La Corte Costituzionale ha pubblicato le motivazioni della sentenza che ha definito discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre. Secondo la Corte, l’automatica attribuzione del solo cognome paterno «si traduce nell’invisibilità della madre» ed è il segno di una diseguaglianza fra i genitori. Diseguaglianza che «si riverbera e si imprime sull’identità del figlio».
La Consulta ha spiegato che il cognome «collega l’individuo alla formazione sociale che lo accoglie tramite lo status filiationis e si radica nella sua identità familiare». Perciò, deve «rispecchiare e rispettare l’eguaglianza e la pari dignità dei genitori». L’accordo fra i genitori per attribuire un solo cognome presuppone una regola che ripristini la parità. Pertanto, attraverso la dichiarazione di illegittimità costituzionale, la Corte ha stabilito che il cognome del figlio «deve comporsi con i cognomi dei genitori», nell’ordine dagli stessi deciso. I genitori, di comune accordo, possono attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo, devono attribuirsi i cognomi di entrambi i genitori, nell’ordine dagli stessi deciso. Qualora vi sia un contrasto sull’ordine di attribuzione dei cognomi, si rende necessario l’intervento del giudice. Tutto ciò, fintantoché il legislatore non decida di prevedere, eventualmente, altri criteri.
Le richieste al legislatore di modifica delle norma sull’attribuzione del cognome
La Corte ha inoltre rivolto un duplice invito al legislatore. In primo luogo, ha auspicato un intervento per «impedire che l’attribuzione del cognome di entrambi i genitori comporti, nel succedersi delle generazioni, un meccanismo moltiplicatore che sarebbe lesivo della funzione identitaria». Nella sentenza si legge, in proposito, che proprio per la funzione svolta dal cognome, è opportuno che il genitore titolare del doppio scelga quello dei due che rappresenti il suo legame genitoriale. I genitori possono attribuire il doppio di uno di loro soltanto.
Inoltre, ha rimesso alla valutazione del legislatore «l’interesse del figlio a non vedersi attribuito un cognome diverso rispetto a quello di fratelli e sorelle». Anche al riguardo la sentenza segnala una possibile soluzione. La scelta del cognome attribuito al primo figlio è vincolante rispetto ai figli successivi della stessa coppia. Dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, la sentenza troverà applicazione alle ipotesi in cui l’attribuzione non sia ancora avvenuta. Eventuali richieste di modifica del cognome seguiranno la disciplina prevista a tal fine, salvo specifici interventi del legislatore.
Dall’inizio della legislatura, in Parlamento sono state depositate 11 proposte di legge per cambiare le norme sull’attribuzione dei cognomi ai figli. Cinque di queste hanno già iniziato l’esame alla Commissione Giustizia del Senato. I testi sono a prima firma di Laura Garavini (Pd), Julia Unterberger (Gruppo per le autonomie), Paola Binetti (Forza Italia), Loredana De Petris (Liberi e Uguali) e Simona Malpezzi (Pd).