venerdì, Novembre 22, 2024

In Tigray da sedici mesi è in corso un genocidio

Dal 4 novembre 2020 la popolazione del Tigray è in pieno disastro umanitario. Pubblichiamo un intervento della Comunità Tigrina di Milano.

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Un terribile disastro umanitario è in corso in Tigray, una regione settentrionale dell’Etiopia. Un genocidio che avviene in una regione lontana da noi, per nulla conosciuto. Non c’è preoccupazione, non c’è la paura di essere direttamente coinvolti nelle brutali aggressioni alla popolazione civile che da sedici mesi il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, sta portando avanti. Non ci sono manifestazioni di solidarietà, grandi mobilitazioni, raccolte fondi, dirette televisive, appelli. Il Tigray è lontano. La popolazione del Tigray non è europea, non è bianca. L’interesse dei media, come è stato candidamente dichiarato da diversi giornalisti in queste settimane, è principalmente rivolto a “quelli come noi”, agli europei bianchi e cristiani che sono bombardati. Loro sì che devono essere aiutati. Per gli altri, la guerra è normale. Lottare contro la fame è un’abitudine. Inutile fermarsi a pensare. L’Unione Europea e i cittadini europei non hanno alcuna responsabilità.

Nonostante questo, c’è la grandissima forza delle donne e degli uomini del Tigray. La voglia di giustizia dei tigrini in Europa, in Italia, a Milano. Il loro desiderio di contattare i propri familiari dopo sedici mesi di silenzio, di preoccupazione per la loro salute. “Non sappiamo se sono vivi o meno“, mi ha detto una donna tigrina da anni a Milano. Ho incontrato la Comunità Tigrina di Milano durante una manifestazione “contro tutte le guerre”, organizzata da Lotta Comunista domenica 6 marzo. La comunità del Tigray ha manifestato mostrando le terribili immagini dei corpi di donne e bambini martoriati dalla terribile guerra portata avanti da Abiy Ahmed. Ha manifestato nuovamente martedì 8 marzo, durante la mobilitazione organizzata da Non una di meno.

Da oggi, ci occuperemo di dar luce a quanto sta avvenendo in questa regione dell’Etiopia. Lo faremo dando spazio al prezioso contributo della Comunità Tigrina di Milano, partendo dalla pubblicazione dell’intervento effettuato durante la manifestazione dello scorso 8 marzo.

“La loro vita conta esattamente quanto la nostra”

Sono qui in rappresentanza della Comunità Tigrina di Milano per dare voce a tutte le donne del Tigray. Il Tigray è una regione situata nella zona settentrionale dell’Etiopia. Conta circa 7 milioni di abitanti. Dal 4 Novembre 2020 è in atto un vero e proprio genocidio nei confronti della popolazione del Tigray. Il primo ministro Etiope, Abiy Ahmed, nominato nel 2019 Premio Nobel della Pace, insieme al governo eritreo ha lanciato una sanguinosa campagna militare contro il Tigray. L’esercito etiope di Aby Ahmed e l’esercito eritreo di Isaias Afewerki sono responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella regione del Tigray.

Donne, indipendentemente dall’età (bambine, adulte ed anziane) subiscono violenza sessuale, fisica e psicologia. Queste violenze vanno avanti da più di 16 mesi nelle zone occupate da questi aggressori. Il Tigray è chiuso dal resto del mondo: senza cibo, senza cure mediche, senza elettricità, senza comunicazione. Al popolo Tigrino mancano i beni primari! Ora in Ucraina la situazione è catastrofica e i primi a soffrire sono le donne e i bambini. Siamo a fianco del popolo ucraino e di ogni popolo che soffre a causa della guerra. La stessa situazione sta succedendo in Tigray da più di un anno. Il mondo ha chiuso un occhio e ci ha lasciati per conto nostro.

In un nuovo documento del 11 Agosto 2021, Amnesty International ha denunciato che lo stupro e altre forme di violenza sessuali sono state usate come armi di guerra in Tigray. Per esempio, ci sono stati casi di stupri di gruppo all’interno di basi militari per settimane. I soldati hanno inserito oggetti come ghiaia, oggetti metallici e di plastica dentro le parti genitali, che hanno causato danni irreversibili. La gravità e la dimensione di questi reati sessuali verso le donne del Tigray sono spaventose! Le strutture sanitarie del Tigray hanno registrato circa 120.000 mila casi di violenze di genere. Questi numeri non rappresentano la reale dimensione di questi crimini dato che molte donne sopravvissute hanno riferito ad Amnesty International di non essersi rivolte a nessuna struttura sanitaria. Le conseguenze di queste azioni si sono manifestate con tanti casi di malattie sessualmente trasmissibili e danni emotivi come ansia e stress.

Vogliamo giustizia per le donne del Tigray a cui è stato sottratto il futuro! Aiutateci a fermare questo genocidio ai danni della popolazione del Tigray prima che sia troppo tardi! Questo genocidio non deve essere ignorato! Anche voi potete dare voce a queste donne, perché la loro vita conta esattamente quanto la nostra.

Alberto Pizzolante

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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