Nella giornata di ieri il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha effettuato una visita al carcere Lorusso-Cutugno di Torino struttura nella quale, negli scorsi giorni due donne si sono suicidate.
«Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia ogni volta. Abbiamo ascoltato tutte le proposte. Cercheremo quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. C’è una situazione intermedia che può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi» ha dichiarato Carlo Nordio, che ha aggiunto: «Costruire un carcere nuovo è costosissimo, è impossibile sotto il profilo temporale, ci sono vincoli idrogeoligici, architettonici, burocratici. Con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al ministero delle Difesa compatibili con l’utilizzazione carceraria». «Bisogna garantire l’umanità del detenuto e il trattamento rieducativo», ha sottolineato Nordio.
L’inchiesta sui due suicidi
La procura di Torino ha aperto due inchieste sui suicidi verificatisi a meno di 24 ore nel carcere di Torino.
Susan John, una detenuta di 43 anni, ha scelto di morire di fame. Aveva iniziato a rifiutare cibo e acqua tre settimane fa in segno di protesta per non potere vedere il proprio figlio ed era tenuta sotto osservazione dai medici del carcere. La donna non ha acconsentito a nessun tipo di terapia o di alimentazione forzata e ha rifiutato un ricovero d’urgenza. Viveva nel reparto ATSM del carcere di Torino, acronimo che sta per “Articolazione tutela salute mentale”. La donna, secondo i primi rilievi medici, sarebbe morta in conseguenza a uno squilibrio elettrolitico. Azzurra Campari si è impiccata con un lenzuolo. Nei giorni precedenti al suicidio, le erano stati diagnosticati problemi di natura psichica.
Entrambe le inchieste hanno come ipotesi di reato l’istigazione a delinquere. La scelta di questa ipotesi di reato è tecnica, necessaria per potere eseguire l’autopsia.