Legambiente, Greenpeace Italia e WWF Italia hanno presentato al Governo italiano dieci proposte per ridurre il consumo nazionale di gas di 36 miliardi di metri cubi entro il 2026. Le tre associazioni ambientaliste ritengono che il problema degli aumenti dei costi dell’energia, un salasso per le famiglie, sia da affrontare con urgenza. Tuttavia, credono che le soluzioni adottate dal Governo siano “anacronistiche e in controtendenza con l’urgente lotta alla crisi climatica“.
Legambiente, Greenpeace e WWF si riferiscono, in particolare, all’aumento della produzione nazionale di gas fossile, alla riapertura delle centrali elettriche a carbone, al raddoppio di alcuni gasdotti operativi, alla realizzazione di nuovi rigassificatori e ai nuovi finanziamenti alla ricerca del nucleare di quarta generazione. “Il blackout nazionale del 2003 portò al varo in fretta e furia dell’infausto decreto sblocca centrali del governo Berlusconi. Il decreto fece realizzare le centrali termoelettriche a gas che allora sostituirono quelle a carbone e olio. Oggi la guerra in Ucraina dovrebbe portare l’Esecutivo Draghi a varare subito un ben più necessario e fausto decreto sblocca rinnovabili“. In particolare, bisognerebbe intervenire per “sostituire gli impianti a gas con 90 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili. Impianti da autorizzare entro 12 mesi e da realizzare nei prossimi 5 anni“, hanno dichiarato le associazioni.
È necessario ridurre i consumi di gas
Per le tre associazioni, quelle prese fino ad oggi dall’esecutivo Draghi sono “decisioni che non entrano nel merito dell’unica soluzione efficace che ci può permettere di affrontare questo problema in modo strutturale e senza lasciare indietro nessuno: la riduzione dei consumi di gas. Un obiettivo che si può raggiungere intervenendo soprattutto sulle prime tre voci di consumo. Il consumo domestico e terziario, che ha pesato per 33 miliardi di metri cubi nel 2021. La produzione di elettricità, che ha consumato 26 miliardi di metri cubi di gas e l’industria, che ne ha utilizzati 14 miliardi. In questi settori, bisogna operare con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili, con concrete politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica in edilizia, con l’innovazione tecnologica nelle imprese“.
La riattivazione di gruppi termoelettrici a carbone o a olio combustibile per la produzione di energia elettrica sarebbe comunque irrilevante. Se ripartissero 1.000 MW di potenza installata aggiuntivi a quelli già in attività, per 5mila ore all’anno, si potrebbero produrre 5 TWh all’anno. Questa quantità permetterebbe di risparmiare solo 1 miliardo di m3 di gas fossile all’anno.