Roberto, un ragazzo di 29 anni detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo, è morto. Negli scorsi giorni Roberto aveva tentato il suicidio in carcere, utilizzando delle lenzuola. Il giovane era stato trovato con un lenzuolo attorno al collo ancora vivo ed era stato trasportato, in coma, in ospedale. Nelle scorse ore, l’associazione Antigone ne ha annunciato la morte.
«Roberto ha fatto quello che ha fatto perché, nonostante chiedesse aiuto ai medici per il suo stato di salute, veniva quotidianamente ignorato», ha denunciato il padre, ex poliziotto, ad Antigone. «Il caldo infernale lo ha distrutto, nonostante spendesse tutti i soldi che gli lasciavamo per comprare bottiglie di acqua per cercare sollievo e rianimarsi un po’. Alla fine è crollato dopo 15 giorni senza dormire. Sono un padre disperato (poliziotto in pensione), che vuole che queste cose non accadano più e che ci sia più attenzione verso questi ragazzi. A soccorrere e a rianimare mio figlio sono stati gli altri detenuti, mentre le guardie si sono solo disturbate a chiamare un’ambulanza. Aiutatemi a far passare questo messaggio per poter aiutare chi si trova nella stessa situazione in cui si è venuto a trovare il mio figliolo. Grazie mille e prego affinché questo non accada più».
Secondo l’associazione Antigone, nel 2022 ci sono stati oltre sessanta suicidi in carcere. Ad agosto, ogni due giorni un detenuto si è tolto la vita. Per Patrizio Gonnella, Presidente dell’associazione, si tratta di «una percentuale che, se proiettata nella società libera, farebbe tremare i polsi, facendo pensare a forme prossime al suicidio di massa. Non è facile dare una spiegazione unitaria a gesti compiuti nella solitudine individuale. Sarebbe quasi irriguardoso delle loro vite, purtroppo oramai spente. Possiamo solo dire che quella disperazione individuale non è stata intercettata al punto da evitare che il suicidio fosse portato a compimento».