1522 è il servizio pubblico, attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Il servizio offre una prima risposta ai bisogni delle vittime, fornendo un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. Il servizio garantisce l’assoluto anonimato.
Secondo i dati elaborati dall’ISTAT, nel quarto trimestre 2023 è stato registrato un picco di chiamate al 1522 mai osservato in passato. Sebbene già nei tre trimestri del 2023 il numero delle chiamate abbia registrato una crescita rispetto agli anni precedenti, solo nel quarto trimestre esso a arriva a totalizzare 21.132 chiamate valide con un incremento percentuale dell’88,9% rispetto al trimestre precedente e del 113,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 (pari a 9.887 chiamate).
Secondo l’ISTAT, ad incidere fortemente sulla crescita dei volumi del quarto trimestre hanno certamente contribuito le campagne promozionali, ma anche i noti fatti di cronaca che hanno agito potentemente sulla sensibilità dell’opinione pubblica sul fenomeno della violenza contro le donne. Questo aspetto è ben evidenziato dalla crescita delle chiamate non solo da parte di utenti e vittime che chiamano per informarsi sulle attività del 1522 (+108,9% rispetto al trimestre precedente), per chiedere aiuto in caso di violenza (+61,3%) e soprattutto di stalking (+113,8%), ma anche da parte di parenti, amici, conoscenti e operatori dei servizi che, in misura talvolta triplicata, segnalano casi di violenza o chiedono supporto per le vittime.
Analizzando i tipi di violenze subite nei quattro trimestri del 2023, per circa la metà delle vittime è quella fisica a motivare il ricorso alla chiamata di aiuto (42,2% nei quattro trimestri considerati). La violenza psicologica è la seconda causa delle chiamate (33,5% nel quarto trimestre, in crescita rispetto al trimestre precedente). Considerando, inoltre, i casi di vittime che hanno subito due o più tipi di violenze, è la violenza psicologica ad essere subita in forma rilevante. Sono 2.362 le segnalazioni e il quarto trimestre vede una crescita di questa forma di violenza del 46,7%.
Malgrado il volume delle chiamate cresca esponenzialmente nel quarto trimestre, rimane costante la durata dell’atto violento. La metà delle vittime (48,8%) dichiara di aver subito per anni, e il 27,8% per mesi la violenza. Pesante appare essere l’effetto degli atti di violenza subita sui comportamenti delle sopravvissute. Dal racconto riportato alle operatrici del 1522, nel quarto trimestre il 15,9% delle vittime ha avuto paura di morire e timore per l’incolumità propria e dei propri cari. I due terzi di esse prova ansia e il 20,9% si sente in grave stato di soggezione.
La violenza riportata al 1522 è preminentemente di tipo domestico. Nei quattro trimestri del 2023 il 69,2% dei rispondenti dichiara che il luogo della violenza è la propria casa. Questo spiega l’elevata percentuale dei casi di violenza assistita. Nei quattro trimestri considerati, oltre la metà delle vittime rispondenti (56%) aveva figli e di queste il 30,4% dichiara di avere figli minori. Nel quarto trimestre di riferimento è pari al 71,7% la percentuale di vittime che dichiara che i propri figli hanno assistito alla violenza. Nel 28,3% dei casi anche i figli hanno subito violenza. Il fatto che la violenza avvenga in famiglia spiega anche la prevalenza delle figure del partner o ex-partner come principali autori della violenza.
Il fenomeno dell’under-reporting è una delle importanti indicazioni che proviene dai dati del 1522. La maggior parte delle vittime che si rivolgono al servizio non denuncia la violenza subita alle autorità competenti (il 65,5%). Prendendo in considerazione tutti i trimestri i dati evidenziano una persistente resistenza a denunciare. Il 58,4% delle vittime infatti dichiara di non denunciare, anche se la violenza subita dura da anni.