La storia di Pio Vittorio Moroni, partigiano che ha combattuto con la 182esima Brigata Garibaldi “Mauro Venegoni” di Legnano, rivive nel libro Ti racconto la storia del nonno – Il partigiano Moroni, edito da Evoé Edizioni e scritto dalla nipote, Michela Bosani Moroni. Il libro è stato pubblicato l’11 dicembre 2021, data in cui Moroni avrebbe compiuto cent’anni. Pio Vittorio Moroni è deceduto nel gennaio 2017, all’età di 95 anni, a San Lorenzo di Parabiago.
Il partigiano Moroni nacque negli anni ’20 in un mulino a San Lorenzo di Parabiago. Iniziò a combattere nelle fila dell’esercito italiano il 10 gennaio 1941, nel 67° Reggimento Fanteria a Como. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, militò con la Resistenza Partigiana. L’8 settembre 1947 ricevette il Diploma di medaglia garibaldina “in riconoscimento del valore militare e del grande amore di patria dimostrati combattendo nelle Brigate d’assalto Garibaldi la Guerra di liberazione nazionale contro i tedeschi e contro il fascismo“.
Un pensatore libero nello spirito
Michela Bosani Moroni, autrice del testo e nipote del protagonista, ci racconta di aver deciso di scrivere questo libro per rendere realtà un grande desiderio: far conoscere e comprendere la storia di suo nonno. «Mio nonno era un pensatore autonomo, critico e libero nello spirito. Si adattò alla vita da soldato per sopravvivere e per non causare problemi alla propria famiglia, ma non condivise mai il pensiero unico imperante dell’epoca. Ebbe un comportamento retto, ma patì molto la distanza da casa e trascorreva ore a scrivere lettere per comunicare con la propria famiglia e lenire la nostalgia. Dopo l’armistizio di Cassibile divenne uno sbandato, con un viaggio denso di peripezie tornò a casa dove scoprì di essere in pericolo.
Conobbe la realtà partigiana e riconobbe sé stesso nei valori di quella corrente di pensiero. Aderì quindi al movimento diventandone parte attiva. Più volte rischiò la vita senza scendere a compromessi. Sopravvisse a quel quinquennio devastante per il mondo intero portando con sé i traumi di ciò che aveva vissuto. I mostri del passato tornarono a fargli visita diverse volte per il resto della sua vita. Quando la guerra terminò, trovò l’amore e costruì la propria famiglia lavorando duramente. Sapeva che ciò che appariva normale e semplice in realtà non è scontato perché la vita può cambiare da un momento all’altro in modi imprevedibili.
Lui rappresentò per noi tutti la colonna portante e raccontare la sua storia nelle pagine di un libro mi ha permesso di non disattendere le sue aspettative per cui la storia va raccontata affinché non cada nell’oblio».