Quelli tenutisi ieri sono stati i referendum con il minor tasso di affluenza nella storia della Repubblica Italiana. L’affluenza media è stata del 20,93%.
La Lega, promotrice dei referendum insieme al Partito Radicale, ha commentato i risultati con una nota: «Grazie ai milioni di italiani che hanno votato per i referendum sulla giustizia. La loro voce è un impegno per tutti affinché si facciano vere e profonde riforme. Meritano riconoscenza perché hanno scelto di esprimersi nonostante un vergognoso silenzio mediatico (a cominciare dalla tv di Stato), al caos in troppi seggi a partire dallo scandalo di Palermo, alla codardia di tanti politici. Grazie a chi ha informato e partecipato. Grazie ai governatori schierati in prima linea insieme ad amministratori locali – di tutti i colori politici – e a molti parlamentari».
«Il tutto senza dimenticare donne e uomini di legge, associazioni culturali e intellettuali», prosegue la nota. «La battaglia per cambiare la Giustizia non si ferma questa sera. Riparte con rinnovato slancio: sarà il centrodestra (insieme ad amici coraggiosi come quelli del Partito Radicale) ad avere l’onere e l’onore, dopo aver vinto le prossime elezioni Politiche, di mettere mano al Sistema». Il senatore della Lega Roberto Calderoli, in sciopero della fame fino a ieri per denunciare la scarsa attenzione che, a suo avviso, è stata prestata ai referendum, ha dichiarato: «Abbiamo perso. È inutile nasconderlo. Non ci sono storie. I numeri dimostrano che 10 milioni hanno partecipato. Gli altri non hanno inteso farlo. Non ho il minimo problema a dire che secondo me c’è stato veramente un complotto. Ciascuno ci ha messo del suo perché questo quorum non potesse essere raggiunto». Nessun commento dal Partito Radicale.
«La storia dei referendum in Italia è da sempre una storia di ostracismo e di avversione al voto democratico diretto. Occorre ora che l’impegno politico dei liberali di questo paese per una giustizia più giusta, tra i quali in prima fila l’Unione delle Camere Penali Italiane, sappia trovare da subito la forza per rilanciare le proprie idee e le proprie battaglie». Questo il commento della Giunta delle Camere penali italiane.
Il commento dei magistrati
Per Eugenio Albamonte, segretario di Area democratica per la giustizia, «hanno vinto i cittadini. Quelle formule erano talmente grossolane da non poter rappresentare per il futuro un modello né culturale né istituzionale per il nostro Paese. Sconfitto è chi ha pensato di puntare tutto sugli scandali per colpire la magistratura anziché per riformarla e porre riparo a una serie di situazioni che si sono create in passato. Una cosa sono le riforme, un’altra la mortificazione della magistratura». Il Consigliere del CSM Nino Di Matteo ha sottolineato come «evidentemente molti italiani hanno capito che con il referendum non si voleva migliorare la giustizia. Si voleva punire la magistratura e renderla meno autonoma e indipendente. Purtroppo anche la riforma Cartabia, in discussione al Senato, va nella stessa direzione».