Da settimane gli studenti italiani degli istituti d’istruzione superiore sono in mobilitazione. Tra le richieste avanzate al Governo, vi è quella di contrastare l’abbandono scolastico. Molto preoccpante è l’ultimo report dell’ISTAT sui livelli di istruzione e partecipazione alla formazione, relativo al 2020. In Italia, nel 2020 la quota di giovani che hanno abbandonato gli studi precocemente è pari al 13,1%, per un totale di circa 543 mila giovani. In Unione Europea, il dato è del 9,9%.
Nell’UE, l’abbandono scolastico è misurato dalla quota di soggetti con età compresa tra i 18 e i 24 anni che, in possesso al massimo di un titolo secondario inferiore, è fuori dal sistema di istruzione e formazione (ELET). L’Unione Europea ha fissato il valore target europeo al 10%, ridotto al 9% entro il 2030. In Italia, l’abbandono scolastico colpisce maggiormente i ragazzi (15,6%) rispetto alle ragazze (10,4%).
Nel 2020, l’abbandono degli studi prima del completamento del sistema secondario superiore o della formazione professionale riguarda il 16,3% dei giovani nel Mezzogiorno. Il dato è dell’11,0% al Nord e dell’11,5% nel Centro. Tra i giovani con cittadinanza non italiana, il tasso di abbandono precoce degli studi è più di tre volte superiore a quello degli italiani: 35,4% contro 11,0%. L’incidenza di abbandoni precoci tra gli stranieri nati all’estero varia molto a seconda dell’età di arrivo in Italia. Tra quelli arrivati entro i 9 anni di età, la quota è pari al 19,7%. Sale al 33,4% tra coloro che sono giunti tra i 10 e i 15 anni. Raggiunge il 57,3% per chi è entrato in Italia tra i 16 e i 24 anni.
La condizione socio-economica delle famiglie
L’abbandono degli studi prima del diploma riguarda il 22,7% dei giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media, il 5,9% di quelli che hanno genitori con un titolo secondario superiore e il 2,3% dei giovani con genitori laureati. Se i genitori esercitano una professione non qualificata o non lavorano, gli abbandoni scolastici sono più frequenti (intorno al 22%). Si riducono se la professione del padre o della madre è altamente qualificata o impiegatizia (3% e 9%, rispettivamente).
Alberto Pizzolante