Era il fiume più lungo del Marocco. 600 kilometri di percorso, da Midelt fino a Saidia per poi sfociare nel Mediterraneo. Ora il fiume Muluia è quasi del tutto prosciugato. La sua foce, una volta estesa su 2700 ettari, non esiste più e la sua superficie totale, in passato di 74 000 km² (il 10% della superficie del territorio nazionale), si è radicalmente ridotta.
Il Muluia muore a 500 kilometri dalla costa, nelle sabbie del deserto. Mentre il fiume si ritira, l’acqua salata del mare risale il letto del fiume, invadendo i corsi d’acqua secondari e contaminando le falde d’acqua dolce. L’agricoltura è vicina al collasso. Come ha raccontato un agricoltore all’Agence France-Presse, “tutto è morto a causa della scarsità di pioggia e soprattutto della salinità del fiume“. Il prosciugamento del corso d’acqua avrà conseguenze catastrofiche anche sul piano della biodiversità. Il fiume Muluia presenta, infatti, riserve naturali tra le più importanti del Marocco.
Diversi i motivi del disastro. Tra i principali, la scarsità delle infrastrutture, con la presenza di due soli irrigatori e tre dighe e l’eccessiva distriubuzione dell’acqua del fiume Muluia ai coltivatori di alberi da frutto. Ai problemi di gestione si somma l’aumento delle temperature causato dal cambiamento climatico. Secondo il Governo del Marocco, la siccità nel Paese è disgraziatamente destinata ad aumentare. Fino al 2050, il numero delle precipitazioni è destinato a diminuire dell’11% e la temperatura media aumenterà di 1,3°C.