L’intima sala del Teatro Out Off di Milano, con il suo palco essenziale che sa di laboratorio e underground, accoglie il dramma di Edoardo II, re di Inghilterra tra il 1307 e il 1327, deposto e assassinato. Il testo di partenza è il celebre e omonimo di Christopher Marlowe, grande drammaturgo elisabettiano, autore della tragica storia del Dottor Faust.
Edoardo II o Il mondo intero per nemico
La traduzione e l’adattamento in atto unico di Ciro Ciancio restituiscono il cuore pulsante di una storia dalla “modernità allarmante”, in cui emerge in maniera prepotente la lacerazione di Edoardo, la cui umanità confligge con il suo ruolo, tanto che finirà per avere il mondo intero per nemico.
L’allestimento è ridotto all’osso. Gli oggetti di scena sparuti. Tutto il palco una camera oscura in cui si illuminano a comando i personaggi, anche questi essenziali rispetto all’originale, le situazioni e i dialoghi. Uno svuotamento e una riduzione del testo di Marlowe che pongono in risalto le relazioni umane, l’emotività, la carnalità moderna e spudorata della tragedia di Edoardo: un uomo che tiene male i piedi nelle scarpe regali d’Inghilterra.
Lo spettacolo
Egli, Edoardo II Plantageneto, Re per diritto divino, vorrebbe condiscendere alla ragion di stato che lo pretende, ma non può senza compromettere Edward l’uomo, cresciuto all’ombra di un padre ingombrante (quell’Edoardo I feroce conquistare del Galles), e che ha un’unica bruciante necessità: vivere l’amore di Gaveston, uomo di umili natali, che già in gioventù gli era stato strappato, mandato in esilio. Essere Re con Gaveston a corte, infatti, per i nobili non si può. Ma vivere senza Gaveston, in fondo, per Edoardo non si può.
Si pone qui la questione se sia più importante la felicità privata o il bene pubblico, ma soprattutto cosa, nella spaccatura tra pubblico e privato, debba infine prevalere. Deve il sovrano rinnegare l’amore e la sua natura a favore della pax politica? Se è vero, infatti, che tutto il mondo è contro di lui (l’infedele regina Elisabetta, i nobili apertamente insubordinati, la chiesa), è vero anche che Edoardo inconsciamente e consciamente sfida e si inimica il mondo, non arrendendosi, desiderando irrefrenabilmente Gaveston: diventando egli stesso il suo peggior nemico (ma si può mai frenare il desiderio?).
Quattro attori, due linguaggi visivi, un solo destino
Una contraddizione che diventa destino, e che lo spettacolo restituisce componendo due linguaggi visivi differenti. Il dramma è proiettato sul fondo sotto forma di film storico muto, e in contemporanea agito sul palco dagli attori in abiti moderni. Sono proprio gli attori, quattro, gli stessi sul palco e in video, a farci vedere Edoardo uomo che si dispera per quella che sente essere la sua fine e che tuttavia segue fedelmente tutte le battute del testo, salvo esplodere improvvisamente contro sé stesso, contro il film che va avanti implacabile, contro un finale che è già scritto. Così ad esempio, mentre il sovrano del video, accecato dalla vendetta scatena la guerra che gli sarà letale, l’Edoardo sul palco bacia inutilmente Elisabetta, invano cerca di uccidere il nobile Mortimer, la regina, o se stesso proiettato, inutilmente scollega i fili dell’alimentazione del palco.
La tragedia è tutta qui, e Marlowe gli ha dato l’infallibilità della tradizione greca: Edoardo non può essere altrimenti, non può salvarsi da sé stesso, e da quei stessi cavi elettrici, simbolo dell’impalcatura rappresentativa, viene sopraffatto, incatenato e impotente, marionetta sacrificata dal marionettista, spettatore impotente del suo stesso dramma.
Federico Demitry
Scheda: Edoardo II o Il mondo intero per nemico
concept Ciro Ciancio / Andrea Piazza
regia Andrea Piazza
traduzione e adattamento Ciro Ciancio
con Giulia Amato, Fabrizio Calfapietra, Maria Canal, Emanuele Righi
regia e video Daniele Zen
riprese e montaggio Camilla Zali
scene e costumi Michele Corizzato, Cristina Molteni
luci Luigi Chiaromonte
Progetto di Ensemble Teatro, Produzione Teatro Out Off in collaborazione con Centro Teatrale MaMiMò