Uno scavo avviato dagli archeologi del Parco Archeologico di Paestum e Velia ha riportato alla luce armi probabilmente provenienti risalenti alla battaglia di Alalia. Nel 540 a.C, davanti alle coste della Corsica, si svolse una battaglia tra i Focei, coloni greci insediati ad Alalia, e gli etruschi insieme ai cartaginesi. Nello scontro, secondo Erodoto, i greci ebbero la meglio. I Focei si diressero verso il sud d’Italia, dove comprarono un pezzo di terra e fondarono Hyele, poi rinominata Elea (Velia secondo i romani). Si tratta della città della Magna Grecia che diede i natali al filosofo Parmenide.
Proprio a Velia, gli archeologi hanno riportato alla luce resti di muri realizzati con mattoni crudi, intonacati e fondati su zoccolature in blocchi accostati in poligonale. Una tecnica utilizzata anche per le abitazioni di età arcaica rinvenute lungo le pendici dell’acropoli. Tali testimonianze disegnano un edificio rettangolare lungo almeno 18 metri ed ampio 7. La porzione interna della struttura è pavimentata con un piano in terra battuta e tegole, sul quale sono stati rinvenuti elementi dell’alzato, ceramiche dipinte, vasi con iscrizioni “IRE”, ovvero “sacro”, e numerosi frammenti metallici pertinenti ad armi e armature, tra cui due elmi, uno calcidese ed un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione.
Le ipotesi dei Direttore Massimo Osanna
“I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura“, dichiara il Direttore generale dei Musei e Direttore avocante del Parco archeologico di Paestum e Velia, Massimo Osanna. “Con tutta probabilità – prosegue Osanna – in questo ambiente vennero conservate le reliquie offerte alla dea Athena dopo la battaglia di Alalia. Liberati dalla terra solo qualche giorno fa – dice Osanna – i due elmi devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati. Al loro interno potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche. Queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l’identità dei guerrieri che li hanno indossati. Certo si tratta di prime considerazioni – aggiunge Osanna – che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta di più di 2500 anni fa“.
Gli scavi hanno chiarito, inoltre, la cronologia del principale tempio della città dedicato alla dea Athena. La costruzione del tempio maggiore, almeno di una sua prima fase, deve collocarsi cronologicamente dopo la struttura sacra riportata alla luce in questi ultimi mesi. In seguito, in età ellenistica, l’intero complesso riceverà una completa risistemazione con la realizzazione di una stoà monumentale che cingerà il tempio maggiore. Il piano di uso si eleverà a coprire tutte le fasi precedenti.
Franceschini: “È importante continuare a investire nella ricerca archeologica”
“La struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., ovvero proprio gli anni subito successivi alla battaglia di Alalia – fa notare Osanna – mentre il tempio più recente, che si credeva di età ellenistica, risale in prima battuta al 480-450 a. C., per poi subire una ristrutturazione nel IV sec. a C. È possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia – suppone Osanna – l’abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo, com’era loro abitudine, dopo aver acquistato dagli abitanti del posto la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi. E alle reliquie da offrire alla loro dea per propiziarne la benevolenza – conclude Osanna – aggiunsero le armi strappate ai nemici in quell’epico scontro in mare che di fatto aveva cambiato gli equilibri di forza nel Mediterraneo“.
“È importante continuare a investire con convinzione nella ricerca archeologica che non smette di restituire importanti tasselli della storia del Mediterraneo“. Così il Ministro della Cultura, Dario Franceschini.