Se ne va un altro monumento della storia della musica contemporanea. Jerry Lee Lewis ha rivaleggiato coi grandi, agli albori del rock, quando la scena la tenevano in mano Elvis, Johnny Cash e Chuck Berry. Era spregiudicato, travolgente e con un carattere eclettico e fumantino. Anzi sarebbe più corretto, al posto di dire fumantino, dire infiammabile. Proprio con Chuck Berry avvenne un episodio che entrò ben presto nella leggenda. Come già accennato il “killer” era un persona eccentrica, turbolenta, sia sul palco che nella vita. Nel 1958 viene organizzato da Alan Freed un concerto presso il Paramount Theatre di Brooklyn. La scaletta prevedeva Buddy Holly and the Crickets, Chuck Berry, The Chantels e Jerry Lee Lewis. Nel disporre la scaletta del concerto Freed decise che Chuck Berry avrebbe chiuso la serata. E questo poteva significare solo una cosa: riconoscergli di essere il migliore e quindi il personaggio di punta dell’evento.
Come pensate che l’abbia presa il killer della Louisiana? Non benissimo. Attacca col brano Whola Lotta Shakin Goin’ On e man mano che si susseguono i pezzi il pubblico è sempre più esaltato. La polizia deve intervenire per evitare che gli spettatori invadano il palco. Nell’estasi generale si arriva alla fine. Great Balls of Fire (la canzone che canta Goose davanti alla sua famiglia e Maverick in Top Gun) inizia; il pubblico è in delirio; tutti stanno partecipando ad un evento mistico più che a un concerto. Jerry Lee Lewis decide allora di dare il tutto e per tutto: estrae una bottiglietta contenente del gas, lo versa nel pianoforte e, ovviamente gli dà fuoco (alla faccia dei “rockettari” alternativi di oggi). Continua a suonare indiavolato.
La perfomance è tra l’estatico e l’infernale. Questa scena, rappresentata in modo impeccabile nel film che porta proprio il titolo di questo ultimo brano Greate Ball of Fire! (1989, di Jim McBride) dedicato proprio al nostro musicista, si conclude con Jerry Lee Lewis che lascia il palco con la folla che grida il suo nome. Incrociato Chuck Berry dietro le quinte lo guarda e gli dice “E adesso supera questo, campione!”.
Ancora oggi, ma è un parere personale, è difficile superare la musica di quegli anni. Non tanto per la bravura o per la complessità dei brani, ma per quello che erntrava nell’anima dei pezzi, per le storie complesse che ci stavano dietro e per le vite che molte volte sfioravano la leggenda. Così, ancora oggi, dopo averci lasciato, risuonerà nelle orecchie di chiunque voglia fare rock ‘n’ roll la voce di Jerry Lee Lewis che gli dice “e adesso prova a superare questo, campione!”.
Francesco Mazzini