Nel corso delle interviste di Piazza Parlamento, realizzate in vista delle elezioni politiche del 25 settembre prossimo, abbiamo chiesto ai candidati di esprimere la propria posizione sul voto fuorisede. Pubblichiamo le risposte alla domanda “Lei è favorevole a consentire il voto ‘fuorisede’?“.
Antonio Trevisi, candidato con il Movimento 5 stelle al Senato della Repubblica nei collegi Puglia – P01 e Puglia – U05: «Il MoVimento 5 stelle vota in rete da dieci anni. Lo Spid, l’identità digitale, ci consentono di poter votare in rete. Qual è il problema? Si sa che il voto dei giovani e di chi utilizza la rete premia il Movimento 5 stelle, per questo si cerca di bloccarlo. Le tecnologie ci sono, in alcuni Paesi è stato sperimentato. Con il cashback abbiamo diffuso l’identità digitale. La digitalizzazione è nata con il MoVimento 5 stelle».
Fabio Scionti, candidato capolista di Azione – Italia Viva al Senato nel collegio Calabria – P01: «Sono favorevolissimo. I giovani devono sentire la responsabilità al voto, la responsabilità di decidere del proprio futuro. È necessario dare la possibilità di votare a tutti gli studenti e ai lavoratori fuorisede. Intervenire sul tema non è facile, vista la modalità con cui noi andiamo a votare. La prossima legislatura deve necessariamente elaborare nuove forme di votazione telematica, nel rispetto di privacy e segretezza. Le tecnologie già ci sono».
Pierpaolo Longo, candidato capolista di Noi Moderati alla Camera dei Deputati nel collegio Veneto – P02: «Il diritto al voto è sacrosanto. Con un astensionismo alto, non possiamo permetterci di non consentire il voto fuorisede. Le metodologie per ottenere il voto certificato ci sono. Ci sono uffici pubblici in ogni città italiana, all’estero ci sono le ambasciate. Occorre digitalizzare l’apparato pubblico. Per candidarmi, ho dovuto presentare il Certificato del Casellario Giudiziale e quello dei Carichi pendenti. Si tratta di documenti cartacei, a cui bisogna aggiungere delle marche da bollo per un importo totale di 48 euro. Lo Spid ci permette di certificare l’identità in maniera unitaria. La blockchain potrebbe riformare il sistema giudiziario, ma in Italia la fase di sviluppo è ancora arretrata».
Alfonso Maria Gallo, candidato di +Europa alla Camera dei Deputati nel collegio Campania-P02: «Oggi l’elettorato giovane è in minoranza. I partiti parlano maggiormente ad un pubblico adulto. Anche per questo è necessario estendere il diritto al voto agli elettori fuorisede, che oggi sono cinque milioni. Siamo stati i più innovatori negli ultimi decenni per quanto concerne la democrazia digitale prevedendo, per esempio, la possibilità di raccogliere digitalmente le firme per il referendum tramite lo Spid. Abbiamo visto che in questo modo cresce enormemente la partecipazione democratica».
Fabio Roscani, candidato di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati nel collegio Abruzzo P-01: «Sono molto arrabbiato con una certa sinistra e con i movimenti universitari della sinistra che fanno questa battaglia per il voto fuorisede. Il motivo per cui 5 milioni di persone non potranno votare è la legge elettorale che ha voluto la sinistra. La sinistra non è assolutamente credibile, perché ha elaborato questa legge elettorale. Naturalmente, io sono favorevole al voto fuorisede».
Tilde Minasi, candidata della Lega al Senato della Repubblica nei collegi Calabria-U02 e Calabria P-01: «Assolutamente sì. Non capisco perché possano votare gli italiani all’estero e non possano votare ragazzi e lavoratori fuorisede. Non tutti si possono permettere il lusso, nonostante la scontistica sui trasporti, di tornare nel luogo di residenza. Siamo nell’epoca digitale, non si capisce perché non si vuol far votare chi sta lontano nonostante ci siano numerose proposte di legge sul tema depositate in Parlamento».
Nicola Irto, candidato del Partito Democratico al Senato della Repubblica nel collegio Calabria P-01: «Sono favorevolissimo. C’è un vuoto normativo inaccettabile che va colmato immediatamente. Quasi tutti i paesi europei prevedono la possibilità di votare fuorisede. Serve una riforma della legge elettorale. Attualmente possono votare gli italiani all’estero ma non coloro che non si trovano nella propria città di residenza. Questa è una contraddizione».