A otto mesi di distanza dall’ultimo colpo di stato avvenuto in Burkina Faso, i militari hanno organizzato un nuovo golpe. È il quinto colpo di Stato in Africa occidentale dal 2020. Nella serata di venerdì il presidente Paul-Henri Sandaogo Damiba è stato sollevato dalle sue funzioni. Il Burkina Faso è ora guidato dal capitano Ibrahim Traoré, appartenente alle forze speciali anti-jihadiste del Burkinabe.
Traoré ha accusato Damiba di aver fallito nella lotta contro gli islamisti: «il tenente colonnello Damiba è stato destituito da presidente del Movimento patriottico per la salvaguardia e la restaurazione. Di fronte alla situazione peggiorata, abbiamo cercato diverse volte di chiedere a Damiba di ridefinire la transizione sulla questione della sicurezza. Ma le sue azioni ci hanno gradualmente convinti che le sue ambizioni ci portavano lontani da quello che dovevamo fare. Il nostro ideale comune è stato tradito dal nostro leader in cui avevamo riposto tutta la nostra fiducia. Lungi dal liberare i territori occupati, le aree un tempo pacifiche sono passate sotto il controllo dei terroristi. Oggi abbiamo deciso di deporlo. Abbiamo deciso di assumerci le nostre responsabilità, guidati da un unico ideale, il ripristino della sicurezza e dell’integrità del nostro territorio».
I militari hanno sciolto il parlamento ad interim. La costituzione è sospesa. I confini sono chiusi, le attività politiche vietate. I militari hanno anche imposto il coprifuoco dalle 21 alle 5. Damiba, nelle scorse ore, stava conducendo trattative con le forze armate. Il presidente aveva invitato la popolazione a mantenere la calma. A gennaio scorso i militari avevano preso il potere, annunciando di voler dare maggiore sicurezza al Burkina Faso. Il Paese soffre le conseguenze di siccità e carestie. In queste ore, centinaia di persone si sono riunite nella piazza principale della capitale Ouagadougou chiedendo il sostegno militare della Federazione Russa.