino rappresenta un’opportunità unica di mettere in luce il lavoro svolto dall’associazione e di presentare al pubblico nazionale e internazionale le ricchezze culturali del sud Italia.

La settima edizione del festival, prevista per le prossime settimane, si annuncia già come un evento imperdibile per gli amanti della letteratura e della cultura. Il festival proporrà un programma ricco di incontri, dibattiti, workshop e letture, offrendo ai partecipanti la possibilità di immergersi in un ambiente dove la passione per i libri e la scrittura si fonde con la scoperta delle tradizioni locali.

Ampia soddisfazione del presidente dell’Associazione Valentia, Anthony Lo Bianco, che dichiara: «La partecipazione del “Festival del Sud – Valentia in Festa” al Salone del Libro di Torino è un momento di orgoglio per tutti coloro che sono coinvolti nell’organizzazione e nella realizzazione dell’evento. È anche un segnale forte dell’importanza che i festival letterari regionali hanno nel panorama culturale italiano, dimostrando come eventi di questo tipo siano essenziali per mantenere viva la discussione e la riflessione su temi di attualità, letteratura, arte e società».

Mentre il conto alla rovescia per il Salone del Libro di Torino 2024 e per la settima edizione del “Festival del Sud – Valentia in Festa” continua, la comunità letteraria e culturale è invitata a partecipare a questi eventi che promettono di essere ricchi di spunti, incontri e scoperte. La letteratura è un ponte che unisce, e iniziative come “Luci sui Festival” rafforzano questo legame, illuminando i molti modi in cui i libri e la lettura continuano a influenzare e arricchire le nostre vite.