I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato e perquisito il covo di Matteo Messina Denaro, arrestato ieri alla clinica La Maddalena di Palermo. Il nascondiglio si trova a Campobello di Mazara, nel trapanese, paese di origine del favoreggiatore e autista del boss Giovanni Luppino, arrestato ieri insieme al capomafia. La perquisizione del covo di Matteo Messina Denaro è durata tutta la notte ed è stata guidata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido. Non sono state trovate armi. I carabinieri hanno rinvenuto molti abiti di lusso, diversi profumi, anche questi di lusso, e un arredamento definito “ricercato”.
Matteo Messina Denaro è stato arrestato nella struttura sanitaria di Palermo dove era in cura per un tumore al colon. Per mesi, ha utilizzato un nome fittizio, quello di Andrea Bonafede. Il geometra Andrea Bonafede, 59 anni, di Campobello di Mazara, titolare della carta di identità utilizzata dal criminale, è stato interrogato dai carabinieri. La carta di identità sarebbe stata falsificata da Matteo Messina Denaro, che avrebbe apposto una sua foto al posto di quella del signor Bonafede. Bonafede non avrebbe risposto alle domande degli investigatori.
Un arresto trasparente
«Non ci sono misteri né segreti inconfessabili. Abbiamo lavorato per anni e anni e gli abbiamo fatto terra bruciata intorno. Fino a questo risultato straordinario che deve essere dedicato a tutte le vittime di mafia». Lo ha affermato il comandante generale dei Carabinieri, Teo Luzi, in un’intervista al Corriere della Sera. «Nell’ultimo mese avevamo capito che il cerchio si stava stringendo e sapevamo che ogni momento poteva essere quello buono. Le nostre ricerche – ha aggiunto Luzi- si sono sempre concentrate in Sicilia, eravamo pienamente consapevoli di dover trovare un buco nella rete di protezione del capo. Ma è bene sapere che si tratta di una rete stretta e non facilmente penetrabile. Dopo la cattura tutto sembra semplice. Avevamo un pool di investigatori dedicati esclusivamente a questa indagine e con un gioco di squadra siamo riusciti ad afferrare il filo giusto».