venerdì, Novembre 22, 2024

Stabile la spesa per l’acqua, aumentano le estrazioni di acque minerali

Nel 2020 la spesa familiare mensile media per la fornitura di acqua è di €14,68. Le estrazioni di acque minerali segnano un +9,3% sul 2018.

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Rispetto al 2019, nel 2020 rimane sostanzialmente invariata la spesa per la fornitura di acqua nell’abitazione e per l’acquisto di acque minerali. Secondo l’Istat, le famiglie hanno speso in media 14,68 euro al mese per la fornitura di acqua nell’abitazione nel 2020, pari allo 0,6% della spesa complessiva per il consumo di beni e servizi. La spesa mensile delle famiglie risulta superiore alla media nazionale nel Mezzogiorno (17,48 euro) e al Centro (16,50 euro), inferiore al Nord (12,05 euro). Nello stesso anno, la spesa mensile sostenuta dalle famiglie per l’acquisto di acqua minerale è di 12,56 euro (-0,1% rispetto all’anno precedente) e pari a circa due euro in meno rispetto alla spesa sostenuta per la fornitura di acqua.

Dal 2015, la spesa familiare per acqua minerale cresce a un ritmo superiore rispetto a quella effettuata per la fornitura di acqua nelle abitazioni (+22,3% contro +9,6%). Nel 2021, in due terzi delle famiglie (66,7%) almeno uno dei componenti ha consumato quotidianamente almeno un litro di acqua minerale, dato in crescita rispetto agli ultimi anni. Il consumo di acqua minerale più alto si registra nelle Isole (69,7%), quello minore al Sud (63,3%).

La fiducia nel bere acqua dal rubinetto

Le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto sono il 28,5%. Il dato è stabile rispetto al 2020, sebbene tale quota sia diminuita progressivamente nel tempo (40,1% nel 2002). Permangono notevoli differenze territoriali: dal 16,8% nel Nord-est al 57,2% nelle Isole. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (59,9%), Sardegna (49,5%) e Calabria (38,2%), le più basse nelle Province autonome di Bolzano-Bozen (0,8%) e Trento (2,4%). Molto inferiori alla media nazionale anche le quote di Valle d’Aosta (8,6%) e Friuli-Venezia Giulia (11,6%).

L’estrazione di acque minerali naturali

Nel 2019 prosegue la tendenza all’aumento dei prelievi di acque minerali naturali nel Paese, in atto da alcuni anni. Le estrazioni complessive di acque minerali a fini di produzione dai siti autorizzati nel territorio superano i 19 milioni di metri cubi, con un incremento del 17,6% rispetto al 2015 e del 9,3% rispetto al 2018 (+1,6 milioni di metri cubi estratti). Le maggiori estrazioni interessano soprattutto il Nord (con 1 milione di metri cubi aggiuntivi) e il Mezzogiorno (+638mila metri cubi). In controtendenza il Centro, che segna una flessione dell’1,4% (-44mila metri cubi estratti).

Sono 162 i Comuni che nel 2019 hanno avuto nel loro territorio almeno un sito attivo. Nel 2019, i prelievi di acque minerali si concentrano per oltre la metà al Nord, con quasi 10,3 milioni di metri cubi, pari al 54,3% del totale nazionale, seguito dal Sud (23,4%). L’indicatore Intensità di estrazione (IE), dato dal rapporto fra i volumi estratti e la relativa superficie territoriale, nel 2019 ha mostrato un aumento a livello nazionale, raggiungendo i 63 metri cubi estratti per chilometro quadrato. Un valore dell’IE doppio rispetto a quello nazionale si registra nel Nord-ovest (127 metri cubi/km2), a causa dell’elevata intensità di estrazione in Lombardia e Piemonte. Il valore dell’Indicatore IE segna il suo minimo nelle Isole, con 22 metri cubi/km2.

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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