Nel giorno 10 marzo, la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura il disegno di legge in materia di morte volontaria medicalmente assistita (relatori Alfredo Bazoli, PD con Nicola Provenza, M5S). Il testo legalizza e regolamenta la possibilità di porre fine alla propria vita richiedendo assistenza al sistema sanitario nazionale. Non parliamo di eutanasia, ma di suicidio medicalmente assistito, poiché il richiedente può terminare la sua vita solo se in grado di assumere da solo il farmaco; non può essere un medico a somministrarlo. Il contenuto del testo ricalca la sentenza 242/2019 della Corte costituzionale in merito alla morte di Fabiano Antoniani alias Dj Fabo.
Requisiti
Tra i requisiti necessari ci sono la maggiore età e la capacità di intendere e di volere. Inoltre, la persona deve essere coinvolta in un percorso di cure palliative che ha esplicitamente rifiutato o interrotto. Le condizioni cliniche devono riguardare una patologia irreversibile e con prognosi infausta o una condizione clinica irreversibile. Il fronte dei contrari si è opposto in particolare a questa dicitura, poiché “condizione clinica” sarebbe un’espressione molto generica. Dettaglio importante è che il paziente deve essere tenuto in vita da strumenti di sostegno vitale. Il fronte dei favorevoli ha cercato di emendare proprio questa condizione, poiché creerebbe una discriminazione tra pazienti.
I relatori, infatti, hanno voluto rimanere all’interno di questo perimetro, con l’obiettivo di essere fedeli alle parole della Corte costituzionale e in virtù di ciò, ad esempio, si sono pronunciati contrari su un emendamento, a firma Magi (Azione/+Europa), Trizzino (Misto) e Cecconi (FacciamoEco) che chiedeva di allargare il perimetro della legge, da suicidio medicalmente assistito ad eutanasia. Questi numeri denotano una spaccatura interna anche nel fronte dei favorevoli, che è stato possibile superare solo usando come testo la sentenza della Corte. L’emendamento è stato bocciato a voto segreto con 52 voti favorevoli e 389 contrari. È stato inoltre approvato con 227 Sì e 171 No un emendamento di Andrea Cecconi che sancisce la possibilità, da parte o del medico curante o di quello specialista, di riconoscere la patologia come irreversibile ai fini dell’autorizzazione al fine vita.
Modalità
Il testo prevede per il medico l’obiezione di coscienza, come già avviene per l’aborto. L’iter prevede poi che il medico debba redigere un rapporto sulle condizioni cliniche e psicologiche del paziente (ovviamente si può avvalere di medici specialisti). Il medico poi inoltrerà la richiesta al Comitato per la valutazione clinica, struttura multidisciplinare che deve essere istituita in ogni azienda sanitaria locale. Ai componenti dei Comitati non spettano compensi, rimborsi spese o gettoni di presenza. Il Comitato, entro trenta giorni, deve pronunciarsi sulla richiesta ricevuta.
Esclusione della punibilità
Un tema inserito nel testo è proprio la sanatoria di tutti i casi passati di persone civili o medici che abbiano in qualche modo agevolato la morte volontaria di alcune persone e indagate per il reato di omicidio del consenziente. Però solo nei casi in cui vengono rispettati i requisiti previsti nell’articolo 3 ed esposti sopra.
Come hanno votato i partiti
Tra i favorevoli ci sono M5S, PD, LeU, Azione/+Europa e FacciamoEco. Dall’opposizione invece ci sono Sinistra Italiana, Verdi, Alternativa e ManifestA, che rappresenta Potere al Popolo e Rifondazione del Partito Comunista. Tra i contrari ci sono invece Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia (che comunque ha lasciato libertà di coscienza), Coraggio Italia e Noi con l’Italia. Italia Viva invece si è divisa in due poiché ha lasciato libertà di voto (più precisamente, tra i presenti si contano 4 favorevoli e 7 contrari, su un totale di 29 deputati attuali).
Paolo Abete