Filippo Roma è stato tra gli ospiti della quinta edizione di Valentia in festa. Filippo Roma è giornalista de Le Iene dal 2004. Durante il festival, ha presentato Boomerang, il suo primo romanzo. Questo il dialogo avuto con likequotidiano.it.
Il testo è ricco di citazioni di importanti opere letterarie, molto significative per il protagonista che, all’inizio della narrazione, vive un periodo particolare. Qual è, per Lei, il valore che di queste opere?
Hanno un valore decisive nella mia storia di ragazzo prima e di uomo poi. Sono le lettura che hanno accompagnato la mia vita, da quando mi è scoppiata la passione per la letteratura, all’età di quindici anni, fino ad oggi. Ho inserito innanzitutto Dumas, Il conte di Montecristo, che è il mio romanzo prediletto. Dostoevskij, un passaggio obbligato per tutti gli amanti della letteratura. All’interno del mio libro c’è anche Un amore di Dino Buzzati, il mio secondo romanzo preferito, che ho letto verso i trent’anni e nuovamente a cinquant’anni, l’età del protagonista.
Ci sono diversi modi di fare giornalismo, tutti criticati. Secondo Lei c’è un metodo migliore degli altri?
C’è solo un metodo, quello di farsi guidare da tre principi fondamentali: l’imparzialità, l’obiettività e l’equidistanza rispetto a tutti i temi e ai personaggi che un giornalista tratta. Un giornalista non deve essere guidato da preconcetti, pregiudizi, ideologie, simpatie politiche o personali. Deve essere obiettivo. Solo così si fa giornalismo. L’imparzialità deve essere assoluta. Purtroppo, in Italia, molto spesso vediamo un giornalismo di parte, fazioso: non sai mai se ciò che ti raccontano è la verità. Un giornalista ideale non è di parte. Ovviamente ha le proprie idee politiche, ma non ha preconcetti o pregiudizi e tratta ogni argomento e ogni personaggio rispettando i tre principi cui ho fatto riferimento, come un arbitro in una partita di calcio.