Nel barcone c’era anche lei, la capitana dalla Nazionale pakistana di hockey sul prato, Shahida Raza. Aveva 27 anni, aveva divorziato ed era rimasta a crescere una figlia da sola, che non era sul barcone partito dalla Turchia e poi naufragato a pochi metri dalle coste del Litorale di Cutro. La notizia è stata resa nota dalla Federhockey Pakistana: «Il presidente della Federazione pakistana di hockey R. Khalid Sajjad Khokhar, il segretario generale Haider Hussain, il direttore Syeda Shehla Raza e l’allenatore Tanzilah Aamir Chema esprimono le loro condoglianze alla famiglia dell’ex giocatore della nazionale Shahida Raza, morta nell’incidente», ha scritto la federazione in un comunicato.
Shahida Raza apparteneva alla comunità sciita Hazara e viveva nella città di Quetta, nella provincia del Balochistan. La sua etnia è perseguitata da gruppi estremisti sunniti e dall’Isis. L’atleta avrebbe deciso di affrontare i rischi della traversata pur di scappare dal suo paese, affrontando il terribile viaggio stipata nella stiva dell’imbarcazione assieme ad oltre 150 compagni di viaggio, con la speranza di un futuro migliore. Shahida Raza giocava per la squadra Balochistan United. Il premier del Pakistan Muhammed Shehbaz Sharif si è detto molto angosciato e preoccupato per ciò che è successo. La giocatrice avrebbe pagato 4000 dollari per poter raggiungere l’Italia.