giovedì, Novembre 21, 2024

Rockabilly Carter, l’album d’esordio dei Colla Zio

Venerdì è uscito "Rockabilly Carter", album di debutto dei Colla Zio. Le nostre impressioni al primo ascolto.

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I Colla Zio hanno ottenuto la tredicesima posizione nella classifica finale di Sanremo 2023. Una posizione ingiusta, a mio avviso, ma tant’è. La formazione composta da Berna (voce), Mala (voce), Lampo (voce), Armo (voce, chitarra), Petta (voce, tastiere e sintetizzatore) non ha intenzione di adagiarsi sugli allori. Pronti via, ecco che arriva il loro album di debutto: Rockabilly Carter. È sicuramente una delle migliori nuove proposte del panorama musicale italiano. Adatto all’estate che ci farà attendere ancora qualche mese; il tempo giusto per imparare a memoria i pezzi per poi cantarli in macchina destinazione mare.

Al primo ascolto si nota subito come convivano in modo armonico brani con stili musicali decisamente differenti. Si passa in men che non si dica da un pezzo rap con un flow a ritmi serrati a un altro con una musica più leggera e spensierata. Non c’è spazio in questo album, tranne in piccoli casi, per la tristezza o la rabbia. Le cose, anche se vanno male, si affrontano con spensieratezza.

Spensieratezza non vuol dire certo superficialità. La musica e i testi, tutti composti dai cinque membri del gruppo, non sono mai banali e dimostrano una certa cura nella scelta di parole e arrangiamenti.

Rockabilly Carter è composto da undici tracce e, nonostante il genere sia classificabile come pop o indi-pop, mostrano ognuna un carattere diverso. Il disco racconta anche una storia, o meglio, la storia di Billy Carter (che non c’entra nulla col fratello del 39° presidente degli USA). Billy Carter, come dicono gli stessi Colla zio, è un gigante sincero ma che purtroppo parla una lingua incomprensibile e non viene capito dalle persone. In un’intervista a Rolling Stone il gruppo ammette che le tracce costituiscono la storia del gigante, che però sono tante storie diverse riguardanti i membri della band.

Billy diventa quindi il riassunto delle vite di questi cinque ragazzi negli ultimi anni, che vogliono evidenziare come molte volte sia difficile comunicare con gli altri (tematica peraltro più che mai attuale).

L’ascolto

Spiazzante l’ingresso con BILLY4EVER, dove si spiega chi è Billy in un velocissimo minuto e trentasette. I pezzi che seguono sono abbastanza riflessivi ma, come si diceva sopra, con quel fare un po’ scanzonato che non appesantisce mai l’atmosfera. Si lascia comunque spazio alla sensazione di leggera inadeguatezza del povero Billy. Mezzora e La nostra seconda primavera sono pezzi tanto indie, sia nelle sonorità che nei testi, ma tutto cambia non appena arriva Asfalto. Bassi prepotenti, testo che cambia decisamente carattere e sound che non può non far muovere un po’ le gambe. Piacevole l’inserimento di una specie di assolo di chitarra che fa la sua bella figura.

Inserita tra Mezzora e La nostra seconda primavera troviamo Non mi va, brano che oramai conosciamo più che bene essendo il brano d’esordio a Sanremo. Genova è la classica canzone italiana cantabile anche in spiaggia e che ai concerti si canta con le braccia alzate e ondeggianti. Un pezzo abbastanza lento rispetto al precedente ma che ci rilassa prima di arrivare a Patto con il buio. Quest’ultima traccia parte subito aggressiva ed oscura con una bella chitarra distorta che poi accompagnerà buona parte del testo. Gran bel pezzo.

Perché non mettere una bella canzone d’amore in stile indie? Eccola, Chiara. Non poteva essere più indie di così e infatti è forse il pezzo che ho apprezzato di meno, pur essendo comunque carino. Bisogna anche lasciare spazio all’interno di una storia scritta come si deve alla tristezza e alla riflessione. È evidente che chi ha concepito Tanto piove, l’ha fatto in quelle notti solitarie che ogni tanto affliggono ognuno di noi. Quelle notti silenziose, ma rumorose allo stesso tempo, solitari ma in compagnia di mille pensieri. Il testo è molto bello e mi ha colpito. Ammetto che ho dovuto riascoltarlo un paio di volte per apprezzarlo, ma leggendo bene le parole e prestando l’attenzione dovuta acquisisce molto valore.

Si alzano i ritmi con Ci rimango male se sei puntuale. Un pezzo proprio da ragazzini in giro col motorino, come nella copertina scelta per il singolo uscito l’anno scorso. E poi in conclusione il brano che dà (quasi) il titolo all’album: Billy Carter. Gran bel pezzo, gira bene. Ritmato, accattivante, ballabile, insomma ce le ha tutte per essere un ottimo pezzo radiofonico, uno di quelli belli. Ha solo un problema: l’ho ascoltato più volte e non ho capito una sola parola tranne “rockabilly carter”. Che sia voluto? A voi giudicare.

Buon ascolto!

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