giovedì, Novembre 21, 2024

«Nostro padre Giulio», intervista a Serena e Stefano Andreotti

Serena e Stefano Andreotti hanno presentato "Cara Liviuccia”, raccolta di lettere scritte da Giulio Andreotti alle moglie Livia.

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“Cara Liviuccia”lettere alla moglie è la raccolta di lettere scritte da Giulio Andreotti e indirizzate alle moglie Livia pubblicata dai figli del politico italiano, Serena e Stefano. Il potente politico democristiano scriveva regolarmente, su fatti pubblici e privati, alla moglie, cui lo legava un profondo rapporto di fiducia, in grado di infrangere la sua innata riservatezza. Le lettere pubblicate coprono l’arco di due decenni. Portano alla luce una famiglia sempre gelosamente protetta dal leader democristiano, che concludeva le missive con la postilla «baci ai bambini». Raccontano dei viaggi, dei pranzi e degli incontri con ambasciatori o cardinali, delle riunioni in Parlamento o degli impegni di partito.

Serena e Stefano Andreotti sono stati ospiti della sesta edizione di Valentia in festa. Con loro abbiamo parlato di Cara Liviuccia, ricordando la figura di Giulio Andreotti.

Di cosa tratta il vostro libro e per quali motivi avere scelto di pubblicarlo?
Il libro raccoglie 400 lettere scritte da nostro padre, Giulio Andreotti, a nostra madre Livia tra il 1946 e il 1970. Abbiamo ritrovato questi scritti dopo la morte di nostra madre avvenuta nel 2015, due anni dopo la morte di nostro padre. Le lettere sono state scritte nei periodi in cui i nostri genitori erano distanti, in particolare quando nostra madre era in vacanza. Stiamo curando la catalogazione e la pubblicazione di tantissimi documenti che ha lasciato nostro padre. Dopo aver pubblicato due decenni di diari, abbiamo pensato di pubblicare quest’ultimo libro per dare un’idea più chiara di chi fosse nostro padre nel privato, un’idea diversa da quella che molti si sono fatti su di lui.

C’è una significativa differenza tra Giulio Andreotti politico e Giulio Andreotti nel privato?
L’impegno politico portava nostro padre fuori casa ad affrontare problematiche importanti. In casa si poteva rilassare. Qui agiva come qualsiasi padre di famiglia, rapportandosi alle esigenze dei figli che seguiva molto nonostante la scarsità di tempo a disposizione. Con noi giocava, scherzava, andavamo in vacanza insieme. Il nostro è stato un bel rapporto di affetto reciproco, paragonabile a quello di tutte le famiglie con un padre meno impegnato politicamente.

Qual è stata la traccia più significativa che vostro padre ha lasciato nel mondo politico italiano?
Giulio Andreotti è stato un politico italiano legato alla dottrina Cristiano-sociale, che lo ha guidato in tutte le sue scelte e le sue azioni. Credo che il punto più importante della sua attività politica sia stata la politica estera: lui si è occupato da sempre, soprattutto nei tanti anni in cui è stato Ministro degli Esteri, della ricerca della pace ovunque, nel mondo, ci fosse una guerra. Credo che questo sia il messaggio che più di tutti andrebbe ricordato in questo momento in cui noi viviamo una tragedia come quella dell’Ucraina: la necessità di trovare sempre una mediazione tra parti che sembrano inconciliabili ma che, con buona volontà, si potrebbero far avvicinare.

Qual è il ricordo più bello che avete di vostro padre?
I ricordi sono tantissimi, essendo lui vissuto per 94 anni. Il più tenero, per me, è di quando è nata mia figlia, di quando lui ha preso in braccio per la prima volta la nipotina. Lì ho visto motlo il suo affetto e la sua tenerezza.
Ricordo l’abitudine, che abbiamo mantenuto fino alla fine della sua vita, di pranzare insieme la domenica. Quelle domeniche in cui si mangiava troppo restituivano una sfera di serenità familiare che è quella di cui, più di tutto, oggi sento la mancanza.

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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