Si chiama Jacques Lecoq, viaggio in Italia, il documentario presentato in anteprima ieri al Teatro Piccolo Grassi di Milano e che sarà in onda il 18 dicembre su Rai 5. Un prodotto originale che ripercorre le tappe in Italia di Lecoq: da Padova a Milano, a Roma a Siracusa, ricostruendo i legami con le personalità e il patrimonio artistico del nostro Paese. Hanno introdotto la proiezione in anteprima al Piccolo Teatro di Milano l’autore del documentario, Felice Cappa e il direttore del Teatro Piccolo, Claudio Longhi.
Jacques Lecoq, viaggio in Italia: il documentario
Una produzione preziosa di Rai Cultura, che parte dal ritrovamento nelle Teche Rai di tre pantomime inedite degli anni ’50: Folie Restaurant, Dogana Express e Fan Fan Bar. Registrate a Milano, nella storica sede di Corso Sempione, sono la testimonianza del legame profondo tra l’allora giovane Jacques Lecoq e l’Italia. Nel periodo italiano, infatti, Lecoq ha modo di intrecciare la sua strada con quella di Strehler e di Grassi, di Dario Fo e Franco Parenti, di Anna Magnani e Vittorio Gassman. Curiosa a tal proposito la lettera di Grassi a Silvio d’Amico, allora all’Accademia di Arte drammatica di Roma che oggi porta il suo nome, ripresa nel documentario. Qui, Grassi rimprovera a D’Amico di aver avvicinato Lecoq per cercare di soffiarlo alla neonata scuola di recitazione del Piccolo.
Nel corso del lungometraggio, infatti, si alternano ricostruzioni storiche a immagini d’archivio e testimonianze inedite in presa diretta. Tra queste, preziose quelle di Gianfranco De Bosio, Andrée Ruth Shammah, Adriana Asti e Nicoletta Ramorino.
La riscoperta del corpo e la maschera
Insegnante di ginnastica, giovane interprete della tradizionale arte del mimo francese, Lecoq contribuisce a far riscoprire al teatro italiano l’attenzione al corpo, al movimento, allo spazio. Lo scambio però è reciproco, sintomo del fermento non solo economico ma anche culturale di quegli anni. La Commedia dell’arte, che conosce a Padova, offre infatti a Lecoq terreno fertile di studio e di rappresentazione. Fondamentali risultano le figure di Gianfranco De Bosio e Amleto Sartori. A tal proposito, da citare il famoso Arlecchino servitore di due padroni con Filippo Moretti, anch’esso visibile in parte nel documentario. Da qui probabilmente l’intuizione nell’utilizzo della maschera.
La maschera, infatti, è uno strumento che accompagnerà Lecoq fino alla fine della sua carriera. Non solo come strumento rappresentativo, ma anche come elemento di studio e funzionale all’esplorazione del movimento. Ne è dimostrazione la successiva ripresa della maschera neutra ideata da Jacques Copeau, largamente utilizzata da Lecoq nella scuola parigina, tutt’ora attiva, da lui fondata.
Il documentario è una produzione originale Rai Cultura. Ne è autore Felice Cappa, produttore esecutivo Alessia Viscardi, curatrice Giulia Morelli.
Federico Demitry