Qualcosa di bello è accaduto. Non parlo delle mie vacanze che, sebbene per me siano importanti, sono solo un mezzo. Quello di cui sono sempre andato in cerca recandomi in un luogo è “l’Esperienza”, sia essa rigenerativa e meditativa come una dura camminata in montagna, la pura e semplice ricerca della bellezza in una città d’arte, la cultura, la scoperta degli usi e i costumi di una popolazione. Per chi, come me, viene dal Nord è difficile fare i conti con delle tradizioni così antiche come quelle del Sud, poiché di culturalmente antico nelle regioni settentrionali è rimasto ben poco.
Questa mancanza dà, molte volte, luogo alla supponenza tipica dell’uomo duro e puro dell’alta Italia di ritenere la popolazione del Sud più arretrata. Se da un lato è vero che al Nord c’è stato un maggior sviluppo industriale, infrastrutturale e del terziario, è pur vero che per questo si sta pagando un prezzo troppo alto: la completa anestetizzazione della vita in favore del consumo (sia esso di beni, energetico o di suolo). L’unico “retaggio culturale” settentrionale è quello dell’industrializzazione, domanda e offerta.
La cultura meridionale figlia delle grandi culture del Mediterraneo, più forte e permeante ogni strato sociale, in un certo senso salva da questo modus vivendi tipicamente occidentale dando un valore aggiunto alla Vita, preservandola così dall’azione di annientamento del così detto “progresso”. Come direbbero i Sud Sound System:
«Lu boia denta vittima puru dopu menz’ura
Ma la vittima denta boia se nu tene cultura».
Quello che proverò, anzi proveremo a raccontare in questa rubrica, è un’esperienza che si può dire magica. Il nostro non sarà solo un tour in luoghi splendidi, ma parlerà anche di tenebre. Di una tenebra a otto zampe che oggi diventa luce e colori. È la storia di antichi riti e di catarsi, che gli esseri a due zampe trasformano in movimento, in voce e musica, in danza e canto. È la storia di rituali che sanno di sciamanesimo e dionisiaco, di magia e psicoterapia allo stesso tempo e che hanno una forza tale da sopravvivere nei secoli anche agli attacchi della oscurante religione cristiana, anzi la inglobano all’interno dei “rituali” (forse una delle poche volte che non accade il contrario).
Sacro e profano si fondono, in una commistione riscontrabile solo in luoghi lontani come ad esempio in alcune culture sudamericane e caraibiche, dove il credo degli antichi dei si fonde con l’idolatria del cristianesimo. Così le tenebre abbandonano l’uomo, si fanno più chiare, si fanno luce e colore. Le paure, le ossessioni vengono liberate; il veleno e il sangue che pulsa nelle vene si fanno tamburi, i lamenti si fanno canti, l’intero essere si fa vibrazione. La vibrazione è qualcosa di fondamentale e costitutivo di tutta la materia. Quello che proveremo a raccontare, vivendola in prima persona, è la vibrazione di un intero popolo, di una cultura che si perde nel passato più lontano, che ha radici difficili da trovare ma così forti da mostrarsi al mondo ancora oggi: è la vibrazione di un’intera terra.