Questa mattina, Italia e Francia hanno firmato un patto per aumentare la cooperazione, rafforzare i rapporti bilaterali e riformare l’Unione europea. Il Trattato del Quirinale prende il nome dalla residenza del Presidente della Repubblica, dove è stato firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, e dal Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron.
I contenuti del Trattato del Quirinale
Il trattato, composto da dodici articoli, affronta diverse tematiche e sottolinea lo sforzo dei due stati per lo sviluppo di “un’Europa forte, democratica, unita e sovrana”. In ambito europeo, i due Paesi sostengono la necessità di creare delle liste transnazionali alle prossime elezioni europee e di rafforzare, in materia economica, l’autonomia strategica dell’Unione. In particolare, si intende puntare sulla produzione di semi-conduttori, batterie elettriche e servizi cloud. Ogni anno, i ministri dell’Economia e delle Finanze di Italia e Francia si riuniranno in un forum per elaborare politiche macro-economiche e industriali comuni. Molto importante è l’impegno a riformare il sistema europeo d’asilo e le regole dello spazio Schengen e a rafforzare l’agenzia europea Frontex.
I due Paesi riconfermano la centralità della NATO, definita “pilastro europeo”. Puntano allo sviluppo di una cooperazione industriale nell’industria della Difesa, con la creazione di un consiglio italo-francese di Difesa e Sicurezza composto dai ministri degli Esteri e della Difesa. La sfida è di agire insieme nella lotta al terrorismo e alla disinformazione e nel controllo degli armamenti.
Il Trattato del Quirinale, inoltre, descrive futuri progetti comuni di collaborazione tra le forze dell’ordine dei due Stati e di creazione di un servizio civile misto per i giovani. Ogni tre mesi, un ministro del Governo italiano parteciperà al consiglio dei ministri francese e viceversa. Italia e Francia si impegnano a cooperare nello sviluppo di tecnologie aerospaziali e nell’evoluzione dei lanciatori Ariane e Vega. Un forte impegno comune ci sarà nel controllo delle frontiere esterne. L’obiettivo è di ridurre i movimenti secondari di migrazione e di stabilire un principio di solidarietà nella gestione dei flussi migratori. Dal punto di vista culturale, si lavorerà per incentivare coproduzioni cinematografiche, per creare una piattaforma digitale di diffusione comune e per favorire la mobilità degli artisti.
Le dichiarazioni dei leader
Il trattato, che vede la luce dopo tre anni di lavoro “segna un momento storico delle relazioni tra Italia e Francia” secondo Mario Draghi. Il Presidente del Consiglio sottolinea come “noi, Italia e Francia, condividiamo molto più dei confini, la nostra storia, la nostra arte, le nostre economie e società si intrecciano da tempo. Le istituzioni che abbiamo l’onore di rappresentare si poggiano sugli stessi valori repubblicani, sul rispetto dei diritti umani e civili, sull’europeismo. La nostra sovranità, intesa come capacità di indirizzare il futuro come vogliamo noi, può rafforzarsi solo attraverso una gestione condivisa delle sfide comuni. Vogliamo favorire e accelerare il processo di integrazione europea. Le regole di bilancio in vigore fino alla pandemia, già allora non erano sufficienti. Erano regole procicliche che per certi aspetti aggravavano i problemi invece di aiutare a risolverli. Una revisione era necessaria, oggi è inevitabile“.
Il presidente Emmanuel Macron ha citato il filosofo de Montaigne, il quale “Diceva che l’amicizia è pensare: ‘Perché l’amavo? Perché era lui; perché ero io’. Ecco questo trattato lo possiamo firmare solo noi. C’è una forma evidente, ineffabile che diventa più esplicita e la dobbiamo rendere ancora più forte. Ed è questa l’amicizia fraterna che ci lega“. Sergio Mattarella guarda all’importanza a livello europeo che ha la firma del trattato: “La rafforzata cooperazione tra Italia e Francia deve avere anche l’obiettivo di portare all’interno dell’Unione europea la necessaria ambizione. La dimensione europea è l’elemento chiave in una fase in cui siamo chiamati a superare la crisi legata alla pandemia. Occorre ripartire con rinnovato slancio per affrontare con successo le grandi sfide della transizione ecologica“.
Alberto Pizzolante