Carol Maltesi, una donna di 26 anni, madre di un bambino, è stata uccisa a gennaio 2023 da Davide Fontana, il suo ex compagno. Fontana ha ucciso la donna a martellate. Carol Maltesi è stata colpita prima alle gambe e poi al capo. Infine, l’uomo le ha inflitto una coltellata alla gola. L’assassino ha conservato, per mesi, il cadavere in un congelatore. Poi lo ha fatto a pezzi, lo ha infilato in quattro sacchi neri e lo ha scaricato in un dirupo, in val Camonica. Per due mesi ha risposto ai messaggi ricevuti dalla donna. Nessuno, quindi, ne aveva denunciato la scomparsa.
Questo femminicidio è stato affrontato in maniera riprovevole da diverse testate giornalistiche nazionali. I giornali hanno riportato per lo più lo pseudonimo, Charlotte Angie, utilizzato dalla donna nel mondo dell’intrattenimento per adulti. Hanno inserito il suo nome nella titolazione di pezzi informativi sul funzionamento della piattaforma OnlyFans, che nulla avevano a che fare con l’accaduto. Riportiamo alcuni dei titoli pubblicati nelle ore successive al ritrovamento del cadavere, senza citare il ripugnante contenuto degli articoli.
- Charlotte Angie, chi è Carol Maltesi: la pornostar fatta a pezzi a brescia: età, fidanzato, film, figlio (ilgiornaleditalia.it);
- Charlotte Angie, star di OnlyFans: cos’è il social che fa guadagnare (con foto e video) “anche 10mila euro al mese” (ilmessaggero.it, ilmattino.it);
- Prima commessa, poi la svolta con Onlyfans. Le novità sulla truce morte di Charlotte Angie (tio.ch);
- Charlotte Angie, la pornostar fatta a pezzi: fermato il killer, è il vicino di casa – Onlyfans, come funziona (corriere.it).
Non posso non citare la chiusura del viscido articolo scritto da Andrea Cuomo su Il Giornale: «Con la pandemia, perso il lavoro dietro al bancone, si reinventa nel cosiddetto «intrattenimento per adulti», un po’ strip tease e un po’ porno. Video amatoriali, un tanto a pezzo di vestiario tolto, poi ecco Charlotte Angie, gli show dal vivo nei club a luci rosse. E la fine dentro un fosso, a pezzi, riconosciuta per quei tatuaggi che arredavano il suo corpo. Non si uccidono così anche le cattive ragazze».
È femminicidio. Chiamatelo con il suo nome
Riportiamo l’interessante commento di Non una di meno Bergamo.
«C’è una ritrosia strana nella stampa italiana a chiamare con il suo nome, femminicidio, l’assassinio di Carol Maltesi. Forse perché non rientra nei canoni morali che sembra siano una precondizione per essere definite come una vittima innocente (e lei lo era) della violenza di uomo che la vuole possedere. Lui, Davide Fontana, avrebbe avuto una relazione con lei in passato. Reale o immaginaria, non ci sorprenderebbe scoprire che lui pretendeva (anche lui, come molti maschi, accampando diritti di proprietà su una donna) di determinare la vita di lei, e non fosse d’accordo con le sue scelte. O non ci sorprenderebbe cogliere una presunzione di proprietà sul corpo di lei, non condivisa e perciò imposta».
«Lei era una ragazza giovane, con un figlio, che ha scelto di sostituire un lavoro precario e mal pagato con il sex work. Niente tratta, solo sex work. Un sex work che i diritti negati da leggi antiquate relegano ancora alla semiclandestinità, allo stigma e all’emarginazione. Alla discriminazione anche da morte. È femminicidio. Chiamatelo con il suo nome. E la sua non era una doppia vita, come con mentalità ottocentesca ci vogliono fare credere i media. Era una madre e una sex worker. La sua vita era una sola. Della quale dobbiamo ancora imparare a riconoscere la dignità. In silenzio e rispetto».
«In un video lei parlava così di sé e della stigmatizzazione della sua scelta. “Per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci. Non ho mai fatto video su Instagram e non sono neanche tanto brava a parlare ma è veramente un tema che mi sta molto a cuore non solo perché l’ho vissuto nel mio piccolo personalmente. Si parla tanto di violenza fisica contro le donne ma è altrettanto importante parlare di quella psicologica perché comunque ti distrugge emotivamente ed è altrettanto grave. E se ne parla molto poco di questo“».
«”Quello che mi è venuto in mente è che manca soprattutto il rispetto fra noi donne in primis. E anche questa è una forma di violenza psicologica. Soprattutto da quando sono entrata nel mondo delle mamme. Le altre mamme sono sempre pronte a giudicarti se prendi decisioni diverse dalle loro, non convenzionali come quella di fare foto provocanti. Devi puntare il dito e far sentire quella donna meno madre o inadeguata solo perché prima di essere madre è donna. Penso che per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci’. Con lə sex workers, per i loro diritti. Sex work is work”».
«È bene pensare e ripensare alle parole di Carol Maltesi. Parlare della violenza psicologica, come lei ha detto, è importante tanto quanto parlare di violenza fisica. La violenza psicologica ti distrugge emotivamente ed è altrettanto grave. Carol Maltesi è stata uccisa da Davide Fontana. Dopo la sua morte, Carol Maltesi è stata violentata dai media. Spero che gli autori di quei disgustosi articoli possano un giorno leggere le parole di questa donna. Spero che quelle parole generino in loro una riflessione. Mi auguro che possano rendersi conto della propria meschinità».