Il Senatore Dario Stefàno ha lasciato il Partito Democratico. Lo ha comunicato egli stesso con un messaggio pubblicato sulla propria pagina Facebook. Dario Stefàno, docente presso l’Università del Salento, è stato capogruppo di maggioranza nel Consiglio regionale della Puglia, presidente della Commissione permanente Sviluppo Economico in Regione e Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari. Nel 2013 è stato eletto Senatore della Repubblica, diventando successivamente Presidente della Giunta per le Elezioni, le Autorizzazioni e le Immunità. Cinque anni più tardi, è stato rieletto senatore in seguito alla sua candidatura con il Partito Democratico nel collegio plurinominale Puglia 02. Vice capogruppo del Partito Democratico fino al 2020, ha assunto a luglio dello stesso anno la Presidenza della Commissione Politiche dell’Unione Europea.
Queste le parole con le quali Dario Stefàno ha motivato la propria scelta: «Ho deciso di non candidarmi con questo Partito Democratico alle prossime elezioni parlamentari e di consegnare al segretario Letta la tessera. Lo stesso segretario che, solo qualche mese fa, mi ha chiesto di rimuovere la mia auto sospensione dal PD, pur avendo condiviso appieno le ragioni che avevano portato a quella scelta.
La mia è una decisione sofferta, determinata da una serie di errori di valutazione che il Pd sta continuando a inanellare. Errori, sia tattici, sia di strategia politica, che rischiano di compromettere i risultati di un intenso lavoro svolto per tutta la legislatura senza soste, e mirato ad arginare, in primis, gli effetti della crisi pandemica ed economica, ma anche una deriva populista e antieuropeista pericolosa per l’Italia e per le prossime generazioni.
Questi errori, ormai sedimentati, stanno generando un distacco fatale da quell’anima riformista, progressista e plurale di cui il Pd e l’Italia, tutta, hanno impellente necessità. Il segretario del PD a Roma e qualcun altro in Puglia, scientemente, perseguono l’obiettivo di sacrificare proprio quest’anima del partito, pure così importante. Peraltro, è lo stesso partito che nel giro di poche ore fa, ha sacrificato l’agenda Draghi per un indistinto programma generalista.
In un momento in cui è più che mai necessario dimostrare coraggio e avere chiarezza per affrontare e arginare sovranismi e populismi, nella mia regione, la Puglia, il Pd sta invece instaurando un sodalizio con un civismo opaco e di convenienza, in una pura logica di “scambio di voti”, negoziando postazioni istituzionali e luoghi di potere, con cui personalmente non ho ragione di condividere nulla. Men che meno mortificare principi e convincimenti a cui sono stato educato e su cui ho ispirato e costruito la mia vita, privata e pubblica.
Ringrazio Lorenzo, Luca, Alessandro, Andrea e Simona e tutte le colleghe e i colleghi per il bel pezzo di strada fatto insieme: è stata una bella esperienza, che non posso proseguire oltre, se questo mi costringe a rinnegare i miei valori. Per queste ragioni, non vedrete scritto il mio nome sulle schede elettorali sopra o accanto al simbolo del Partito Democratico».