È il giorno della consegna dei simboli elettorali presso l’ufficio elettorale del Viminale. Ma sono anche gli ultimi giorni disponibili per raccogliere le firme necessarie a presentarsi alle elezioni politiche 2022. Quest’obbligo non riguarda tutti i partiti, poiché la gran parte è esentata.
L’esenzione
Per essere liberi dal vincolo di raccogliere 750 firme per ogni collegio elettorale, nel pieno di agosto, c’è bisogno di soddisfare le seguenti condizioni:
- Il nome del partito deve essere presente nel nome di un gruppo parlamentare creato entro fine 2021. Questo salva i principali partiti italiani: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Italia Viva, Coraggio Italia, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle. Nelle scorse settimane, alcuni gruppi hanno modificato il proprio nome aggiungendo quello di altri partiti, come L’Italia c’è per il gruppo di Italia Viva, oppure Articolo Uno e Sinistra Italiana per il gruppo di LeU. Ciò ha permesso la presentazione della lista comune tra Sinistra Italiana ed Europa Verde (i Verdi infatti non godevano di alcuna esenzione).
- Il partito, se non ha un gruppo parlamentare, deve essersi presentato alle elezioni del 2018 prendendo almeno l’1%, contribuendo al risultato della coalizione (il Rosatellum prevede che i voti dati a liste che prendono <1% vengano persi. Questa opzione salva +Europa e Noi con l’Italia).
Chi è stato soccorso
Tra coloro a cui è stato prestato un simbolo esente per poter avere la possibilità di non raccogliere le firme in così poco tempo ci sono Impegno Civico di Luigi Di Maio, grazie al simbolo di Centro Democratico di Tabacci; ma anche Noi di Centro di Mastella, grazie al simbolo di Europeisti di Fantetti. Nel centrodestra c’è invece Italia al Centro di Toti, salva grazie alla lista in comune con gli altri partitini della coalizione: UDC, Coraggio Italia e Noi con l’Italia.
Il caso Azione
Azione inizialmente era salva grazie al simbolo di +Europa, poiché i due partiti erano alleati da quasi un anno e si sarebbero presentati con una lista unica. Poi però è avvenuta la rottura tra i due, in seguito alla scelta di Calenda di cambiare idea sull’accordo stipulato con il PD. È nato così un caso sulla raccolta firme per Azione, ma si è scoperto che il partito godeva già dell’esenzione, in quanto ha eletto un europarlamentare (Calenda stesso) nelle scorse elezioni europee. Inizialmente non si era certi di questo tecnicismo, ma poi è arrivata la conferma da Bruxelles, che l’ha comunicata al Viminale. Alla fine, Azione ha deciso di creare un terzo polo di centro con Italia Viva.
Unione Popolare
A rimanere fuori ci sono partiti che hanno una componente parlamentare, ma che non rispettano le condizioni descritte sopra, come Potere al Popolo-RPC, Alternativa, Italexit, Partito Comunista. Tutti partiti in opposizione al governo Draghi, tutti partiti antisistema. Molti di loro hanno così deciso di federarsi in liste elettorali comuni, come nel caso di Unione Popolare.
Unione Popolare nasce dall’idea di mettere insieme tutti i partiti di sinistra radicale, come già avvenuto in Francia per le ultime elezioni. La lista federa Potere al Popolo, Rifondazione del partito comunista, DemA di De Magistris e la componente parlamentare ManifestA. Capo politico è Luigi De Magistris.
I partiti NO VAX
Tra gli esclusi, condannati alla raccolta firme, ci sono poi tutti i partitini del mondo No Green Pass. Inizialmente si è cercato di creare una lista unica, ma Gianluigi Paragone, forte del suo 3% nei sondaggi, ha preferito personalizzare la competizione elettorale non rinunciando al simbolo di Italexit. Aveva accolto nel logo la pulce di Alternativa, ma l’accordo è naufragato perché gli ex 5s non accettavano la candidatura di alcune persone provenienti da Casapound, movimento (non più partito) di ispirazione neofascista. Quindi Alternativa non parteciperà alle elezioni politiche.
Gli altri partiti no vax si erano già riuniti in occasione delle scorse elezioni amministrative a Genova sotto il nome “Uniti per la Costituzione”, con la candidatura del senatore Mattia Crucioli. Non è stato possibile riutilizzare questo nome poiché Crucioli, che ne detiene i diritti legali, non ne ha concesso l’uso. Infatti, quella lista era sostenuta anche da Italexit, che invece andrà da sola. Così è stato scelto il nome Italia Sovrana e Popolare. I partiti rossobruni federati in questo cartello includono il Partito Comunista di Marco Rizzo, Ancora Italia, Riconquistare Italia, Azione Civile di Antonio Ingroia ed esponenti del comitato No Draghi.
Quelli che hanno cercato in tutti i modi di convincere gli altri partiti antisistema a fare una lista unica per facilitare la raccolta firme sono certamente stati Mario Adinolfi e Simone Di Stefano. Anche loro si presenteranno con una lista, Alternativa per l’Italia, che federa il partito ultracattolico Popolo della Famiglia ed Exit, il partito dell’ex segretario di Casapound. Il nome della lista è ispirato al partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland.