domenica, Dicembre 22, 2024
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Festival del Sud – Valentia in Festa, al via la settima edizione

La settima edizione del Festival del Sud – Valentia in festa è pronta ad accendere i riflettori sulla Calabria. Il più grande festival della regione, dall’anima itinerante e dal respiro internazionale, si terrà dal 15 al 17 aprile 2024 presso il Valentianum di Vibo Valentia.

Il Festival del Sud – Valentia in Festa punta a creare un valore aggiunto per il sistema territoriale coinvolgendo comunità, attività produttive, operatori economici e associazioni, creando eventi su misura del territorio in luoghi storici e caratteristici della Calabria. Ospiti di caratura internazionale della cultura, della musica, dello sport e della politica si alterneranno in luoghi unici, rendendo la Calabria centro culturale del Paese, parlando di poesia, sport, arte, cinema, scienza, innovazione e molto altro, permettendo a chiunque di avvicinarsi e di restarne affascinato.

Tra gli ospiti della settima edizione del Festival del Sud – Valentia in festa, il cui programma completo è consultabile sul sito web dell’evento, ci saranno Mac64, Agostino Chiummariello, Luca Gervasi, Anthony Lo Bianco e Francesco Piemonte, Fulvia Gioffrè, Teresa Pugliese, Pasquale Tridico, Linton Johnson, Diego Fusaro, Annamaria Frustaci, Andrea Pusateri, Mario Mori e Giuseppe De Donno, Dayane Mello, Raffaele Gaetano, Pietro Comito, Elena Basile, Angelo Greco, Roberto Vannacci, Lorenzo Tosa, Emanuele Fiano, Luciano Prestia, Luigi De Magistris, Vittoriana Abate e Cataldo Calabretta, Ciro Indolfi, Cateno De Luca, Alessandro Di Battista e Antonino Monteleone.

In sette anni il Festival del Sud ha ospitato, a Vibo Valentia e in decine di comuni calabresi, centinaia di donne e uomini delle istituzioni, intellettuali, professioniste e professionisti, scrittori e scrittrici. «La settima edizione del Festival del Sud – Valentia in Festa ospiterà, come da consolidato costume, autori ed autrici di tesi attribuibili alle più diverse aree politiche», ha dichiarato Associazione Valentia, organizzatrice dell’evento. «Il nostro obiettivo non è quello di fare politica né di abbracciare particolari correnti di pensiero, bensì quello di ospitare in Calabria autori di libri rilevanti nel dibattito pubblico contemporaneo, per consentire alle calabresi e ai calabresi di dialogare direttamente con gli autori e le autrici e di sviluppare una propria, autonoma riflessione. In questa settima edizione il pluralismo delle idee sarà, come sempre, garantito», ha chiarito l’associazione.

In tutti i tre giorni del festival, saranno presenti decine di laboratori, come quello della BCC Calabria Ulteriore svolgerà dei corsi gratuiti di educazione finanziaria: un’opportunità di straordinaria importanza per imparare ad orientarsi nel periodo di crisi che stiamo vivendo. Infine, il Valentianum ospiterà le opere di numerosi artisti locali.

L’evento è patrocinato dal Comune e dalla Provincia di Vibo Valentia, dall’Ordine degli Avvocati di VV, dalla Camera di Commercio Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia, dal GAL Terre Vibonesi, dalla Confcommercio di VV e dalla Confindustria di Vibo Valentia. Progetto candidato all’Avviso Attività Culturali 2023 a valere sul PAC 2014/ 2020- Az. 6.8.3.

Nirvana, la band che sconvolse gli anni Novanta

Non c’è stato, non c’è, un gruppo capace di dar corpo a sogni e incubi degli anni Novanta come i Nirvana. Sogni e incubi che, alla luce della tragica fine di Cobain, possono essere letti come il frutto di una crisi personale dai contorni drammatici, ma che hanno assunto valore universale per milioni di persone che hanno ascoltato e amato la musica dei Nirvana.
(Ernesto Assante, Repubblica del 2 novembre1994 in occasione dell’uscita di Unplugged in New York, pubblicato dopo la morte di Kurt Cobain)

Un lampo, nulla più. Una luce accecante che dura un’istante. Segue il tuono, il fragore e il rumore che rimbomba ancora oggi. È come uno sparo, breve ma che rimane nei timpani per lungo tempo. Uno sparo come quello che, trent’anni fa, si portò via quel “bambino sensibile” che cambiò, insieme agli altri membri della sua band, il mondo della musica e del rock… Per sempre. Stiamo parlando di Kurt Cobain e di quel gruppo che dal nome sembrava voler cercare la pace interiore, ma che pace non avrà: i Nirvana. 

Kurt Cobain aveva dieci anni quando, in Inghilterra, i Sex Pistols urlavano “There’s no future /No future / No future for you!” . È su queste semplici parole che si baserà vent’anni dopo la filosofia del grunge. Tuttavia, se il punk degli albori fondava la sua forza su movimenti e rivendicazioni di massa, facendo del nichilismo e della distruzione del sistema le sue colonne portanti, il grunge diventerà espressione di individui che vedono chiudersi su di loro la trappola del sistema che governa (ancora oggi più che mai) la società. Individui dispersi, illusi e abbandonati da promesse di realizzazione che la cultura di massa e del progresso avevano prefigurato.

Ma se negli anni precedenti questa disillusione si manifestava come sentimento di massa, negli anni Novanta è il singolo che non trova più il senso del suo essere e la rabbia collettiva si ripiega su se stessa, viene interiorizzata dai singoli e, nella musica, questo si traduce in brani molto più introspettivi e personali, pervasi da un senso di malessere.

I Nirvana e Kurt Cobain sono stati proprio questo: la voce di milioni di giovani che non avevano un posto nel mondo. Vi furono, certo, altre band che continuarono a portare avanti il grunge, come gli Alice in Chains, i Foo Fighters, i Mudhoney, i Soundgarden e molti altri, ma coloro che dissero al mondo che la musica e il mondo erano cambiati, l’innesco e la bomba, furono i ragazzi di Bleach, Nevermind e In Utero.

Bleach, 1989, è il primo album della band, molto legato ancora al metal e al punk, ma in alcuni brani si percepisce già quello che sarà lo stile di Cobain e compagni.

Stile che si definisce molto di più con l’arrivo di Dave Grohl alla batteria e l’incisione di Nevermind (1991). Questo fu l’album del successo, anche perché molto più appetibile al grande pubblico, visto che è, dei tre, il più “pop”. Contiene brani che diventarono ben presto il sinonimo stesso dei Nirvana: Smell Like Teen Spirits, Come As You Are, Lithium e In Bloom. Quest’ultimo è forse uno dei più ironici e sarcastici brani del gruppo, che prende in giro coloro che si atteggiano da fan sfegatati, che innalzano sull’olimpo degli idoli i loro artisti preferiti, senza capire nulla della scena underground, senza capire sentimenti, emozioni o etica.

Ironia che si rispecchia anche nel video ufficiale del brano, il quale mostra, come ha voluto sottolineare anche lo stesso Cobain, il loro lato comico: “Nell’ultimo anno la gente non ha fatto altro che continuare a prenderci troppo seriamente, ero stanco. Volevo che andassero a farsi fottere. Volevo mostrar loro che abbiamo anche un lato comico”.

In Utero (I Hate Myself and I Want to Die, questo doveva essere il titolo) è l’ultimo album della band, uscito nel 1993, dopo un periodo nero che accesero un campanello d’allarme sulle volontà autodistruttive del frontman. Quest’album, ogni volta che lo ascolto, mi trasmette inevitabilmente la fine di tutto, una confessione, un testamento, un addio. Allo stesso tempo mi disorienta, fino ad arrivare a quelle urla finali di Tourette’s che lasciano presto il posto alla meravigliosa All Apologies, l’ultimo brano dell’ultimo album dei Nirvana. Poi il nulla, uno sparo e quegli occhi di ghiaccio si spensero per sempre. Era il 5 aprile del 1994.

“What else could I wright
I don’t have the right
What else should I be
All Apologies
In the sun
in the sun I feel as one”

Roma-Lazio 1-0, De Rossi sorride con il goal di Mancini

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La Roma di Daniele De Rossi fa suo il Derby della Capitale con un bel goal di testa da parte di Gianluca Mancini sul solito assist di Paulo Dybala. Una vittoria importantissima sia per la classifica, ma soprattutto per la città e la tifoseria. Si sa quanto il Derby di Roma valga più di una qualsiasi finale o un trofeo.

La partita è stata giocata su un buon ritmo da entrambe le squadre, ma con poche vere e proprie occasioni da rete. La sblocca e la vince la Roma con la specialità della casa, ovvero goal di testa su calcio d’angolo battuto dalla “Joya”, che pennella un cross preciso sulla testa del difensore Gianluca Mancini. Questa rete regala derby e tre punti alla squadra allenata da mister De Rossi. Da segnalare anche il palo colpito da El Shaarawy a inizio ripresa.

La Lazio, sfortunata, si vede annullare la rete del possibile pareggio per fuorigioco di Kamada, il quale era stato abile a sfruttare un tiro maldestro di un suo compagno correggendolo in rete. La Roma con questa vittoria consolida il quinto posto in classifica, mentre la Lazio vede ancora di più allontanarsi il sogno Champions League e addirittura la qualificazione all’Europa.

Roma, senti Mancini: «Sono l’uomo più felice del mondo».

Il difensore italiano, Gianluca Mancini, autore dell’unico goal e quindi decisivo del Derby romano, si è detto l’uomo più felice del mondo dopo la prestigiosa vittoria della sua Roma contro i rivali della Lazio. La Roma non segnava in un Derby da ben 2 anni, e vincere e segnare il primo goal nel derby per Mancini è stata sicuramente una grandissima emozione come si è potuto notare dall’intervista da lui rilasciata.

Ma, nonostante la grande felicità, Gianluca Mancini, rendendosi conto dell’esultanza forse un po’ troppo “esagerata”, ha tenuto a chiedere scusa a tutti i tifosi sostenendo che non voleva mancare di rispetto a nessuno.

L’ultima lettera di Kurt Cobain

L’8 aprile del 1994, il cadavere di Kurt Cobain veniva ritrovato nella sua casa a Seattle. Accanto al corpo del cantante dei Nirvana, che si era tolto la vita tre giorni prima, c’era una lettera indirizzata al suo amico immaginario d’infanzia, Boddah. Ne pubblichiamo integralmente il testo.

A Boddah

Parlando con la lingua di un sempliciotto con esperienza che ovviamente preferirebbe essere un bambino lamentoso e rammollito. Questa nota dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti del corso base di punk-rock nel corso degli anni, da quando sono stato introdotto, potremmo dire, l’etica dell’indipendenza e l’abbraccio della tua comunità, si sono rivelati veri. Non provo eccitazione nell’ascoltare e nel creare musica o nel leggere e scrivere da troppi anni. Mi sento in colpa oltre ogni dire per queste cose. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e inizia il ruggito eccitato della folla, non mi fa lo stesso effetto che faceva a Freddie mercury, che sembrava amare, crogiolarsi nell’amore e nell’adorazione della folla che è qualcosa che io ammiro e invidio. Il fatto è, non riesco a prenderti in giro, nessuno di voi. Semplicemente non è giusto per voi o per me.

Il crimine peggiore a cui posso pensare sarebbe fregare le persone fingendo che mi stia divertendo al 100%. Certe volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino prima di salire sul palco. Ho provato con tutte le mie forze ad apprezzarlo (e lo faccio, Dio, credimi, ma non è abbastanza). Apprezzo il fatto che io e noi abbiamo toccato e intrattenuto tante persone. Devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere leggermente insensibile per recuperare l’entusiasmo che avevo da bambino.

Nei nostri ultimi 3 tour, ho apprezzato molto di più tutte le persone che ho conosciuto personalmente, e come fan della nostra musica, ma non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per chiunque. C’è del buono in ognuno di noi e credo semplicemente di amare troppo le persone, così tanto che mi fa sentire fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, Pesci, uomo Gesù. Perché non ti diverti e basta? Non lo so! Ho una dea di moglie che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda troppo com’ero, piena di amore e gioia, che bacia ogni persona che incontra perché tutti sono buoni e nessuno le farà del male. E questo mi terrorizza al punto che vado avanti a stento. Non posso sopportare il pensiero che Frances diventi il miserabile, autodistruttivo rocker che sono diventato io.

Mi è andata bene, molto bene, e ne sono grato, ma da quando ho sette anni, sono diventato pieno di odio verso l’umanità in generale. Solo perché sembra così facile per la gente andare d’accordo. Solo perché amo e mi dispiace troppo per le persone probabilmente. Grazie a tutti dal profondo del mio bruciante nauseato stomaco per le vostre lettere e la preoccupazione negli anni passati. Sono un bambino troppo incostante e lunatico! Non ho più passione, perciò ricordate, è meglio bruciare subito che spegnersi lentamente.
Pace, amore, empatia.

Kurt Cobain
Frances e Courtney, sarò al vostro altare.
Ti prego resisti Courtney, per Frances.
Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me.
VI AMO, VI AMO!

Ucraina, in 2 anni di guerra 124 bambini uccisi o feriti da mine e altri ordigni

Oggi, in occasione della Giornata Internazionale per la sensibilizzazione sulle mine e l’assistenza nell’azione contro le mine, l’UNICEF ha ricordato come l’Ucraina sia tra i Paesi più contaminati dalle mine a livello globale, con circa il 25% del suo territorio cosparso di residuati bellici esplosivi. Almeno 10 regioni sono dichiarate contaminate, con conseguenti limitazioni allo sviluppo delle comunità, interruzioni nel processo di scolarizzazione dei bambini e problemi di salute fisica e mentale tra la popolazione civile.

I bambini ucraini soffrono per gli effetti delle munizioni a grappolo utilizzate in guerra, che sono state vietate a livello mondiale. Queste munizioni lasciano dietro di sé resti inesplosi che agiscono come delle mine per anni. Negli ultimi due anni di guerra in Ucraina, la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha confermato che le mine e gli altri ordigni esplosivi hanno causato 124 vittime civili tra i bambini, di cui 25 uccisi e 99 feriti. Il numero di vittime è particolarmente alto nelle regioni in cui il processo di scolarizzazione è limitato alla modalità online.

L’attività di prevenzione dell’UNICEF

L’UNICEF sta creando centri di apprendimento digitale negli oblast colpiti dalla guerra per garantire ai bambini l’accesso all’istruzione e alle informazioni salvavita. Inoltre, l’agenzia ha avviato un programma completo per il cambiamento dei comportamenti in materia di formazione sul rischio di ordigni esplosivi, che comprende attività sul campo e digitali, nonché il rafforzamento delle capacità degli attori governativi dell’azione contro le mine. Nel corso del 2023, oltre 1 milione di bambini e 340.000 persone che se ne prendono cura hanno partecipato alle attività sostenute dall’UNICEF in Ucraina. Inoltre, oltre 5.500 educatori, assistenti sociali e operatori delle organizzazioni della società civile sono stati formati per trasmettere efficacemente ai bambini i messaggi sulla sicurezza dalle mine. La messaggistica di massa dell’UNICEF ha raggiunto oltre 8 milioni di beneficiari attraverso varie attività e interventi online e offline nel 2023.

Infine, l’agenzia ha acquistato e consegnato al Governo 15 aule mobili per la sicurezza, attrezzate per condurre attività di formazione sui rischi nelle aree più remote, dove il processo di scolarizzazione è interrotto a causa dei continui bombardamenti e per motivi di sicurezza.

Myanmar, triplicate le vittime causate da mine e ordigni inesplosi

Nuovi dati diffusi dall’UNICEF rivelano un allarmante aumento delle vittime civili causate dall’uso di mine e altri ordigni esplosivi utilizzati nel conflitto in Myanmar.

dati diffusi dall’UNICEF in occasione della Giornata Internazionale per la sensibilizzazione e l’assistenza sulle mine mostrano che nel 2023 ci sono state 1.052 vittime civili accertate a causa di incidenti provocati da mine e ordigni esplosivi. Il dato è quasi il triplo rispetto a quello registrato nel 2022. Oltre il 20% delle vittime erano bambini.

Con l’estendersi del conflitto in Myanmar negli ultimi mesi, quasi tutti gli Stati e le regioni del Paese sarebbero stati contaminati dalle mine. Il Myanmar è ora tra i Paesi più contaminati da mine e ordigni esplosivi a livello mondiale. Come sottolineato dall’UNICEF, i bambini sono particolarmente vulnerabili alle mine, poiché hanno meno probabilità di riconoscerle e possono non essere consapevoli dei loro pericoli. In Myanmar, le mine terrestri sono usate indiscriminatamente da tutte le parti in causa in un conflitto. La guerra, fino ad oggi, ha provocato lo sfollamento di oltre 2,8 milioni di persone.

Nel 2023, l’UNICEF ha raggiunto 138.855 persone in Myanmar con interventi di prevenzione delle mine o di altre armi esplosive e di assistenza ai sopravvissuti. Per il 2024, l’UNICEF chiede 208,3 milioni di dollari per fornire assistenza salvavita e servizi essenziali ai 3,1 milioni di bambini e famiglie più colpite dalla crisi in corso.

«In Myanmar vi è una possibile violazione del diritto internazionale umanitario»

«L’uso delle mine terrestri non solo è riprovevole, ma può costituire una violazione del diritto internazionale umanitario», ha dichiarato Debora Comini, Direttrice regionale dell’UNICEF per l’Asia orientale e il Pacifico. «È imperativo che tutte le parti in conflitto diano priorità alla sicurezza e al benessere dei civili, in particolare dei bambini, e adottino misure immediate per fermare l’uso di queste armi indiscriminate», ha aggiunto.

Mattarella: «La NATO ha garantito prosperità e concordia»

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato una dichiarazione in occasione del settantacinquesimo anniversario della costituzione della NATO.

«Settantacinque anni fa, un gruppo di Paesi reduci – a vario titolo – dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale conclusero il Trattato dell’Atlantico del Nord. Fu un’autentica svolta, dettata dalla determinazione a rendere sicura la pace, a creare uno spazio di collaborazione e di mutua assistenza tra le due sponde dell’Atlantico settentrionale, a tutelare l’insopprimibile diritto all’autodifesa individuale e collettiva», ha sottolineato il presidente, evidenziando l’importanza di tale celebrazione nell’attuale contesto internazionale, «drammaticamente segnato dal riemergere di pulsioni belliche e da minacce alla sicurezza e che rende particolarmente opportuna una riflessione circa la ricorrenza odierna».

«Oggi, con il ritorno della guerra nel continente europeo, e di fronte a una diffusa instabilità nelle regioni a noi più prossime, si comprende appieno la lungimiranza di quella scelta. La recente adesione di Finlandia e Svezia alla NATO conferma che permane intatto l’anelito alla libertà, all’indipendenza, alla pace e alla sicurezza», ha dichiarato Mattarella, il quale ha aggiunto: «Per settantacinque anni l’Alleanza ha consentito ai suoi membri di prosperare e crescere nella concordia, consolidandosi quale pilastro essenziale dell’architettura di sicurezza europea. Essa si è dimostrata all’altezza delle sfide che ha dovuto affrontare; ha mostrato capacità di adattamento al mutare dei tempi e delle minacce; ha saputo ampliare il ventaglio delle collaborazioni con un numero crescente di Paesi e di Organizzazioni multilaterali; ha svolto un ruolo di stabilità nelle relazioni internazionali».

Il Capo dello Stato ha ricordato come «dopo le sciagure della dittatura fascista e della guerra, l’adesione al Patto Atlantico costituì per l’Italia una tappa essenziale nel processo di ricongiungimento alla Comunità internazionale. Questa fu, e resta ancor oggi, una scelta rispondente alle prioritarie preoccupazioni dei nostri concittadini. Nei settantacinque anni trascorsi da allora la Repubblica, in piena fedeltà al dettato costituzionale, non ha cessato di partecipare con serietà e dedizione alla vita dell’Alleanza. Orgogliosa fondatrice di questo patto tra Stati liberi e sovrani, essa vi contribuisce in spirito di generosa e solidale collaborazione, assicurando che le sfide provenienti da ogni area geografica ricevano adeguata attenzione, senza alcun atteggiamento di aggressività, rimasta sempre estranea all’Alleanza. Lo testimoniano quotidianamente le donne e gli uomini dei contingenti della NATO impegnati nei diversi quadranti di crisi. A tutti loro desidero manifestare la nostra viva riconoscenza».

Juventus-Lazio 2-0, Chiesa e Vlahovic fanno sorridere Allegri

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Nella gara d’andata di semifinale di Coppa Italia la Juventus di mister Allegri torna finalmente alla vittoria contro la Lazio grazie ai goal dei fenomeni Federico Chiesa e Dusan Vlahovic.

Il primo tempo, giocato a un buon ritmo da entrambe le squadre, lascia un po’ l’amaro in bocca con poche occasioni da goal. L’occasione più pericolosa arriva dal colpo di testa di Luis Alberto, numero 10 spagnolo della Lazio, che però si scaglia contro la traversa della porta difesa da Mattia Perin. Molte proteste da parte della Juventus per un possibile rigore, non confermato dopo la revisione al var, per un fallo su Andrea Cambiaso nei primi minuti di gara.

Il secondo tempo è tutto a tinte bianconere. La squadra torinese al 54° trova il goal dell’1-0 con Federico Chiesa, abile a sfruttare un grandissimo assist da parte di Andrea Cambiaso e a mettere il pallone alle spalle del portiere biancoceleste Mandas. Il secondo goal arriva dal bomber serbo Dusan Vlahovic il quale, dopo aver saltato un difensore biancoceleste con uno splendido doppio passo, lascia partire uno splendido tiro a giro che regala il 2-0 alla sua Juventus.

Dopo il goal del 2-0 non ci sono molte azioni salienti: la partita rimane sempre sotto il controllo della squadra bianconera che porta così a casa un bel vantaggio in vista della semifinale di ritorno in casa Laziale.

Igor Tudor: «La Juventus ha fenomeni da 100 milioni»

Potrebbe sembrare una “resa” da parte del nuovo allenatore della Lazio, il quale ammette che la Juventus quando si trova a giocare un trofeo lo affronta in maniera diversa e ammette che, con fenomeni da oltre 100 milioni come Federico Chiesa e Dusan Vlahovic, tutto viene più semplice.

Queste dichiarazioni sono segno di grande sportività e rispetto per l’ambiente bianconero da parte dell’allenatore laziale, ma ovviamente nulla è stato ancora deciso. La Lazio dà appuntamento ad Allegri e alla sua squadra al ritorno a Roma, sperando di poter ribaltare il risultato e approdare in finale.

In Yemen 11.500 bambini sono stati feriti o uccisi in 9 anni

Secondo i dati forniti dall’UNICEF, in Yemen, dopo 9 anni di guerra, quasi 10 milioni di bambini hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Nonostante la riduzione del conflitto da aprile 2022 abbia portato a una diminuzione delle vittime civili, la situazione rimane fragile in assenza di una soluzione politica sostenibile. Tale soluzione è particolarmente importante in un momento in cui oltre metà della popolazione – 18,2 milioni di persone, fra cui 9,8 milioni di bambini – ha ancora bisogno di aiuti salvavita.

Nonostante le condizioni di tregua, i combattimenti intermittenti continuano in molte parti del Paese e i bambini sono vittime delle mine e dei residuati bellici esplosivi. Dall’inizio del conflitto nel 2015, più di 11.500 bambini sono stati uccisi o feriti a causa del conflitto, di cui 3.900 bambini uccisi e 7.600 mutilati. Più di 2,7 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta. Il 49% dei bambini sotto i 5 anni soffre di ritardi nella crescita o di malnutrizione cronica. Questa condizione impedisce ai bambini di sviluppare il pieno potenziale con danni irreversibili nel lungo periodo per lo sviluppo fisico e cognitivo.

«La combinazione pericolosa di anni di conflitto prolungato, di un’economia distrutta e di un sistema di sostegno sociale fallito ha avuto un impatto devastante sulla vita dei bambini più vulnerabili dello Yemen», ha dichiarato la Direttrice generale dell’UNICEF, Catherine Russell. «Troppi bambini continuano a essere privati dei beni di prima necessità, tra cui un’alimentazione adeguata, che potrebbe minacciare le generazioni a venire se non si interviene con urgenza per fornire ai bambini le misure preventive e le cure di cui hanno così disperatamente bisogno».

Nomina del direttore del Teatro Stabile di Catania, le richieste di “Vogliamo tutt’altro”

Nelle prossime settimane la dirigenza del Teatro Stabile di Catania dovrà nominare un nuovo direttore o una nuova direttrice che guiderà il teatro per i prossimi quattro anni. La nomina si è resa necessaria dopo le dimissioni del regista Luca De Fusco, che ha rinunciato al suo incarico in seguito alla sua nomina alla direzione generale del Teatro di Roma.

Il 18 marzo, dopo la pubblicazione del bando di ricerca del direttore del Teatro Stabile di Catania, artisti, artiste, attori e attrici e lavoratori dello spettacolo si sono autoconvocati in assemblea e hanno avviato un dialogo su temi come la parità di genere e d’età, il coinvolgimento delle compagnie teatrali del territorio e delle realtà artistiche nelle nomine delle direzioni delle istituzioni culturali. L’assemblea ha prodotto un documento che è stato inviato il 22 marzo alla presidente del Cda del Teatro, Rita Gari Cinquegrana. Una mail che non ha ancora ricevuto risposta e che è stata ripresentata ieri.

Nel documento si chiedeva un incontro pubblico con i vertici del teatro affinché presentassero il loro progetto culturale per il teatro e per la città. Inoltre, l’assemblea chiedeva che si rendessero pubblici i nominativi di coloro i quali prenderanno parte alla commissione selezionatrice, e che si rendessero pubblici i nominativi delle candidate e dei candidati alla carica. L’assemblea ha anche avanzato delle richieste che sono diventate un manifesto dell’attività del collettivo.

L’assemblea riunitasi a Catania è diventa assemblea permanente e itinerante. «Ci riuniremo ogni settimana e ogni volta in un posto diverso della città», hanno comunicato i membri. «L’assemblea ha deciso di legarsi al movimento nazionale Vogliamo tutt’altro_ lavorat_spettacolo e da questo momento prenderemo il nome di Vogliamo tutt’altro #Catania. Apprendiamo con gioia la volontà di far nascere nuove assemblee a Palermo e Messina, costatando quanto stia crescendo l’interesse a monitorare le istituzioni pubbliche del campo della cultura e dell’arte. Potete sostenere la nostra causa e rimanere informat3 seguendo i nostri canali social e scegliendo anche voi di sottoscrivere il nostro comunicato», hanno aggiunto.

L’assemblea chiede:

  • ascolto del territorio come pratica frequente e costante;
  • sostegno a produzioni teatrali, ma anche a residenze multidisciplinari, festival di teatro indipendente, danza, performance;
  • rappresentanza del territorio inclusiva e attenta a identità di genere e orientamento sessuale, origine, abilità ed età;
  • riapertura della scuola di alta formazione che dia strumenti adatti per diventare performer, registɜ, drammaturghɜ, produttorɜ e lavoratorɜ dello spettacolo;
  • inclusione di linguaggi artistici aderenti alla contemporaneità e alle giovani generazioni: teatro di prosa e di ricerca, performance, danza, arti sonore, visive e partecipative;
  • un teatro politico, dove politica è la funzione che svolge NON la poltrona su cui siede.