giovedì, Novembre 21, 2024

Le guerre arabo-israeliane e il Canale di Suez, tra storia e arte

Le guerre arabo-israeliane passano attraverso il Canale di Suez. Ripercorriamo la vicenda attraverso le opere di Rino Ferrari.

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1869
Viene inaugurato il Canale di Suez.
1870
Viene affidata la difesa del canale alla Gran Bretagna.
1956
26 luglio: Nasser nazionalizza il Canale di Suez.
29 ottobre – 5 novembre: Israele occupa i territori del Sinai fino al Canale di Suez (seconda guerra arabo-israeliana).
30 ottobre: Gran Bretagna e Francia intervengono nel conflitto.
9 novembre: l’ONU invia le sue truppe. Gran Bretagna, Francia e Israele si ritirano.
1967
maggio: Nasser chiede il ritiro dei caschi blu e blocca gli stretti di Tiran.
5 – 10 giugno: Guerra dei sei giorni (Terza guerra arabo-israeliana).
22 novembre: Risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Oh cieca cupidigia e ira folle,
Che sì ci sproni ne la vita corta,
E ne l’etterna poi sì mal c’immolle!
(Dante, Inferno, Canto XII, vv. 49-51)

Siamo nel cerchio dominato dal Minotauro, il cerchio dei violenti. La cupidigia e l’ira sono le pulsioni (nonché peccati capitali) che li hanno portati a commettere atti di violenza con la conseguente condanna che li vede immersi, a più livelli in base alla gravità dell’atto compiuto, nel Flegetonte, uno dei quattro fiumi infernali. I peccatori peggiori, quelli immersi fino alle sopracciglia nel sangue bollente del fiume, sono i tiranni. Dante condanna nel primo girone del settimo cerchio coloro i quali hanno abusato della violenza, in particolare i tiranni che sono stati oppressori dei popoli. Esprime, dunque, un giudizio politico su costoro, condannando la violenza, i massacri e le uccisioni commessi al solo scopo di affermare il proprio potere.

Nell’immagine che segue osserviamo una tavola per l’illustrazione della Divina Commedia e un suo particolare raffigurante il Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, che simboleggia l’ambivalenza umana e bestiale dell’uomo. Proprio la sua bestialità è artefice di stragi e massacri che ancora oggi devastano questo «atomo opaco di male», per dirla con Leopardi.

Il pittore in questione è l’italiano Rino Ferrari. Ho scelto di partire da qui, dall’Italia, perché il passo successivo da compiere nella questione arabo israeliana incomincia dall’Egitto e quando si parla di Egitto, in un modo o nell’altro, l’Italia c’entra sempre. Rino Ferrari nacque a Paderno il 3 ottobre 1911 e fin da bambino mostrò una spiccata predisposizione per le arti figurative, che lo portò a diplomarsi scultore presso l’Accademia di Brera di Milano. A lui si devono anche i quadri che seguono, i quali appartengono alla serie dei sette peccati capitali. Ovviamente qui ho scelto i due che secondo Dante, e anche secondo me, sono i motori principali delle devastazioni e degli eccidi a cui stiamo assistendo oggi: L’avarizia e L’ira.

L’avarizia è intesa come vizio capitale nel senso di non spendere o donare il denaro o i propri  averi, quello che comunemente si dice di un taccagno. Io ho preferito estendere il termine, visto che nella lingua e nella letteratura italiana la parola avarizia può prendere anche il significato di ingordigia o, come dice Dante, cupidigia: una smodata bramosia di denaro, non meno riprovevole dell’avarizia in senso stretto.

Ma facciamo un salto indietro e vediamo perché ho scritto che, quando si parla di Egitto, molte volte bisogna anche parlare di Italia e perché ho deciso di proporvi delle tavole e dei quadri proprio di Ferrari.

Per arrivare al secondo conflitto arabo-israeliano, siamo costretti a passare attraverso il Canale di Suez, i cui lavori furono progettati proprio da un ingegnere italiano, Luigi Negrelli (a onor del vero all’epoca era ancora  austriaco ma, insomma, il nome lascia pochi dubbi). Per sua sfortuna Negrelli morì nel 1858 e non poté assistere all’inaugurazione del canale di Suez,  avvenuta nel 1869. Al canale lavorarono anche molte maestranze e minatori italiani e francesi, esperti nell’utilizzo di esplosivi per l’apertura dei trafori.

Le vicende del canale sono complesse: venne costruito dalla Francia, la quale ne detenne buona parte dei diritti economici. L’Inghilterra intervenne nella proprietà del canale e, durante la guerra civile egiziana, inviò un contingente militare in Egitto per difendere il canale. Nel 1870 si decise che il canale sarebbe rimasto aperto a tutti e a tutti i tipi di navi (commerciali o militari) sia in tempo di pace sia in caso di guerra, sotto il protettorato britannico. Questo almeno fino al 1956.

Rino Ferrari è stato per anni anche l’illustratore della Domenica del Corriere e a lui si deve proprio questa illustrazione. L’immagine, apparsa sulla rivista il 12 agosto 1956, raffigura il presidente egiziano Nasser nell’atto di stabilire la nazionalizzazione del Canale di Suez.

La decisione, presa il 26 luglio dello stesso anno, creò non pochi attriti internazionali per l’Egitto. Israele ne approfittò per occupare tempestivamente i territori del Sinai, arrivando fino al Canale di Suez (29 ottobre – 5 novembre). A complicare la vicenda ci pensarono gli inglesi e i francesi, che intervennero militarmente il 30 ottobre. L’intervento di Gran Bretagna e Francia venne duramente condannato dall’ONU che inviò, a conflitto terminato, un corpo di spedizione che costrinse inglesi, francesi e israeliani al ritiro. Allo Stato ebraico venne riconosciuto comunque il diritto di accedere per i suoi traffici commerciali al porto di Elat, che si affacciava nel Golfo di Aqabah.

La situazione tornò a scaldarsi nel maggio del 1967, quando il presidente Nasser chiese il ritiro delle truppe delle Nazioni Unite dislocate lungo la frontiera del Sinai. Decise quindi di bloccare gli stretti di Tiran e, di conseguenza, di fermare i traffici di Israele nel porto di Elat.

Scoppia di nuovo la guerra. Il 5 giugno del 1967 Israele attacca l’Egitto. Gli scontri si protraggono fino al 10 giugno. Gli israeliani distruggono quasi per intero l’aviazione egiziana. È la Guerra dei sei giorni (Terza guerra arabo-israeliana). Israele occupa Gaza e il Sinai a danno dell’Egitto, la Cisgiordania e la parte araba di Gerusalemme a danno della Giordania e gli altipiani del Golan a danno della Siria.

Il 22 novembre del 1967 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ratifica la risoluzione 242, famosa per la formula «terra in cambio di pace». Essa costituisce uno dei principi fondamentali per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese, ovvero il ritiro dai territori occupati in cambio del riconoscimento da parte dei Paesi Arabi. Prevedeva inoltre una «giusta soluzione al problema dei profughi», interpretabile in modi assai differenti. Come si può osservare anche oggigiorno, la risoluzione non è mai stata attuata.

Immagini

1Rino Ferrari, Inferno, Tavola 3, inchiostro di china, 1965.
2Rino Ferrari, Inferno, Tavola 3, particolare, inchiostro di china, 1965.
3Rino Ferrari, Avarizia, olio su tavola, 1962.
4Rino Ferrari, Ira, olio su tavola, 1963.
5Rino Ferrari, Nasser nazionalizza il Canale di Suez, illustrazione per “La domenica del Corriere”, 1956.
in copertina: Alberto Rieger, Il Canale di Suez, olio su tela, 1864.

Per i quadri di Rino Ferrari:
https://www.rinoferrari.it/opere/

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